SCATTANO I TAGLI DI 32 MILIARDI IN TRE ANNI E PER GLI STATALI ARRIVA LA MOBILITA’
SACCOMANNI: “CON QUESTE RISORSE RIDURREMO LE TASSE”… GLI ALTRI OBIETTIVI SONO IL FINANZIAMENTO DI INVESTIMENTI E LA RIDUZIONE DEL DEBITO
La spending review accelera e triplica gli obiettivi dei risparmi. L’annuncio è giunto ieri dal ministro dell’Economia Saccomanni, affiancato da Mr. Forbici, Carlo Cottarelli, in occasione della riunione dell’apposito comitato interministeriale a Palazzo Chigi.
Le prime misure potranno arrivare a febbraio, in concomitanza con la fine del lavoro tecnico, ma il provvedimento vero e proprio giungerà nella primavera-estate del prossimo anno.
Rispetto al timing previsto dalla legge di Stabilità , si anticipano al 2014 alcuni effetti della revisione della spesa pubblica (in precedenza la partenza era prevista per il 2015).
Ma soprattutto si triplica l’entità dei tagli triennali: la legge di Stabilità prevedeva 11,9 miliardi nel triennio 2014-2016, mentre il nuovo intervento sale a 32 miliardi, il 2 per cento del Pil, come ha detto Saccomanni.
Esteso il menù degli interventi: dalla mobilità del posto di lavoro e delle funzioni per gli statali al taglio dei costi per le intercettazioni telefoniche, dall’intervento sulle pensioni di reversibilità alle prestazioni assistenziali, dai consueti beni e servizi alla revisione dei Lea, i livelli essenziali di assistenza.
Le risorse, ha spiegato Saccomanni, «saranno destinate in maggior parte alla riduzione delle imposte, come previsto, ma anche a finanziare gli investimenti produttivi e alla riduzione del debito».
Il presidente del Consiglio Enrico Letta si è soffermato sul senso politico dell’operazione spending review: «Bisogna mettere la spesa sotto controllo — ha detto — ma non bastano i tagli lineari. Servono intelligenza, azione e scelte».
«Sulla spesa pubblica si cambia verso», ha aggiunto il premier.
Nel merito il ministro dell’Economia Saccomanni ha ribadito che «l’azione principale di contenimento del debito pubblico verrà da privatizzazioni e da rientro di capitali dall’estero».
Ha aggiunto di sperare «che ci sarà un contributo dalla revisione della spesa pubblica al sostegno della crescita». Quanto alla Pubblica amministrazione, Saccomanni ha confermato che la sua riorganizzazione «passa attraverso il meccanismo della spending review».
L’obiettivo è quello di migliorare l’efficienza dell’apparato pubblico e di ridurre i costi in modo da «fornire servizi di migliore qualità ».
Il pubblico impiego
Previsti canali di uscita e buste paga armonizzate
Parola d’ordine: mobilità tra amministrazioni e funzioni. Ma anche, secondo quanto enunciato nel rapporto-Cottarelli, «esplorazione di canali di uscita e rivalutazione di misure sul turn over».
Oltre all’armonizzazione del sistema retributivo e contrattualistico. Senza contare che, oltre al pubblico impiego, la spending review si propone di intervenire sulle pensioni d’oro, le pensioni di reversibilità e le prestazioni assistenziali.
Tornando alla missione della spending review per gli statali si punta ad agire su un terreno già colpito dalla legge di Stabilità in discussione in Parlamento.
Il provvedimento all’esame del Senato prevede infatti già il blocco della contrattazione (esteso fino al 31 dicembre 2014) e due anni in più di vincolo sul turn over, che terminerà nel 2018. Inoltre è previsto il taglio del 10% degli straordinari (5% per comparto difesa e sicurezza) e dilazione da sei a 12 mesi del pagamento del Tfr ai lavoratori in uscita.
La missione è difficile anche perchè, sulla base delle ultime ricognizioni, ministeri ed enti della Pubblica amministrazione centrale hanno trovato poco meno di 8 mila esuberi (cioè lo 0,3% del personale). Il Def , infine, dice che la spesa per il pubblico impiego è l’unica voce destinata a rimanere ferma fino al 2017.
