ZERO PROGRESSI SUL RECOVERY FUND, ASPETTANDO MERKEL
NUOVO VERTICE A META’ LUGLIO, RIGIDE FINLANDIA, DANIMARCA E AUSTRIA, SPIRAGLI DA OLANDA E VISEGRAD… MERKEL: “RISORSE NON PRIMA DEL 2021″… GUALTIERI SPINGE PER IL MES
Come al solito, adesso si spera in lei: Angela Merkel.
I leader dei 27 Stati Ue escono da quattro ore scarse di confronto in videoconferenza sul recovery fund con la certificazione di quanto ci si aspettava: stallo, nessun progresso, ma nemmeno passi indietro.
A quest’ultimo fattore si aggrappa Giuseppe Conte, mostrandosi soddisfatto del primo scambio di vedute con i partner europei sulla proposta ‘Next Generation Eu’, presentata il 27 maggio da Ursula von der Leyen per aiutare i paesi meno dotati ad affrontare la crisi economica da covid.
Ma ora urge un’intesa a luglio: lo dice Conte, ma anche Merkel, von der Leyen, Macron e la maggioranza dei leader. E sarà lei, la cancelliera tedesca, a prendere le redini della situazione, con l’inizio del semestre di presidenza tedesco.
Trovare un compromesso tra gli interessi nazionali di 27 Stati intorno ad uno strumento inedito come il recovery fund è impresa da ‘titani politici’.
Oggi in Consiglio nessuno mette chiaramente in discussione le dimensioni totali del fondo stabilite dalla Commissione: quei 750mld di euro raccolti sul mercato con bond emessi dalla Commissione e la garanzia del bilancio pluriennale europeo.
Ma sulla proporzione tra sussidi (500) e prestiti (250), sulla ripartizione delle risorse tra gli Stati, sui ‘rebates’ (sconti ai contributi sul bilancio Ue per gli Stati che non usano molti fondi europei), sull’aumento del tetto delle risorse proprie, la discussione è aperta. E, si apprende da fonti europee, molti dubitano sulla capacità del presidente Charles Michel di tessere le fila del negoziato, anche se sarà lui formalmente a presentare la sintesi delle trattative prima del Consiglio di luglio.
Merkel, che dal primo luglio sarà presidente di turno dell’Ue per il semestre che tocca alla Germania, ha il peso politico per farcela. E già in questa fase, raccontano le stesse fonti, sta esercitando la sua influenza su Austria e Olanda, che finora hanno guidato la ‘rivolta’ dei frugali contro il recovery fund. Con quali risultati?
Timidi spiragli sul fronte olandese. Il premier olandese Mark Rutte cita Conte, apprezza lo sforzo italiano per le riforme, se la prende invece con la Polonia, che figura al terzo posto dopo Italia e Spagna nella ripartizione degli aiuti del recovery fund (64mld di euro), pur avendo avuto meno morti da covid dell’Olanda.
Però fosse per Rutte, farebbe con calma. “Non andrà terribilmente male se non avremo concluso entro metà luglio”, precisa. Va detto che in Olanda è iniziata la campagna elettorale in vista delle politiche 2021. Rutte è candidato contro il suo ministro dell’Economia Wopke Hoekstra: tensioni nazionali con ricadute sul negoziato europeo.
L’austriaco Sebastian Kurz chiede che “il Recovery Fund non apra la strada ad un’unione del debito”, che abbia “un limite di tempo” e “si deve discutere di chi paga quanto, di chi beneficia di più e di quali condizioni vincolano gli aiuti”.
L’Austria mantiene la linea dura, ma a Roma sono convinti che a Kurz basterà concedergli ancora i ‘rebates’, come con l’Olanda che però è molto interessata a ottenere la garanzia (gli olandesi dicono “condizionalità ”) che chi usa i fondi li spenda per investimenti e riforme.
Particolarmente duro l’intervento della premier finlandese, Sanna Marin, a capo di un governo di sole donne. “Non possiamo accettare la proposta della Commissione Ue così com’è — dice – sono necessari cambiamenti sotto molti aspetti. La discussione non è realmente progredita”.
