SMENTITA LA BUFALA SU UNA TAGLIA DI 25 MILIONI DI DOLLARI CHE LA BRIGATA WAGNER AVREBBE MESSO SU CROSETTO
MANTOVANO: “SERVIZI NON HANNO EVIDENZE DI MINACCE A CROSETTO”: FINE DELLA SCENEGGIATA
Non risulta alcuna evidenza di intelligence riguardanti concrete minacce nei confronti del ministro della Difesa Guido Crosetto. Così, a quanto si apprende da fonti di governo, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, avrebbe risposto in una lettera inviata al presidente del Copasir Lorenzo Guerini, che aveva chiesto informazioni in merito. La lettera confermerebbe inoltre l’impegno dell’intero comparto sicurezza nel continuare a vigilare e a mantenere alta l’attenzione.
Nei giorni scorsi su alcuni media erano circolate voci su una taglia di 25 milioni di dollari che la Brigata Wagner avrebbe messi su Crosetto. Il titolare della Difesa aveva commentato su twitter: “Ogni giorno girano informazioni, più o meno verosimili, più o meno piacevoli, che spetta a chi di dovere, chi si occupa della sicurezza della Repubblica, verificare, approfondire e, se necessario, contrastare. Bastano loro. Parlarne pubblicamente non serve e non aiuta nessuno”.
La minaccia del Cremlino con tanto di taglia da 25 milioni di euro sulla testa di Guido Crosetto è diventata un giallo. L’allarme ha preso forma il 15 marzo dalle colonne de Il Foglio, dove si parla di una intimidazione di cui sarebbero stati messi al corrente i vertici del governo grazie a una segnalazione “della nostra intelligence”.
Ma questa “segnalazione” esiste davvero? Quanto è preoccupante e alto il livello di pericolo al quale è sottoposto il ministro Guido Crosetto? Perché secondo quando risulta al Fatto – che ha interpellato più fonti – di questa segnalazione la famosa “nostra intelligence” non sa nulla: non ci sarebbero informative redatte né da Aisi né da Aise (rispettivamente i servizi segreti per l’interno e per l’estero) di questo tipo, men che meno mandate a Palazzo Chigi. Di più: la notizia ha creato un certo fastidio nei comparti di sicurezza, di volta in volta tirati in ballo e senza alcuna possibilità di smentita.
Ma facciamo un passo indietro. Due giorni fa, Il Foglio ha scritto che Wagner – formazione paramilitare russa che da tempo controlla diverse aree dell’Africa e capeggiata dall’imprenditore Evgeny Prigozhin – avrebbe alzato il tiro contro il ministro della Difesa italiano arrivando a minacciarlo. Non è la prima volta che si parla di attacchi di Mosca: lo stesso Crosetto era stato apostrofato come uno “sciocco” dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev.
C’è poi stata la denuncia di Crosetto che, assieme al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine di un vertice interministeriale convocato a Palazzo Chigi ha parlato di strategie da guerra ibrida del gruppo Wagner, accusato di spingere sull’aumento degli arrivi di migranti dall’Africa sulle coste italiane. A stretto giro è arrivata la reazione di Prigozhin, che – in un audio postato sul canale Kepka Prigozhina – ha detto: “Crosetto dovrebbe guardare meno in altre direzioni e occuparsi dei suoi problemi, che probabilmente non è riuscito a risolvere. Noi non siamo al corrente di ciò che sta succedendo con la crisi migratoria, non ce ne occupiamo, abbiamo un sacco di problemi nostri di cui occuparci”, per poi rivolgere a Crosetto insulti in russo
L’allarme dei Servizi sulle minacce con tanto di taglia sul ministro della Difesa secondo Il Foglio però sarebbe arrivato prima di quest’ultimo episodio, “la scorsa settimana”, scriveva il quotidiano il 15 marzo. Notizia presa per buona così com’era da Tajani che a Porta a Porta ha detto: “Inaccettabile, siamo tra il ridicolo e il criminale”. Ma il ministro degli Esteri avrà prima verificato che le informazioni riportate fossero tutte corrette?
Ieri il giornale diretto da Claudio Cerasa ha ribadito la veridicità delle informazioni riportate, spiegando anche che sono state proprio fonti dell’esecutivo martedì a confermare la notizia della segnalazione al governo da parte degli 007 sulle minacce a Crosetto.
Che ieri ha twittato: “Lo voglio ribadire per non alimentare un ulteriore, inutile, motivo di scontro: non mi sento minacciato e sono certo che non ci siano taglie o altro su di me. Se ci fossero stati rischi o minacce reali di tale gravità, ne sarei certamente stato informato e non è mai accaduto”. Il ministro dunque non ne sapeva nulla. E a quanto pare neanche i Servizi segreti.
(da agenzie)
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