Beni e servizi
Acquisti stile Consip per evitare gli sprechi
Si riparte dai beni e servizi. Vero e proprio rebus della spesa pubblica sul quale hanno rischiato di incagliarsi i precedenti tentativi di razionalizzazione.
Il messaggio che viene dal «Programma di lavoro» punta sul «rafforzamento della Consip ».
La spesa da intaccare è enorme: da 136 miliardi ogni anno di forniture e servizi da parte della pubblica amministrazione.
Nel 2012 sono stati incassati i 4,4 miliardi di risparmi grazie all’azione della Consip: dalle stime del Tesoro sugli acquisti centralizzati si può prevedere, ottimisticamente, una ulteriore fetta tra i 4-5 miliardi.
Del resto dal bilancio 2012 Consip emerge che sono passati per il filtro della società controllata dal Tesoro 30 miliardi, contro i 136,1 di consumi intermedi che compongono l’insieme delle «uscite» delle amministrazioni statali e periferiche. Tuttavia attualmente devono passare per la Consip tutte le amministrazioni statali, ma solo per otto categorie merceologiche (energia, carburanti rete ed extra rete, telefonia fissa e mobile, gas e combustibile da riscaldamento).
Fanno eccezione le scuole e le università , del tutto esonerate. Gli enti locali possono rivolgersi al mercato libero, ma devono trovare gli stessi prodotti a prezzi inferiori. La cura anti-sprechi potrebbe quindi rendere obbligatori altri prodotti e obbligare altre amministrazioni al sistema Consip.
I costi della politica
Il futuro delle Province e l’incognita del voto
Qui la spending di Cottarelli è chiara: per costi della politica si intendono «Regioni, Province, Comuni; finanziamento pubblico ai partiti, etc.».
La questione delle Province è quella più «calda»: il 31 dicembre scadono i commissariamenti di 32 Province, che sono state «congelate» dal dibattito avviato con il Governo Monti e nel 2014 potrebbero tornare al voto, insieme alle 62 Province in cui i mandati amministrativi sono stati avviati nel 2009 e quindi finiranno l’anno prossimo.
Ci troveremo di fronte ad una serie di 94 elezioni provinciali che, insieme a quelle che si terranno in primavera in 4.069 Comuni, rischia di travolgere ogni tentativo di riforma.
L’ultima carta da giocare è il disegno di legge Delrio, in discussione presso la commissione Affari costituzionali della Camera. Sul tema si è scatenata anche una battaglia fra costituzionalisti.
Quelli raccolti dall’Upi (tra cui Valerio Onida) sostengono che lo «svuotamento» delle Province, con redistribuzione delle funzioni e sostituzione di Giunte e Consigli con organi di secondo livello composti dai sindaci del territorio, cozza contro l’articolo 114 della Costituzione.
I loro colleghi interpellati dal governo, fra i quali Augusto Barbera e Stefano Ceccanti, sostengono il contrario e negano l’esistenza di un «diritto naturale» alle funzioni e agli organi elettivi delle Province.
Gli enti
Sotto esame fiere e capitanerie di porto
Un colpo d’accetta alle strutture e agli apparati dello Stato. Senza risparmiare nessuno.
L’elenco è sterminato: si va dalla razionalizzazione delle Camere di commercio a quella degli Enti fiera. Un occhio va anche alle indennità del personale diplomatico e alla rete diplomatico-consolare e culturale all’estero.
Nel mirino anche le scuole e gli istituti di cultura in terra straniera. Le forbici di Cottarelli dovranno agire anche sulla dimensione delle scuole, sugli insegnanti di sostegno e sulla revisione dei fondi di ricerca per «Cnr, Enea etc.».
Azione di razionalizzazione anche sugli apparati dello Stato: si prevedono, presumibilmente, tagli della rete delle prefetture, ma anche un intervento di «coordinamento » tra Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Forestali, con attenzione al tema degli immobili e delle caserme.
Oggetto di attenzione anche i costi delle intercettazioni telefoniche. Nel mirino anche capitanerie di porto, guardia costiera e autorità portuali. Prevista la «riforma della motorizzazione civile-Aci».
Revisione anche dei finanziamenti all’autotrasporto. Spinge in questa direzione il Codacons che ricorda a Cottarelli che il numero di enti inutili: quelli censiti da Monti erano circa 500 enti che costano la bellezza di 10 miliardi ogni anno.
Roberto Petrini
(da “La Repubblica“)
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