Destra di Popolo.net

LA SVOLTA: DEPUTATI FINIANI SUL TETTO DI ARCHITETTURA PER ESPRIMERE SOLIDARIETA AGLI STUDENTI

Novembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

GRANATA, PERINA, DELLA VEDOVA E CHIARA MORONI HANNO ACCETTATO L’INVITO DI ANTONELLO VENDITTI E SONO SALITI SUL TETTO DELLA FACOLTA’ ALLA SAPIENZA…. “VOGLIAMO MARCARE LA DIFFERENZA TRA CHI CONDANNA LA PROTESTA E CHI CREDE INVECE CHE LE RICHIESTE DI STUDENTI E PROFESSORI VADANO ASCOLTATE”… E’ QUESTA LA DESTRA CHE VOGLIAMO, NON QUELLA DI UN INDAGATO PER SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE CHE DAGLI SCHERMI TV INCITA A MENARE GLI STUDENTI

Una delegazione di deputati di Futuro e libertà  è salita sul tetto della sede di Fontanella Borghese della facolta di Architettura della Sapienza.
A rispondere all’invito del cantautore Antonello Venditti e dei ricercatori della facoltà , i parlamentari Benedetto Della Vedova, Flavia Perina, Fabio Granata e Chiara Moroni.
“Abbiamo accettato l’invito di Venditti – spiega Chiara Moroni – per marcare la differenza tra chi condanna la protesta e chi crede invece che le richieste di studenti e professori vadano ascoltate”.
“Riteniamo opportuno – ha quindi concluso la Moroni – ascoltare le loro richieste e vogliamo spiegare la battaglia che Fli ha portato avanti sulla riforma universitaria”.
Finalmente una destra che non sfugge al confronto, una destra che non si nasconde dietro le manganellate che tutelano da sempre il Palazzo, ma che vuole rappresentare la società  civile, i lavoratori, i ricercatori, gli studenti.
Una segnale importante per la destra sociale che vuole essere presente e lottare per il nostro Paese, che vuole essere a fianco di chi difende il proprio lavoro e la propria dignità .
Una destra diversa che nulla ha a che vedere con chi, imputato per sfruttamento della prostituzione, si permette, dagli schermi di una tv berlusconiana, di istigare all’odio e al pestaggio con queste infami parole: “Intervenire e menare, questa gente capisce solo di essere menata…venti i fermati, ma poveri cuccioloni saranno già  a casa fra le coperte a prendersi del tè caldo.”.
C’è chi si mette in gioco per difendere i propri diritti, c’è chi prende “amaramente” due sberle per futili motivi.
Con questa sedicente destra affaristico-puttaniera non abbiamo mai avuto e non vogliamo avere nulla a che fare.

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GOVERNO KO, SLITTA A MARTEDI IL VOTO SULLA RIFORMA DELL’UNIVERSITA’: SCONTRI E PROTESTE IN TUTTA ITALIA

Novembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

MAGGIORANZA ANCORA BATTUTA SU UN EMENDAMENTO DEL FINIANO GRANATA… GELMINI E ALFANO IN CONFUSIONE: SI SBAGLIANO E VOTANO UN EMENDAMENTO CON L’OPPOSIZIONE…OCCUPATA LA TORRE DI PISA E BLITZ AL COLOSSEO, SCONTRI A FIRENZE, BOLOGNA E TORINO TRA STUDENTI E POLIZIA… GELMINI: SE STRAVOLGONO IL DECRETO, LO RITIRO

Il voto finale alla Camera sulla riforma dell’Università  avverrà  nella giornata di martedì 30 novembre entro le 20, lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Intanto questa mattina il governo è stato nuovamente battuto nell’Aula della Camera su un emendamento di Fli alla riforma dell’Università  su cui l’esecutivo aveva reso parere contrario.
L’emendamento, all’articolo 16 di cui primo firmatario Fabio Granata, è passato con 261 no, 282 sì e tre astenuti.
«Questa mattina è stato approvato un emendamento di scarso rilievo. Finchè Fli su un emendamento non particolarmente significativo marca una differenza questo rientra nella tecnica parlamentare e non entro nel merito. Mi auguro che non accada che vengano votati emendamenti il cui contenuto stravolga il senso della riforma, non sarebbe accettabile, se così fosse come ministro mi vedrei costretta a ritirarla», ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini.
Sul fronte delle proteste, gli studenti universitari, dopo il sit-in di mercoledì e il blitz al Senato, hanno proseguito le manifestazioni contro la riforma Gelmini. A Roma rinforzati i presidi delle forze dell’ordine che hanno bloccato gli accessi per impedire l’accesso in piazza Montecitorio, ma Roma è attraversata da stamani da cortei studenteschi.
Alla Sapienza, l’inaugurazione dell’anno accademico (prevista venerdì) è stata rimandata dal rettore.
A Milano un corteo ha attraversato il centro: tensioni con la polizia al Politecnico e in piazzale Loreto, due ragazzi sono rimasti contusi.
A Napoli, la sede dell’Università  degli studi Orientale è stata occupata così come il rettorato dell’Università  Federico II.
A Palermo sei cortei formati un migliaio di studenti si sono diretti all’Ufficio scolastico provinciale e in seguito hanno bloccato la stazione per un’ora e l’ingresso al porto.
A Bari gli studenti hanno occupato la facoltà  di ingegneria del Politecnico.
A Torino sfidando il freddo i ricercatori dell’università  hanno trascorso la seconda notte sul tetto della sede delle facoltà  umanistiche, sono state occupate le sedi del Politicnico e ci sono stati picchetti davanti alle facoltà  di fisica e chimica.
Inoltre davanti alla sede della Regione Piemonte sono stati lanciati uova e fumogeni e la stazione di Porta Susa è stata bloccata per mezz’ora.
Ad Ancona un gruppo di studenti ha occupato il tetto della facoltà  di ingegneria del Politecnico.
A Bologna un corteo di qualche centinaio di studenti ha creato qualche difficoltà  agli autobus in centro.
A Firenze carica di alleggerimento delle forze dell’ordine davanti a scienze sociali dove si erano raccolti circa 500 giovani dei collettivi di sinistra, che protestavano contro la partecipazione del sottosegretario Daniela Santanchè a un dibattito sull’immigrazione.
In precedenza dai manifestanti erano stati lanciati alcuni fumogeni.
A Cagliari è proseguita l’occupazione del tetto del Palazzo delle scienze: agli studenti si sono associati alcuni ricercatori.
A Pisa gli studenti sono saliti sulla Torre Pendente e hanno srotolato uno striscione.
E’ accaduto alla Camera anche un episodio che la dice lunga sulla tensione che si annida tra le file del governo: Mariastella Gelmini ed Angelino Alfano, nel corso dell’esame degli emendamenti alla riforma dell’Università , hanno votato per errore con l’opposizione, con richiesta di correzione del risultato della votazione.

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VENETO E PIEMONTE: UN NO POLITICO AD ACCOGLIERE UN CAMION AL GIORNO DI RIFIUTI? ALLORA IL GOVERNO TOLGA AL VENETO I 300 MILIONI PER L’ALLUVIONE

Novembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

SECONDO BOSSI “SE I RIFIUTI LI PORTANO QUA, LA GENTE SI INCAZZA”… NOI INVECE CI INCAZZIAMO PERCHE’, PER I DANNI DELL’ALLUVIONE, GENOVA HA AVUTO SOLO IL 5% DELLA CIFRA DEI DANNI ACCERTATI, MENTRE AL VENETO IL GOVERNO HA REGALATO IL 30%…. UN GOVERNO CON LE PALLE LASCEREBBE ZAIA NELLA MERDA: PAGHI LUI, AUMENTANDO LE TASSE IN VENETO

