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SCUOLA, IL COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO: “DEROGA AL DISTANZAMENTO IN CLASSE SE SI USANO LE MASCHERINE”

Agosto 14th, 2020 Riccardo Fucile

A QUESTO PUNTO NON SAREBBERO PIU’ NECESSARI I BANCHI SINGOLI E SI RIAPRIREBBERO LE SCUOLE SENZA PROBLEMI… MA NON POTEVANO DIRLO PRIMA?

Manca un mese esatto alla ripresa delle lezioni in aula, ma la questione del distanziamento a scuola sembra ancora essere lontana da una soluzione. Si parla di spazi, di banchi e di mascherina: tutte questioni ancora irrisolte, mentre l’estate scorre velocemente e ci porta a grandi passi alla ripresa dell’anno scolastico.
Tantissime le questioni ancora in ballo, ma in soccorso del Ministero della Pubblica Istruzione arriva l’ultima riunione del Comitato Tecnico-Scientifico che potrebbe consentire a Lucia Azzolina di divincolarsi in modo migliore dalle lancette che corrono inesorabilmente.
Nella riunione, la numero cento, del Cts effettuata lunedì scorso, infatti, è emersa un’indicazione che sembra essere un assist ideale per il governo e il Ministero: il distanziamento a scuola può essere derogato attraverso l’utilizzo della mascherina in classe.
«Al solo scopo di garantire l’avvio dell’anno scolastico — scrive La Repubblica riportando un estratto dell’ultimo verbale del Cts -, in eventuali situazioni in cui non sia possibile garantire nello svolgimento delle attività  scolastiche il distanziamento fisico prescritto, sarà  necessario assicurare la disponibilità  e l’uso della mascherina, preferibilmente di tipo chirurgico».
In attesa dell’ufficializzazione, occorre ricordare come quella del Comitato tecnico-scientifico sia solamente un’indicazione. Ma si tratta di un dettaglio non di poco conto.
La questione degli spazi, delle aule e del distanziamento a scuola è quella più delicata in vista della ripresa delle lezioni (che ripartiranno ufficialmente il 14 settembre, ma già  dal 1° settembre in aula torneranno gli studenti che dovranno recuperare alcune materie).
In ogni caso, nello stesso verbale del Cts si ricorda come questa sia una deroga temporanea.
Insomma, il Ministero deve trovare al più presto soluzioni per garantire la sicurezza degli studenti e degli alunni con il distanziamento a scuola: sia con l’arrivo dei nuovi banchi monoposto (quelli con le rotelle), sia con nuovi spazi per evitare le cosiddette ‘classi pollaio’. Si tratta, dunque, di una soluzione tampone affinchè l’anno scolastico inizi regolarmente.
“Tanto rumore per nulla”. La sintesi è di Antonello Giannelli, presidente dell’associazione nazionale presidi (Anp). Una reazione a caldo, lo stato d’animo di chi si sente in corsa con l’acqua alla gola e con regole che cambiano continuamente.
La premessa è: “Ci atteniamo a quanto dicono le autorità  sanitarie”. Ma l’indicazione del Comitato tecnico scientifico sul fatto che si può scendere anche sotto il metro di distanza, laddove non ci sarà  la possibilità  di rispettarlo, spiazza un po’ tutti.
“Sono un po’ stupito, non si capisce perchè questa prescrizione non sia arrivata prima. Quello che mi viene da dire è che siamo passati dalla tragedia alla commedia: tanto rumore per nulla di William Shakespeare! – osserva Giannelli – per cosa ci siamo arrabattati sino ad ora? Pare tutto inutile, un’attività  febbrile fatta in questi mesi che ci si poteva risparmiare. A questo punto il ministero mandi il prima possibile l’organico aggiuntivo necessario per sdoppiare le classi e basta”.Il Cts, nelle sue indicazioni a verbale, poi trasmesse dal capo Dipartimento del ministero dell’Istruzione Max Bruschi a tutti i dirigenti scolastici e ai direttori degli Uffici regionali, aggiunge che l’uso della sola mascherina dovrebbe essere una misura temporanea, per dare tempo nel reperire gli spazi e ripristinare la distanza di un metro. La lettera di Bruschi, commenta il responsabile dell’Anp,   “è apprezzabile nei toni, molto empatica, orientata a fare fronte comune per la scuola”.
Però, che fatica. Sino a ieri i presidi erano ancora lì a misurare le aule col metro.
La ministra ha ricordato quanto il Cts aveva già  scritto il 7 luglio: “La mascherina è fondamentale laddove il distanziamento non c’è”. Per ribadire: “Ma noi stiamo lavorando al distanziamento e continueremo a farlo. Ci sono paesi europei che dicono: se non hai il distanziamento metti la mascherina e basta. Noi stiamo facendo di più: stiamo lavorando per garantire a tutti il distanziamento”.
Insiste Lucia Azzolina: “L’obiettivo non è solo riaprire le scuole, ma fare in modo che non richiudano. Tutti i pezzi stanno andando al loro posto. Le linee guida pronte da fine giugno, protocollo di sicurezza, forniture di gel, banchi, mascherine, 100 mila assunzioni a tempo indeterminato e almeno altre 50 mila a tempo determinato per l’emergenza. È un lavoro enorme, gigantesco. Sto facendo i salti mortali con tutto il governo e tutti quelli che stanno lavorando per la riapertura delle scuole. Vorrei tanto che lo stesso sforzo lo facessero tutti, mi aspetto di vedere responsabilità . Lo sforzo per il bene della scuola deve essere di tutti”.

