SETTECENTOMILA RUSSI AMMASSATI PER LA SPALLATA FINALE PER OCCUPARE IL DONBASS MENTRE L’OCCIDENTE STA A DISCUTERE, INVECE CHE FORNIRE MISSILI A LUNGA GITTATA
IL REPORT DELL’INTELLIGENCE UCRAINA CONFERMA GLI ALLARMI DEGLI ANALISTI: LA BRIGATA AZOV RESISTE… QUALCUNO UN GIORNO CI SPIEGHERA’ PERCHE’ I RUSSI POSSONO BOMBARDARE KIEV E GLI UCRAINI NON POSSONO SCARICARE 2.000 MISSILI SU MOSCA (E LA GUERRA FINIREBBE)
Quanto tempo ha la diplomazia per salvare l’Ucraina dalla sconfitta sul campo? Per tre anni Kiev ha chiesto agli alleati riluttanti di accelerare gli aiuti, convinta di poter riconquistare i territori perduti; ma non è più la controffensiva a suggerire di far presto, in un modo o nell’altro: è la tenuta del fronte.
Per fermare l’armata di Putin, con la forza o con un accordo, servono aiuti consistenti e rapidi dagli alleati. La situazione sulla linea di contatto è instabile e difficile. I rapporti che piovono sul tavolo della presidenza ucraina e nelle sale operative delle forze armate alleate sono allarmanti. «Secondo le informazioni di cui disponiamo la Russia prevede di usare il raggruppamento nella regione di Donetsk per lo “sfondamento decisivo”, impiegando un gran numero di uomini e mezzi. L’obiettivo principale rimane invariato: la cattura dell’agglomerato di Pokrovsk, Kramatorsk e Slovyansk», denuncia il 7° Corpo d’assalto aviotrasportato che regge quella delicatissima linea del fronte.
È la fetta di Donbass mancante che permetterebbe al Cremlino di cantar vittoria, un primo “obiettivo raggiunto” rispetto alle motivazioni dichiarate all’invasione. Completerebbe la conquista della regione di Donetsk e di tutto il Donbass, di cui già ha per
intero la regione di Lugansk.
Lo sfondamento delle linee non è pericolo immediato ma rischio costante, dicono i soldati ucraini. «La situazione è complessa ma non critica. Loro avanzano in alcuni settori, specialmente a Toretsk — dice al Kyiv Independent il comandante di battaglione Oleksii “Leo” della brigata Azov, che controlla una delle linee torride nella zona di Donetsk — usano palazzi multipiano per colpirci e minano le strade da remoto rendendoci difficile rifornire le postazioni avanzate. Distruggono casa dopo casa, radono a zero, è difficile resistere a lungo. Quindi arretriamo e riprendiamo posizione: dobbiamo proteggere il personale, il nostro asset più importante».
E il più raro: la Brigata Azov è l’élite militare ucraina: «Non prendiamo mobilitati a forza». Solo volontari, ormai quasi introvabili.
Secondo il 7° Aviotrasportato le unità di marines russi esperti sono state recentemente trasferite nell’area di Pokrovsk, e hanno iniziato a infiltrarsi in città in piccoli gruppi. Evitano gli scontri frontali e mirano a consolidare scovando dronisti e mortai ucraini. Nelle retrovie rimettono in campo i blindati per tagliare le vie logistiche. Hanno ridotto gli attacchi alle postazioni avanzate spostando il tiro sulle retrovie, in città e villaggi in cui convivono i soldati nascosti e i pochi civili rimasti nonostante gli appelli a evacuare. Pokrovsk, dice il 7°, è demolita.
L’analista militare Denis Popovych è sicuro: entro quest’anno Pokrovsk e Myrnograd cadranno aprendo la via a un’offensiva
nella regione di Dnipro. Nei giorni scorsi Bloomberg ha raccolto la preoccupazione degli europei per una nuova offensiva russa, raccontando che in una riunione del Consiglio di Sicurezza Germania e Francia hanno discusso la «concentrazione di truppe vicino a Pokrovsk» con quasi centomila russi. Una settimana fa, il 29 agosto, Zelensky aveva lanciato l’allarme sulla situazione a Pokrovsk, «la più grave oggi». E mercoledì ha denunciato una nuova mobilitazione russa lungo parti del fronte, e un’intensificazione degli attacchi. «Da inizio settembre la Russia ha lanciato oltre 1.300 droni d’attacco, quasi 900 bombe aeree guidate e fino a cinquanta missili». Ci sono altri numeri inquietanti: «Mosca può produrre fino a 2.700 droni d’attacco al mese — dice il Gur, l’intelligence militare di Kiev — e ci sono circa 700mila soldati russi in Ucraina tra Guardia nazionale, forze speciali e unità di supporto: la maggior parte nell’oblast di Donetsk».
Mentre ammassa truppe e minaccia lo sfondamento delle linee nel Donbass, Mosca spedisce reparti in Bielorussia per le imminenti esercitazioni congiunte. Il premier polacco Tusk annuncia «misure speciali» in caso di provocazioni: «Insieme agli alleati stiamo preparando risposte adeguate a queste operazioni aggressive condotte vicino alle nostre frontiere. Simulano un attacco, non la difesa». Ieri sera un drone avrebbe sconfinato schiantandosi nel voivodato di Lublino. «Non voglio dire all’Ucraina cosa fare, ma credo debba rimanere entro confini che può difendere e integrarsi con l’Occidente»,
ammonisce con prudenza il ministro degli Esteri polacco Sikorski.
(da La Repubblica)
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