No. Punto. Se fosse stato un telegramma, questo sarebbe stato il testo che le regioni del Nord avrebbero spedito al governo che chiedeva chi era disposto ad accogliere i rifiuti della Campania.
Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte si sono dichiarati non disponibili.
Tra le altre regioni le Marche hanno detto no, mentre la Sardegna ha offerto uomini e mezzi ma ha spiegato che i rifiuti non possono essere smaltiti nell’isola.
Il gruppo della Lega Nord nel Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ha chiesto che «la Regione si dichiari indisponibile».
Solo la Toscana ha confermato la propria disponibilità  ad accogliere una parte dei rifiuti campani.
La Lombardia per esempio ha risposto spiegando che «prima si aspetta una convocazione da parte del governo per comunicare le risorse aggiuntive che intende destinare alle Regioni, dopo i tagli della finanziaria di luglio».
Fino ad allora, la Regione non intende partecipare nemmeno al tavolo governativo di discussione e «si conferma non disponibile ad accogliere i rifiuti campani».
«Vedo che alcune regioni del Nord, a prescindere dalla discussione, hanno detto no e questo è un fatto molto triste», ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.
Il Lazio invece si è detto disponbile, ma la presidente Renata Polverini ha spiegato che la disponibilità  può essere «simbolica o più consistente a seconda degli approfondimenti tecnici».
Mentre alcune regioni hanno detto un no tecnico, non essendo in grado si smaltire rifiuti in surplus, da parte di Piemonte e Veneto il no è decisamente politico.
Umberto Bossi ha spiegato i motivi del no ai rifiuti: «Se li portano al Nord, la gente si incazza”.
Perchè dovrebbe incazzarsi lo sa solo lui e i soggetti che fomenta: o forse i rifiuti del sud puzzano di più di quelli del nord?
Per il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, la situazione è grave: «Così non si può andare avanti, siamo di fronte a un’emergenza a cui deve fare fronte l’intero Paese. Ma ci devono essere due condizioni, che abbiamo chiesto al governo: la prima è la dichiarazione dello stato d’emergenza e la seconda è che il governo, con un atto coerente e fermo, chieda un impegno e una collaborazione a tutte le Regioni».
Ma se di emergenza si tratta, vediamo come stanno realmente le cose.
Alle Regioni è stato chiesto di accettare un quantitativo di rifiuti pari a 24 automezzi al giorno diviso per tutte le regioni.
Poco più di un carico al giorno per ciascuna Regione e per la durata di sei mesi.
Un inezia che fa capire il significato tutto politico del “no leghista” in Piemonte e in Veneto.
A quel punto il governo avrebbe fatto bene a prenderne atto e a comunicare a Zaia che i 300 milioni di euro promessi dal governo per i danni dell’alluvione in Veneto sarebbero stati ritirati.
Visto che la solidarietà  per Zaia non esiste, è giusto che paghi lui i 300 milioni, magari aumentando le imposte ai veneti, in modo che essi si rendano conto di chi hanno scelto come governatore.
E per rendere chiaro il concetto è l’ora di rivelare qualche dettaglio circa le decisioni di questo governo servo della Lega.
Nella provincia di Genova, poco prima dell’alluvione in Veneto, una analoga tragedia ha fatto danni certificati dalla Protezione civile in 200 milioni di euro. Ne sono stati stanziati (e mai ricevuti, per ora) dal governo 10 milioni, pari al 5%.
In Veneto, a fronte di un danno di 1 miliardo di euro, il governo ha elargito 300 milioni, pari al 30%.
Qualcuno ci spieghi perchè dovremmo pagare, noi italiani tutti, la campagna elettorale della Lega in Veneto.
Gli stessi vertici leghisti che ora però fanno gli schifiltosi alla prospettiva di ricevere un camion di rifiuti campani al giorno, dicasi uno.
Ma chi vogliono prendere per il culo?

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LA RIVOLTA DELLE UNIVERSITA’ E I TAGLI AL FUTURO DEI GIOVANI

Novembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

LE CONTRADDIZIONI DELLA RIFORMA GELMINI: SI DICE DI VOLER PREMIARE IL MERITO, MA SI DESTINA AD ESSO SOLO IL 7% DEI FONDI TAGLIATI.. SI CREA IL RICERCATORE A TEMPO SENZA DARGLI   PROSPETTIVE… LA FUGA DEI CERVELLI NON SI FERMA PAGANDO I RICERCATORI MENO CHE IN QUALSIASI ALTRA NAZIONE EUROPEA.. LE BORSE DI STUDIO RIDOTTE DA 96 A 70 MILIONI, SERVIZI E RICERCA ABBANDONATI A SE STESSI: GIOVANI SENZA FUTURO