(da agenzie)

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SCUOLA, STOP ALLE CLASSI POLLAIO

Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile

FIRMATO IL PROTOCOLLO PER LA SICUREZZA, CI SARA’ ANCHE UN HELPDESK PER LE SCUOLE

Dall’helpdesk per le scuole, alle modalità  di ingresso e uscita, all’igienizzazione degli spazi, fino all’impegno politico per il superamento delle ‘classi pollaio’, con l’intenzione di avviare un iter normativo per affinchè venga fissato un tetto massimo sul numero di alunni nelle classi.
È stato firmato questa mattina dal Ministero dell’Istruzione e dalle organizzazioni sindacali il Protocollo per garantire l’avvio dell’anno scolastico in sicurezza. Il documento offre regole alle istituzioni scolastiche ed ha l’obiettivo di essere anche un punto di riferimento anche per studentesse, studenti e famiglie.
“Al ministero abbiamo appena dato il via libera al protocollo di sicurezza per la ripresa di settembre. Un accordo importante che contiene le misure da adottare per garantire la tutela della salute di studentesse, studenti e personale, ma anche impegni che guardano al futuro e al miglioramento della scuola come il contrasto delle classi cosiddette ‘pollaio’, una battaglia che porto avanti da tempo e che rappresenta per me una priorità ”.
Così su Facebook la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. “Ringrazio le organizzazioni sindacali e quanti nel ministero si sono impegnati per questo risultato molto atteso dalle scuole – aggiunge -. Si tratta di regole chiare che danno certezze a dirigenti scolastici, personale, famiglie, alle ragazze e ai ragazzi che si apprestano a tornare nelle aule. Ritengo particolarmente importante l’help desk che sarà  attivato a supporto delle scuole: è la dimostrazione che non vogliamo lasciarle sole. Che saremo al loro fianco in ogni momento supportandole in caso di difficoltà , così come abbiamo già  fatto durante gli esami di Stato. Come governo avevamo promesso di trovare le risorse per la ripresa e lo abbiamo fatto: abbiamo 2,9 miliardi e stiamo mettendo anche fondi per consentire agli enti locali di affittare spazi per le lezioni. Non era un risultato facile, ma lo abbiamo ottenuto”.

(da agenzie)

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INDIVIDUATI 3.000 EDIFICI SCOLASTICI DISMESSI PER FAR RIPARTIRE LA SCUOLA

