TROPPE OMBRE SULL’AFFARE ALITALIA
CONFRONTIAMO L’OFFERTA ORIGINARIA DI AIR FRANCE CON QUELLA CAI… IL PIANO FENICE E’ PEGGIORE, SOTTO TUTTI I PUNTI DI VISTA, RISPETTO A QUELLO DEI FRANCESI… L’AFFARE LO HANNO FATTO COLANINNO, LIGRESTI, BENETTON, MERCEGAGLIA, CALTAGIRONE E C. COMPRANDO A 300 QUELLO CHE AIR FRANCE AVREBBE PAGATO 1.000 E CHE VALE 2.200 MILIONI
La telenovela Alitalia volge per fortuna al termine, messi a punto gli ultimi dettagli e raggiunti i compromessi dovuti. Esulta il Centrodestra ( non si sa per cosa, tra l’altro), gioisce il Centrosinistra (dalla sala di rianimazione dove da mesi è ricoverato in coma profondo).
Dato che i termini della questione risultano non molto chiari alla maggioranza degli stessi elettori del Centrodestra che pensano di aver vinto alla tombola e non si rendono ben conto di come stanno le cose, cerchiamo di confrontare l’offerta che Air France aveva fatto in primavera e quella con cui Cai si è aggiudicata la compagnia di bandiera, per vedere quale sia in verità la più conveniente.
Premettendo che l’offerta di Air France fu respinta dai sindacati e da Silvio Berlusconi che nell’occasione sostenne ” Esiste una cordata di imprenditori italiani che presenteranno un’offerta migliore. Alitalia è italiana e tale deve rimanere, non si svende ad Air France”.
Primo punto… Sei mesi fa, Air France avrebbe acquistato Alitalia pagando 1 miliardo di euro e accollandosi pure i debiti, pari a 1,4 miliardi.
Ora Cai acquista la nostra linea aerea pagando 300 milioni di euro e non prendendosi a carico i debiti che il Governo girerà invece sui contribuenti italiani.
Da chi è stato fatto valutare il valore di Alitalia? Ad una banca di affari milanese, la Leonardo, in cui sono soci Ligresti e Benetton, che stranamente sono anche azionisti di Cai…
A detta di tutti gli esperti del settore, Alitalia vale almeno 2,2 miliardi di euro ( chi dice anche 5), quindi chi l’ha acquistata ha fatto un terno al lotto, anche perchè ha preso la parte “in attivo” di Alitalia.
Piccolo inciso: non è stata fatta alcuna asta pubblica per verificare se esistessero altri potenziali clienti, ma una sorta di trattativa privata esclusivamente con Cai.
Secondo punto… Grazie alla fusione con AirOne, la nuova società diventa monopolista sui voli interni al nostro Paese. I vertici di Cai hanno sempre sostenuto che questo sarà uno dei punti di forza della nuova compagnia, garantito dal Governo italiano. La conseguenza sarà un aumento delle tariffe sui tratti interni.
Il piano Air France era più ambizioso per numero di aerei e di voli. La nuova Compagnia sarà molto più piccola, con un mercato regionale e non certo europeo. Air France avrebbe garantito maggiori voli internazionali, con 84 destinazioni, contro le 65 di Cai. Tutto questo è documentato.
Terzo punto… La riduzione dei posti di lavoro era fissata da Air France a 2.120 esuberi, oggi Cai ne dichiara ufficialmente 3.250 con un trucchetto: questo dato infatti si riferisce solo ai dipendenti Alitalia, ma il piano Fenice prevede l’incorporazione di AirOne che non rientrava in quello francese. Visto che AirOne ha 3.000 dipendenti, gli esuberi veri sono oltre 6.000.
Quarto punto… Molti dei 16 imprenditori raccolti in Cai sono beneficiari di concessioni e appalti pubblici di grande rilevanza, dalle autostrade (Benetton e Gavio) all’edilizia ( Ligresti).
Tutto lascia intendere che, oltre all’affare fatto con Alitalia, saranno lautamente ricompensati con le commesse dell’Expò milanese e altri affari.
Quinto punto… Tra cinque anni (se non prima) i soci Cai potranno vendere la loro quota con profitto. Già si intuisce l’interesse futuro di altre Compagnie europee a entrare nella nuova Società che da sola non avrebbe futuro, senza il supporto tecnico delle grandi Compagnie aeree che gli garantirebbe un reale respiro internazionale.
La conclusione a cui arriviamo quindi è che il Centrodestra abbia perso una grossa occasione di segnare una svolta da quella politica perseguita dal Centrosinistra in cui “asset” essenziali per l’economia nazionale ( autostrade, reti telefoniche) sono stati venduti a condizioni di favore non ai migliori, ma agli amici.
Far passare questa patetica operazione per un successo, fa francamente sorridere e non depone a favore del nuovo governo. Nè di certi ambienti servili del centrodestra, incapaci di un’analisi obiettiva, ma sempre pronti a inchinarsi ai vertici, anche quando sbagliano.
Una cosa è certa: a pagare sarà come sempre il contribuente italiano che coprirà il deficit pregresso Alitalia e la cassa integrazione a vita degli esuberi.
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