“STUPRATA DAI COMPAGNI MA MI HA FERITA DI PIU’ L’OMERTA’ DELLE DONNE”
INTERVISTA ALLA VITTIMA DELLO STUPRO DI PARMA DA PARTE DI TRE GIOVANI ANTIFASCISTI DEL CENTRO SOCIALE RAP
“Le ragazze sono state le peggiori. Mi hanno coperto d’insulti per aver denunciato gli stupri”: questo ricorda Claudia (il nome è di fantasia), mantovana 25enne, reduce dal processo che ha portato alla condanna dei suoi stupratori.
La violenza, avvenuta quella terribile notte del 12 settembre di sette anni fa, quando fu violentata e filmata dai “compagni” nella sede della Rete antifascista di Parma nel giorno dell’anniversario della cacciata delle squadracce di Italo Balbo dallo storico quartiere Oltretorrente, è un ricordo che brucia ancora nella sua mente ma che solo adesso ha trovato il coraggio di tirare fuori.
Gli autori dello stupro, Francesco Concari, 30 anni, Francesco Cavalca, 26, e Valerio Pucci, 25, sono stati condannati a 4 anni e otto mesi i primi due e a 4 anni il terzo.
Il pm Giuseppe Amara ne aveva chiesti nove, ma i giudici non hanno concesso le aggravanti. Al dimezzamento della pena ha contribuito anche il risarcimento di 21 mila euro accettato dalla parte lesa.
A Repubblica la giovane ha raccontato la vicenda.
Cosa successe quella sera?
“Conoscevo da qualche tempo Concari. Non stavamo insieme, ma ci frequentavamo come militanti dei centri sociali. Quella sera dovevo vedermi con lui e partecipare alla festa per l’anniversario delle Barricate. A un certo punto, con una scusa, mi ha chiesto di accompagnarlo nella sede della Rete antifascista in via Testi e lì è iniziato tutto”.
C’erano altre persone oltre a Cavalca e Pucci?
“C’erano anche altri. Mi fa rabbia che non siano stati puniti per il semplice fatto che nel filmato non compaiono. Solo quei tre, il resto del gruppo l’ha fatta franca. Del resto io ero incosciente. Non so cosa mi abbiano dato. Vedevo male e cose strane, non sentivo niente di decifrabile. Nel video si vede che sembro morta”.
Quel video le è toccato di vederlo. Ha detto che l’ha fatta stare male come un secondo stupro, è così?
“Per tre ore l’hanno proiettato come alla moviola con tanto di fermo immagine. Gli avvocati difensori volevano dimostrare che ero consenziente e disquisivano sui movimenti del braccio, della gamba… È stato terribile, mi sono sentita male malgrado il sostegno del mio avvocato Alessandro Ferrari. In un certo senso mi ha dato più dolore della violenza. In quei momenti, come ho detto, ero incosciente, ma quelle scene che vedevo per la prima volta mi hanno tramortita”
Nel caso di Claudia c’è l’aggravante dell’omertà : anche le ragazze hanno taciuto.
“Sono state le peggiori. Mi hanno coperto d’insulti perchè ho denunciato dandomi dell’infame per aver fatto entrare gli sbirri dentro ai centri sociali. Hanno persino messo in giro la voce che mi ero messa con i fascisti e che andavo in giro con quelli di Casa-Pound. Penso che chi difende questa gente sia anche peggio degli stupratori. E poi io non ho denunciato nessuno. Volevo tutelare i miei genitori ed ero imbarazzata per una violenza che mi era piombata addosso da parte dei “compagni”. I carabinieri sono arrivati a loro perchè hanno visto il filmato sul telefonino”.
Ha provato a parlare con le “compagne”?
“Sì, ma è stato impossibile. In risposta mi sono arrivati insulti. Mi hanno apostrofato per strada con il nomignolo ingiurioso che faceva da leitmotiv a quel video. Per tre anni ho vissuto isolata. Continuavano a dirmi che avevo denunciato i “compagni”, ma se anche fosse stato ne avrei avuto ben donde”
Claudia si è detta delusa per la sentenza, dato che si aspettava una condanna più severa.
“Speravo che dessero loro i nove anni chiesti dal pm. Sono comunque soddisfatta di aver avuto giustizia e che abbiano riconosciuto la colpevolezza. Questo non toglie il peso di quello che è successo, ma mi consente di riprendere a vivere dopo anni passati col pensiero del processo”.
(da “Huffingtonpost“)
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