Sulle barricate anche la Danimarca, malgrado abbia un governo socialista. La premier danese Mette Frederiksen non ha nemmeno partecipato al pre-vertice del Pse ieri e resta sulla posizione dei frugali, i meno convinti del recovery fund sebbene anche loro adesso non abbiano la forza per rovesciare il tavolo. Vorrebbe dire ‘rovesciare’ Merkel e nessuno ce la fa.
La Svezia invece, inizialmente schierata con Olanda, Austria e Danimarca, è passata ad un atteggiamento più morbido. Si faccia tutto quello che serve a rafforzare il mercato europeo, “la cosa più preziosa per le nostre economie”, sono le parole del premier svedese Stefan Là¶fven ieri al vertice del Pse.
Il blocco di Visegrad invece ha perso Polonia e Slovacchia, ora schierate a favore della proposta della Commissione. Ma lo stesso premier ungherese Viktor Orban ormai ha sposato la causa del recovery fund, interessato solo ad avere di più per il suo paese. Quanto a Varsavia, dicono a Bruxelles che è stata von der Leyen a tirarla in partita con l’amo dei 64mld di euro del recovery fund. Ma, certo, se altri Stati contestano gli aiuti destinati ai polacchi, siamo punto e a capo.
E’ in questo ginepraio che dovrà mettere le mani Merkel.
La Cancelliera definisce la proposta von der Leyen “appropriata”. “Lo sapete che io sto molto attenta quando si tratta di spendere soldi — dice rivolta ai rigoristi – ma la mia proposta con Macron è la via giusta stavolta”, sottolinea in riferimento al primo piano sul recovery fund elaborato col presidente francese. Però su una cosa Merkel è chiara: i fondi del piano di ricostruzione “non arriveranno prima del 2021” e “non è possibile versare prima il denaro a paesi come l’Italia”.
Significa che una ‘soluzione ponte’ per avere gli aiuti già a settembre non è all’orizzonte. I paesi frugali sono contrari. Il loro ragionamento è: se l’Italia ha bisogno di soldi subito, ci sono gli strumenti già varati, 540mld di euro, tra cui anche il Mes.
Conte invece spera ancora nella soluzione ponte, anche se si tratterebbe di un apporto “modesto”, ammette. Il premier difende la proposta della Commissione, “equa e ben bilanciata”. “Sarebbe un grave errore scendere al di sotto delle risorse finanziarie già indicate. E anche la combinazione tra prestiti e sussidi è ben costruita. Questa combinazione ci aiuterà a realizzare investimenti e riforme in modo da rafforzare la convergenza e la resilienza dell’intera Unione”.
“Anche i tempi sono molto importanti — continua il premier – Dobbiamo assolutamente chiudere l’accordo entro luglio”. E se sarà necessario riconoscere i ‘rebates’ ai nordici, che sia. “Dobbiamo mantenere distinti i criteri di allocazione del Quadro Finanziario Pluriennale e quelli del ‘Next Generation EU’ – continua – e, in ogni caso, considerare queste due proposte come componenti un unico pacchetto indivisibile. Questo consentirà all’Italia di avere un atteggiamento più flessibile su alcuni aspetti del QFP, ad esempio quelli che appaiono più anacronistici (come i ‘rebates’)”.
Per Roberto Gualtieri, l’intesa sul Recovery Fund si troverà entro luglio e alcune risorse “partiranno già dall’autunno 2020”, anche se il grosso sarà a disposizione dal 2021.
Il ministro dell’Economia spinge anche sugli altri strumenti: “I soldi del Mes e del Sure sono prestiti, non come quelli del Recovery fund che sono invece in parte a fondo perduto e quindi non aumentano il debito pubblico. Ma questi prestiti sono allo 0,08% di interessi, quindi più convenienti rispetto all′1,3% a cui siamo abituati” dice a ‘Otto e mezzo’, su La7. “L’unica condizione del Mes è che i soldi siano usati per le spese sanitarie, non ci sono altre condizionalità ”.
I leader cerchiano in rosso le date del 15, 16 e 17 luglio. Il consiglio europeo dell’intesa, riunito a Bruxelles, Covid permettendo, dovrebbe essere convocato in quei giorni. Sempre che nel frattempo Merkel riesca a mettere d’accordo tutti.
(da “Huffingtonpost”)
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