Ci sono molte buone ragioni per riformare l’università  italiana.
Razionalizzare la frammentazione di corsi di laurea, facoltà , materie, che spesso corrisponde solo a logiche vuoi corporative, vuoi territoriali.
Premiare il merito delle università  sia nel campo della ricerca che in quello della qualità  didattica.
Reclutare i docenti con criteri che valutino la competenza e la congruità  ai bisogni della facoltà  che chiama, e non l’appartenenza a consorterie varie, o l’anzianità  di servizio o di pazienza nello stare in coda.
Istituire percorsi di carriera chiari nei passaggi, nei doveri e nelle ricompense, rovesciando la situazione attuale per cui spesso capita che i ricercatori, o perfino gli assegnisti o varie figure precarie, abbiano maggiori carichi didattici degli ordinari, essendo pagati molto meno e mangiandosi così il tempo necessario per ricerca e pubblicazioni.
Fornire agli studenti spazi e relazioni didattiche di qualità , in cambio chiedendo anche a loro maggiore assunzione di responsabilità  nei percorsi di studio, riducendo, se non eliminando del tutto, la possibilità  di rimanere parcheggiati indefinitamente.
L’elenco è lungo.
Purtroppo, però, negli ultimi anni, a partire dalla riforma di Berlinguer, sull’università  italiana si sono succedute riforme più o meno ben intenzionate, che hanno occupato migliaia di ore e di defatiganti negoziazioni per essere messe a punto, solo per essere distrutte dal ministro successivo.
Si è molto parlato di merito e di valutazione, ma nè il sistema di finanziamento nè quello di reclutamento sono realmente mutati in questa direzione.
Certo, i professori, specialmente gli ordinari, come categoria, hanno le loro gravi responsabilità , sia per quanto attiene alla frammentazione delle facoltà , delle sedi e dei corsi, sia per quanto attiene a un sistema di reclutamento troppo spesso senza qualità .
Anche i concorsi universitari più recenti, fatti con il nuovo sistema introdotto dal ministro Gelmini, hanno mostrato in più di un caso la capacità  delle corporazioni di produrre risultati che poco hanno a che fare con il merito e molto con le appartenenze.
Ma altrettanta responsabilità    hanno i ministri,   che non hanno saputo o voluto mettere in campo meccanismi premianti e viceversa disincentivanti, invece scrivendo riforme che non solo cancellano quelle precedenti per pura voglia di lasciare un segno, ma prescindono dal contesto su cui arrivano e dalle risorse disponibili.
La riforma Gelmini da questo punto di vista è esemplare.
Dice di voler premiare il merito, ma, dopo aver operato un taglio robusto ai finanziamenti, distribuisce in base al merito solo il 7%   del finanziamento rimasto.
Certamente un incentivo largamente insufficiente ad assumere con attenzione alla qualità  scientifica all’interno del nuovo sistema di reclutamento.
Istituisce la figura del ricercatore a tempo, in analogia a quando avviene nella maggior parte dei paesi europei (ma non tutti)   e negli Usa, ma non fornisce alcuna garanzia che i concorsi per entrare nelle posizioni successive avverranno effettivamente con cadenza regolare, con il rischio di creare una massa di precari che poi inevitabilmente premerà  per qualche ope legis.
Dice di voler invertire la fuga dei cervelli, ma i ricercatori italiani sono tra i peggio pagati nel mondo sviluppato (e il blocco degli scatti biennali si scarica in modo particolarmente duro su di loro) e i fondi per la ricerca sono miserandi.
Ricordo che i ricercatori italiani sono tra i meno pagati in Europa.
Dice di essere dalla parte degli studenti, ma taglia le borse di studio, dopo che il taglio ai finanziamenti ha già  ridotto la qualità  delle prestazioni delle università .
Il fondo che finanzia le borse di studio scenderà  infatti da 96 milioni di euro nel 2010 a 70 nel 2011, tornando ai livelli del 1998.
Ciò non è compensato da altri interventi per il diritto allo studio: alloggi, spazi di studio e così via rimangono in Italia una risorsa risicata, anche se con ampie variazioni.
Peraltro, ciò è in contraddizione con la riduzione delle sedi universitarie.
Se, come è opportuno, si auspica una maggiore mobilità  degli studenti, occorre anche prevedere i servizi e i sostegni necessari, altrimenti la frequenza all’università  ridiventerà  una chimera per chi non vive in una sede universitaria e non ha genitori abbienti.
Tra gli studenti che protestano ci sarà  sicuramente chi vorrebbe un’università  che promuova senza chiedere troppo in cambio e che più che alla qualità  dell’istruzione che riceve sia interessato ad averla al più basso costo   –   finanziario e di investimento   –   possibile.
Ed è anche possibile, anzi probabile, che qualche docente utilizzi il malcontento di studenti e ricercatori per la riduzione delle risorse e delle prospettive future per nascondere le proprie responsabilità  individuali e collettive.
Così come è inevitabile che i partiti di opposizione cavalchino la situazione.
Purtroppo lo spazio pubblico per un confronto anche duro, ma teso a ridefinire obiettivi, responsabilità , costruire percorsi condivisi di riforma sembra inevitabilmente eroso.
Siamo di fronte alla progressiva delegittimazione dell’università  e della ricerca pubbliche in Italia, sulla pelle delle nuove generazioni, che di questo dovrebbero innanzitutto preoccuparsi, e del futuro della nostra società .
Il governo e il suo ministro non ne portano per intero la responsabilità .
Ma vi hanno molto contribuito, sia con lo stile prepotente   delle argomentazioni che con la faciloneria con cui sono stati affrontati i diversi nodi, che infine per il sistematico disprezzo mostrato per chi lavora nell’università  e per l’università  come istituzione, proprio in un paese in cui ricerca e cultura hanno pochi sostenitori, soprattutto nel mondo delle imprese spesso portato ad esempio.
In Francia e Germania, per nominare solo due paesi, a fronte della crisi economica, scuola, università , ricerca sono stati considerati investimenti prioritari, non solo da salvaguardare, ma da   rafforzare.

Chiara Saraceno
(da “la Repubblica“)

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NOVI LIGURE TERRA DI MIRACOLI DA QUANDO IL MINISTRO BONDI SI E’ FIDANZATO CON “PANETTA”

Novembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

VIAGGIO NEL PAESE DELLA “SACRA FAMIGLIA”: ALTRO CHE TAGLI ALLA CULTURA, A NOVI PIOVONO DOBLONI: 2 MILIONI PER IL TEATRO MARENCO, 670.000 EURO PER IL RESTAURO DI DUE CHIESE, PERSINO 550 EURO PER LA BANDA MUSICALE…E LA COMPAGNA DEL MINISTRO, MANUELA REPETTI, SEMBRA ORMAI LA SUA PORTAVOCE

