Settembre 5th, 2010 Riccardo Fucile
IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO DI GIANFRANCO FINI A MIRABELLO
Care amiche e cari amici di Mirabello, ogni volta che ho avuto modo di prendere la parola in
questo piccolo paese che mi è caro per tante ragioni, ogni volta, ho sempre provato una certa emozione.
Per ragioni note, perchè qui affondano le radici di una parte della mia famiglia, perchè qui anni fa un uomo certamente capace di guardare avanti, indicò al suo popolo la necessità di un salto di generazione.
E credo che la presenza qui di un uomo come Mirko Tremaglia sia la più bella dimostrazione di quella idea e continuità .
Mirabello come luogo – per tanti di noi – delle emozioni, che nel corso del tempo, dall’Msi ad An, si sono rinnovate. Qui la destra italiana ha vissuto dei momenti importanti. Qui, con Pinuccio Tatarella, annunciammo An. Qui, preconizzammo quell’ulteriore svolta che portò al Pdl.
Ma, tutte le volte, credetemi, l’emozione è quella di ieri.
Ma credo che mai nel mio cuore ci sia stata un’emozione forte come quella che provo ora.
Questa festa del 2010, appuntamento rilevante per l’intera politica italiana, non solo per il Pdl. Mirabello è per un giorno la capitale della politica italiana. E credo, caro Vittorio Lodi, che questo sia il regalo più bello che ti possiamo fare: un appuntamento per la politica nazionale.
Un ringraziamento sincero a Vittorio, a tutti gli uomini e le donne che ci hanno raggiunto da tutto il paese.
È la dimostrazione di un popolo che è qui perchè non precettato, ma sente il profondo desiderio di partecipare, di ritrovare l’impegno politico, all’insegna di alcuni valori. Un popolo di uomini e donne che si ritrova.
Spero che questa piazza che mi dà forza, e vi ringrazio, in questa fase di difficoltà possa esser l’occasione da parte mia per dare un contributo di chiarezza su quello che è accaduto e su quello che accadrà .
Che cosa è accaduto in questo periodo estivo? Non lo si capisce se non si va indietro al 29 luglio.
Quando l’ufficio politico del Pdl, dopo una riunione durata un paio d’ore, in mia assenza, mi ha di fatto estromesso dal partito, che io ho contribuito a fondare in rappresentanza della destra italiana.
Al termine di questa riunione è stato approvato un documento in cui è scritto che la nostra linea politica era un continuo stillicidio, spesso in sintonia con l’opposizione e i temi della sinistra, e partecipe – questa fa ridere — con l’azione delle procure.
Per cui Fini non sarebbe stato coerente con i principi del Pdl. E quindi, per fare chiarezza non c’è stata alcuna fuoriuscita, nessun tipo di scissione, nessun atteggiamento teso a demolire.
Di fatto, un atto profondamente illiberale che nulla ha a che spartire con il pluralismo proprio di un partito liberale.
Un atto, non ho difficoltà a dirlo, che forse è stato ispirato da quel libro nero del comunismo che ci fu regalato al congresso di An, un atto in perfetto stile stalinista.
Quel documento fu una brutale aggressione al dissenso, teso ad annullare ogni tipo di diversità .
E allora ragioniamo, chiediamoci. In quello che è stato definito “partito dell’amore” è possibile fare delle critiche?
Da parte mia ci sono state, abbiamo fatto anche proposte.
È possibile dire, ad esempio, che a fronte di un governo che per certi aspetti ha ben fatto contro la crisi, forse si potevano modulare in modo diverso quei tagli lineari alla spesa che hanno determinato due clamorose proteste.
Mi ha ferito, ad esempio, quando a Venezia ho visto le forze di polizia manifestare il proprio dissenso.
Credo che meriti rispetto ogni dirigente, ogni cittadino colpito da quei tagli che non andavano fatti, e penso anche ai tagli ai fondi alla scuola, causa della protesta dei precari che ancora non sanno se fra qualche giorno avranno la cattedra.
Non è una critica demolitoria.
Allora, è lecito avanzare critiche, esprimere dubbi?
Come quelli nei confronti del federalismo fiscale, non in sè ma per come viene attuato.
Il federalismo fiscale è una grande occasione per l’Italia, certo, ma in alcuni momenti è apparso che così non fosse.
Lo so che sono prospettive non condivise da tutti. Ma io le ho avanzate consapevolmente.
Per esempio, quando si parla di lotta all’immigrazione clandestina si deve parlare anche di integrazione dell’immigrato onesto. E ancora, il garantismo è un principio sacrosanto, ma mai e poi mai può essere considerato una sorta di impunità permanente: garanzia dell’imputato, certo, ma i processi si devono svolgere.
Tutto questo è eresia, è disfattismo?
È stillicidio polemico ribadire che la magistratura è un caposaldo della democrazia? Non si può a causa di qualche mela marcia contestare quello che rimane un presidio della nostra Repubblica.
È uno stillicidio dire che noi siamo un grande partito nazionale, e che proprio perchè deve avere a cuore tutti, da Vipiteno a Lampedusa, non può appiattirsi su un alleato come la Lega che ha dimensione locale?
Perchè accontentare un migliaio di produttori di latte che sforavano le loro quote solo per compiacere Bossi a scapito di tanti agricoltori onesti?
Il Pdl doveva essere un grande partito nazionale, un grande partito occidentale. Con valori di riferimento precisi: libertà , rispetto e dignità della persona umana.
E se non fossi stato espulso dal Pdl avrei detto quello che dico adesso: quello di Gheddafi a Roma, un personaggio che non ha nulla da insegnarci, è stato uno spettacolo indecoroso.
Da ex ministro degli Esteri conosco le ragioni della realpolitik, posso anche arrivare a dire che ci possa essere una quota di realpolitik in una logica di interessi nazionali. Ma questo non può portare a una sorta di genuflessione. E allora, continuando, è possibile dire all’interno del Pdl, come ho detto in passato, che c’è un preciso dovere per chi ha responsabilità istituzionali, quello di rispettare le altre istituzioni?
Quando il premier chiede che gli venga riconosciuto il rispetto dovuto, lui deve riconoscerlo agli altri, in primis al capo dello Stato che rappresenta la Costituzione.
E si deve rispettare il Parlamento, che non è una dependance dell’esecutivo. E non lo dico da presidente della Camera, ma perchè devono essere equilibrati i poteri.
È stillicidio dire che governare è una nobile e ardua impresa ma non può mai significare comandare?
Sì, perchè governare significa comprendere le ragioni di tutti e garantire equilibrio.
E sempre per essere chiari: era stillicidio, provocazione, boicottaggio, ribadire che il Pdl doveva essere la garanzia di portare a termine grandi riforme economiche e istituzionali?
È vero, la crisi è stata un ostacolo. Ma perchè non si parla più di una grande riforma per far nascere l’alba di una nuova repubblica? Non avevamo concepito il Pdl per mantenere l’esistente, ma come forza di vero e autentico cambiamento.
E, ancora, è stata dimostrazione di preconcetta ostilità ribadire che in questa fase di crisi – in cui è ancora più indispensabile l’impegno per una politica con più attenzione al sociale — promuovere la rivoluzione del merito che deve diventare non un impegno elettorale, ma un atto politico conseguito giorno per giorno per privilegiare chi è più capace.
E ritengo di avere diritto di porre alla mia comunità politica anche quesiti scomodi e questo non credo meriti il gesto infastidito di chi li dice incompatibili con l’atteggiamento politico.
Il presidente del Consiglio, lo dico senza ironia, ha tanti meriti, ma anche qualche difetto: innanzitutto quello di non capire che in una democrazia non può esserci eresia.
Gli siamo tutti grati per quello che ha fatto nel ’94, per aver battuto la cosiddetta macchina da guerra, ma la gratitudine non implica che non possa esistere il confronto, che i distinguo debbano essere accusati di lesa maestà : perchè non siamo un popolo di sudditi.