Giugno 27th, 2020 Riccardo Fucile

SI TRATTA DI TROVARE SISTEMAZIONE A CIRCA IL 15% DELLA POPOLAZIONE SCOLASTICA, PARI A CIRCA 1 MILIONE DI STUDENTI

Scuole inutilizzate, rimodulazione degli spazi interni e strutture esterne al circuito scolastico sono le tre direzioni lungo le quali il Miur cerca nuovi spazi per permettere il ripristino della didattica in presenza a 8 milioni di studenti
Il piano per la scuola, presentato ieri dalla ministra dell’Istruzione Azzolina e dal presidente del Consiglio Conte, sta già  facendo discutere visto che conti alla mano le attuali misure delle aule terrebbero fuori dalle classi circa un milione e mezzo di ragazzi. Si riuscirà  a garantire un’aula per tutti gli studenti, che seguiranno le lezioni in gruppi classe ridotti?
«Le Linee guida prevedono il mantenimento del gruppo classe, tutte le studentesse e gli studenti avranno spazi per la didattica a settembre come garantito ieri dalla ministra Lucia Azzolina in conferenza stampa», dicono fonti del ministero dell’Istruzione all’Ansa.
«Abbiamo l’elenco di circa 3 mila edifici scolastici dismessi a causa del calo demografico e del dimensionamento, che possono essere ripristinati», aggiunge il Miur.
Tra le soluzioni previste dal piano di Azzolina, c’è anche la rimodulazione degli spazi già  utilizzati dagli istituti: «All’interno degli Istituti il rinnovo dell’arredo scolastico potrà  garantire il recupero di spazio».
Il ministero, in conclusione, ribadisce che «dove necessario, saranno costruiti patti con i territori per individuare ulteriori locali fuori dal perimetro scolastico».
Adesso la questione passa nelle mani degli enti locali che dovranno, in concerto con i dirigenti scolastici, individuare le migliori soluzioni per la ripresa della didattica in presenza entro il 14 settembre.
Stando alle parole di Azzolina, circa il 15% degli studenti non ha, allo stato attuale, uno spazio per seguire le lezioni in sicurezza.
Calcolando il 15% di 8 milioni di iscritti previsti, si deduce che gli alunni da sistemare in aule aggiuntive saranno oltre un milione: basteranno gli istituti dismessi, la rimodulazione degli spazi interni e le strutture esterne al circuito scolastico per accoglierli?

(da agenzie)

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SCUOLA, ACCORDO TRA STATO E REGIONI SULLE LINEE GUIDA, DISTANZIAMENTO DI UN METRO TRA ALUNNI

