Destra di Popolo.net

MIRABELLO 1-11 SETTEMBRE: IL PROGRAMMA DELLA FESTA TRICOLORE DI FLI

Agosto 24th, 2011 Riccardo Fucile

INCONTRI, DIBATTITI, CONFRONTI: L’ELENCO DEGLI EVENTI PREVISTI NEI 10 GIORNI DI MIRABELLO CON OSPITI DI RICHIAMO…FINI CHIUDERA’ LA FESTA DOMENICA 11 SETTEMBRE ALLE 17.30

Siamo in grado di presentarvi il programma degli eventi di Mirabello 2011.
Tutte le mattine saranno organizzate attività  sportive.
Sarà , inoltre, allestito uno spazio destinato al libero dibattito su temi d’ attualità  politica.
Altrettanto ricco è il menù previsto per le diverse serate: spettacolo teatrale, concorso foto-letterario, contest fra rock band, cineforum, djset e altro ancora!

GIOVEDI’ 1 SETTEMBRE
Ore 18:00 – Apertura Festa Tricolore 2011
Ore 19:00 – Mario Sechi (direttore de “Il Tempo”) intervista On.le Italo Bocchino
Ore 20:00 – La militanza vera nell’epoca virtuale
On.le Roberto Menia incontra i giovani.
Modera: Giuseppe Tatarella

VENERDI’ 2 SETTEMBRE
Ore 18:00 – Università  e mobilita
Intervengono:
Giovanna Riccardi
Stefano La Barbera
Raffaele Fiume
Fabio Mastroberardino
Gabriele Vitale
Federica Rampulla
Roberto Perotti
Modera: Francesco Cantoro

Ore 19:00 – Giustizia, garantismo e legalita
Intervengono:
On.le Angela Napoli (FLI)
On.le Maurizio Paniz (PDL)
On.le Lanfranco Tenaglia (PD)
Franco Maccari (segretario COISP)
Modera: Pierluigi Visci,   direttore di QN (Carlino, Giorno e Nazione)

SABATO 3 SETTEMBRE
Ore 18:00 – La politica nella rete
Intervengono:
Umberto Croppi
Allessandro Gilioli
Filippo Rossi
Massimo Melica
Massimo Scialdone
Salvatore Impusino
Modera: Luca Argentin

Ore 19:00 – Lavoro e liberalizzazioni. Superare l’apartheid del mercato del lavoro
Intervengono:
On.le Enzo Raisi
David Parenzo
Nathania Zevi
Piercamillo Falasca
Marco Marazza
Alessandro De Nicola

DOMENICA 4 SETTEMBRE
Ore 18:00 – Verdeconomia
Intervengono:
On.le Aldo di Biagio
Sen. Candido de Angelis
Lucio Scudiero
Roberto Flaiani
Fernando Ferrara (Ambiente e Vita)
Eduardo Zarelli (Arianna editrice)
Massimo Di Maio (presidente FareVerde)
Simone Ferrari
Modera: Riccardo Bondi

Ore 19:00 – Scenari di economia
Intervengono:
On.le Benedetto Della Vedova (FLI)
On.le Linda Lanzillotta (API)
On.le Francesco Boccia (PD)
On.le Guido Crosetto (PDL)
Raffaele Bonanni (CISL)
Modera: Daniele Bellasio, Il Sole 24 Ore

Ore 20:00 – Il presente e il futuro di FLI
On.le Carmelo Briguglio incontra i giovani
Modera: Luigi Di Gennaro

LUNEDI’ 5 SETTEMBRE
Ore 19:00 – Pensare le citta
Intervengono:
Enrico Brandani
On. Salvatore Tatarella
Manfredi Palmeri
Gianni Alemanno (sindaco Roma PDL)
Flavio Tosi (sindaco Verona LEGA NORD)
Tiziano Tagliani (sindaco ferrara PD)
Modera: direttore de “la Nuova Ferrara”

Ore 20:00 – Presentazione libro
Sofia Ventura intervista:
Susanna Turco, autrice del libro “Che fai, mi cacci?”
Alessandro Roveri, autore del libro “Gianfranco Fini. Dal movimento sociale a Futuro e Libertà ”

MARTEDI’ 6 SETTEMBRE
Ore 18:00 – Famiglia e Welfare
Intervengono:
Carlo Giovanardi
Mario Ciampi
Monica Centanni
Sen. Maria Ida Germontani
Francesco Belletti

Ore 19:00 – Lo sviluppo del sistema sportivo italiano ed i grandi eventi: Roma 2020
Intervengono:
On.le Claudio Barbaro (FLI)
On.le Benedetto Della Vedova (FLI)
On.le Mario Pescante (PDL)
Italo Cucci

Ore 20:00 – Europa, quo vadis?

MERCOLEDI’ 7 SETTEMBRE
Ore 18:00 – Diritti civili
Intervengono:
On.le Flavia Perina (FLI)
On.le Rosy Bindi (Presidente Partito Democratico)
Silvia Noè (UDC)
Bianca Berlinguer (direttore TG3)
Carmelo Palma

Ore 19:00 – I costi della politica
Intervengono:
On.le Bruno Tabacci (API)
On.le Carmelo Briguglio (FLI)
Nunzia Penelope

Ore 20:00 – I giovani e il Terzo Polo
Intervengono:
On.le Nino Lo Presti (FLI)
Gianmario Mariniello
Andrea Varsori
Francesco Saccone (Mpa)
Gianpiero Zinzi (Udc)
Laura Venneri (Api)