Io gli ho contestato la sua attitudine a confondere la leadership con quello che è l’atteggiamento di un proprietario di azienda.
Proprio perchè il Pdl ha aperto orizzonti di grandi speranze, non può essere derubricato a contorno del leader, ma deve essere una fucina di idee, un polmone che respira e dà ossigeno all’intera nazione.
Rivendicare la possibilità di esprimere opinioni non è boicottaggio ma democrazia interna, fisiologia di un partito di massa, non teatrino della politica.
È possibile che la sola volta in cui si sia riunita la direzione del Pdl abbia segnato il momento di avvio del processo che ha portato al 29 di luglio? Giorno che considero lesivo non della mia persona, ma di un grande partito che è il Pdl e si fonda sulla democrazia.
Continuare in questa dialettica interna non significa tradire gli elettori perchè ci sono tanti, tanti elettori del Pdl autenticamente moderati che non si accontentano dell’affermazione “siamo il partito dei moderati”. Continua »
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Settembre 5th, 2010 Riccardo Fucile
LA RETROMARCIA DI SILVIO SUL PROCESSO BREVE: FINI HA VINTO ANCORA E RISALE NEI SONDAGGI … IL PREMIER HA PAURA DEL VOTO E DELL’ASTENSIONISMO….LA PIAZZA DI MIRABELLO POTRA’ ESSERE TESTIMONE DELLA RINASCITA DELLA DESTRA NEL NOSTRO PAESE
Le ragioni della retromarcia su una legge che sembrava toccasse il cuore degli interessi del Cavaliere, che nella norma transitoria contiene uno «scudo giudiziario» per il presidente del Consiglio e che sino a qualche giorno fa appariva imprescindibile per il prosieguo della legislatura, sono diverse.
Sia nello staff che nel governo in tanti non ne sapevano nulla e sono rimasti completamente spiazzati dalla decisione del presidente del Consiglio. Decisione maturata due giorni fa e presa definitivamente ieri mattina, insieme a Gianni Letta e Paolo Bonaiuti.
Quali i motivi?
1) I sondaggi non sono buoni, il Pdl è sotto il 30% e la Lega non supera l’11-12%, così non vanno da nessuna parte.
Il Pdl rischia di vincere a filo le elezioni anticipate, ma di non avere una maggioranza in Senato.
L’astensione potrebbe essere molto più alta che nel 2008 (secondo i calcoli del premier del 7-8%) e danneggerebbe il Pdl prima di altri.
La cosa sconsiglia un braccio di ferro parlamentare con i finiani, che non ha un esito prevedibile.
2) Stamane Mannheimer dà Fini in risalita, al 6,3%, e precisa: “senza che abbia ancora fondato un partito”, quindi con margini di incremento imprevedibili, con 370 circoli formati in tutta la penisola, 1.000 amministratori, migliaia di militanti pronti a partire e un entusiasmo tangibile che si potrà toccare con mano tra poche ore a Mirabello.
C’è un clima da rinascita della destra italiana che non si percepiva da anni e Fini sta sfondando nel voto giovanile.
2) L’ultimo colloquio fra il ministro Alfano e il presidente della Repubblica sembra sia stato determinante anch’esso.
Legittimità ed esigenza di uno scudo giudiziario per il Cavaliere non sono negati dal Colle, ma che si faccia attraverso una legge costituzionale, senza causare ricadute sul sistema giudiziario e sui cittadini.
3) In attesa che il lodo Alfano costituzionalizzato faccia i suoi passaggi in Parlamento, le norme vigenti sul legittimo impedimento potrebbero essere modificate; in questo modo slitterebbe la decisione della Consulta, attesa per dicembre, che potrebbe bocciarle.
4) Sembra che anche il «processo breve», con tutti i suoi risvolti, sia stato testato dal capo del governo attraverso i sondaggi.
