Novembre 26th, 2010 Riccardo Fucile
DOPO LA VISITA SUL POSTO, I COMMISSARI EUROPEI SCRIVONO: “LE MISURE RICHIESTE NON SONO STATE APPLICATE. MANCANO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA, I TERMOVALORIZZATORI E UN PIANO ORGANICO”… ALTRA AMMENDA IN VISTA, MENTRE BERLUSCONI SE LA PRENDE CON LE AUTORITA’ LOCALI CHE AVREBBERO DOVUTO COSTRUIRE GLI IMPIANTI… FA FINTA DI NON SAPERE CHE PER COSTRUIRE UN TERMOVALORIZZATORE OCCORRONO ALMENO TRE ANNI, NON TRE GIORNI
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha emanato il decreto legge su rifiuti
nel testo definitivo trasmesso dalla presidenza del consiglio dei ministri che, si legge nella nota del Quirinale, “tiene significativamente conto delle osservazioni e delle richieste di chiarimento formulate dal capo dello Stato”.
Ma la Commissione Ue ha fatto sapere che “le misure necessarie per dare esecuzione alla sentenza pronunciata nel marzo scorso dalla Corte di giustizia europea non sono ancora state applicate”.
Lo ha dichiarato il commissario ue all’ambiente Janez Potocnik, dopo avere ricevuto la relazione della delegazione Ue che si è recata recentemente a Napoli.
Secondo Bruxelles, “anche se la costruzione dell’inceneritore di Acerra ha consentito dei progressi, il sistema soffre ancora di lacune significative”.
In particolare – ha precisato Potocnik – “suscita preoccupazione la mancanza di un sistema di raccolta differenziata a Napoli, la maggiore agglomerazione della regione. In mancanza di un efficace piano di gestione dei rifiuti per la Campania continuerebbero i rischi per la salute umana e i danni a livello ambientale, ai quali la Corte fa esplicita menzione nella propria sentenza”.
“Continuo a temere che ci vorranno ancora diversi anni per creare le infrastrutture necessarie a garantire un’adeguata gestione di tutti i rifiuti domestici prodotti in Campania – 7200 tonnellate al giorno – e per scongiurare l’insorgere di ulteriori emergenze rifiuti”, ha aggiunto il commissario.
Il che non significa che la Ue rimarrà ad aspettare pazientemente che la situazione si risolva da sola. In mancanza di un efficace piano di gestione, la Commissione, ha detto Potocnik, sarebbe obbligata a rivolgersi nuovamente alla Corte, la quale probabilmente imporrebbe delle ammende all’Italia.
Non è colpa del governo, ha affermato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, se l’emergenza rifiuti è tornata, più grave di prima.
“Era necessario che le autorità locali adempiessero agli impegni come la costruzione dei termovalorizzatori in tempi brevi, uno a Napoli est un altro a Salerno. Le autorità locali non hanno fatto nulla”.
Vi sono due contraddizioni evidenti nel solito spottone mal riuscito del premier.
Se il problema era risolvibile da “ghe pensi mi” in tre giorni, come aveva garantito, perchè prendersela ora con le autorità locali?
E come avrebbero potuto queste ultime costruire due termovalorizzatori in pochi mesi, quando notoriamente occorrono per farlo almeno due-tre anni?
Basta con le palle mediatiche, non ci crede più nessuno.
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Novembre 26th, 2010 Riccardo Fucile
LA SPERANZA DI RISCATTO, IN FONDO, SI CERCA SEMPRE IN MEZZO ALLE STELLE
Pensate alla gru degli operai immigrati di Brescia che combattono in nome di sacrosanti diritti dei lavoratori; e adesso pensate ai tetti degli studenti che riscoprono una nuova stagione d’impegno in nome della cultura e della ricerca.
E poi pensate a un alpinista che cerca se stesso sulle vette più alte.
Infine pensate al desiderio di fuga da un’Italia caduta sempre più in basso: moralmente, culturalmente, esteticamente.
