SI PUO’ MANDARE IN DEFAULT UN PAESE COME L’ITALIA, NEL PIENO DELLA GUERRA IN UCRAINA E LA CRISI IN MEDIORIENTE? OVVIAMENTE NO
E INFATTI L’AGENZIA DI RATING STANDARD & POOR’S CONFERMA IL GIUDIZIO BBB PER L’ITALIA, CON OUTLOOK STABILE, MA SEGNALA TRE ENORMI PROBLEMI: UN DEBITO PUBBLICO CHE FATICA A SCENDERE IN RAPPORTO AL PIL, UN DISAVANZO CHE SARÀ PIÙ CORPOSO DELLE PREVISIONI DI PRIMAVERA. L’INCERTEZZA SULLE PROSPETTIVE DI CRESCITA – I TIMORI PIU’ GRANDI SONO PER IL GIUDIZIO DI MOODY’S PREVISTO IL 17 NOVEMBRE
Il mese più lungo del rating sovrano italiano è iniziato. S&P Global ha confermato il giudizio sull’Italia, BBB, ma ha anche mantenuto stabili le stime future, ovvero l’outlook. Ci si aspettava una parziale bocciatura della legge di Bilancio, con una revisione delle previsioni da stabili a negative. Non mancano i fattori di preoccupazione, spiega S&P.
Tre su tutti. Primo, un debito pubblico che fatica a scendere in rapporto al Pil. Secondo, un disavanzo che sarà più corposo delle previsioni di primavera. Terzo, l’incertezza sulle prospettive di crescita. Se da S&P arriva una mossa attendista, così potrebbe non essere per Moody’s. Non a caso è questo il voto che più intimorisce, visto che l’outlook è già in territorio negativo. L’unico deterrente, nel caso di Moody’s, è dal punto di vista “morale”. Ma non è abbastanza per dormire sonni tranquilli.
Le stime sull’Italia sono state riviste, nell’ordine, dalla Commissione Europea, dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), dalla Banca centrale europea (Bce), dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale (Fmi). Il tutto senza contare le revisioni prodotte dalle banche d’affari. A incidere, dopo l’estate, è stata la frenata che i Paesi occidentali stanno sperimentando. Dalla Germania alla Cina, a esclusione degli Stati Uniti, l’economia globale sta rallentando.
L’Italia più di altri. Ma, questo il razionale dietro alla decisione di S&P Global, si accompagna a un significativo scostamento di bilancio per l’anno in corso, in primis, e per il successivo. Il deficit al 4,3% del Pil previsto dalla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) per il prossimo anno è ben oltre le previsioni. E potrebbe subìre una revisione al rialzo per, almeno, due motivi. Da un lato, fattore evidenziato da più di una banca d’affari negli ultimi giorni, l’inflazione persistente e il conflitto tra Israele e Hamas, che potrebbe mettere pressione sui prezzi dell’energia su scala globale. Dall’altro, le ripercussioni del Superbonus. Per il 2023 la situazione è stata risolta da Eurostat, ma per il 2024 c’è un enorme dubbio su quale sarà la lettura del garante dei conti statistici a livello europeo.
La girandola cominciata da S&P è destinata a durare per tutto il mese. Oggi l’agenzia di rating newyorkese, venerdì prossimo sarà il turno di DBRS. Poi il 10 novembre sarà la volta di Fitch, che ha già espresso pesanti dubbi sulla legge di Bilancio italiana. Ma non sono queste le tre società di valutazione che preoccupano di più l’esecutivo. La data da tenere sotto osservazione quella di venerdì 17 novembre. Moody’s, dopo la “pausa di riflessione” dello scorso maggio, dovrà decidere cosa fare. L’outlook è già negativo, e il giudizio sul debito sovrano italiano è a un notch (voto, ndr) dal livello “Junk”, ovvero “spazzatura”.
Al di sotto, per i fondi d’investimento globali potrebbe esserci una vendita forzosa dei Btp detenuti in portafoglio. Senza il supporto attivo da parte della Bce, che ha smesso da tempo di acquistare obbligazioni governative dell’area euro, le turbolenze potrebbero essere significative.
(da La Stampa)
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