“TANTE VITTIME DALLE PROFONDITÀ DEL MARE NOSTRUM GRIDANO NON SOLO AL CIELO, MA AI NOSTRI CUORI”: PAPA LEONE XIV ANNUNCIA A SORPRESA UNA VISITA A LAMPEDUSA
PREVOST HA REGISTRATO UN VIDEO PER LA CANDIDATURA DEL PROGETTO “GESTI DELL’ACCOGLIENZA” ALLA LISTA DEL PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE DELL’UNESCO, RICORDANDO LA VISITA DI PAPA FRANCESCO ALL’ISOLA DI 12 ANNI FA, IN CUI DENUNCIÒ “LA GLOBALIZZAZIONE DELL’INDIFFERENZA”
Un saluto «oggi a distanza, ma spero presto in presenza, di persona». Sono passati dodici anni da quando Francesco, pochi mesi dopo l’elezione, scelse di compiere il suo primo viaggio a Lampedusa per denunciare la «globalizzazione dell’indifferenza» ed ora Leone XIV sembra promettere, in forma di auspicio, un viaggio futuro nell’isola, o almeno un’udienza ai suoi interlocutori.
Papa Prevost ha registrato un video per la candidatura del progetto «Gesti dell’accoglienza» alla lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco: «Il mio “grazie”, che è il “grazie” di tutta la Chiesa per la vostra testimonianza, prolunga e rinnova quello di Papa Francesco. “Grazie” alle associazioni, ai volontari, ai sindaci e alle amministrazioni che nel tempo si sono succeduti; “grazie” ai sacerdoti, ai medici, alle forze di sicurezza e a tutti coloro che, spesso invisibilmente, hanno mostrato e mostrano il sorriso e l’attenzione di un volto umano a persone sopravvissute nel loro viaggio disperato di speranza», dice Leone XIV.
L’essenziale del messaggio, comunque, è il fatto che Leone XIV accolga e rilanci le ragioni che avevano portato il predecessore nel cuore del Mediterraneo: «Voi siete un baluardo di quell’umanità che le ragioni gridate, le paure ataviche e i provvedimenti ingiusti tendono a incrinare. Non c’è giustizia senza compassione, non c’è legittimità senza ascolto del dolore altrui.
Tante vittime – e fra loro quante madri, e quanti bambini! – dalle profondità del Mare nostrum gridano non solo al cielo, ma ai nostri cuori. Parecchi fratelli e sorelle migranti sono stati sepolti a Lampedusa, e riposano nella terra come semi da cui vuole germogliare un mondo nuovo».
La «globalizzazione dell’indifferenza» denunciata da Papa Francesco «sembra oggi essersi mutata in una globalizzazione dell’impotenza», aggiunge il Papa: «Davanti all’ingiustizia e al dolore innocente siamo più consapevoli, ma rischiamo di stare fermi, silenziosi e tristi, vinti dalla sensazione che non ci sia niente da fare. Cosa posso fare io, davanti a mali così grandi?
La globalizzazione dell’impotenza è figlia di una menzogna: che la storia sia sempre andata così, che la storia sia scritta dai vincitori. Allora sembra che noi non possiamo nulla. Invece no: la storia è devastata dai prepotenti, ma è salvata dagli umili, dai giusti, dai martiri, nei quali il bene risplende e l’autentica umanità resiste e si rinnova».
Così, «come alla globalizzazione dell’indifferenza Papa Francesco oppose la cultura dell’incontro, così vorrei che oggi, insieme, iniziassimo a opporre alla globalizzazione dell’impotenza una cultura della riconciliazione».
A Lampedusa, del resto, Bergoglio ricordò al mondo la la domanda di Dio a Caino: «Dov’è tuo fratello?» Lo stesso brano della Genesi che Leone XIV, nel salutare i partecipanti al terzo World Meeting on Human Fraternity, ha richiamato venerdì mattina come «principio di riconciliazione» per il mondo diviso da guerre e ingiustizia: «Quel primo omicidio non deve indurre a concludere: “è sempre andata così”. Per quanto antica, per
quanto diffusa, la violenza di Caino non si può tollerare come “normale”.
Al contrario, la norma risuona nella domanda divina rivolta al colpevole: «Dov’è tuo fratello?». Una domanda che «va fatta nostra», ha scandito, parlando in inglese: «Interiorizzata, risuonerà così: “Fratello, sorella, dove sei?”. Dove sei nel business delle guerre che spezzano le vite dei giovani costretti alle armi, colpiscono i civili, bambini, donne e anziani indifesi, devastano città, campagne e interi ecosistemi, lasciando dietro di sé solo macerie e dolore?
Fratello, sorella, dove sei tra i migranti disprezzati, imprigionati e respinti, tra quelli che cercano salvezza e speranza e trovano muri e indifferenza? Dove sei, fratello, quando i poveri vengono incolpati della loro povertà, dimenticati e scartati, in un mondo che stima più il profitto delle persone? Fratello, sorella, dove sei in una vita iperconnessa ma in cui la solitudine corrode i legami sociali e ci rende estranei anche a noi stessi?».
La risposta «non può essere il silenzio» ma «la scelta di un’altra direzione di vita, di crescita, di sviluppo», ha spiegato: «Riconoscere che l’altro è un fratello, una sorella, significa liberarci dalla finzione di crederci figli unici e anche dalla logica dei soci, che stanno insieme solo per interesse. Non è soltanto l’interesse a farci vivere insieme».
A questo punto, Leone XIV ha aggiunto una considerazione esegetica che sembra rivolta in particolare al conflitto Israelo-palestinese, alla pretesa dei fanatici di possedere la terra per volontà divina: «Le grandi tradizioni spirituali e anche la maturazione del pensiero critico ci fanno andare oltre i legami di
sangue o etnici, oltre quelle fratellanze che riconoscono solo chi è simile e negano chi è diverso.
È interessante che nella Bibbia, come ci ha fatto scoprire l’esegesi scientifica, sono i testi più recenti e più maturi a narrare una fraternità che supera i confini etnici del popolo di Dio e che si fonda nella comune umanità. Lo testimoniano i racconti di creazione e le genealogie: una sola è l’origine dei diversi popoli-
(da agenzie)
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