Ecco, in questa spinta all’ascesa c’è, fortissimo, il desiderio di riscatto.
C’è il desiderio di mettersi tutto alle spalle, di guardare finalmente dall’alto in basso una classe dirigente che non dirige nulla, che non può più spacciarsi come tale.
È la realtà che prende il sopravvento su una politica che non ha saputo nè voluto cambiare davvero il paese, che non ha saputo nè voluto esaudire le promesse fatte, che non ha saputo nè voluto scegliere tra il giusto e lo sbagliato.
Sì, in questa Italia che sale in alto, c’è anche bisogno di una gerarchia valoriale che sappia indicare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Perchè non è vero che è tutto uguale.
C’è il bisogno tutto politico di un’Italia finalmente cresciuta che vuole prendere in mano il proprio destino facendo suo il credo di Franco Battiato: “Non sto nè a destra nè a sinistra. Sto in alto”.
Salire sui tetti e sui monumenti non significa solo protestare per cose sacrosante e concrete.
Significa cercare una via di fuga culturale per un paese che non vuole più essere coinvolto e gettato a terra, che non vuole più vivere nei bassifondi e nelle fogne della civiltà .
E che non vuole nemmeno ricadere nel tragico errore della piazza come luogo di scontro ideologico.
Salire per crescere, per migliorarsi.
Un paese stufo di vergognarsi di se stesso che vuole usare il cervello e non la pancia.
Che vuole alzarsi in piedi alla ricerca di un nuovo eroismo collettivo.
Perchè tutti insieme si ha meno paura.
E per salire lassù bisogna combattere le proprie paure.
Perchè la speranza di riscatto si cerca sempre lassù, tra le stelle, tra i sogni di un popolo.
In ogni cultura, l’ascesa verso l’alto è sinonimo metaforico di conoscenza, di sapienza, di sacro.
Di autenticità , anche.
Ecco quello che urlano i giovani sui tetti d’Italia.
Basta, fatela finita, è giunta l’ora di vivere pericolosamente per guardare l’orizzonte e costruire finalmente il futuro.
Filippo Rossi
FareFuturoweb
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Novembre 26th, 2010 Riccardo Fucile
AL 30° CONGRESSO DEL SINDACATO DELLE TOGHE L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE: “SERVONO 1.210 GIORNI PER RECUPERARE UN CREDITO, I RITARDI DELLA GIUSTIZIA COSTANO ALLE IMPRESE 2,3 MILIARDI DI EURO”…. MESSAGGIO DI FINI: “OCCORRE SEMPRE SOSTENERE LA MAGISTRATURA”
La giustizia in Italia «è al collasso». 
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, nella sua relazione introduttiva al 30esimo congresso del sindacato delle toghe, non gira intorno al problema.
Lo affronta in modo diretto, e denuncia il «cattivo funzionamento del servizio» e, quindi, «il mancato rispetto della ragionevole durata del processo che assumono carattere oggettivamente prioritario e necessitano di interventi urgenti».
Il «preciso intento» della magistratura associata, osserva Palamara, è quello di «voltare pagina, lasciando alle spalle ciò che in questi anni non ha funzionato nella macchina giudiziaria, nei rapporti tra politica e magistratura, ma anche al nostro interno, dando centralità ai temi dell’autoriforma, della questione morale e dell’organizzazione».
Il problema centrale, sottolineato da Palamara, resta quello dei tempi con cui si arriva a sentenza in Italia.
Nel rapporto Doing Business 2011, della Banca Mondiale il nostro Paese, spiega ancora il leader dell’Anm, «figura tra i peggiori quanto a durata delle procedure: 1210 giorni necessari per recuperare un credito» e una stima di Confartigianato «calcola che i ritardi costano alle imprese 2,3 miliardi di euro: una tassa occulta di circa 371 euro per azienda che ricade su imprenditori, fornitori, clienti, consumatori».
Altro male dell’Italia su cui si sofferma il presidente dell’Anm: la corruzione. «In Italia questo fenomeno è ancora largamente diffuso; nel 2009 le tangenti nel nostro Paese hanno inciso sulle tasche degli italiani per circa 60 miliardi di euro».
