VENGHINO, SIORI! VENGHINO AD AMMIRARE L’ABBIOCCO OPPORTUNISTA: A GUARDARE LA LISTA DEGLI OSPITI DI ATREJU È UNA FORMIDABILE OCCASIONE IN CUI CI SI RENDE CONTO DI QUALI DEGENERAZIONI SIANO SOPRAVVENUTE NEL PATRIMONIO GENETICO DELLA SOCIETÀ ITALIANA
SE TRAVAGLIO DUELLA CON CROSETTO, MENTANA SE LA VEDE CON LA RUSSA – CONTE INTERVISTATO DA DEL DEBBIO – RENZI CONDOTTO DA BRUNO VESPA, GIOVANNA BOTTERI FA COMPAGNIA A SANGIULIANO… ARCHEO REDUCI: FINI VS RUTELLI – A FAR DA SUPPORTO ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO, C’E’ ANTONIO DI PIETRO… NON POTEVA MANCARE L’ANGOLO DEL TRALLALA’: CARLO CONTI, MARA VENIER, EZIO GREGGIO, BUFFON CON ILARIA D’AMICO, BOVA E FRANCESCA BARRA
Carlo Conti, Mara Venier ed Ezio Greggio. Ma anche Gianluigi Buffon e Ilaria D’Amico. Un immaginario pop, meno aggressivo, meno militante. «Sei diventata grande», recitano i cartelloni che riportano il logo di Atreju, l’annuale manifestazione di Fratelli d’Italia in partenza il 6 dicembre.
«Eravamo in pochi a credere in un’Italia forte. Ora siamo la maggioranza», si legge ancora. Tradotto, ora siamo forza di governo e siamo diventati istituzionali, ma restiamo simpatici.
Meno gli ospiti internazionali, l’ospite più interessante, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, è stato già anticipato. C’è la presentazione di un libro su Charlie Kirk, ma niente super ospiti da oltreoceano. Ci sono anche membri di Likud, Maurizio Molinari intervista l‘ostaggio di Hamas liberato, Rom Braslavacki.
«Partecipare non significa aderire a Fratelli d’Italia», sottolinea Donzelli, che si diverte a rimarcare come siano presenti «tutti i leader di opposizione a parte Elly Schlein» (in realtà manca anche Nicola Fratoianni).
Anche se, dice Donzelli, «la festa è sempre aperta», casomai qualcuno cambiasse idea. I sindacati intervengono, a parte la Cgil («Gli altri anni sono venuti, non volevamo insistere per non metterli in difficoltà»), il giorno prima dello sciopero del 12 dicembre.
C’è anche il cardinale presidente della Cei Matteo Maria Zuppi, condotto da Monica Setta. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso dialoga con Angelo Bonelli, il leader di Azione Carlo Calenda viene a parlare di Ucraina, il numero uno di Più Europa Riccardo Magi. Matteo Renzi è sul palco con Fabio Rampelli, conduce Bruno Vespa. Giuseppe Conte – tirato in ballo nel mancato duello a tre con Schlein – alla fine sarà intervistato da Paolo Del Debbio. Non manca anche un aspettato ritorno di Luigi Di Maio.
Ovviamente non ascrivibile all’opposizione, ma in passato parecchio lontano dalle sensibilità della premier Gianfranco Fini, che sul palco di Atreju riproporrà un duello d’antan, quello andato in scena 32 anni fa con Francesco Rutelli.
La via italiana, era il titolo dell’edizione dell’anno scorso, e il partito prova ancora a scartare sui temi che lo permettono. Arianna Meloni partecipa a un panel sul tema del porno Deep Fake che si intitola “Non con la mia faccia”
Ci sono anche Raoul Bova e Francesca Barra, che ha denunciato come la sua immagine sia stata abusata per creare immagini finte. Conduce Paola Ferrazzoli, presidente di Giornaliste italiane, il gruppo di croniste, soprattutto di destra, nato dentro la Rai.
Protagonista in maniera più prevedibile anche il tema della giustizia, con il referendum sulla separazione delle carriere all’orizzonte: le sale dei dibattiti sono dedicate a Enzo Tortora e Rosario Livatino. Tra i 450 relatori anche il presidente dell’Anm Cesare Parodi e la giudice che spesso ha bloccato il governo sui Cpr in Albania, Silvia Albano. A parlare della riforma anche Antonio Di Pietro.
Resta intatta anche la parte rivendicatrice e identitaria di Atreju.
S’incarna nel Bullometro, una mostra “satirica” in cui i militanti assegnano un voto alle “parole d’odio” della sinistra. L’altra è dedicata all‘egemonia, grande chimera del partito: si tratta di un percorso ideale nella storia dell’egemonia intesa come «coraggio, libertà, scoperta, avventura e tradizione», spiega il capo della comunicazione Andrea Moi.
Tra i protagonisti, Pier Paolo Pasolini, Simone Weil e Nicola Calipari. A proposito di egemonia, sono però pochi i direttori Rai coinvolti: anzi, c’è solo Paolo Petrecca, direttore di Raisport, protagonista di diversi passi falsi. «Consegna solo un premio», sfugge a un dirigente.
Il resto è tradizione, la chiusura in mano ai leader con le parole di Meloni dalle 12.15 in poi, tutti i ministri e i volti di partito mobilitati – Guido Crosetto intervistato da Marco Travaglio, Ignazio La Russa da Enrico Mentana – ma in mancanza di un ospite-evento, a dare spettacolo dovranno pensare gli esponenti
dell’opposizione che intervengono.
C’è un po‘ di Pd (Debora Serracchiani, il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, il presidente della Puglia Antonio Decaro) e molto Movimento 5 stelle (oltre a Conte, il vicepresidente della Camera Sergio Costa, il presidente della Campania Roberto Fico e il vice di Conte Michele Gubitosa). Dopo il fallimento del duello tra Schlein e Meloni con la sponda di Conte pare quasi un segno.
(da EditorialeDomani)
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