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

LA SCUOLA RIAPRE IL 14 SETTEMBRE, IL GOVERNO METTE SUL TAVOLO UN ALTRO MILIARDO E 50.000 ASSUNZIONI

L’accordo sulla riapertura della scuola – lunedì 14 settembre – è arrivato e per ora è basato su promesse e annunci.
Il via libera è arrivato sull’impegno del Governo su risorse e personale, due punti sui quali in particolare Regioni e Anci avevano chiesto certezze e garanzie. Su entrambi hanno incassato le promesse della ministra, che prima ha sottolineato: “È necessario il miliardo in più che ho chiesto” e poco dopo ha annunciato 50mila assunzioni per il personale scolastico. Mentre il premier Conte assicurava:   “Abbiamo un ulteriore miliardo che stanziamo per ulteriori investimenti sulla scuola, che ci dovrà  consentire di avere una scuola più moderna, sicura e inclusiva. E nel Recovery Fund un importante capitolo sarà  dedicato proprio agli interventi sulla scuola”.
Impegni “ai quali ora bisogna dare seguito” ripete il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro che alla realizzazione delle promesse ha vincolato il suo parere positivo alla nuova bozza di Piano scaturita dal confronto tra ministra e Regioni.
La creatività  dei dirigenti, il tavolo per i trasporti. Nella quale si prevedono l’estensione dell’orario fino al sabato, le classi divise in vari gruppi di apprendimento, i turni a seconda dei gradi scolastici.
L’organizzazione è demandata alla creatività  dei dirigenti scolastici: anche per l’utilizzo degli spazi interni ed esterni, ciascuna scuola potrà  avvalersi delle possibilità  indicate nel Piano.
Il personale ausiliario si occuperà  dell’accoglienza e della vigilanza, mentre gli orari di inizio e fine delle attività  scolastiche dovranno essere scaglionati per evitare assembramenti.
Ancora, si prevede l’istituzione di “Conferenze dei servizi, su iniziativa dell’Ente locale competente, con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici” per “analizzare le criticità  delle istituzioni scolastiche” e l’avvio del “cruscotto informatico”, cioè la banca dati sulla quale è possibile fare le simulazioni delle disposizioni delle classi per capire quali potranno essere utilizzate e quali no.
Mentre la didattica a distanza – prevista solo per gli studenti delle superiori – viene definita “complementare”. Per la riorganizzazione del trasporto pubblico locale, necessità  segnalata dalle Regioni, si prevede l’attivazione di un tavolo tra Ministeri competenti, Regioni, Anci e Upi anche per discutere del “reperimento di specifiche risorse che si rendessero necessarie”.
L’indicazione, o linea guida che dir si voglia, più rilevante resta quella, arrivata dal Comitato tecnico scientifico, su distanziamento fisico e utilizzo della mascherina, obbligatorio dai 6 anni in su.
La distanza da mantenere è di un metro tra le “rime buccali”, ossia da bocca a bocca, per cui nelle aule sarà  possibile avvicinare i banchi e disporne di più su un numero maggiore di file.
Quanto alla mascherina, il Cts riesaminerà  la questione alla luce della situazione epidemiologica del momento “almeno due settimane prima” dell’inizio delle lezioni. Gli esperti potrebbero decidere di allentare o anche proprio di eliminare l’obbligo.
E se i livelli del contagio da Covid-19 fossero più alti di quelli di oggi? Al momento, tutti concentrati sull’organizzazione della ripartenza, nessuno se lo chiede espressamente.
Le aule, le criticità  e il “cruscotto”.
L’indicazione del metro tra le “rime buccali” ha incontrato il favore dei presidi, con il presidente dell’Associazione nazionale, Antonello Giannelli, che ha visto un po’ sfumare il rischio di scaricabarile che tanto aveva preoccupato i dirigenti scolastici.
“La nuova bozza è molto migliorata – ha commentato – sono state accolte modifiche che vanno nella direzione che avevamo indicato. È stato chiarito, ad esempio, che a individuare le aule dovranno essere gli Enti locali, che potranno utilizzare il “cruscotto informatico”.
Positiva anche la precisazione sul distanziamento fisico a un metro da bocca a bocca. Così, il numero di aule incapienti sarà  sicuramente inferiore a quel che si poteva temere. Infine, per quel che riguarda i livelli di servizio da garantire, siccome non viene detto nulla, dobbiamo assumere che si tratta del 100% degli studenti e del 100% delle ore di lezione in presenza. L’unica criticità  resta quella delle aule laddove non fossero tutte capienti per il numero di alunni e studenti da accogliere. Speriamo gli Enti locali riescano a reperirle tutte in due mesi”.
“No a interventi spot”. “Ora – dice Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil – va cambiata l’impostazione delle politiche sulla scuola”. Il riferimento è soprattutto all’ulteriore stanziamento di fondi promesso dalla ministra. “Va bene, ma non basta”, taglia corto Sinopoli. E avverte: “I fondi che si stanzieranno ora devono essere impiegati per organici e infrastrutture. In generale, tutte le risorse che si destineranno alla scuola devono diventare investimenti stabili. Nessuno pensi a interventi spot”. delle Regioni e anche in conferenza Stato Regioni manterrà  il dissenso rispetto al ministro della Pubblica Istruzione. Non daremo l’intesa, non diremo che siamo d’accordo con le misure che si vanno a prendere, perchè abbiamo considerato irresponsabile decidere di andare al voto il 20 settembre”.
Stefano Bonaccini, oltre a ringraziare la ministra Azzolina per il miliardo in più chiesto per la scuola ha detto che “le Regioni hanno avuto un ruolo determinante nella costruzione di un Piano scuola 2020-2021 che rispondesse il più possibile alle diverse esigenze dei docenti e dei dirigenti scolastici, degli studenti e degli enti locali”.

(da “Huffingtonpost“)

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TREGUA NOTTURNA SULLA SCUOLA

Maggio 25th, 2020 Riccardo Fucile

A SETTEMBRE ASSUNZIONI A TEMPO DETERMINATO ATTINGENDO DALLE GRADUATORIE, DOPO L’ESTATE CONCORSO PER LA STABILIZZAZIONE DI 32.000 PRECARI CON PROVA SCRITTA MA NON A CROCETTE

