SI ALLONTANA L’ELISEO PER MARINE LE PEN? SI E’ APERTO A PARIGI IL PROCESSO NEI CONFRONTI DELLA LEADER DEL RASSEMBLEMENT NATIONAL PER IRREGOLARITÀ NELL’USO DEI FONDI UE: RISCHIA 10 ANNI DI INELEGGIBILITÀ
LA TESI DIFENSIVA DELLA “PATRIOTA” MARINE FA ACQUA DA TUTTE LE PARTI
Marine Le Pen arriva per prima nel nuovo grande Palazzo di Giustizia di Parigi, l’edificio di Renzo Piano inaugurato cinque anni fa nel quartiere di Batignolles, fatto di vetro e legno chiaro «per aiutare a fare luce».
La leader del Rassemblement national sorride, con quel suo modo silenzioso di sottolineare che l’agitazione è sempre degli altri e mai la sua, mentre si dirige verso l’aula dell’udienza stringendo una borsa piena di documenti.
È uno dei passaggi delle due ore di deposizione in cui Marine Le Pen si lascia più trasportare, con il rischio — calcolato, anzi forse voluto — di andare fuori tema.
Il punto, come dice la presidente del tribunale, Bénédicte de Perthuis, è «ottenere risposte precise, e le otterremo, non ho dubbi», sull’uso che Marine Le Pen e altri 24 esponenti del partito hanno fatto degli assistenti al Parlamento europeo.
Secondo l’accusa, quegli assistenti in certi casi non hanno messo piede a Strasburgo e quindi non hanno certo rischiato di venire «inghiottiti dal blob», perché in realtà con i soldi europei lavoravano per il partito a Parigi.
«Ma un deputato lavora forse per se stesso? No, lavora per le sue idee. E chi trasmette quelle idee? Il partito. L’attività politica è sempre svolta nell’interesse del partito», in quale contesto non importa.
Questa è la tesi difensiva di Le Pen e dei co-imputati. Ma il regolamento stabilisce che gli assistenti vengono pagati dalla Ue per lavorare proprio nell’emiciclo di Strasburgo, e non per una generica e intercambiabile «attività politica».
Nel caso di «Mlp», si tratta di chiarire il ruolo di Catherine Griset, tra il 2010 e il 2016 assistente parlamentare a Strasburgo ma soprattutto capo gabinetto del partito a Parigi.
In gioco c’è una improbabile condanna al carcere fino 10 anni, e una più concreta minaccia di ineleggibilità per altrettanti 10 anni, che nonostante i ricorsi potrebbe complicare la quarta corsa di Marine Le Pen verso l’Eliseo.
(da il Corriere della Sera)
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