ULTIMO APPELLO DI BERLUSCONI AD ALFANO, RISPUNTA VERDINI COME COORDINATORE
IL CAVALIERE SPERA: “SE STACCA LA SPINA PUO’ RIMEDIARE AL TRADIMENTO”
Governo di scopo, voto a maggio, partito in assetto da guerra con tanto di “tutor” azzurri per ogni elettore italiano, perchè questa volta serve «il miracolo ».
Silvio Berlusconi passa le vacanze chiuso nella tana di Arcore a studiare e sognare la riscossa. «Questa volta o la va o la spacca».
Chiama al telefono Miccichè che riunisce i suoi a Cefalù. «Cinque mesi ci dividono dal 25 di maggio, meglio se insieme alle europee avremo anche le politiche», è il messaggio dell’ex premier.
Esorta gli italiani a «imparare a votare», torna a chiedere l’elezione diretta del Capo dello Stato.
A chiarire il piano del Cavaliere ci pensa il Mattinale, la nota politica del gruppo alla Camera: «Letta via subito, governo di scopo per una legge elettorale maggioritaria ed elezioni con le europee».
Semplice a dirsi, difficile a farsi. Berlusconi sa che ormai lui, passato all’opposizione, non può far cadere il governo.
Per questo punta tutto su Renzi, si convince che sarà lui a regalargli quel voto che vede come un lavacro elettorale dopo la condanna definitiva.
«Renzi ha preso di mira Alfano, lo provoca per fargli buttar giù il governo senza sporcarsi le mani». Il che a Berlusconi andrebbe benissimo. Tanto che invoglia l’ex delfino a far cadere il governo facendogli balenare scenari rosei.
Come dimostra l’apertura di ieri del Giornale: «Alfano, ultima chiamata. Se stacca la spina può rimediare al suo tradimento, altrimenti scomparirà come Fini».
Intanto il Cavaliere lavora per preparare Forza Italia alla campagna elettorale. La vuole al punto da programmare già ora offensive mediatiche in grande stile.
Oggi, per dire, sarà intervistato al Tg5. Forza Italia si va strutturando su due pilastri: il partito tradizionale e il movimentismo dei Club e dell’Esercito di Silvio.
Ma prima di varare il piano ci sono le beghe interne da risolvere.
Lo scontro è sui tre coordinatori di Fi, o meglio vicepresidenti, immaginati da Berlusconi. Si parla di Toti, Tajani e una donna, Gelmini o Bernini.
Ma i falchi, che rivendicano di avere salvato l’agibilità politica di Silvio portandolo all’opposizione, non vogliono essere guidati da personalità che sentono estranee. Dalla loro c’è lo statuto, che non prevede altro che il presidente (Berlusconi) e un coordinatore organizzativo. «E cambiarlo sarà molto, molto difficile», avverte uno di loro.
Il Cavaliere capita l’antifona potrebbe fare marcia indietro, rinunciare al triumvirato e lasciare solo Verdini a capo della macchina organizzativa.
Inizia invece a girare un possibile organigramma del futuro Comitato di presidenza, il cervello del partito composto da 36 persone tra aventi diritto (capigruppo, vice, governatori) e 12 nominati da Silvio.
Con una serie di deleghe: Toti alla comunicazione, Fitto agli enti locali (ma non è certo di accettare), Santanchè al fund raising e alle manifestazioni, Capezzone ai dipartimenti, Fontana al tesseramento, Abrignani alle questioni elettorali.
E se saltassero i vicepresidenti potrebbe nascere una cabina di regia di 5 o 6 fedelissimi da riunire più velocemente del Comitato di presidenza.
Ci sarà poi una Consulta del presidente, un pensatoio economico composto da imprenditori ed economisti. Infine i coordinatori regionali, altra grana per Berlusconi che non riesce a nominarli per le lotte tra le diverse fazioni.
Per questo, per accontentare tutti, pensa a un Comitato regionale con un presidente affiancato da 2-4 coordinatori con specifiche mansioni.
E qui si arriva al lavoro sul territorio che trova il suo fulcro nei Club, il grande progetto di Berlusconi.
«Raggiungeremo — ha detto ieri l’ex premier — gli elettori indecisi e quelli di Grillo, 24 milioni di persone, con i 12mila Club che puntiamo a creare in tutta Italia. Ogni Club dovrebbe curare 4 sezioni elettorali, in media 752 elettori ciascuna».
L’idea è che i Club (ad oggi circa 7.000) prenderanno le liste elettorali di ogni sezione per fare una “mappatura del voto”.
Le “Sentinelle” di Silvio andranno a vedere chi non ha votato e cercheranno di conquistarlo. Snobberanno gli elettori Pd, andranno a bussare alla porta dei forzisti «per tenerli caldi» e dei grillini per convertirli al verbo di Silvio.
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica”)
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