A settembre i docenti saranno assunti a tempo determinato attingendo dalle graduatorie provinciali. Il concorso straordinario per la stabilizzazione dei precari, che sarebbe dovuto essere a luglio, è stato rimandato.
Sarà  subito dopo l’estate attraverso una prova scritta, non a crocette. Quasi allo scoccare della mezzanotte il premier Giuseppe Conte, dopo una lunga giornata di contatti e trattative, si presenta al tavolo con questa proposta di mediazione per mettere pace in una maggioranza divisa anche sul tema della scuola.
Le posizioni erano distanti. “Noi vogliamo una graduatoria con una prova finale selettiva alla fine dell’anno”, diceva a sera la responsabile scuola Pd, Camilla Sgambato, in rappresentanza di un partito che mirava a una selezioni esclusivamente per titoli.
Il Movimento 5 Stelle e Italia Viva invece chiedevano che si procedesse a luglio con il concorso straordinario già  previsto e su cui era stato trovato un accordo con la maggioranza e con i sindacati. Per questo accusavano il Pd e Leu di volere una sanatoria.
Alla fine Conte trova una via di mezzo che fa dire ai partiti di maggioranza di provare “un cauto ottimismo”. Il concorso straordinario di luglio non ci sarà , ma sarà  fatto subito dopo l’estate. Non più a crocette ma con una prova scritta.
Il premier si dice soddisfatto: “Resta la prova selettiva in entrata per l’assunzione di 32 mila insegnanti. Si terrà  dopo l’estate – spiegano fonti di Palazzo Chigi – e sarà  in forma scritta, con consegna di un elaborato, senza il quiz a risposta chiusa. Una soluzione – si evidenzia – che permette di combattere il precariato garantendo la meritocrazia”.
Dello stesso avviso il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina: “Vogliamo ridurre il precariato, per dare più stabilità  alla scuola, e vogliamo farlo attraverso una modalità  di assunzione che garantisca il merito. La proposta del Presidente del Consiglio va in questa direzione, confermando il concorso come percorso di reclutamento per i docenti”. Il Pd fa trapelare una “moderata soddisfazione”.
Dopo giorni di battaglia all’interno della maggioranza, ora si attende il testo definitivo che arriverà  domani nella commissione del Senato che sta esaminando il decreto Scuola.

(da “Huffingtonpost”)

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“QUEI BAMBINI POVERI CHE SI VERGOGNANO PERCHE’ NON HANNO INTERNET E NON POSSONO SEGUIRE LE LEZIONI ON LINE”

Maggio 7th, 2020 Riccardo Fucile

SOLTANTO IN CALABRIA SONO 12.000 GLI STUDENTI CHE NON RIESCONO A SEGUIRE LA DIDATTICA A DISTANZA PERCHE’ NON DISPONGONO DELLA TECNOLOGIA NECESSARIA

