SCHIFANI SI DIMETTE DA CAPOGRUPPO NCD SPERANDO DI TORNARE DA BERLUSCONI
AZZOLLINI PRONTO A SEGUIRLO
La grande manovra politica non incrocia palazzo Madama, dove si dimette da capogruppo di Ncd Renato Schifani, ennesima fibrillazione in un partito di fatto mai nato: “Non mi hai difeso — ha detto ad Alfano prima di annunciare le dimissioni — e io non amo essere sopportato”.
Andrea Costa, ministro per gli Affari Regionali, arriva alla Camera nel pomeriggio: “Schifani? Non ho seguito. Credo che rischiasse di essere sfiduciato per come ha guidato il gruppo ultimamente. Ma chieda ai senatori, non mi occupo di queste cose”.
L’unica certezza è che le tante fibrillazioni dei centristi portano a far slittare provvedimenti importanti come il reato di tortura e il pacchetto giustizia, per cui se ne riparlerà a settembre: “Sulla tortura — spiegano al gruppo del Pd — il problema è Ncd nel suo complesso, perchè sul provvedimento Alfano e Schifani sono sulla stessa linea. Sugli altri provvedimenti invece tutte le linee di Ncd, tra Alfano e Schifani e malpancisti vari non danno certezze di iter”.
In Transatlantico alla Camera, il verdiniano Luca D’Alessandro, che di Denis è uno degli uomini più fidati, sorride compiaciuto: “Schifani si dimette e dice che resta? Forse per un quarto d’ora… È chiaro che se ne va. Meglio, noi diventiamo essenziali per stabilizzare la maggioranza al Senato”.
Il paese è fuori. Nel Palazzo ambizioni, meschinità e frustrazioni producono la grande asta dei senatori centristi.
Ad Arcore Renato Schifani, il grande regista del “tradimento” di Berlusconi e della nascita di Ncd, due settimane fa si è presentato per preparare il grande rientro nel centrodestra.
L’incontro, organizzato dall’avvocato Ghedini, è stato particolarmente freddo da parte di Berlusconi che il “tradimento” non lo ha mai dimenticato.
Però l’ex presidente del Senato non è rimasto così insoddisfatto, al punto da sentirsi tornato pienamente nel gioco della partita siciliana, dove si vota il prossimo anno, e soprattutto al punto da coltivare un vecchio desiderio, ovvero l’elezione alla Corte costituzionale: “Il prossimo anno — sussurrano i ben informati – scade un componente della Corte, ma le sue condizioni di salute potrebbero spingerlo a mollare prima, visto che di fatto non partecipa più da tempo. E Schifani spera di rientrare in un accordo tra Renzi e Berlusconi, che evidentemente si è attestato sulla linea Mediaset di opposizione responsabile e moderata, altro che Brunetta”.
Maria Stella Gelmini ride maliziosa in buvette, mentre legge sul telefonino le agenzie: “Oggi mi sento biblica… Mi verrebbe da dire fuori i mercanti dal tempio”.
Il Tempio sarebbe Arcore. I mercanti i senatori di Ncd alla ricerca dell’ennesima ricompensa.
Al momento Schifani resta nel gruppo ma il timing prevede a settembre il passaggio al misto e la creazione di un altro gruppo di “moderati” che però scelgono il centrodestra. Con Schifani è pronto a lasciare anche Antonio Azzollini, molto insoddisfatto da quando ha dovuto lasciare la presidenza della commissione Bilancio, a seguito di un’inchiesta in cui è stato indagato per associazione a delinquere, induzione indebita, concorso in bancarotta fraudolenta.
Tra i malpancisti anche il senatore calabrese Giovanni Bilardi, coinvolto nell’inchiesta Rimborsopoli, Roberto Formigoni da tempo teorico dell’appoggio esterno e l’ex ministro Maurizio Sacconi.
Tutti rimproverano ad Alfano una linea troppo accondiscendente col governo.
Una fonte dentro Ncd fornisce una chiave interessante: “Parliamoci chiaro, sta accadendo una cosa semplice. Per motivi nobili e meno nobili, come poltrone e vantaggi personali, sta nascendo un altro “centro” al Senato.
Con Quagliariello, che ha lasciato Ncd quando Renzi e Alfano non gli hanno dato il ministero; con Cesa, che mentre Casini cerca un incarico internazionale da Renzi, vuole riportare in Sicilia il simbolo dell’Udc a destra con Cuffaro e Miccichè e non farlo alleare, come ora, con la sinistra. Con Schifani che cerca incarichi con l’appoggio di Berlusconi. Sono quello che sono, ma al Senato si balla”.
In Aula in parecchi hanno sentito quella vecchia volpe di Fabrizio Cicchitto parlare in modo concitato a telefono: “Lascia perdere che al Senato abbiamo degli statisti che ce li invidia il mondo… Mi sembrano dei matti. Qua ci vuole Freud”.
Il paradosso è che il vecchio Berlusconi, vedendoli da vicino e da lontano, tutto ha fatto fuorchè uccidere il vitello grasso.
Anzi, li ha caldamente invitati a rimanere dove sono evitando una crisi di governo.
(da “Huffingtonpost“)
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