È per questo che il presidente dell’Anm, Luca Palamara, ritiene «essenziale» che la lotta alla corruzione sia «tra le priorità dell’agenda delle riforme».
A causa di questa «piaga», ricorda Palamara, l’Italia è al 67esimo posto nel rapporto pubblicato da Trasparency International.
Stanno meglio di noi non solo «tutti i Paesi Ue, G8 e G20», con poche eccezioni, ma anche Malesia, Turchia, Tunisia, Croazia, Macedonia, Ghana, Samoa e Ruanda.
«Bisogna fissare regole rigorose finalizzate a evitare commistioni improprie tra la funzione giudiziaria e l’impegno politico» , compresa «la possibilità di tornare a fare il magistrato dopo l’esperienza in politica».
Nè è convinto il presidente dell’Anm Luca Palamara, che lancia la proposta dal palco del XXX congresso della sua organizzazione e indica nella degenerazione del correntismo un «male da estirpare».
«È inaccettabile che trapeli l’immagine di una magistratura contigua a gruppi lobbistici e impegnata in impropri interventi volti a influire sull’assegnazione di affari e di incarichi prestigiosi. I magistrati si legittimano esclusivamente nello svolgimento dell’attività giurisdizionale esercitata con indipendenza e imparzialità e senza che si insinui il dubbio di illeciti condizionamenti esterni”.
Basta con le “ambiguità ‘ o con gli atteggiamenti gattopardeschi”.
Luca Palamara ritiene che non si possa prescindere dalla questione morale: “Vogliamo ribadire la centralità della questione morale – dice – a fronte delle gravissime vicende emerse negli ultimi mesi che coinvolgono le istituzioni del Paese”.
Al riguardo, annota ancora, “non possono esservi ambiguità o atteggiamenti gattopardeschi. Non possiamo tollerare distinguo o sofismi: o si sta da una parte o si sta dall’altra”.
E aggiunge: “Non ci sono più spazi di compromesso – dice – perchè il nostro modello di magistrato non entra ed esce dal mondo della politica senza seguire percorsi trasparenti, non frequenta lobby e salotti dove garantisce ciò che non può garantire, non fa pressioni per diventare capo di un ufficio, non si ispira a una logica clientelare”.
«Oggi più che mai la collocazione centrale della magistratura, non solo di quella ordinaria, nell’attuale contesto istituzionale e sociale, rende i magistrati più esposti ai giudizi e alle critiche» afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini nel suo messaggio inviato al presidente .
«A tutto questo – aggiunge Fini – i magistrati devono rispondere unicamente con il loro impegno, con la loro dedizione alle istituzioni repubblicane, nella consapevolezza, come non a caso ha affermato di recente il capo dello Stato, di rendere un servizio fondamentale ai diritti e alla sicurezza dei cittadini, un servizio, e non è retorico ricordarlo, per il quale tanti hanno sacrificato la loro vita».
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Novembre 26th, 2010 Riccardo Fucile
ESCE OGGI IN LIBRERIA “MIGNOTTOCRAZIA” DI PAOLO GUZZANTI (ALIBERTI EDITORE)…IL RAPPORTO DEL PREMIER CON LE DONNE COME UN MODO PER RACCOGLIERE CONSENSO…ALCUNI STRALCI: “MA LE HAI MESSO LE MANI SUL CULO?”
Esce oggi nelle librerie l’ultimo libro di Paolo Guzzanti, “Mignottocrazia”, (Aliberti editore). Ne pubblichiamo alcuni stralci.
“Quando Berlusconi, di fronte al caso della ragazza Ruby afferra i microfoni dei cronisti e scandisce il fatto che lui fa e intende seguitare a fare come gli pare, a condurre lo stile di vita che vuole e che in quello stile di vita c’è la festa, le donne e il piacere, non fa una dichiarazione impudente o imprudente. Fa una dichiarazione politica. La dichiarazione politica è anzi ideologica. (…) Berlusconi si fa forte del disprezzo popolare – in Italia e soltanto in Italia – per tutte le forme di controllo. Quando lui definisce i controlli e i contrappesi «lacci e lacciuoli», chiama l’applauso dello stesso pubblico televisivo ed elettorale che apprezza, loda e anzi si entusiasma per le sue attività sessuali vere o presunte, per il suo disprezzo per le regole e lo stile di vita che dovrebbe essere consono a un capo di governo”
“Le regole della vita civile come le regole della vita democratica sono faticose, pedanti, poco agili e create con l’esperienza di secoli proprio allo scopo di impedire che prevalgano gli istinti, la forza, la sopraffazione e anche un eccesso di carisma personale in competizione con le regole e che tende a soffocarle, ucciderle, deriderle. La mignottocrazia come sistema di potere ha esattamente questo scopo ideologico: assuefare l’opinione pubblica con un continuo e rivendicato stupro delle regole, delle norme, delle consuetudini, introducendo una prassi apparentemente anarchica, l’esibita passione per le feste piene di ragazze in attesa del loro regalino, ma in realtà funzionale al mantenimento del potere”
“In tutte le salse le sue avventure o supposte tali sono state difese con una sloganistica semplificata: la sinistra protegge e si identifica con omosessuali di ogni varietà , transessuali, travestiti e comunque persone sessualmente ambigue, mentre la destra berlusconiana spiccia e casereccia si identifica con il maschio standard, quello delle barzellette cui piace fondamentalmente “la fica”. Daniela Santanchè, che come avversaria di Berlusconi aveva denunciato anche lei la maniacale sessualità di quest’ultimo specificando di non aver mai ceduto alle sue seduzioni, una volta tornata all’ovile berlusconiano con una carica da sottosegretario si è sbracciata nella difesa di Berlusconi come maschio sanamente affamato di sesso femminile”
“Eravamo seduti e si svolse il rituale comizio del Cavaliere il quale sa avere con la folla il rapporto carnale che è un parafrasi dell’atto sessuale (…) Berlusconi sceso dal palco si stava dirigendo verso il punto dove ero seduto io (…) una folla a poltiglia si spalmò sulla mia fila di sedie e vari corpi mi si appiccarono contro (…). Fu a quel punto che il presidente del Consiglio dei Ministri del governo italiano, con un coup de thèatre dei suoi aprì il sipario dei corpi umani e apparve a pochi centimetri dalla mia faccia, raggiante, compagnone, studentesco e mi disse con un sorriso a quarantadue denti: “Bè? Ma l’hai toccata? Hai visto che gnocca che ti è venuta addosso? Le hai messo almeno le mani sul culo?”
“Ho sempre pensato che Berlusconi sarebbe caduto sulle donne. L’ho pensato negli anni in cui ero parlamentare di Forza Italia, quando accettai la candidatura per poter proseguire la mia inchiesta sul dossier Mitrokhin, e l’ho pensato quando ho lasciato lo stesso partito, prima che si compisse il rito equivoco dell’unificazione fra Alleanza nazionale e il partito di Berlusconi. (…) Un comportamento aziendale, padronale, fintamente paterno, segnato dal più profondo disprezzo per l’altro sesso, un disprezzo nasalmente negato nel modo più sinceramente sfrontato: «Io odiare le donne? Ma tu sei pazzo! Io amo le donne, corteggio le donne perchè le adoro e loro lo sanno”
“Molti anni fa Berlusconi disse a Beppe Piroddi, un celebre playboy degli anni Ottanta: «Il denaro, i mega-affari e il potere? Certo, caro Beppe, sono importanti, ma per me contano in quanto mi permettono di competere con te e i tuoi colleghi nella conquista delle più belle donne del mondo”
“Si vantava di massacrare due donne al giorno con una pillola che non era il Viagra perchè l’episodio è di molti anni fa. Ciò dimostra che per lui è più importante far sapere agli altri che è uno scopatore irrefrenabile, più che un conquistatore di donne, un amante desiderabile e desiderato. (…) La sua ex consorte Veronica Lario parla di lui come dell’imperatore, o del drago al quale vengono sacrificate legioni di vergini. In realtà , più modestamente, sullo scannatoio sacrificale del lettone di Putin vengono portate spesso delle puttane in offerta speciale”
“Bella ragazza e testa vuota Il sistema mignottocratico consiste nel creare una classe dirigente di esseri umani clonati, robotici, composta prevalentemente da donne ma non soltanto, selezionati secondo criteri di sex appeal. Che poi ci siano o non ci siano incentivi sessuali alla carriera, questo è un optional. Secondo la bibbia del berlusconismo, una bella ragazza con la testa vuota è sempre meglio di una brutta ragazza con la testa piena di idee e di cultura”
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Novembre 26th, 2010 Riccardo Fucile
CONFALONIERI NON CONVINCE CASINI, FINI VEDE PISANU… NEL FRATTEMPO IL COORDINATORE DELLA GIOVANE ITALIA, FRANCESCO PASQUALI, LEADER DEI GIOVANI PIDIELLINI, PASSA CON FUTURO E LIBERTA’ INSIEME A QUATTRO DIRIGENTI SU SETTE: “NEL PDL NON ERAVAMO LIBERI DI FARE POLITICA”
Porte chiuse alle avances di Berlusconi. 
Pier Ferdinando Casini non cede al corteggiamento, consolida l’asse con Gianfranco Fini e insieme puntano diritto alle dimissioni del presidente del Consiglio.
Le attendono dopo il 14 dicembre, perchè i numeri che sbandiera il Cavaliere – si son detti i due ancora una volta ieri – «non stanno nè in cielo nè in terra».
La presentazione della mozione di sfiducia è data ormai quasi per certa dai rispettivi staff.
La sortita del presidente del Consiglio sulle aspirazioni personali dei due ha incattivito ancor più il clima.
Il governo andato di nuovo sotto è stato l’ennesimo avvertimento.
Ma la sfiducia non verrà ufficializzata con il faccia a faccia (allargato a Francesco Rutelli) che Casini e Fini hanno in programma per oggi.
Lo faranno solo un paio di giorni prima, «per non dare vantaggi».
«Certo che se ora agita come spauracchio il rischio che io vada a fare il premier, allora lo scenario è davvero cambiato » ragionava ieri sera il leader Udc con i suoi.
«Prima dice che andare al voto è da irresponsabili e poi invoca le elezioni, parla di autosufficienza e poi ci chiede il sostegno esterno. Silvio è davvero confuso: se ha i voti vada avanti, altrimenti si dimetta con senso di responsabilità ».
Lo ripete anche a Fedele Confalonieri, che lo raggiunge nel suo studio di Montecitorio a metà pomeriggio.
Mezzora di confronto, il presidente Mediaset che chiede lumi sulle intenzioni dell’«amico» Pier.
Concordano sulla «situazione internazionale drammatica» e sui rischi connessi a una crisi politica. Ma sul come evitarla restano ognuno sulle proprie posizioni.
«Confalonieri è un amico, parliamo spesso di politica, niente di che» minimizza Casini.
Quel che il leader centrista ribadisce a tutti è che non romperà con Fini. «E se qualcuno punta su quello vuol dire che non conosce i due e non conosce le regole della politica» racconta l’udc Roberto Rao.
Nelle stesse ore, al termine di un convegno alla Camera, Fini riceve Beppe Pisanu.
Si ripetono quel che il presidente dell’Antimafia sostiene da settimane: evitare le elezioni anticipate, dar vita a un nuovo esecutivo, anche senza Berlusconi. L’intesa tra i due sul day after è piena e viene ribadita commentando le ultime provocazioni del premier. «Con Fini c’è una convergenza sulle priorità del Paese e non da ora. Del resto, sarebbe difficile non andare d’accordo su questo» spiega all’uscita il senatore.
L’ultimo colpo il leader di Fli lo assesta a fine giornata, provocando un terremoto nel movimento giovanile del Pdl.
Quattro dei sette dirigenti passano a Futuro e libertà .
In serata Fini riceve nel suo studio il coordinatore della Giovane Italia (ex leader dei ragazzi forzisti) Francesco Pasquali, che lascia anche il gruppo alla Regione Lazio per dar vita a quello di Fli. Con lui, a Montecitorio, il portavoce di Studenti per la libertà Pietro De Leo, il presidente della direzione dei giovani Pdl Stefano Morelli e Giovanni Basini, presidente di Alternativa studentesca: «Nel Pdl non eravamo liberi di fare politica».
Carmelo Lo Papa
(da “la Repubblica“)
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Novembre 26th, 2010 Riccardo Fucile
“GOODBYE MAMA”, BYE BYE SPETTATORI: IL FILM FANTASMA CHE BONDI HA SPONSORIZZATO PER FARE UN FAVORE A MICHELLE BONEV, AMICA DI BERLUSCONI, IN BULGARIA NON SE L’E’ FILATO NESSUNO E NON E’ MAI STATO PROIETTATO NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE… IN COMPENSO E’ COSTATO TRE MILIONI DI FONDI STATALI
Ministri e sottosegretari, alloggio al Cipriani di Venezia per tre giorni dal 3 al 6 settembre (“Ci dispiace”, dicono dalla direzione dell’albergo, ma chi abbia pagato il conto è un’informazione che proprio non possiamo dare”), charter privato decollato dalla Germania con 32 persone di delegazione.
Obiettivo, il Festival di Venezia, teatro dell’omaggio fasullo a Dragomira-Michelle Bonev e al suo film Goodbye Mama, inserito surrettiziamente in una sala del Lido per una grottesca parata governativa.
Il problema e il mistero sono la stessa faccia di una semplice constatazione.
Il film che nelle parole del ministro della Cultura di Sofia Vlady Rashidov avrebbe dovuto portare alla Bulgaria la fama mondiale che ottenne la Serbia con Underground di Emir Kusturica” è un’opera fantasma.
A parte il pomeriggio veneziano in cui Carlo Rossella la abbracciava e Galan, Carfagna e il vice di Bondi, Francesco Giro, si affacciavano con la targa inventata in piena estate, ma nel quale la stampa rimase fuori dalla proiezione, il nulla.
In patria non l’ha visto nessuno.
Non una misera proiezione di cortesia, un incontro con la stampa locale (imbarcata sul charter e prona nelle recensioni post-veneziane). Il nulla.
Non è stato distribuito, neanche per un giorno, nonostante la Bonev sognasse la candidatura all’Oscar per il miglior film straniero e sui divani dell’Excelsior rilasciasse dichiarazioni survoltate: “Ho altri 12 progetti nel cassetto e aspetto con fiducia la selezione di Hollywood”.
I commissari locali deputati alla scelta, dopo averlo visto, sono usciti mesti dalla proiezione organizzata dalla National Film Center Executive Agency, il luogo dove il ministero della Cultura indirizza i film in cerca di finanziamento.
Così a sperare nella notte di Los Angeles è rimasto il 35enne Kamen Kalev, che con la Bonev divide solo il luogo di nascita, Bourgas e che con il suo Eastern Plays era passato tra gli applausi alla Quinzaine dello scorso Cannes.
Michelle Bonev ha frustrato l’aspettativa megalomane e gli spettatori bulgari non hanno potuto neanche vedere se i denari elargiti dalla collettività (circa tre milioni di euro di costo è la cifra complessiva dichiarata quando con la sua Romantica Entreteinment) hanno avuto un esito di qualche genere.
Mentre Dragomira-Michelle nell’intervista concessa a Roncone del Corsera si paragonava al Papa, in patria teneva banco il caso diplomatico.
Una faccenda prosaica, terrena, sulla quale la più importante tv del Paese, la Btv (ex network di Rupert Murdoch) ha aperto il telegiornale.
Il cinema locale è in crisi anche a Est, i finanziamenti erogati sulla carta non sono stati ancora pagati, le troupe si lamentano e permanendo l’incertezza su chi abbia pagato l’allegra gita veneziana, ci si chiede chi abbia foraggiato l’avventura per immagini cui nessuno ha assistito.
Tra il 2 e l’8 ottobre, subito dopo la farsa veneziana, Goodbye Mama era atteso a un concorso al Golden Rose Festival di Varna.
Nella terza città della Bulgaria, tira un’aria salata.
I cineasti protestano per i fondi bloccati, inscenano manifestazioni e rinfacciano i fondi concessi alla Bonev.
Dragomira fiuta la situazione e a un tratto senza una spiegazione plausibile, Dragomira-Michelle sotiene l’impensabile. Manca la copia. Niente proiezione. Nel pressbook, sotto una foto della Bonev (una mania, la pretese anche per il suo libro pubblicato da Mondadori, Alberi senza radici), la storia della pellicola che del libro è una trasposizione.
Un melodramma incentrato su quattro donne (due sorelle, una madre e una nonna) che parte da quest’ultima ricoverata in un ospizio, picchia sul regime comunista e infine racconta la catarsi della protagonista che sbarca in Italia dove, neanche a dirlo, riconquisterà la libertà .
Una storia che il premier, da anni, racconta con pochissime variazioni.
Malcom Pagani
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Novembre 26th, 2010 Riccardo Fucile
IL BLUFF: NEL PACCHETTO PRESENTATO CON LA MELONI, IL PREMIER AVEVA ANNUNCIATO CHE “STAVA STUDIANDO UN’IMPOSTA DEL 10% PER 3 ANNI PER I GIOVANI CHE APRONO UN’ATTIVITA'”… MA L’ANSA SCOPRE CHE IL REGIME AGEVOLATO DEL FORFETTINO DEL 10% PER I GIOVANI ESISTE GIA’ DA 10 ANNI, INTRODOTTO CON LA LEGGE 388 DEL 2000…ALTRO SPOT E ALTRA BRUTTA FIGURA
Costretto all`angolo dalla crisi politica, Silvio Berlusconi riapre il capitolo delle tasse e
avanza una proposta: «Per le nuove imprese messe in campo da giovani stiamo studiando un`imposta del 10 per cento per tre anni al posto di tutte le altre imposte e addizionali», ha annunciato il premier in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, affiancato dal ministro per la Gioventù Giorgia Meloni.
Una sortita che ha scatenato reazioni negative da opposizioni e Fli: «Uno spot», dicono i giovani finiani.
«Un disco rotto», attacca Fassina, responsabile economico del Pd.
Ma soprattutto, secondo una dettagliata ricostruzione dell`Ansa, una misura assai simile a quella proposta ieri da Berlusconi già esiste da una decina di anni per le imprese «individuali» avviate da giovani.
Infatti molte delle nuove iniziative imprenditoriali godono da due lustri, in Italia, di un regime fiscale agevolato: il cosiddetto «forfettino» del 10 per cento che è stato introdotto con la legge 388 del 2000, la Finanziaria per il 2001.
L`agevolazione che prevede il pagamento di un`imposta sostitutiva al 10 per cento – proprio come quella annunciata ieri dal Cavaliere per tutte le «imprese» avviate da giovani – riguarda nuove attività di impresa, professionali o artistiche, intraprese da «persone fisiche», cioè da ditte individuali che in fin dei conti sono le più diffuse e abbordabili in un contesto di start up.
Il governo ha anche annunciato di interessarsi a mutui e prestiti a favore dei giovani, ma in questo caso, trattandosi di somme da restituire con gli interessi, poteva anche farlo un istituto di credito.
Solito spot gratuito.
Qualcuno non aveva forse promesso nel programma del centrodestra di costruire nuove case per le giovani coppie?
Chissà che fine ha fatto quel punto del programma, probabilmente la stessa sorte dell’abolizione delle Province.
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