La scuola italiana è la grande sacrificata nell’epidemia del Coronavirus. Non è stata la prima ad essere travolta dallo tsunami di contagi, ma probabilmente sarà  l’ultima a riaprire dopo i bar, i ristoranti e i parrucchieri.
Questo perchè — così è stato detto dal Governo — rappresenta un rischio di contagio troppo elevato, aggravato anche dall’età  avanzata di molti docenti. Così ci si è affidati alla didattica a distanza, tra mille problemi e contraddizioni.
Non ultima quella del digital divide, come viene chiamata la crepa che è andata aumentando tra chi “ha” e chi “non ha” accesso ad alcuni beni che dovrebbero essere primari, ovvero il web o l’apparecchiatura tecnologica come i pc e i tablet.
I dati in questo senso sono profondamente sconfortanti.
Ci ha pensato l’Istat a tracciare il confine della disuguaglianza, avvertendo che soltanto una famiglia su tre (33,8%) in Italia dispone di almeno un computer per ciascun componente.
Un dato che al Sud è ancora peggiore: 4 famiglie su 10 sono senza computer in casa. Sempre secondo l’Istat (dati 2018-2019) la percentuale più alta sarebbe in Calabria, dove oltre il 45% delle famiglie non gode di questo vantaggio. Un numero altissimo.
Per sopperire a questo problema il Governo ha messo a disposizione di tutte le Regioni circa 85 milioni di euro con il Decreto Cura Italia, di cui ne sarebbero già  arrivati 70. Questo si traduce in circa 10mila euro per una scuola media con circa 800 alunni: una cifra non sempre sufficiente per fornire una strumentazione adeguata.
Per andare avanti con la didattica a distanza molte scuole — circa il 95% in Calabria — hanno dovuto svuotare i propri laboratori.
Eppure nella regione gli studenti senza dispositivi sarebbero almeno 12mila, pari a circa il 6% del totale.
A questo problema si somma quello dell’accesso all’internet: tutt’altro che scontato in alcune zone interne della Regione.
Ma anche quando gli aiuti sono presenti, non sempre si riesce a recapitarli con facilità  alle famiglie in difficoltà , come spiega Carmen Aiello, docente all’Istituto Comprensivo Aldo Moro a Guardavalle in Provincia di Catanzaro.
Una testimonianza, la sua, non soltanto indicativa ma anche rappresentativa, visto il numero di studenti che hanno riscontrato delle difficoltà  nel seguire le lezioni da casa, della situazione delle scuole locali.
Professoressa, avete riscontrato molte difficoltà  nella transizione alla didattica a distanza?
«Inizialmente non si capiva cosa dovevamo fare, ma abbiamo pensato che si tratta di ragazzi che vivono già  uno svantaggio socio-culturale non indifferente, quindi non era il caso di lasciarli soli. Non sapevamo quanto sarebbe durato, ma ci eravamo sentiti tra di noi per capire cosa fare. Dopo poco è arrivato l’annuncio del Ministero che ufficializzava la didattica a distanza, però senza alcuna indicazione. La vera difficoltà  è stata capire esattamente come fare: ho 40 anni e non ho avuto nessun problema, ma penso ad alcuni colleghi più vicini alla pensione che non avevano mai fatto questo tipo di lavoro. Per fortuna la voglia di mettersi in gioco è stata molta»
Sono arrivati i finanziamenti predisposti dal Ministero?
«Il nostro preside aveva già  fatto l’acquisto dei tablet — 30 in totale — poche settimane dopo l’annuncio, verso la fine di marzo. Inoltre abbiamo subito distribuito i computer che avevamo già  in dotazione. I tablet sono arrivati praticamente subito ed immediatamente è stato fatto il bando. Adesso ci saranno delle altre possibilità  per chi è rimasto fuori, magari perchè è stato usato il metodo dell’Isee per distribuirli. Il Consiglio d’istituto aveva stabilito che nel limite di un Isee massimo di 15mila euro ci sarebbe stata una graduatoria. Quelli che arriveranno verranno probabilmente distribuiti tra le famiglie dove ci sono più figli a casa»
Ci sono tuttora studenti che non possono seguire la didattica a distanza?
«Il primo mese ci sono state le difficoltà  maggiori: erano una decina gli studenti non in grado di seguire le lezioni su un totale di quasi 140 alunni. I motivi erano vari e non necessariamente legati alla strumentazione. Alcuni erano in difficoltà  perchè non avevano abbastanza giga, per esempio, soprattutto chi non vive in paese. Abbiamo cercato di risolvere il problema riattivando la vecchia connessione internet della scuola, però non è stata una cosa immediata anche perchè alcuni di loro disponevano di un solo telefonino per nucleo familiare»
Ci sono stati anche casi di irreperibilità ?
«Si, con due o tre alunni. Quando noi insegnanti abbiamo visto che la situazione era questa, abbiamo prima contattato le famiglie, e poi ci siamo attivati attraverso il dirigente. In alcuni casi sono anche venute fuori scuse banali come la mancanza di concentrazione e di volontà , soprattutto tra i più piccoli e nelle prime classi delle scuola media»
Dopo circa un mese di didattica a distanza ci sono altre difficoltà  a cui andate incontro? Quali sono invece gli aspetti positivi?
«L’aspetto positivo è stato scoprire che da parte di alcuni alunni questa fase è stata vista come un momento di riscatto. Se penso alla mia classe, che ha 16 alunni, sono stati proprio gli studenti che prima avevano meno voglia di barcamenarsi a partecipare più attivamente. A livello dei docenti, quello che manca è la formazione. Ogni scuola ha fatto da sè: i miei colleghi si sono affidati a me e ad un collega informatico, ma non è arrivata alcuna formazione dall’esterno. Ciò ha comportato anche grande confusione rispetto alle piattaforme che venivano scelte, tra chi usava Whatsapp, chi Zoom e chi Google Classroom. Da quando facciamo le video-lezioni, però, va molto meglio»
Quando sono iniziate?
«Io le ho iniziate praticamente subito con Zoom — sono stati gli stessi studenti a chiederlo. Dicevano: quando ci vediamo? Per loro è stato un momento importantissimo»
Per quale motivo?
«Abbiamo assistito a due reazioni diverse. In alcuni casi i ragazzi sono stati entusiasti di potersi rivedere, di poter interagire tra loro e con noi, di poter fare domande — spesso anche sul momento particolare che stiamo vivendo. In altri, invece, non è andata così: alcuni colleghi mi hanno raccontato di aver incontrato difficoltà  con alunni che, ad esempio, non volevano mostrarsi in video, per pudore o perchè si sentono inadeguati»
Avete riscontrato questo sentimento anche tra coloro che non avevano accesso alle lezioni?
«All’inizio alcuni si vergognavano di ammettere di non avere i mezzi per seguire le lezioni, e noi docenti abbiamo scoperto delle loro difficoltà  grazie a chi gravitava attorno alle famiglie. Una ragazzina che non aveva il telefono e usava quello della mamma, ad esempio, ha addirittura preferito far passare il messaggio che non faceva i compiti perchè non le andava anzichè spiegare il motivo reale. C’è stata vergogna nel chiedere aiuto anche da parte degli stessi genitori: uno non voleva fare nemmeno la richiesta del tablet, quasi che chiedere un aiuto esterno rappresentasse una macchia per l’intera famiglia. E’ normale che in una situazione del genere anche i ragazzi abbiano avuto la tendenza a nascondersi»
Guardando anche alla Fase 3, le sembra una modalità  di insegnamento sostenibile?
«La mole di lavoro è aumentata moltissimo per noi docenti — io stessa lavoro più del doppio di prima, perchè la didattica a distanza richiede uno sforzo di progettazione in più rispetto a quella in aula. Alla fine, però, vogliamo tornare in classe soprattutto perchè i ragazzi hanno bisogno di sentirci vicini, di vederci realmente e di stare insieme tra loro. In realtà  come le nostre si potrebbe fare: io, ad esempio, insegno in una classe molto ampia che ospita soltanto 15 alunni. Bisognerebbe responsabilizzare le scuole e portarle a sviluppare un piano per organizzare la propria didattica, invece ci viene detto “metà  dentro, metà  fuori”».

