SCUOLA, ACCORDO TRA STATO E REGIONI SULLE LINEE GUIDA, DISTANZIAMENTO DI UN METRO TRA ALUNNI
LA SCUOLA RIAPRE IL 14 SETTEMBRE, IL GOVERNO METTE SUL TAVOLO UN ALTRO MILIARDO E 50.000 ASSUNZIONI
L’accordo sulla riapertura della scuola – lunedì 14 settembre – è arrivato e per ora è basato su promesse e annunci.
Il via libera è arrivato sull’impegno del Governo su risorse e personale, due punti sui quali in particolare Regioni e Anci avevano chiesto certezze e garanzie. Su entrambi hanno incassato le promesse della ministra, che prima ha sottolineato: “È necessario il miliardo in più che ho chiesto” e poco dopo ha annunciato 50mila assunzioni per il personale scolastico. Mentre il premier Conte assicurava: “Abbiamo un ulteriore miliardo che stanziamo per ulteriori investimenti sulla scuola, che ci dovrà consentire di avere una scuola più moderna, sicura e inclusiva. E nel Recovery Fund un importante capitolo sarà dedicato proprio agli interventi sulla scuola”.
Impegni “ai quali ora bisogna dare seguito” ripete il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro che alla realizzazione delle promesse ha vincolato il suo parere positivo alla nuova bozza di Piano scaturita dal confronto tra ministra e Regioni.
La creatività dei dirigenti, il tavolo per i trasporti. Nella quale si prevedono l’estensione dell’orario fino al sabato, le classi divise in vari gruppi di apprendimento, i turni a seconda dei gradi scolastici.
L’organizzazione è demandata alla creatività dei dirigenti scolastici: anche per l’utilizzo degli spazi interni ed esterni, ciascuna scuola potrà avvalersi delle possibilità indicate nel Piano.
Il personale ausiliario si occuperà dell’accoglienza e della vigilanza, mentre gli orari di inizio e fine delle attività scolastiche dovranno essere scaglionati per evitare assembramenti.
Ancora, si prevede l’istituzione di “Conferenze dei servizi, su iniziativa dell’Ente locale competente, con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici” per “analizzare le criticità delle istituzioni scolastiche” e l’avvio del “cruscotto informatico”, cioè la banca dati sulla quale è possibile fare le simulazioni delle disposizioni delle classi per capire quali potranno essere utilizzate e quali no.
Mentre la didattica a distanza – prevista solo per gli studenti delle superiori – viene definita “complementare”. Per la riorganizzazione del trasporto pubblico locale, necessità segnalata dalle Regioni, si prevede l’attivazione di un tavolo tra Ministeri competenti, Regioni, Anci e Upi anche per discutere del “reperimento di specifiche risorse che si rendessero necessarie”.
L’indicazione, o linea guida che dir si voglia, più rilevante resta quella, arrivata dal Comitato tecnico scientifico, su distanziamento fisico e utilizzo della mascherina, obbligatorio dai 6 anni in su.
La distanza da mantenere è di un metro tra le “rime buccali”, ossia da bocca a bocca, per cui nelle aule sarà possibile avvicinare i banchi e disporne di più su un numero maggiore di file.
Quanto alla mascherina, il Cts riesaminerà la questione alla luce della situazione epidemiologica del momento “almeno due settimane prima” dell’inizio delle lezioni. Gli esperti potrebbero decidere di allentare o anche proprio di eliminare l’obbligo.
E se i livelli del contagio da Covid-19 fossero più alti di quelli di oggi? Al momento, tutti concentrati sull’organizzazione della ripartenza, nessuno se lo chiede espressamente.
Le aule, le criticità e il “cruscotto”.
L’indicazione del metro tra le “rime buccali” ha incontrato il favore dei presidi, con il presidente dell’Associazione nazionale, Antonello Giannelli, che ha visto un po’ sfumare il rischio di scaricabarile che tanto aveva preoccupato i dirigenti scolastici.
“La nuova bozza è molto migliorata – ha commentato – sono state accolte modifiche che vanno nella direzione che avevamo indicato. È stato chiarito, ad esempio, che a individuare le aule dovranno essere gli Enti locali, che potranno utilizzare il “cruscotto informatico”.
Positiva anche la precisazione sul distanziamento fisico a un metro da bocca a bocca. Così, il numero di aule incapienti sarà sicuramente inferiore a quel che si poteva temere. Infine, per quel che riguarda i livelli di servizio da garantire, siccome non viene detto nulla, dobbiamo assumere che si tratta del 100% degli studenti e del 100% delle ore di lezione in presenza. L’unica criticità resta quella delle aule laddove non fossero tutte capienti per il numero di alunni e studenti da accogliere. Speriamo gli Enti locali riescano a reperirle tutte in due mesi”.
“No a interventi spot”. “Ora – dice Francesco Sinopoli, segretario generale Flc Cgil – va cambiata l’impostazione delle politiche sulla scuola”. Il riferimento è soprattutto all’ulteriore stanziamento di fondi promesso dalla ministra. “Va bene, ma non basta”, taglia corto Sinopoli. E avverte: “I fondi che si stanzieranno ora devono essere impiegati per organici e infrastrutture. In generale, tutte le risorse che si destineranno alla scuola devono diventare investimenti stabili. Nessuno pensi a interventi spot”. delle Regioni e anche in conferenza Stato Regioni manterrà il dissenso rispetto al ministro della Pubblica Istruzione. Non daremo l’intesa, non diremo che siamo d’accordo con le misure che si vanno a prendere, perchè abbiamo considerato irresponsabile decidere di andare al voto il 20 settembre”.
Stefano Bonaccini, oltre a ringraziare la ministra Azzolina per il miliardo in più chiesto per la scuola ha detto che “le Regioni hanno avuto un ruolo determinante nella costruzione di un Piano scuola 2020-2021 che rispondesse il più possibile alle diverse esigenze dei docenti e dei dirigenti scolastici, degli studenti e degli enti locali”.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply