TUTTI CONTRO TUTTI: ALLA CAMERA VIGE IL MOTTO “TOCCA A NOI”
BRUNETTA ALLA LEGA: “HA VINTO IL CENTRODESTRA, NON VOI”… LA MELONI CONTRO L’EX ALLEATO SALVINI E POTREBBE DIVENTARE LA CANDIDATA COMUNE DI FORZA ITALIA E FDI
Per capire cosa potrebbe succedere il 23 marzo, il giorno in cui il parlamento verrà convocato per eleggere i presidenti di Camera e Senato, bisogna soffermarsi sul dialogo intercorso tra Renato Brunetta di Forza Italia e i capigruppo del M5S, Danilo Toninelli e Giulia Grillo.
I grillini vogliono chiudere in fretta la questione e in mattinata incontrano tutti i partiti.
Quando è il turno dei berlusconiani, il senatore Toninelli dice a Brunetta che il M5S ha già un accordo in mano: «Noi prendiamo la Camera, alla Lega va il Senato». Brunetta tira fuori il suo miglior sorriso e ribatte: «Guarda che è il centrodestra ad aver vinto le elezioni, non la Lega, nè tantomeno il M5S. Dunque se questo è lo schema, il Senato andrebbe al centrodestra».
E il nome che Fi ha in mente per Palazzo Madama non è quello di un leghista, ma è Paolo Romani.
Dall’esito del voto al Senato che, per il meccanismo più semplice del ballottaggio alla quarta votazione, si conoscerà già sabato 24, dipenderanno molto le strategie di Montecitorio.
E con lo scrutinio segreto tutto potrebbe cambiare.
A una settimana esatta dal debutto parlamentare, ogni certezza è incastrata in un groviglio dei veti.
Gli unici a esprimere chiaramente i propri desideri sono i grillini: «Vogliamo la Camera» hanno detto Toninelli e Grillo ai loro interlocutori, Piero Grasso per Leu, il segretario reggente Maurizio Martina e Lorenzo Guerini per il Pd, Brunetta per Fi e Giancarlo Giorgetti per la Lega.
Ma tutti, in questo momento, preferirebbero la Camera. Anche Matteo Salvini, perchè lì ha un suo fedelissimo da piazzare, sempre Giorgetti, mentre al Senato convergerebbero su Roberto Calderoli, che non gode proprio della fiducia assoluta al leader.
Inoltre, sul leghista pesa il processo per odio razziale per le offese all’ex ministro Cècile Kyenge, che la Corte Costituzionale è in grado di far ripartire.
Lo scranno più alto di Palazzo Madama, comunque, potrebbe rivelarsi un posto molto più scomodo di quello che sembra.
Di fronte a uno stallo prolungato, dopo le consultazioni con tutti i gruppi parlamentari, il presidente della Repubblica potrebbe assegnare come da prassi un mandato esplorativo al presidente del Senato.
La scelta dei grillini sarebbe Toninelli ma vorrebbero evitarlo, perchè, nonostante la copertura istituzionale del ruolo, temono di bruciarsi al primo tentativo di formazione di una maggioranza.
Ma in questo scacchiere di desideri e ostacoli, i nomi dei candidati pesano quanto la tattica. Il Pd resta a guardare e dice di non aver chiesto nulla per sè ai 5 Stelle, anche se in ballo ci sono le vicepresidenze e, poi, in colloqui riservati, deputati di prima linea dicono di essere pronti a votare per il leghista Giorgetti.
A questo punto delle trattative sarebbero molto basse le quotazioni dei dem, Dario Franceschini o Piero Fassino per la Camera, Luigi Zanda o l’alleata Emma Bonino per il Senato.
I 5 Stelle, invece, restano ancora incerti tra Emilio Carelli, volto del nuovo M5S targato Luigi Di Maio, e Riccardo Fraccaro, con il secondo che in queste ore sarebbe dato come più probabile.
La sua elezione sarebbe l’affermazione di un blocco di potere vicino a Luigi Di Maio per le cariche politiche e istituzionali più importanti.
Basta scorrere i nomi per intuire che al dunque emergerà un vuoto di genere, ancora più sentito dopo i cinque anni di Laura Boldrini a Montecitorio.
A parte la suggestione Bonino, tutti i candidati sono uomini.
E a quel punto potrebbe essere Silvio Berlusconi a far leva sulla questione femminile, anche per rompere l’egemonia leghista nel centrodestra e l’asse con i grillini, e proporre a sorpresa l’alleata Giorgia Meloni.
(da “La Stampa”)
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