(da agenzie)

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APPROVATO IL DECRETO SCUOLA, NELLA VALUTAZIONE FINALE PESERA’ ANCHE L’IMPEGNO IN DIDATTICA A DISTANZA

Aprile 6th, 2020 Riccardo Fucile

SE NON SI TORNA IN AULA, MATURITA’ SENZA SCRITTI E TUTTI SARANNO AMMESSI ALL’ANNO SUCCESSIVO

Il Consiglio dei ministri in corso ha dato il via libera al dl scuola, con tutte le misure per finire l’anno scolastico alle prese con l’emergenza Covid-19. §
Confermate alcune delle anticipazioni date nei giorni scorsi: sono due gli scenari previsti, a seconda che riprendano le lezioni in presenza, oppure, come è più probabile, gli studenti per quest’anno non tornino più in classe.
In via eccezionale quest’anno tutti gli alunni saranno ammessi all’anno successivo, anche quelli con insufficienze registrate nel primo quadrimestre, ma come ha più volte detto la ministra Azzolina non ci sarà  “nessun 6 politico”: infatti i ragazzi saranno valutati con voti finali corrispondenti all’impegno dimostrato durante l’anno e nella didattica a distanza.
La data spartiacque è quella del 18 maggio: nel caso si tornasse in classe entro questa data, e si avessero quindi quattro settimane di lezione, l’esame di maturità  verrebbe assimilato alla prova che conosciamo, ma con qualche differenza.
Il 17 giugno si parte con il tema di italiano, una prova nazionale uguale per tutti. La seconda prova scritta invece “non sarà  a carattere nazionale, ma predisposta dalla singola commissione di esame affinchè sia aderente alle attività  didattiche svolte nel corso dell’anno scolastico”.
Il decreto stabilisce che le commissioni di esame siano composte dai professori interni e da un presidente esterno.
Toccherà  quindi ai prof interni, che conoscono bene la classe e il programma svolto, scegliere l’argomento della seconda prova scritta.
A fine giugno si parte con la prova orale. Per gli esame di terza media – si legge nella bozza “è prevista l’eliminazione di una o più prove rimodulando le modalità  di attribuzione del voto finale”. In pratica verrebbe prevista una versione più “facilitata” dell’esame.
L’ipotesi più probabile però è che l’attività  didattica in classe non possa riprendere entro il 18 maggio per ragioni sanitarie.
In questo caso i maturandi salteranno entrambi gli esami scritti, italiano e seconda prova. La valutazione finale verrà  affidata a un esame orale, “un unico colloquio, spiega la bozza, articolandone contenuti, modalità  anche telematiche e punteggio, per garantirne la completezza e la congruità  della valutazione”. L’esame resterà  comunque ‘serio’, ha assicurato la ministra Azzolina.
Salteranno anche gli esami di terza media. Prevista, si legge nella bozza “la sostituzione dell’esame di stato conclusivo del primo ciclo di istruzione che tiene conto altresì di un elaborato del candidato”. Per gli alunni che hanno lacune formative, è prevista la possibilità  “dell’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019-2020 nel corso dell’anno scolastico successivo, a decorrere dal 1 settembre 2020, quale attività  didattica ordinaria”.
Via libera anche alle assunzioni chieste dal ministero dell’Istruzione per recuperare parte dei posti liberati nell’estate del 2019 da quota 100.
Si attua, dunque, una norma inserita nel decreto scuola approvato in autunno fortemente voluta dalla Ministra Lucia Azzolina.
Si tratta di 4.500 posti che andranno ad altrettanti insegnanti, vincitori di concorso o presenti nelle Graduatorie ad esaurimento, che non hanno potuto occupare questi posti lo scorso settembre perchè non erano stati messi a disposizione

(da agenzie)

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COLTO DA MALORE IL PROF CHE VOLEVA PUNIRE LE SARDINE

Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile

SOCCORSO DAL 118 E’ STATO RICOVERATO ALL’OSPEDALE A MASSA

Si sarebbe sentito male stamani nella sua abitazione di Torrano, frazione di appena 33 abitanti nel Comune di Pontremoli (Massa Carrara) Giancarlo Talamini Bisi, il docente di scuola superiore di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), che aveva “minacciato” su facebook, di punire i propri studenti se “avessero osato” manifestare contro Salvini, assieme alle ‘sardine’, a Fiorenzuola.
Il docente, secondo quanto si apprende, sarebbe stato soccorso dal 118 e trasportato per precauzione all’ospedale delle Apuane Noa di Massa (Massa Carrara) dove è stato sottoposto a degli accertamenti clinici.
Massimo riserbo da parte della Azienda sanitaria locale: l’ipotesi è che l’insegnante abbia accusato un lieve malessere dopo le tensioni scaturite nelle ultime ore a seguito del suo post poi rimosso.
Il professor Talamini, che insegna storia e geografia all’Istituto superiore Mattei di Fiorenzuola D’Arda ma è stato anche docente di italiano e latino, l’altro ieri in serata aveva mandato via mail le sue scuse per quanto scritto su Facebook il giorno prima, mentre il suo profilo era scomparso, forse oscurato direttamente da lui.
Sul suo sito però compaiono anche robine come questa: “Sono razzista e me ne vanto”.
E intanto in rete fioccano le “testimonianze” sulle sue altre virtù: “Ho avuto (purtroppo) questa “persona” come docente di italiano e storia al liceo. Non molto preparato e dall’umore instabile, nonostante non esprimesse le sue idee politiche. Tutti presupposti perchè non potesse finire bene. Mi vergogno di averlo conosciuto”

(da agenzie)

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I BAMBINI REGALANO ALLA MAESTRA IL VOCABOLARIO ARABO-ITALIANO PER NON ESCLUDERE I COMPAGNI

Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile

ALUNNI CHE SI TRASFORMANO IN INTERPRETI PER AIUTARE L’INTEGRAZIONE DEI NUOVI ARRIVATI

Antonella, maestra elementare dell’istituto comprensivo Giacosa di Milano, meglio conosciuta come la scuola del Parco Trotter, non ha avuto problemi ad accogliere in classe tre bambini egiziani, che fanno fatica a comprendere e parlare l’italiano.
Ad aiutarla ci hanno pensato subito due alunni, anche loro egiziani ma nati in Italia, che parlano benissimo sia l’arabo che la lingua italiana. I due hanno pensato di compilare, e poi di regalarle, un piccolo vocabolario con le parole più utili.
Alunni che si trasformano in interpreti e che regalano alla maestra «uno straordinario vademecum» cercando «di insegnarle anche la pronuncia corretta».
«Nell’ordine hanno pensato prima a parole gentili e accoglienti con un “minimo” di matematica poi agli imperativi tipici della professione. Da brevettare. Li adoro» ha scritto la maestra su Facebook.
Parole gentili come «ciao, come stai, grazie, bravo e va bene» ma anche «studia, colora, aspetta, hai finito?» sono finiti nel vademecum arabo-italiano scritto dai bimbi.
Parole scritte in italiano e in arabo: accanto anche la pronuncia.
L’obiettivo? Integrare sempre di più i tre bambini egiziani appena arrivati in Italia.

(da agenzie)

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