I tagli alla cultura? A Novi Ligure non sanno cosa siano.
Da quando Sandro Bondi è venuto a vivere nella cittadina della sua compagna Manuela Repetti (deputato Pdl), i denari del ministero sembrano arrivare a pioggia.
Un decreto dei Beni culturali ha appena assegnato 670 mila euro per i lavori di due chiese cittadine.
È l’ultimo segno dell’attenzione di Roma.
Prima c’era stata la promessa di stanziare due milioni per il Teatro Marenco. Poi i contributi per la banda locale.
Adesso ecco il denaro per il Duomo (500 mila euro per la collegiata di piazza Delle Piane) e la chiesa di San Pietro (170 mila euro).
Ma Bondi di questi tempi non è assistito dalla buona sorte.
Appena a Novi si è diffusa la notizia, il parroco della chiesa di San Nicolò l’ha presa male: “Ognuno può decidere quali opere finanziare. A noi, però, non è arrivato un euro, eppure da anni ci battiamo per i tesori della nostra chiesa, dall’organo agli affreschi. La politica segue criteri che non capiamo, però     qui si tratta di denaro pubblico”, è sbottato don Carlo Leardi.
Quindi la stoccata: “E pensare che quando era tempo di chiedere voti la ‘sacra famiglia’ è passata in canonica, ha fatto tante promesse”.
La ‘sacra famiglia’ altri non sono che il ministro Bondi e la compagna Repetti, che in città  tutti affettuosamente chiamano ‘Panetta’ (suo padre è soprannominato ‘Panetto’, perchè prima di diventare il numero uno degli imprenditori immobiliari di Novi era panettiere).
Eh già , la coppia Bondi-Repetti si muove in tandem.
Ormai la signora sembra un portavoce del ministero.
Annuncia nuovi interventi ai giornali, risponde alle polemiche: “La parrocchia di San Nicolò non ha presentato progetti di restauro. Il ministero non può concentrare tutte le sue attenzioni su Novi. Si devono valutare progetti che da tutta Italia arrivano sul tavolo del ministro”, è stata la risposta pubblica di Repetti.
Così la promessa dei finanziamenti per il teatro Marenco è arrivata anche dalla compagna del ministro tramite il coordinatore del Pdl Bruno Ferretti: “Lo stanziamento è un risultato ottenuto grazie all’interessamento     del ministro Bondi e all’attivismo dell’onorevole Repetti”, dichiarò al settimanale ‘Il Novese’ diretto da Marco Matteini che per primo ha raccontato la storia.
Ma anche l’annuncio dei finanziamenti per lo storico teatro — un gioiello ottocentesco di quelli che l’Italia dimentica di avere — rischiò di trasformarsi in un caso politico: nel centrosinistra fanno notare che da anni il sindaco Lorenzo Robbiano aveva avviato la procedura per chiedere i fondi.
Non solo: a Novi si racconta che quando Bondi visitò il teatro in campagna elettorale dimenticò di avvisare il sindaco ma non Gigi Moncalvo, candidato del Pdl.
Postilla. Cecilia Bergaglio, musicista e giovane coordinatrice del Pd locale, aggiunge: “Finora dei due milioni promessi da Bondi non si è visto un centesimo”.
Sono invece arrivati i 550 euro per la banda ‘Romualdo Marenco’.
Poca roba, di questi tempi, però, le richieste di contributo sono migliaia e la lista d’attesa è lunga.
Ma Bondi punta molto su questo angolo di Piemonte dove sta costruendo il suo regno politico.
Accanto a lui c’è la compagna, ma molti puntano il dito sulla presenza ingombrante del “suocero” del ministro, Giovanni Repetti, grande imprenditore del mattone e sponsor del Pdl.
Anche lui, insieme con il ministro, nel 2009 ha lavorato per un candidato sindaco amico, il giornalista Gigi Moncalvo.
Una scelta che ha spaccato il centrodestra.
Risultato: il centrosinistra ha vinto. Bondi ha perso anche in casa.

Ferruccio Sansa
(da “il Fatto Quotidiano“)

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BONDI GATE, LA DELEGAZIONE BULGARA AL FESTIVAL DI VENEZIA: 32 PERSONE, HOTEL A 5 STELLE, VOLO CHATER A SPESE NOSTRE

Novembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

A   SOFIA FINISCE IN PARLAMENTO IL PREMIO FARLOCCO PER L’ATTRICE BONEV, L’AMICA DI BERLUSCONI…CHI PAGO’ LA LUSSUOSA TRASFERTA AL FESTIVAL DI VENEZIA? DALLA BULGARIA LA RISPOSTA: “GLI ITALIANI”….MENTRE IL GOVERNO TAGLIA LA CULTURA, LE SPESE PAZZE DEL MINISTRO BONDI DIVENTANO UNO SCANDALO: TUTTO PER COMPIACERE BERLUSCONI