Ebbene dai numeri a disposizione del premier è emerso che gli elettori stessi della maggioranza lo vedono come il fumo negli occhi: il 70% degli elettori di centrodestra non vogliono che si introduca una sorta di amnistia mascherata. Un’altra ragione per non insistere, almeno con la tanto criticata norma transitoria, che sterilizzerebbe i procedimenti contro Berlusconi ma anche altre migliaia di processi comuni, con tanto di vittime di reato.
6) Fra le voci che non troveranno mai una conferma c’è n’è una, raccolta ad Arcore, che dice sia in arrivo «una botta giudiziaria contro la famiglia Berlusconi». Un tam tam legato forse alle inchieste della procura di Perugia.
Berlusconi è stato costretto a cedere a Fini per convenienza e per non rischiare un tracollo.
Lo stesso Feltri oggi suggerisce di fare una coalizione a tre punte, riconoscendo a Futuro e Libertà il ruolo politico di terza forza.
A qualcuno è andata male insomma: non sono riusciti a comprare nessuno, ora dovranno trattare su ogni proposta.
Tutti inchiodati a dover aspettare il discorso di Fini a Mirabello per conoscere il loro destino.
Gli arroganti hanno abbassato la cresta.
A più tardi per la sintesi del discorso di Fini.
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Settembre 5th, 2010 Riccardo Fucile
L’ARRIVO DI FELTRI NON RIANIMA IL QUOTIDIANO DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI: LE COPIE VENDUTE AUMENTANO SOLO DEL 12,2%, NONOSTANTE LA LINEA SCANDALISTICA… GRANDI MANOVRE: LA CONCESSIONE PUBBLICITARIA PASSA ALLA SOCIETA’ DELLA SANTANCHE’ CHE GUIDA ANCHE UNA CORDATA CHE HA RILEVATO IL 49% DELLE TESTATE ECONOMICHE, SEMPRE IN PERDITA
Qualche mese fa, in occasione dei primi attacchi al Presidente della Camera, Silvio
Berlusconi giurava e spergiurava che degli articoli del quotidiano di famiglia, “il Giornale”, non sapeva nulla.
Poi arrivò a sostenere che non li condiveva, fino alla apoteosi: “ho dato indicazione a mio fratello Paolo di porlo in vendita”.
Ipotesi mediatica che in realtà non pare sia stata mai ricercata, visto che la See, la casa editrice de “il Giornale”, è sempre nelle mani di Paolo Berlusconi e il quotidiano pare ormai specializzata nella ricerca monotematica, peraltro vana e ricca di patacche e testimoni inattendibili, di presunti scandali che possano coinvolgere anche la portinaia e la baby sitter di Gianfranco Fini.
In verità lo stesso premier, quando confida ai suoi collaboratori che a breve ci saranno altre notizie contro Fini, non dimostra proprio quel distacco olimpico e quella mancanza di informazione sulle iniziative della testata che ha sempre sostenuto.
D’altronde non ci aveva mai creduto nessuno: dietro ogni operazione di killeraggio c’è sempre un mandante, ce lo insegna la storia, anche quella inquieta di questa nostra sgangherata Repubblica.
Eppure un buon motivo di cedere la proprietà del quotidiano la famiglia, Berlusconi l’avrebbe, visto il buco continuo dei conti.
Il bilancio 2009 ha visto una perdita secca di ben 17,6 milioncini di euro, derivante da un calo del 13,2 % in termini pubblicitari e di collaterali.
L’arrivo di Perdente Feltri nel luglio 2009 non ha dato gli esiti sperati: c’è stato, dopo un periodo infelice, solo un aumento del 12,2% delle copie vendute.
Derivante da parte dei lettori di “Libero” che Feltri si è trascinato nella nuova testata.
Considerando il livello scandalistico che ha raggiunto “il Giornale” sotto la guida di Feltri e il relativo ritorno sui media, ci si sarebbe attesi livelli più congrui.
Ma intorno a “il Giornale” si giocano anche altre partite. Fake Louis Vuitton Suhali Leather Grey Lockit Pm Online Description
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