UNIONE EUROPEA CONTRO ATRAZENECA, IL 28 APRILE PRIMA UDIENZA PER “CONTINUE VIOLAZIONI DEL CONTRATTO”
OBIETTIVO PRIMARIO RECUPERARE LE DOSI PROMESSE
Le ultime perplessità sono evaporate venerdì, nel corso dell’ultima riunione del comitato direttivo della Commissione Europea dove sono rappresentati tutti gli Stati membri. Ultimi a convincersi l’Ungheria e anche la Germania. E così Bruxelles ha deciso di fare causa ad Astrazeneca, accusata di aver violato il contratto firmato il 27 agosto dell’anno scorso per la fornitura di 300 milioni di vaccini anti-covid entro giugno 2021.
La causa è intentata dall’organismo di Palazzo Berlaymont con il sostegno di tutti gli Stati membri, che partecipano formalmente all’azione. Mercoledì si terrà la prima udienza davanti al tribunale di prima istanza di Bruxelles, dove è stata presentata la denuncia. L’obiettivo è recuperare le dosi che mancano all’appello, ma il percorso per raggiungerlo è complicato. Fino alla fine di marzo, l’azienda anglo-svedese ha consegnato solo 30 milioni di dosi a fronte delle 120 milioni pattuite per il primo trimestre.
Ma ormai, dopo il braccio di ferro di quest’inverno, i sospetti denunciati dalla Commissione Europea contro Astrazeneca, accusata di esportare in Gran Bretagna le dosi destinate all’Ue, dopo le lettere di richiamo partite dalla Commissione a marzo e rimaste pressoché senza spiegazioni plausibili, a Bruxelles hanno concluso che per ora non c’è altra via che quella legale per farsi valere. Per ora e forse anche per il futuro, visto che tutti gli indizi lasciano ormai presagire che il futuro è fatto di vaccini Pfizer, con cui la Commissione sta per firmare un terzo contratto per la fornitura di 1 miliardo e 800 milioni di dosi, o comunque è fatto di vaccini a ‘Rna messaggero’, considerato più efficace contro le varianti. Insomma, non sembra esserci posto per Astrazeneca – e forse nemmeno per Johnson&Johnson – nel futuro della campagna vaccinale europea.
L’azione legale avviata venerdì parla di “continue violazioni del contratto” e “mancanza di una strategia credibile da parte dell’azienda per assicurare il rispetto dei tempi di consegna dei vaccini”. Insomma, conflitto aperto, il rapporto con Astrazeneca sembra chiuso. Come pure sembrerebbe affogato in un vicolo cieco di mancanza di frutti il dialogo avviato da Bruxelles con il governo britannico sulle catene di produzione e fornitura dei vaccini, dopo gli scontri dei mesi scorsi.
Adesso c’è l’azione legale. L’obiettivo principale, chiarisce la Commissione, è “assicurare la consegna immediata delle fiale, in linea con il contratto firmato”, ma recuperare le dosi mancanti non è affatto semplice. Perché pur ammettendo che da gennaio l’azienda abbia privilegiato il Regno Unito e sacrificato i patti con l’Ue, il problema è che la capacità produttiva di Astrazeneca si è rivelata scarsa. È anche questo il motivo per cui la compagnia non ha rispettato i patti.
Ad ogni modo, la possibilità che il giudice sequestri le dosi prodotte negli stabilimenti dell’azienda in Europa è una opzione sul tavolo. Ed è questo che ha convinto gli Stati più scettici sull’azione legale: chi non la sostiene, sarebbe rimasto escluso dall’eventuale re-distribuzione delle fiale. Dopo le perplessità iniziali (ce le avevano anche Italia e Francia, ma si sono sciolte già nella giornata di giovedì), tutti i 27 Stati membri si sono risolti a sostenere la causa preparata da Palazzo Berlaymont: proprio per partecipare alla spartizione delle torta di vaccini, se il sequestro andrà a buon fine.
Il primo contenzioso dell’Ue sulla strada della lotta al covid, a quattro mesi dall’inizio di una campagna vaccinale piena di acciacchi, finisce in tribunale. Ai giudici l’ardua sentenza.
(da “Huffingtonpost”)
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