“UN INDECENTE”, “E’ SESSISTA”: COSI’ LA DESTRA PARLAVA DI SGARBI
QUANDO ERA SGRADITO… ORA INVECE FDI LO CANDIDA IN EUROPA PER GARANTIRGLI L’IMMUNITA’ DAI PROCEDIMENTI CE LO COINVOLGONO
Vittorio Sgarbi l’impresentabile, quello che supera “il limite della decenza”, Vittorio Sgarbi il “sessista”. Che fine ha fatto? Chi lo sa. Ogni volta con Sgarbi si riparte da zero: la destra lo candida o lo nomina a qualcosa, poi scopre all’improvviso di aver premiato un soggetto capace di gettare nell’imbarazzo governi e partiti e dunque lo caccia, con tanto di indignazione. Passa qualche mese e però tutto è dimenticato, si torna al punto uno.
Succede anche stavolta, con la candidatura del critico d’arte alle Europee con FdI.
Strano, perché appena qualche mese fa era stato proprio il partito di Giorgia Meloni a prendere più volte le distanze da Sgarbi (fino alle dimissioni da sottosegretario), sommerso dalle polemiche non solo per le inchieste del Fatto, ma pure per le sue follie a Report (voleva abbassarsi la patta dei pantaloni in video e augurò la morte a un giornalista) e le altre sparate in libertà.
Forse giova allora rinfrescarsi la memoria. Tra i più severi con Sgarbi c’era il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che più volte lo ha scaricato. Un anno fa, l’ex sottosegretario viene invitato a una serata al museo Maxxi e straparla di sesso, lasciandosi andare a volgarità in serie. Sangiuliano (peraltro memore di quando, alla Camera, Sgarbi riempì di insulti sessisti Mara Carfagna) lo attacca: “Sono da sempre lontano dalle manifestazioni sessiste e dal turpiloquio. Le istituzioni culturali devono essere plurali, ma lontane da ogni forma di volgarità e chi le rappresenta deve mantenere un rigore più alto degli altri”.
Quando il Fatto rivela alcuni affari privati che Sgarbi svolge – illecitamente secondo l’Agcm – mentre è al governo, Sangiuliano si confida col nostro giornale: “Sono indignato. Non l’ho voluto io e anzi, cerco di tenerlo a debita distanza e di rimediare ai guai che fa in giro”. Poi Sgarbi pensa bene di prendersela con Ignazio La Russa, paragonato ad Amadeus per aver portato in Senato Gianni Morandi per celebrare i 75 anni del Senato: “è stato inquietante”, chiosa Sgarbi. Da FdI gli risponde, furioso, mezzo partito: “Ha perso un’occasione per stare zitto e ha passato il limite della decenza” (Antonella Zedda); “È in cerca di visibilità” (Salvo Sallemi). Col medesimo La Russa le cose non erano andate meglio sul tema abbattimento di San Siro, su cui a un certo punto il presidente del Senato lo liquida: “Nessuno nel governo ha mai sostenuto che ci sia la possibilità di apporre il vincolo all’abbattimento di San Siro. Sgarbi non ha una delega per farlo. Sgarbi è Sgarbi, lo conosciamo tutti”.
Sgarbi viene persino spernacchiato quando Miss Italia decide di escluderlo dalla giuria. Il deputato Fabio Petrella lo tratta come un concorrente di un talent show: “Per lui Miss Italia finisce qui”. E che dire di quando – eravamo nella scorsa legislatura – il meloniano Federico Mollicone sfiorò la rissa con uno Sgarbi particolarmente su di giri che, in commissione, gli contestava alcune innocue considerazioni su Leonardo da Vinci: “Capra! Non capisci un cazzo! Picchiatore fascista”. E Mollicone: “Prenditi un sedativo, sei patetico!”. Seduta sospesa con tanto di onorevoli impegnati a separare i due litiganti.
Ma a essere stufi di Sgarbi non erano mica solo gli esponenti di FdI. Anche gli alleati hanno dovuto più volte smarcarsi dalle peggiori uscite del critico. Dopo la sfuriata contro Report, la vice-capogruppo di FI alla Camera Rita dalla Chiesa parlava così al Fatto: “La scenata di Sgarbi non è compatibile con il suo ruolo, non è compatibile con nessuna carica, non è compatibile con l’educazione familiare. Non c’è spazio per cadute di stile come questa”.
Persino un bonario Maurizio Gasparri, capogruppo in Senato, pur definendosi “amico personale” di Sgarbi, non poteva non ammettere che la soluzione migliore fosse tenerlo lontano dalla politica: “Io gliel’ho detto tante volte: fai il critico d’arte. Invece lui vuol fare il sindaco, l’assessore, tutte queste cose che gli portano guai. Non mi ascolta”. Tutti lo conoscono, eppure in qualche modo se lo ripigliano. E lui ringrazia pensando già al prossimo stipendio.
(da ilfattoquotidiano.it)
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