SE DRAGHI VA AL QUIRINALE URNE A SETTEMBRE
FRANCO PREMIER PER POCHI MESI, ELEZIONI DOPO L’ESTATE
Alla fine, quello che in molti sospettavano e soprattutto il Pd temeva, è accaduto: Sergio Mattarella, che ha già trovato casa a Roma, ha escluso il bis al Colle. Punto. Capitolo chiuso. E adesso? Il day-after in Parlamento, soprattutto dalle parti di Enrico Letta, non è facile da digerire. Incrociando varie fonti, sia di Centrodestra sia di Centrosinistra, al di là dell’ipotesi Silvio Berlusconi (da verificare i numeri in Parlamento), in pole position con il 40% di probabilità di diventare presidente della Repubblica c’è il premier Mario Draghi. Il solo in grado di trovare i voti per essere eletto già al primo scrutinio, quando serve la maggioranza qualificata.
In questo caso, è praticamente certo che a Palazzo Chigi andrebbe il ministro dell’Economia Daniele Franco, un tecnico vicinissimo a SuperMario. Attenzione, però, perché sarebbe quasi impossibile arrivare fino al termine della legislatura nel 2023. Franco, spiegano fonti politiche, non ha la forza di Draghi e sarebbe quindi difficilissimo per lui riuscire a costruire la Legge di Bilancio per il 2023, alla fine del prossimo anno, mettendo insieme una maggioranza che già oggi litiga continuamente e che di fatto sarebbe già in campagna elettorale.
L’ipotesi più probabile, che in molti sostengono essere quasi una certezza, è che Franco a Palazzo Chigi regga per la primavera e l’estate per poi andare a elezioni politiche anticipate in settembre, come avviene in Germania, in modo tale che a scrivere la nuova manovra economica sia il governo eletto dai cittadini. Tanto i tempi ci sono, visto che la Finanziaria dell’esecutivo Draghi non è ancora arrivata in Parlamento e siamo ormai a metà novembre.
Se invece Draghi restasse premier, a questo punto sono tre i nomi in corsa (tranne l’ipotesi Berlusconi), tutti con il 20% delle chance, al momento: Marta Cartabia, ministra della Giustizia, Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio, e Pierferdinando Casini, ex presidente della Camera. Fatto sta che saranno settimane di trattative sottotraccia e la soluzione non sarà facile da trovare. Anche se la soluzione SuperMario potrebbe mettere tutti d’accordo. Ovvio che se si votasse tra meno di un anno la legge elettorale non verrebbe cambiata, resterebbe il Rosatellum (mix tra proporzionale e maggioritario uninominale) che obbliga i partiti a coalizzarsi. Scontro quindi Centrodestra-Centrosinistra con i vari Renzi e Calenda che dovranno decidere che fare e da che parte stare.
(da Affari Italiani)
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