Chi ha visto, sostiene che insensibili alle tristezze lagunari, in realtà  si siano divertiti molto.
Tre giorni veneziani, alberghi a cinque stelle, cene e pranzi da Pantagruel per un’allegra comitiva di trentadue persone.
La delegazione bulgara in visita al Festival del Cinema al seguito di Michelle-Dragomira Bonev, del suo “Goodbye Mama” e del finto premio del ministero dei Beni culturali ideato in tutta fretta a metà  estate nel feudo di Sandro Bondi, non segnalato sul programma ufficiale fino al giorno prima e poi tirato improvvisamente fuori in un colpo di teatro napoletano nelle ore precedenti alla proiezione, si è trattenuta al Lido dal 3 al 6 dicembre.
Sbarcati non da un volo di linea, ma da un charter della compagnia tedesca Private wings flugcharter GmbH , decine di migliaia di euro da aggiungere a vitto, alloggio e sostentamento in una delle città  più costose del mondo.
La notizia in Bulgaria polarizza l’attenzione da settimane, in Parlamento e sui giornali .
A Sofia, non piace l’idea che con i soldi pubblici si sia consentito al ministro della Cultura locale Vejdi Rashidov, all’amica del premier bulgaro ma soprattutto di Berlusconi, l’attrice e produttrice Bonev e al resto della truppa di permanere nel lusso per 72 ore al seguito di un film che non figurava nè in concorso nè in alcuna sezione parallela.
E opposizione e giornali d’inchiesta, mentre in Italia si stendeva una coltre di silenzio sull’operazione Dragomira, ne hanno chiesto ragione in patria al diretto interessato.
Prima un’indagine della giornalista Vladimirova del settimanale 168 ore, una sorta di Espresso bulgaro, poi l’interrogazione parlamentare di settembre in cui Vejdi Rashidov, messo alle strette dall’opposizione dichiarò davanti al Parlamento che a mandare un aereo per trasportare le persone a Venezia “era stato il ministero dei Beni culturali italiano”.
Dopo le smentite italiane di rito, Rashidov, impegnato a parare colpi, insisteva rincarando: “L’importante è che non abbiamo pagato noi. Tutto è in regola. Paga chi è più ricco. Il valore annuale del loro settore cultura è il 3% del PIL, il nostro di del solo 0,3%”.
Alla sua testimonianza, si aggiungeva la dichiarazione del portavoce del sodale di Putin, il primo ministro bulgaro Borisov, lo stesso che molto amichevolmente aveva incontrato Berlusconi a Palazzo Chigi a poco più di tre mesi dal Festival di Venezia.
Parole confirmatorie, nette: “Tutte le spese incluso il viaggio sono state a carico di chi ci ha ricevuto”.
Terminato il secondo affondo da Est, dall’Italia non si sono più levate controrepliche.
Il Fatto è in grado di produrre però una lettera di invito ufficiale del ministro Bondi al suo omologo bulgaro. È datata 25 agosto.
Nell’eloquio Bondi si supera. Un elogio alla famiglia tradizionale: “Sono lieto di invitarLa alla cerimonia di consegna del premio speciale ‘Action for Woman'(in realtà  tutt’altra cosa,ndr), il film è stato scelto per l’attenta e inedita esplorazione (sic), da parte dell’universo femminile, delle dinamiche di una realtà  in rapida trasformazione”.
In coda, la perla: “Suggerendo come i rapporti all’interno della cellula familiare siano alla base di una nuova società  aperta e attenta alla difesa dei diritti umani. In attesa di incontrarLa(…)”.
Com’è noto, accadde già  a Cannes a causa di Draquila, a Venezia Bondi non si recò.
Se oggi cerchi il suo capo di gabinetto, Salvo Nastasi, il telefono squilla a vuoto. Quando risponde, è solo per attaccare immediatamente.
Dalla Biennale, dopo un lungo inseguimento, fanno sapere “che nessuna spesa è stata affrontata per il film della signora Bonev”. E qualcuno sostiene che all’Hotel Cipriani (dove si è svolta l’etilica cena di gala per l’opera della Bonev) e in altre strutture del Lido (32 erano troppi per essere ospitati tutti alla Giudecca), abbia pagato tutto il facoltoso fidanzato della Bonev, un attempato imprenditore italiano. Nebbia.
Chiedere al vice di Bondi, Francesco Giro di raccontare la trama di “Goodbye Mama” e la notte del premio fasullo è come aprire un rubinetto.
L’eloquio è senza controllo: “Le dico la verità , immaginavo peggio. Della Bulgaria purtroppo conosciamo altro, però il film, anche se ne ho visto solo metà , non è male. Molto meglio di tante porcherie italiane viste a Venezia, a iniziare dall’ignobile film di Placido su Vallanzasca”.
Si è divertito? “Una storia sui manicomi, non tanto”.
Dell’ambito ludico, si occupa un ministero nel caos che rinnova ogni giorno, il proprio spettacolo.