GIOVEDI’ 8 SETTEMBRE
Ore 18:00 – Agricoltura
Intervengono:
Vittorio Lodi
Marco Saraceno
Paolo Galimberti
Nicola Motolese
Valentina San Felice
Marco Colombo
Andrea Di Benedetto
Mario Guidi

Ore 19:00 – Italiani senza cittadinanza
Intervengono:
On.le Fabio Granata (FLI)
Radwan Kawhatmi
Fabrizio Penna
Fred Kuwornu
Noel Felix Bugingo
Angelo Giordano
Marco Li
Modera: Angela Petroccione

Ore 20:00 – L’anima di FLI
Intervengono:
On.le Giorgio Conte (FLI)
Matteo Conti
Enrica Sfreddo
David Migneco
Niccolò Fraschini

VENERDI’ 9 SETTEMBRE
Ore 18:00 – Il ruolo dell’Italia nel mondo
Sen. Barbara Contini incontra i giovani
Modera: Francesco Aresco

Ore 19:00 – Italia 150
Intervengono:
On.le Gianfranco Paglia (FLI)
On.le Roberto Menia (FLI)
On.le Fabio Granata (FLI)
On.le Arturo Parisi (PD)
Marco Travaglio

SABATO 10 SETTEMBRE
Ore 19:30 – Tasse e spesa pubblica
Intervengono:
Sen. Mario Baldassarri (FLI)
On.le Daniele Toto (FLI)
On.le Gian Luca Galletti (UDC)
On.le Enrico Letta (PD)

Ore 20:30 – Per un nuovo meridionalismo responsabile
Intervengono:
On.le Luigi Muro (FLI)
On.le Carmine Patarino (FLI)
On.le Francesco Divella (FLI)
On.le Stefano Caldoro (PDL)

DOMENICA 11 SETTEMBRE

Ore 11:00 – Riunione enti locali
Ore 14:00 – Tra garantismo e legalita

On.le Giuseppe Consolo incontra i giovani
Ore 14:30 – Assemblea Nazionale FLI

Ore 17:30 – Intervento Presidente Gianfranco Fini

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APPELLO DEI PAPERONI FRANCESI: “SARKOZY FACCI PAGARE PIU’ IMPOSTE”

Agosto 24th, 2011 Riccardo Fucile

SEDICI IMPRENDITORI E FINANZIERI IN PRESSING SUL PRESIDENTE, OGGI LA MANOVRA IN FRANCIA… IN ITALIA I RICCHI, MONTEZEMOLO A PARTE, TUTTI ZITTI E COPERTI

Warren Buffett non è profeta in patria, ma è ascoltato tra alcuni suoi simili in Europa. Dopo il milionario americano, altri super ricchi vogliono dare il loro contributo alle casse pubbliche, in un momento in cui i sacrifici vengono chiesti soprattutto alle classi medie.
«Tassaci» è il titolo dell’appello lanciato da sedici imprenditori e finanzieri francesi e pubblicato ieri dal Nouvel Observateur.
Tra i firmatari, c’è l’ereditiera dell’impero L’Orèal, Liliane Bettencourt, i vertici della Total, Cristophe de Margerie e di Sociètè Gènèrale, Frèdèric Oudèa, il presidente di Air France, Jean-Cyril Spinetta.
La sorprendente iniziativa sembra fatta apposta per accelerare le decisioni del governo.
Proprio oggi l’esecutivo di Parigi dovrebbe annunciare i dettagli della manovra 2012 con risparmi previsti fino a 10 miliardi per evitare alla Francia il rischio della retrocessione dalla Tripla A da parte delle agenzie di rating.
Oltre ai tagli su vari capitoli di spesa e alla cancellazione di alcune agevolazioni fiscali, il presidente Nicolas Sarkozy ha chiesto di studiare una «eurotassa» di solidarietà  sul modello italiano ma, secondo le prime indiscrezioni, su un base di reddito più alta di quella scelta da Roma.
E proprio a questo prelievo straordinario si riferiscono i milionari francesi.
«Noi, presidenti, amministratori delegati, uomini e donne del mondo degli affari, finanzieri, professionisti e cittadini ricchi – si legge nell’appello – sosteniamo la creazione di un contributo eccezionale che andrà  ad interessare i contribuenti francesi più facoltosi».
Le modalità  dell’eurotassa non sono ancora state svelate dai ministeri economici.
Il capogruppo della maggioranza alla commissione bilancio alla Camera aveva proposto un prelievo tra l’1 e il 2% sui redditi imponibili superiori a un milione di euro.
«Il contributo dovrà  essere calcolato in proporzione ragionevole – avvertono i firmatari del testo – al fine di evitare effetti economici negativi, come la fuga di capitali e una maggiore evasione fiscale».
Già  qualche giorno fa, il presidente del gruppo Publicis, Maurice Levy, aveva scritto un lungo articolo su Le Monde per «candidarsi» al prelievo straordinario, sulla scia di quanto detto da Buffett al New York Times.
E subito dopo Pierre Bergè, socio di Yves Saint-Laurent, aveva sottoscritto la proposta.
Con l’aggravarsi delle misure anti-crisi – proprio ieri il governo francese ha annunciato ulteriori tagli per 3 miliardi sul bilancio in corso – la mossa dei sedici super-ricchi anticipa una tendenza già  in atto.
«Nel momento in cui il deficit di bilancio e le prospettive di peggioramento del debito pubblico minacciano il futuro della Francia e dell’Europa, nel momento in cui il governo chiede a tutti uno sforzo di solidarietà  – conclude il manifesto pubblicato dal Nouvel Observateur – ci sembra necessario contribuire».
Sarkozy, che in passato era stato accusato di essere il «presidente dei ricchi» per via dei favori fiscali concessi, è avvertito.
Di certo, non potrà  ignorare la generosa disponibilità .

Anais Ginori
(da “La Repubblica“)

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CAMBIANO LA MANOVRA MA NON PAGANO MAI

Agosto 24th, 2011 Riccardo Fucile

NESSUNO TOCCHI GLI ONOREVOLI PRIVILEGI: DALL’EUROTASSA AI DOPPI STIPENDI, LA STANGATA NON SCALFISCE LA CASTA…SMONTANO E RIMONTANO IL DECRETO MA RESTANO SOLO I SACRIFICI PER LE FAMIGLIE

Lacrime, sudore, sangue.
Lo chiese Winston Churchill agli inglesi di fronte alla guerra mondiale.
L’ha chiesto nel 2011 Giulio Tremonti agli italiani, di fronte alla crisi economica.
Ma, a differenza del primo ministro britannico, ha dimenticato di dire che lui e il suo esercito di parlamentari in battaglia non sarebbero mai scesi.
I tagli previsti nella manovra non toccheranno infatti la Casta, se non marginalmente.
Gli onorevoli possono dormire tranquilli: il contributo di solidarietà  a loro richiesto è sì il doppio di quello dei cittadini, cioè il 10% per i redditi sopra i 90 mila euro e il 20% per quelli sopra i 150, ma l’articolo 13 della manovra, dal titolo “riduzione dei costi degli apparati istituzionali”, specifica che “a seguito di tale riduzione il trattamento economico non può essere comunque inferiore a 90 mila euro lordi l’anno”.
Il comma b3 dello stesso articolo introduce anche l’incompatibilità  della carica parlamentare con qualsiasi altra carica pubblica elettiva.
Quindi sindaci, presidenti di Provincia e Regione, ma anche consiglieri.
Perderanno allora il doppio incarico gli 86 deputati e senatori che mantengono più poltrone? Assolutamente no.
Per non agitare nessuno l’incompatibilità  si applicherà  “a decorrere dalla prima legislatura successiva all’entrata in vigore del presente decreto”.
Sarà  allora impedito di fare un doppio lavoro mentre si siede in Parlamento? Assolutamente no.
Sempre l’articolo 13 stabilisce che “l’indennità  parlamentare è ridotta del 50 per cento per i parlamentari che svolgano qualsiasi attività  lavorativa per la quale sia percepito un reddito uguale o superiore al 15 per cento dell’indennità  medesima”.
Ci si aspetta quindi un taglio di circa 7 mila euro, la metà  dello stipendio di un parlamentare.
Ma non è così: l’indennità  non è l’intero stipendio (formato anche da rimborsi per collaboratori, viaggi, spese telefoniche, ecc.) ma per i deputati ammonta a 5 mila 486 euro.
La “stangata” per i 446 doppiolavoristi ammonta quindi a 2743 euro netti.
Che a fronte di redditi da 100 mila euro in su, sono briciole.
Ma dai diretti interessati, nessun commento.
Anche gli onorevoli stomaci non hanno risentito della manovra.
Ad agosto, convocati d’urgenza a Roma per discutere le misure economiche, i senatori hanno trovato il ristorante di Palazzo Madama aperto e pronto a saziarli.
Naturalmente allo stesso prezzo di prima delle vacanze, e senza cenno in merito all’interno delle 38 pagine “lacrime e sangue”.
I primi piatti restano a 1,60 euro, i secondi tra 2,60 e 5, 23 euro (per filetto di carne o di pesce, prezzo massimo), e i dolci al carrello valgono ben 70 centesimi.
L’annuncio del ministro dell’Economia era quello dell’eliminazione di 36 province (quelle sotto i 300mila abitanti) e l’accorpamento di un migliaio di piccoli comuni (quelli sotto i 100 abitanti).
Naturalmente il processo inizierà  dopo le prossime amministrative e previo censimento da cominciare nell’autunno 2011.
Ma non potrà  andare come annunciato da Tremonti: le province a rischio si stanno già  organizzando per accorpamenti con le attigue, per mantenere gli uffici già  presenti nelle due località .
Per farlo basterà  superare i 500mila abitanti.
Sarà  eliminata solo qualche poltrona, anche se province più grandi consentiranno una moltiplicazione degli incarichi.
Per quanto riguarda i Comuni la guerra interna alla maggioranza è appena cominciata: ieri il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha dichiarato che sarà  in piazza con i piccoli Comuni il 29 agosto perchè “non sono contrario all’accorpamento delle funzioni ma questo non ha nulla a che vedere con la cancellazione dei comuni stessi”.
Una misura su cui Tremonti punta per dimostrare l’abbattimento dei vantaggi della Casta è quella dell’utilizzo dei voli in classe economica da parte di parlamentari, amministratori pubblici e dipendenti dello Stato.
Mentre i ministri, al contrario della precedente legislatura guidata da Prodi, continueranno a far volare i loro privilegi sugli aerei di Stato.

Caterina Perniconi
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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SUPERTASSA CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’: SALIRA’ LA SOGLIA DEI 90.000 EURO DI REDDITO

Agosto 24th, 2011 Riccardo Fucile

TOCCHI E RITOCCHI: ORA SI PARLA DI 100.000…SEMPRE IN STALLO LA RIFORMA DELLE PENSIONI

Arriva in Senato la manovra bis da 45 miliardi chiamata a mettere al sicuro i conti pubblici italiani.
Sulle modifiche al testo Pdl e Lega restano distanti.
Mentre sulla politica piomba lo sciopero generale della Cgil (6 settembre), gli occhi sono tutti puntati sulla commissione Bilancio di Palazzo Madama, dove il termine per presentare gli emendamenti scade lunedì prossimo.
L’obiettivo della maggioranza, o meglio il desiderio, è quello di trovare un accordo al Senato in modo da arrivare alla Camera con un testo blindato da approvare in fretta. Ma dentro al Pdl, così come nella Lega, un accordo su come modificare il decreto non c’è.
Se il segretario Alfano ha iniziato gli incontri con gli scontenti pidiellini, oggi si riuniscono gli esperti economici del Carroccio per fare il punto.
Pesano ancora il no leghista alle pensioni e il botta e risposta tra Bossi e Berlusconi sulla fine dell’unità  d’Italia.
Spedito il via libera delle commissioni Costituzionale e Lavoro del Senato.
Secondo il ministro Sacconi il voto favorevole del Terzo polo alla Lavoro “è un fatto molto significativo”.
Per il Pdl in versione Alfano trovare un’intesa con l’Udc sulla manovra sarebbe il top. Proprio Alfano ha iniziato il lavoro per trovare un’intesa nel suo partito. Ieri ha incontrato il capo dei “frondisti” Guido Crosetto.
Lui si dice “soddisfatto”, ma ricorda che il vero confronto ci sarà  oggi con il vertice tra segretario e direttivo dei gruppi, l’organo che rappresenta tutte le anime del Pdl (ognuna con le sue proposte, spesso di segno opposto).
Mentre anche gli scaioliani presentano i loro emendamenti, un punto di convergenza lo indica il vicepresidente dei deputati berlusconiani Massimo Corsaro: non si dà  per vinto su pensioni (no della Lega), ripropone l’aumento di uno o due punti di Iva (no di Tremonti e di Bossi), ma parla di alzare la soglia sopra la quale (oggi 90mila euro) scatta l’Eurotassa (si ipotizzano 100mila euro, ma non si esclude di arrivare a 150mila).
Una proposta che anche il Carroccio da qualche giorno ha preso in considerazione e che potrebbe essere accompagnata da sgravi per le famiglie anche per attrarre l’Udc.
Il portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, torna ad aprire alle modifiche (a saldi invariati), ma ammonisce che il testo deve essere approvato in tempi rapidi.
Ma per l’Idv il Paese è fermo per colpa delle divisioni della maggioranza.
E che un accordo sia lontano lo testimonia La Padania: titola l’edizione di oggi (“La Lega difende le regioni del Nord”) sulla manovra e ribadisce il no alle pensioni, al taglio agli enti locali e punta il dito contro l’evasione (“prevalente al Sud”).
“Il sistema si rivolta contro la Lega”, è il leit motiv.
Il presidente del Senato, Renato Schifani, invita i partiti a prendere in considerazione gli emendamenti “astraendosi dalle parti politiche di provenienza”.
Ma sul piede di guerra, oltre ai comuni, ci sono anche le regioni: si riuniranno in conferenza straordinaria il primo settembre per reagire ai tagli del decreto bis.
Se il centrista Buttiglione boccia l’ipotesi di aggredire le cooperative per recuperare fondi, la commissione Ambiente del Senato vota perchè non venga smantellato il Sistri, il sistema di tracciabilità  dei rifiuti.

Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)

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LA RIVOLTA DEI COMUNI CANCELLATI DALLA MANOVRA: COSTANO, TUTTI INSIEME, COME UNDICI DEPUTATI

Agosto 24th, 2011 Riccardo Fucile

UN QUARTO DEGLI OTTOMILA CENTRI ITALIANI, QUELLI CON MENO DI MILLE ABITANTI, RISCHIA DI ESSERE SOPPRESSO, INSIEME AL PATRIMONIO DI STORIA LOCALE… I SINDACI MARCIANO SU ROMA CON UNA CAROVANA DI 600 BUS

Forse il borgo farà  la fine di un grappolo d’uva, lo vendemmieranno e addio, un colpo di forbice e zac.
Il numero magico, che invece magari è malefico, è 728: rappresenta gli abitanti di Barolo, il paese col nome del vino, anche se poi è il vino ad avere preso il nome dal paese per poi portarlo a spasso nel mondo.
Chiedete a un ghiottone giapponese, domandate a un mangione svizzero, interrogate un santo bevitore tedesco.
Barolo? Tutti avranno le pupille accese, come quando si guarda il bicchiere nel controluce di una candela, dentro il bel fresco di una cantinotta.
La scure dell’articolo 16 della manovra sta per abbattersi su un comune piemontese su due: tu sì, tu no, è una tremenda roulette.
In Piemonte, i piccoli borghi sono 597 su 1.206, così i sindaci hanno deciso di portare simbolicamente le chiavi del municipio in prefettura.
Tenetele voi, qui non servono più.
Oppure, hanno pensato di noleggiare un torpedone, uno per cittadina, e così raggiungere Roma per dare voce ai villaggi di Asterix, in una colonna di quasi seicento bus.
Li ascolteranno? Chissà .
Ma la lezione “no Tav” della Val Susa dovrebbe insegnare che non si scherza con la gente di collina e montagna, con gli abitanti dei paesaggi d’uva e di pietra.
“Il nostro paese è un nome che significa storia, geografia, turismo, cultura, ottimo cibo e grandi vini, mica si può cancellare per decreto”.
Walter Mazzocchi, come si dice ancora da queste parti, è il primo cittadino di Barolo. Con la sua larga e rassicurante cadenza piemontese, racconta perchè a Roma stanno prendendo “ciò per bròca”, cioè lucciole per lanterne.
“Il numero degli abitanti non può essere l’unico criterio per accorpare o meno i comuni. A Barolo arrivano persone da ogni angolo del pianeta, abbiamo il Museo del vino nel castello acquistato nel 1970 con una sottoscrizione popolare. Il municipio rappresenta un punto di riferimento, riflette una partecipazione che è civica, non politica, non partitica”. E che alla collettività  non costa nulla: “Perchè tutti abbiamo rinunciato a indennità  e gettoni di presenza: sindaco, assessori e consiglieri. Siamo un comune a costo zero, e come noi quasi tutti i borghi della provincia di Cuneo. Istituire una specie di sindaco podestà  sarebbe un grave colpo per l’intero sistema democratico”.
La via d’uscita non è l’accorpamento, ma l’unità  d’intenti.
“Da dieci anni ci siamo consorziati in 14 paesi, creando l’Unione dei comuni della collina di Langa. Questa forma associata ci permette di gestire servizi come il trasporto degli scolari, le mense, la polizia locale, i tributi e la difesa del suolo, senza che nessuno abbia perso la propria identità , nè le prerogative amministrative”.
Ci sono comuni che rischiano di essere tagliati per poche decine di abitanti, altri che si sentono più tranquilli ma fino a un certo punto, perchè in collina si fa in fretta a perdere gente e certezze.
A Roddi, 1.500 abitanti, c’è la sede dell’Università  dei cani da tartufo: un centro di addestramento che è una miniera d’oro per la gastronomia nazionale.
E il Comune ha stabilito, con delibera ufficiale, che Roddi ora diventa “il paese della poesia”.
Versi in bacheca di grandi autori, da Leopardi ad Alcmane, accompagnano il turista lungo le mura che salgono al castello.
L’iniziativa verrà  inaugurata domenica prossima, all’interno di un giorno dedicato interamente alla poesia. “Idee simili sono possibili nei borghi più piccoli”, spiega il sindaco Roberto Giacosa.
“Perchè il turismo è fatto di tante cose, non è solo stare a tavola. La cultura è un tassello fondamentale della nostra proposta. Chi vuole tagliare i piccoli comuni, non si rende conto che così elimina un tessuto sociale fatto di operosità , volontariato e passione”.
Ed è bello salire nel borgo, leggendo sui mattoni l’attacco dell’Infinito, con gli occhi che si perdono oltre il parapetto, e il venticello che fa vibrare ogni lettera stampata sui fogli trasparenti. “Pensiamo che dare valore alla poesia, in questi tempi di prevalenza economica, sia un segno importante”, dice il professor Giovanni Tesio, presidente del Premio Roddi.
La strada che taglia le colline di Pavese e Fenoglio, in un saliscendi da vertigine, lambisce vigne dove tra poco si comincerà  a vendemmiare.
Prima i moscati, poi gli altri bianchi. È stata una primavera caldissima, quindi le piogge inattese e di nuovo l’aria che bolle e il sole che cuoce: sarà  una grande annata anche per i rossi, per i Nebbioli che rappresentano il petrolio di Langa.
La realtà  della provincia di Cuneo, chiamata Granda (è la terza più estesa d’Italia dopo Bolzano e Foggia, ha quasi 600 mila abitanti, però frazionati in decine e decine di sparuti borghi), racconta un paesaggio di enorme bellezza, ma anche di solitudine.
Da qualche anno, grazie al vino è arrivata la ricchezza, ma sempre al prezzo di un lavoro durissimo, “perchè la terra è bassa e la schiena si deve piegare”, come dicono i contadini di qui.
Non è più la Langa dei disperati, niente più malora ma Slow Food, eppure il segno della precarietà  non è poi molto diverso dai tempi di Beppe Fenoglio e dei suoi giorni di fuoco.
“Perchè camminiamo sulle uova, e il governo non ci aiuta”.
Gianni Galli, giornalista, è il sindaco di Murazzano, Alta Langa, 873 abitanti, dove alle viti si sostituiscono i noccioleti e il frutto più prelibato si chiama, appunto, “nocciola tonda e gentile”: finisce anche dentro la Nutella, ed è detto tutto.
Murazzano è inoltre il paese della robiola, da cui il famoso Murazzano Dop, uno dei nove a denominazione di origine protetta del Piemonte.
Sono tesori grandi e fragili, succulenti e delicatissimi: basterà  un decreto per farli soffrire?
“Ha ragione chi dice che Tremonti dovrebbe fare l’assessore in un piccolo comune per qualche settimana, così capirebbe.
Qui non facciamo politica, ma cerchiamo di risolvere i problemi. Qui il sindaco si occupa anche di rifiuti e dei buchi nelle strade, fa promozione turistica e organizza gli scuolabus, senza trascurare i lampioni rotti. La gente mi ferma per la via e mi parla di cose pratiche, di questioni che possono sembrare minime e invece sono lo scheletro, l’ossatura di ogni comunità . Perdere il municipio, per un comune come Murazzano, significherebbe sentirsi isolati, senza punti di riferimento. Anche l’accorpamento è un’operazione azzardata, perchè ci sono frazioni con poco o niente da spartire, esclusi, magari, i confini. Noi non siamo le zavorre d’Italia, e nessun amministratore pubblico percepisce un soldo. Io, come sindaco ho rinunciato a circa 1.300 euro lordi al mese, e nessun consigliere incassa il gettone di presenza”.
A parte che non si tratterebbe di un gettone d’oro da antico telequiz, semmai di un minuscolo rimborso pari all’inaudita cifra di 17 euro a seduta.
Sono questi i numeri che rischiano di affossare l’Italia?
“Abbiamo calcolato che il costo delle amministrazioni dei piccoli comuni valga meno di 5 milioni di euro all’anno, cioè quanto undici deputati”.
Franca Biglio, sindaco di Marsaglia e presidente dell’Associazione piccoli comuni d’Italia, è colei che vuole organizzare il viaggio dei 597 pullman a Roma.
E, si badi, non c’è neppure una spinta localista, questo non è il becero leghismo dei “padroni a casa nostra”.
Qui, semmai, si chiede che la casa non venga chiusa, e che il paese non faccia la fine di un grappolo a fine estate, dopo i giorni di fuoco che certamente verranno.

Maurizio Crosetto
(da “La Repubblica“)

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GLI IMMIGRATI DANNO ALL’INPS PIU’ DI QUELLO CHE RICEVONO: VERSAMENTI PER 7,5 MILIARDI DI EURO, SOLO IL 2,2% PRENDE UNA PENSIONE

Agosto 24th, 2011 Riccardo Fucile

SONO IN TOTALE 2.727.254 I LAVORATORI STRANIERI ASSICURATI, PARI AL 12,9% DI TUTTI GLI ISCRITTI ALL’INPS (21.108.368)….SONO STIMATI IN APPENA 110.000 I PENSIONATI STRANIERI E QUELLI ENTRATI IN ETA’ PENSIONABILE

Danno molto più di quanto ricevono. Sono gli immigrati iscritti all’Inps.
Quanto versano in contributi? Tanto: circa 7,5 miliardi di euro nel 2008.
Nell’insieme, sono 2.727.254 i lavoratori stranieri assicurati, pari a oltre un ottavo (12,9%) di tutti gli iscritti all’Inps (21.108.368).
A fotografare il pianeta immigrazione è il IV Rapporto sui lavoratori di origine immigrata negli archivi Inps, curato dai redattori del Dossier Caritas/Migrantes e presentato a Roma.
I lavoratori immigrati assicurati sono così ripartiti: lavoratori dipendenti da aziende (63,2%); lavoratori domestici (17,6%); operai agricoli (8,5%); lavoratori autonomi (10,8%).
Tradotto: ogni 10 lavoratori immigrati, 9 sono impiegati nel lavoro dipendente e uno solo svolge attività  autonoma.
Nel settore familiare, il supporto dei lavoratori immigrati, soprattutto donne consenta alla rete pubblica   –   in un Paese con almeno 2,6 milioni di persone non autosufficienti e una popolazione composta per oltre un quinto da ultrasessantacinquenni   –   un risparmio quantificato dal ministero del Lavoro in 6 miliardi di euro.
Anche in agricoltura la presenza immigrata, che incide per oltre un quinto sul totale degli addetti, è sempre più rilevante sia tra gli stagionali che tra gli operai a tempo indeterminato, specialmente nell’allevamento, nella floricultura e nelle serre.
“In prospettiva   –   scrivono i ricercatori della Caritas   –   questo apporto dei migranti andrà  valorizzato anche per favorire il ricambio generazionale dei coltivatori diretti, tra i quali più di un decimo ha superato i 65 anni”.
All’ingente versamento di contributi previdenziali da parte degli immigrati (circa 7,5 miliardi di euro nel 2008), corrisponde una loro scarsa presenza tra i beneficiari di prestazioni pensionistiche: all’inizio del 2010 sono stimabili in appena 110mila i pensionati stranieri e quelli entrati in età  pensionabile nel corso dell’anno incidono appena per il 2,2% sul totale dei residenti.
Considerata l’età  media nettamente più bassa di quella degli italiani (31,1 anni contro 43,5), questo andamento è destinato a durare per diversi anni.
Funzionali a sostenere l’andamento del mercato, ma molto esposti alle sue variazioni, i lavoratori immigrati non sono stati risparmiati dalla recente crisi economia, specialmente se addetti al settore industriale e “hanno pagato il prezzo di una ulteriore canalizzazione verso le mansioni di più basso profilo, con effetti anche sul livello reddituale, che per diverse categorie già  risultava inferiore alla soglia di povertà “.

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CONTRO IL CAPORALATO

Agosto 24th, 2011 Riccardo Fucile

DALLO SCIOPERO DEI BRACCIANTI AFRICANI DEL SALENTO CONTRO L’ARROGANZA DEL CAPORALATO, UNA DESTRA VALORIALE E SOCIALE DOVREBBE TRARRE SPUNTO PER LE SUE SCELTE POLITICHE E UMANE… CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI IN NERO PER RIAFFERMARE LA PRESENZA DI UNO STATO OGGI LATITANTE

Le cronache di questi giorni parlano di uno sciopero di braccianti africani nelle campagne del Salento contro l’arroganza di una istituzione che da anni prospera nel mondo agricolo meridionale: il caporalato.
La masseria Boncuri nel comune di Nardò è una struttura di accoglienza per braccianti immigrati impegnati nella raccolta del pomodoro.
Le condizioni di vita di questa comunità  sono disumane.
Ammassati sotto tende questi lavoratori subiscono la selezione dei caporali che impongono carichi di lavoro sempre più gravosi per una misera paga.
I caporali speculano sul lavoro di queste persone con vessazioni e taglieggiamenti.
Stipati come bestie su pulmini senza sedili i braccianti sono trasportati nei campi, costretti a pagare questo trasporto indegno.
L’assenza dello Stato è totale.
Non si vedono forze dell’ordine, finanzieri, ispettori del lavoro; il campo è libero per un caporalato violento, retaggio di un mondo di antica miseria.
Ora che la misura è colma, la rabbia dei migranti è divenuta lotta contro l’ingiustizia. Incrociano le braccia per far valere i loro diritti e la dignità  di esseri umani.
Leader di questa battaglia, è un giovane studente camerounense.
Dal politecnico di Torino dove studia ingegneria, Yvan Sagnè si è trasferito nel Salento per pagarsi gli studi con il lavoro stagionale della raccolta di pomodori.
Quakhe notte fa   è stato picchiato a sangue e, invece di tutelare il suo diritto di protestare, è stato rispedito a Torino per garantire la sua incolumità .
Mi viene da chiedere se Yvan Sagnè conosce la vita di Giuseppe Di Vittorio che esattamente un secolo fa organizzava le lotte contadine in Puglia.
Figlio di braccianti che lavoravano la terra dei marchesi Rubino-Rossi di Cerignola, il giovane Di Vitttorio, pur faticando nei campi, imparò da autodidatta a leggere e scrivere e maturò una coscienza politica e sindacale che mise al servizio delle lotte bracciantili. Divenne la più autorevole figura del sindacato.
Oggi il nuovo Di Vittorio nelle campagne salentine ha la pelle nera.
Sono passati cento anni e il proletariato agricolo viene da paesi dove si vive di stenti. Come è possibile che in questa nostra Italia possa prosperare una nuova forma di schiavismo?
A pochi chilometri da questi campi, sulle spiagge assolate di questo angolo di Mediterraneo, migliaia di giovani vivono le vacanze agostane; molti non conoscono il dramma dei loro coetanei africani.
È giunto il momento di indignarsi rispondendo all’appello e alla mobilitazione contro il caporalato che sindacati,   Comune di Nardò, asscoiazioni e artisti pugliesi realizzeranno oggi nella città  salentina.
Un modo concreto per aiutare questi ragazzi che da quindici giorni sono senza salario e farli vivere in maniera più decorosa.
Assistiamo a queste forme di sfruttamento e al contempo al disastro dei prezzi.
In molte regioni la frutta viene lasciata marcire perchè i prezzi pagati ai contadini sono così irrisori che non conviene raccoglierla.
È giusto ricordare il monito di Pier Paolo Pasolini: «Quando contadini e artigiani spariranno, sarà  la fine della nostra storia».
Oggi i nostri contadini sono anche gli africani che raccolgono i pomodori, i macedoni nelle vigne del barolo, gli indiani che accudiscono le vacche in pianura padana, i magrebini e i polacchi negli alpeggi.
Questa umanità  va difesa e tutelata.
Questo dovrebbe essere il compito di una destra valoriale, sociale e solidale che voglia e sappia passare dalla enunciazione teorica ai fatti concreti.
Oggi avremmo voluto la classe dirigente di Fli in prima linea, a fianco dei nuovi poveri.

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VENETO: DUECENTO MILIONI ALLE CLINICHE PRIVATE PER LAVORARE MENO

Agosto 24th, 2011 Riccardo Fucile

NEL 2006 SI DECISE DI RIDURRE LE OSPEDALIZZAZIONI A 160 OGNI 1000 ABITANTI…MA PER COMPENSARE I MANCATI INTROITI DELLE CLINICHE PRIVATE LA REGIONE HA FISSATO DEI BONUS CHE DI FATTO GARANTISCONO   GLI STESSI INTROITI LAVORANDO MENO

Duecento milioni in 4 anni: tanto ha pagato il Veneto alle cliniche private convenzionate per fare meno ricoveri.
Nel 2006 si stabilisce che le ospedalizzazioni devono scendere a 160 ogni mille abitanti.
E così con una delibera – assessore alla Sanità  l’attuale sindaco di Verona Tosi – si prevedono bonus per chi rispetta l’impegno.
Duecento milioni di euro: a tanto ammonta la cifra pagata dalla regione Veneto in 4 anni alle cliniche private convenzionate per essere riuscite a fare meno ricoveri ospedalieri.
Non si tratta di un errore, ma del risultato di tre delibere regionali votate tra il 2006 e 2010.
Nel 2006 infatti il Patto per la Salute tra Stato e Regioni stabilisce che il numero di ricoveri ospedalieri deve scendere a 160 ogni mille abitanti, in modo da far diminuire il debito sanitario. Cosa che ovviamente sarebbe venuta ad incidere sugli introiti delle cliniche private convenzionate, pagate fino a quel momento dalla Regione sulla base del numero dei ricoveri fatti.
Ma con la prima delibera 4449 approvata il 28 dicembre 2006 dalla giunta di centrodestra, con Flavio Tosi (attuale sindaco di Verona) assessore regionale alla sanità  e presieduta in quell’occasione dall’allora vicepresidente del Veneto Luca Zaia, la regione ridefinisce i tetti di spesa per il triennio 2007-2009 anche per le strutture private accreditate.
Così, per ciascun erogatore privato pre-accreditato che rispetta il tetto dei ricoveri, viene previsto un incremento finanziario, una sorta di ‘bonus’, calcolato sul valore del budget annuale regionale, che è dell’8% per il 2007.
A questa cifra si aggiunge per il 2008 un altro incremento finanziario del 3,17%, arrivando così all’11,17%; del 3,23% per il 2009 (dunque il 14,4% in totale), e un altro 1,5% nel 2010, arrivando al 15,9%.
E, come si può apprendere dal Libro bianco della sanità  veneta, nonostante il minor numero di ricoveri ospedalieri, le cifre stanziate dalla regione per l’assistenza ospedaliera fornita dai privati convenzionati non hanno mai smesso di crescere, passando da 526 milioni nel 2006, a 547 milioni nel 2007, 557 nel 2008 e 578 nel 2009.
“Calcolando l’incremento finanziario sulla base dei budget annuali — spiega Guglielmo Brusco, vicepresidente della provincia di Rovigo, che da anni è impegnato a denunciare questi sprechi nella sanità  veneta — non è azzardato pensare che le strutture private convenzionate abbiano ricevuto 35 milioni circa di euro nel 2007, 45 nel 2008, 50 nel 2009 e 66 nel 2010, per un totale complessivo di circa 200 milioni di euro. Tutto alla sola condizione di fare meno ricoveri, e cioè lavorare di lavorare meno”.
Insomma, un trattamento di tutto favore, secondo Brusco, che non ha certo giovato alle casse del Veneto, che negli anni non solo ha assegnato sempre più risorse alle aziende del Servizio Sanitario Regionale (4,3 miliardi di euro nel 2000 contro i 7,7 miliardi del 2009), ma anche visto crescere il costo dell’assistenza ospedaliera, passata da 3,6 miliardi di euro nel 2006 a 3,8 miliardi di euro nel 2009 (+5,9%), nonostante i minori ricoveri.
Forse anche perchè, come rileva il Libro bianco, a contenere il tasso di ricoveri e tagliare i posti letto sono state soprattutto le strutture ospedaliere pubbliche, mentre nelle strutture private accreditate i dati sono rimasti sostanzialmente stabili.
Senza contare che chi non raggiunge il budget di ospedalizzazione riceve un altro ‘aiutino’: l’eventuale quota di introiti «mancante» sarà  garantita l’anno successivo sul versante visite ambulatoriali.
Interpellato sull’argomento, l’assessore veneto alla Sanità , Luca Coletto, ci ha tenuto subito a chiarire che con la delibera n.312 votata a marzo 2011, “è stato eliminato il meccanismo dell’incremento finanziario. Da quest’anno si è deciso un taglio secco di 30 milioni di euro, e di assegnare un incremento finanziario provvisorio del 5% sul fatturato, che verrà  poi riassorbito al momento della ridefinizione delle nuove tariffe dei Drg (i Raggruppamenti Omogenei di Diagnosi, il sistema di classificazione usato come base per il finanziamento delle aziende ospedaliere), cosa che probabilmente avverrà  da settembre. In tempi come questi è doveroso risparmiare e investire di più sul pubblico”.
Belle parole, ma prive di fondamento, secondo Brusco.
“Con questa delibera — conclude — diminuiscono i ‘regali’ ai privati, che però mantengono sempre un incremento finanziario elevato, giustificato in parte per pagare l’inflazione del 2009 e 2010, coperta già  dalle precedenti delibere e quindi pagata due volte. Da anni continuo a denunciare senza successo questi sprechi, ma io non mollo e spero che a settembre la Corte dei Conti regionale avvi delle indagini e che ci si renda conto di quante risorse pubbliche sono state regalate ai privati quando potevano essere impiegate per migliorare l’assistenza sanitaria pubblica”.

Adele Lapertosa
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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DONNE ANTIMAFIA, TRE VITTIME DA NON DIMENTICARE

Agosto 24th, 2011 Riccardo Fucile

LEA GAROFALO, TITA BUCCAFUSCA, MARIA CONCETTA CACCIOLA: IL CORAGGIO DI TRE GIOVANI MADRI, TESTIMONI DI GIUSTIZIA, SCOMODE ALL’INTERNO DELLE RISPETTIVE FAMIGLIE I CUI UOMINI SONO AFFILIATI ALLA ‘NDRANGHETA

Lea Garofalo, Tita Buccafusca, Maria Concetta Cacciola, tre giovani donne e madri calabresi, testimoni di giustizia, chiamate ad un triste destino, sicuramente perchè scomode all’interno delle rispettive famiglie i cui uomini appartengono alla ‘ndrangheta.
Tre storie sicuramente diverse che non possono cadere nel silenzio e che lasciano intravedere come sia diventato preoccupante il ruolo della donna che intende reagire al potere criminale e come contemporaneamente tale ruolo non venga adeguatamente tutelato dallo Stato.
Lea Garofalo, di 35 anni, uccisa in un capannone della periferia milanese e poi sciolta nell’acido in un terreno vicino Monza dal suo ex compagno Carlo Cosco, boss della ‘ndrangheta crotonese.
Tita Buccafusca, di 38 anni, moglie di Pantaleone Mancuso, noto boss incontrastato della omonima cosca della ‘ndrangheta vibonese, da qualche mese in libertà  vigilata. La donna si è suicidata il 16 aprile scorso ingerendo acido solforico e la sua morte è passata sotto silenzio.
Maria Concetta Cacciola, di 31 anni, moglie di Salvatore Figliuzzi, detenuto e condannato per associazione mafiosa, ma anche parente della nota famiglia Bellocco della ‘ndrangheta rosarnese.
La donna si è suicidata sabato sera ingerendo acido muriatico.
Le tre donne avevano deciso di collaborare con la giustizia per tentare di reagire alla vita infernale delle loro famiglie e per cercare di aiutare i propri figli a crescere secondo i canoni del vivere civile.
Le loro morti sono avvenute perchè non adeguatamente protette dalla Stato, anche se le stesse avevano disatteso i canoni di protezione.
Lo Stato sa bene, però, che i boss della ‘ndrangheta calabrese non si sottomettono sicuramente alle loro donne e che non accettano le ribellioni delle stesse e sono quindi capaci di istigare al suicidio.
Tre donne delle cosche Garofalo, Mancuso e Bellocco, province calabresi diverse, che sono state costrette a portare con se grandi segreti della ‘ndrangheta calabrese, ma che non sono state adeguatamente supportate nella loro voglia di ribellione e libertà  e che, pertanto, lasciano in noi profonda amarezza, ma anche preoccupazione al pensiero di ciò che sta accadendo alle donne delle famiglie mafiose

On. Angela Napoli

Componente Commissione Parlamentare Antimafia

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