Malcom Pagani
(da “il Fatto Quotidiano“)

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TREMAGLIA: “MUSSOLINI ERA MOLTO PIU’ SERIO DEL CAVALIERE: ADESSO IL PREMIER SE NE DEVE ANDARE A CASA”

Novembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

L’INTERVISTA AL SETTIMANALE “L’ESPRESSO” DELL’EX MINISTRO MISSINO SCHIERATO CON FINI: “LA PRIORITA’ E’ CHE BERLUSCONI SE NE VADA, ANCHE A COSTO DI ALLEARSI CON LA SINISTRA”

Dalla Repubblica di Salò a Futuro e Libertà .
Passando, in oltre sessant’anni di militanza, per il Movimento Sociale, Alleanza Nazionale e il Pdl.
Fino al congresso di Perugia, a quella frase sfuggita dalle labbra appena prima di scendere dal palco: «Alla faccia di Berlusconi».
È la storia di Mirko Tremaglia, una vita spesa nel nome dell’italianità  («è tutta la vita») e dei diritti degli italiani all’estero, a cui riuscì, con una legge approvata il 20 dicembre 2001, a dare il voto.
La prima volta, alle elezioni del 2006, con esito infausto per il centrodestra.
Al punto che Berlusconi attaccò violentemente il padre della norma, minacciando addirittura di eliminarla. Tremaglia non l’ha perdonato.
E oggi si spinge fino ad affermare che l’Italia di Mussolini era «più seria, più italiana» di quella di Berlusconi, a cui va «sicuramente» preferita l’esperienza della Repubblica Sociale.
Contrattaccando su tutta la linea: «Berlusconi ha detto che manderà  in pensione gli italiani all’estero», ribatte a L’espresso, «ma sarò io a mandare in pensione lui».
Onorevole Tremaglia, chi è Silvio Berlusconi?
È un uomo strano, che vuole essere il primo della classe dappertutto. Ma non si rende conto che deve fare il Presidente del Consiglio, un ruolo che richiede un senso delle Istituzioni oltre che l’intelligenza.
Invece lui non lo fa?
Il presidente del Consiglio deve fare il presidente del Consiglio. E invece fa tutt’altro. Ne fa di tutti i colori. Ad esempio, quando dice che è il più grande presidente degli ultimi 150 anni. Quando fa i suoi giochi di prestigio, anche nella sua vita privata. Ci sono situazioni interpersonali che dovrebbe rispettare. E invece insiste. Ora, io potrei dirle, ma non le dico. Però potrei dirle.
Preferisce alludere.
No, posso dirle che ci sono state delle situazioni di scontro sul piano personale, nei miei confronti, che sono state veramente indecenti. E sulle quali io non ho mai messo lingua. Ho sempre taciuto per non portare i discorsi su un piano miserevole.
Immagino ci sia di mezzo quando Berlusconi la accusò di aver fatto vincere le elezioni del 2006 alla sinistra…
Io ho fatto delle denunce all’autorità  giudiziaria. Che non si è mai pronunciata.
Lei sostiene di aver «portato a compimento la democrazia in Italia» dando il voto a milioni di italiani all’estero. Ma pensa che il nostro sia un Paese compiutamente democratico?
No, e uno dei motivi per i quali ho votato contro la fiducia a Berlusconi alla Camera è stato proprio questo.
Berlusconi è antidemocratico?
Sì. È stato lui a dare il via a una legge per il reato di immigrazione clandestina. Che colpisce i migranti non perchè commettono una qualche infrazione, ma per il semplice fatto di essere migranti. Ma se questa regola fosse stata applicata a noi italiani, che siamo arrivati a oltre 90 milioni di migranti, avremmo dovuto essere mandati via. E poi questo governo ha dimenticato gli italiani nel mondo. Su cui Berlusconi ne ha dette di tutti i colori. La mia legge, invece, va modificata introducendo lo scrutinio segreto nelle ambasciate e nei consolati. E il ministero per gli italiani all’estero va ripristinato.
È questo l’unico aspetto antidemocratico del governo Berlusconi?
No, situazioni controverse ce ne sono tutti i giorni, che vengono denunciate da varie parti politiche, non solo da sinistra. Noi dobbiamo ragionare per bene, da italiani. Siamo in una situazione partitocratica che distrugge tutti i diritti degli italiani. Quando ho votato contro Berlusconi apertamente prendendo la parola in Aula ho avuto acclamazioni da tutto il mondo, mai ne ho avute tante. E questo mi riempie di gioia.
Che pensa di chi, in Futuro e Libertà , si dice disposto ad allearsi anche con la sinistra pur di chiudere l’esperienza di Berlusconi in politica?
Dobbiamo fare in modo che se ne vada il governo Berlusconi. Noi votiamo per situazioni che determinano il fatto della sconfitta di Berlusconi. Che poi ci siano gli uni o gli altri non importa. Una volta che non si sconfessano certi principi, certi ideali, per me va bene.

Fabio Chiusi
(da “L’Espresso“)

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L’ELENCO DI CITAZIONI CHE MARONI, UOMO ESPERTO DI DIRITTO, SI E’ DIMENTICATO DI LEGGERE A “VIENI VIA CON ME”

Novembre 25th, 2010 Riccardo Fucile

AVREBBE POTUTO DIMOSTRARE LA RAFFINATEZZA DEL LINGUAGGIO DELLA PADAGNA DEL MAGNA MAGNA E LA COMPLETA ESTRANEITA’ DELLA CLASSE DIRIGENTE DELLA LEGA A REATI QUALI L’ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE E ALLA DISCRIMINAZIONE RELIGIOSA E SESSUALE

Gli immigrati bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile. (Giancarlo Gentilini, vice sindaco di Treviso)
Meglio noi del centrodestra che andiamo con le donne, che quelli del centrosinistra che vanno con i culattoni. (Umberto Bossi)
Quegli islamici di merda e le loro palandrane del cazzo! Li prenderemo per le barbe e li rispediremo a casa a calci nel culo! (Mario Borghezio)
Per i negri bisognerebbe usare pallottole di gomma e prendergli le impronte dei piedi per risalire ai tracciati particolari delle tribù. (Erminio Boso, europarlamentare)
La civiltà  gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. (Roberto Calderoli)
Gli omosessuali devono smetterla di vedere discriminazioni dappertutto. Dicano quello che vogliono, la loro non è una condizione di normalità . (Flavio Tosi)
Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga. (Renzo Bossi)
Gli omosessuali? La tolleranza ci può anche essere, ma se vengono messi dove sono sempre stati… anche nelle foibe. (Giancarlo Valmori, assessore all’ambiente di Albizzate)
Uomini della padania, questi bingo bonghi col cazzo lungo vogliono scoparci le mogli, le nostre donne! (Matteo Salvini)
Sono stato, sono e rimarrò un razzista secondo le ultime direttive UE poichè credo, e aspetto smentita da quei pochi che mi leggono, che certe notizie riportate solo da Il Giornale definiscano chiaramente che tra razza e razza c’è e ci deve essere differenza. (Giacomo Rolletti, assessore all’ambiente di Varazze)
Gli sciacalli vanno fucilati. Bisogna dare alle forze dell’ordine l’autorità  di provvedere all’esecuzione sul posto. Ci vuole la legge marziale. (Leonardo Muraro, presidente della provincia di Treviso)
I disabili nella scuola? Ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici, più utile metterli su percorsi differenziati. (Pietro Fontanini, presidente della provincia di Udine)
Siamo in un Paese libero, o no? E poi la cosa che mi fece più arrabbiare non furono le botte, ma gli insulti. Ebreo. A me. Capito? (Mario Borghezio, eurodeputato)
E’ un reato offrire anche solo un the caldo ad un immigrato clandestino. (Luca Zaia)
Finchè ci saremo noi, i musulmani non potranno pregare in comunità . (Marco Colombo, sindaco di Sesto Calende)
Parcheggi gratis per le famiglie, esclusi stranieri e coppie di fatto. (Roberto Anelli, sindaco di Alzano)
Voglio la rivoluzione contro i campi dei nomadi e degli zingari: io ne ho distrutti due a Treviso. (Giancarlo Gentilini)
E’ proprio per questo che invito ad assumere trevigiani, i meridionali vengono qua come sanguisughe. (Leonardo Muraro, presidente della provincia di Treviso)
Noi ci lasciamo togliere i canti natalizi da una banda di cornuti islamici di merda. (Mario Borghezio)
L’immigrato non è mio fratello, ha un colore della pelle diverso. Cosa facciamo degli immigrati che sono rimasti in strada dopo gli sgomberi? Purtroppo il forno crematorio di Santa Bona non è ancora pronto. (Piergiorgio Stiffoni, senatore)
Siamo stanchi di sentire in tv parlare in napoletano e romano. (Luca Zaia, presidente della regione Veneto)
Se dovessimo celebrare in Friuli Venezia Giulia i 150 anni dovremmo issare sul pennone la bandiera austro-ungarica. (Edouard Ballaman , presidente del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia)
Fermiamo per un anno le vendite di case e di attività  commerciali a tutti gli extracomunitari. (Matteo Salvini)
E’ inammissibile che anche in alcune zone di Milano ci siano veri e propri assembramenti di cittadini stranieri che sostano nei giardini pubblici. (Davide Boni, capodelegazione nella giunta regionale della Lombardia)
I gommoni degli immigrati devono essere affondati a colpi di bazooka. (Giancarlo Gentilini)

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