Ottobre 1st, 2011 Riccardo Fucile
LO STRANO PAESE DOVE CHI PRELEVA SETTE PIETRE SUL LITORALE VIENE ARRESTATO, MENTRE I MILANESE RESTANO LIBERI E I ROMANO MINISTRI
Sicilia. Bartolo è un giovane di 23 anni e fa il pescatore a Sant’Agata di Militello, provincia di Messina.
L’altro giorno è stato arrestato dai carabinieri perchè “colto in flagrante” mentre prelevava sette pietre dal lungomare e le caricava su un furgone per fissare le sue reti da pesca sul fondale marino.
Tradotto in caserma, vi ha trascorso la notte, in attesa del processo per direttissima.
Il giorno prima la Camera negava l’autorizzazione all’arresto dell’on. Marco Milanese per rivelazione di segreti, corruzione e associazione per
delinquere.
Qualche giorno dopo, a Taranto, si apriva il processo a Donato, un ragazzo di 20 anni, imputato per il furto di un ovetto Kinder in un chiosco di dolciumi e per le ingiurie rivolte al venditore.
Prelevato dai carabinieri e interrogato alle 2 di notte, Donato è finito sotto processo perchè il venditore pretendeva 1.600 euro per chiudere la faccenda.
Il giorno prima, la Camera respingeva la mozione di sfiducia contro l’on. Saverio Romano, imputato per mafia, che dunque rimane ministro.
Domenica abbiamo raccontato la storia del giovane etiope rinviato a giudizio per aver colto qualche fiore di oleandro in un parco di Roma.
Ieri, sul Corriere, Luigi Ferrarella ricordava altri tragicomici precedenti.
Il processo a Milano contro un tizio imputato di truffa per aver scroccato una telefonata da 0,28 euro.
E quello contro due malviventi sorpresi a fare da palo a una terribile banda dedita al furto di alcuni sacchi della spazzatura in una bocciofila.
Ma anche i 169 ricorsi presentati in Cassazione da altrettanti utenti Enel (avanguardie di un esercito di 60 mila persone) che chiedono un risarcimento di 1 euro a testa.
Basta raffrontare l’entità dei reati con i costi del processo (indagini della polizia giudiziaria e del pm, un giudice per la convalida del fermo, un gup per l’udienza preliminare, uno o tre giudici più un pm per il primo grado, tre giudici più un pg per l’appello, cinque giudici più un pg più un cancelliere per la Cassazione, con l’aggiunta di cancellieri ed eventuali periti) per rabbrividire.
O per sbertucciare la magistratura, che obbedisce semplicemente a leggi sempre più folli o infami.
Gli unici colpevoli sono i politici che hanno governato l’Italia in questi 17 anni: cioè tutti.
Questa giustizia impazzita l’han costruita loro con le loro manine sporche e/o incapaci.
Anzichè dare risposte serie alla domanda di giustizia in continuo aumento, che non trova sbocco se non in tribunale, depenalizzando i reati minori e creando un sistema serio di sanzioni amministrative, hanno seguitato a inventarsi una caterva di reati inesistenti (come l’immigrazione clandestina) per solleticare la pancia degli elettori più beceri e decerebrati e per allattare un termitaio di avvocati (230 mila contro i 20 mila del Giappone che ha il doppio della popolazione italiana: ha più avvocati la città di Roma dell’intera Francia).
E intanto depenalizzavano, di diritto o di fatto, i reati dei potenti, cancellandoli o rendendoli impossibili da scoprire e processare.
Eppure, sui giornali e in tv, si continua a dipingere una giustizia che trascura “i veri criminali” per colpire i reati dei politici (ovviamente inventati).
Ora Napolitano ricorda che “in passato un leader separatista fu arrestato”.
Non sappiamo se si riferisca anche ai leghisti a suo tempo imputati a Verona per le camicie verdi (e armate) della “Guardia nazionale padana”.
Il processo s’è estinto perchè l’anno scorso — come denunciò il Fatto nel silenzio generale, anche del Quirinale — il ministro Calderoli depenalizzò il reato di “associazione militare a scopo politico” con un codicillo nascosto in un decreto omnibus.
Da allora, per mandare in fumo un processo che all’inizio vedeva imputati anche i ministri Bossi, Maroni e naturalmente Calderoli, chi fonda bande paramilitari fuorilegge non commette reato.
Chi invece ruba un fiore, o una pietra, o un ovetto per te, è un delinquente.
Ma solo perchè nessun ministro ha ancora rubato fiori, pietre e ovetti.
Non resta che aspettare, fiduciosi.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 1st, 2011 Riccardo Fucile
VELENI DAL DEPUTATO OSVALDO NAPOLI, INSINUAZIONI SUL PRESIDENTE ANTIMAFIA…COME QUALCUNO DISSENTE, NEL PDL SI SCATENA UNA VERGOGNOSA CACCIA ALL’UOMO CON LE SOLITE NOTIZIE TAROCCATE E LAVITOLATE
«Noi non crediamo a Lo Verso nè quando accusa il ministro Romano, nè quando accusa
Pisanu ritenendolo il fornitore delle notizie a Cuffaro e Aiello». Parte l’attacco del mondo berlusconiano al senatore del Pdl Beppe Pisanu, il capo dell’Antimafia che – dopo aver chiesto un passo indietro al premier Berlusconi – l’altro ieri ha detto che se fosse stato deputato avrebbe votato la sfiducia al ministro Saverio Romano, sul quale pende proprio una richiesta di rinvio a giudizio per mafia.
Sembra rimettersi in moto la macchina che negli ultimi due anni ha ricoperto di fango chi – dentro o fuori dalla maggioranza – ha criticato Silvio Berlusconi. La falsa velina per il direttore dell’Avvenire Dino Boffo, il pedinamento delle telecamere di famiglia ai danni del giudice Mesiano, la storia della casa di Montecarlo per Fini.
Ora tocca a Pisanu.
L’ex ministro dell’Interno finisce nel mirino di Osvaldo Napoli, vicecapogruppo del Pdl alla Camera e fedelissimo di Berlusconi.
Napoli ieri ha diffuso un comunicato apparentemente garantista, in cui però di fatto lancia accuse di mafia contro il capo dell’Antimafia.
Ma la sorpresa è un’altra.
A chi gli chiede conto delle sue dichiarazioni Napoli non sa dare risposta: «Non lo so, quel comunicato non l’ho nemmeno scritto io, me lo ha dato il gruppo parlamentare».
Ovvero gli uomini stampa del Pdl alla Camera che, guarda caso, fanno capo a Cicchitto – presidente dei deputati del Pdl e falco berlusconiano – e dei quali si serve anche il ministro Romano.
Interpellati, gli addetti stampa all’inizio sembrano cadere dalle nuvole, poi ritrovano la memoria e dicono che il nome di Pisanu nella vicenda Romano è entrato nei verbali del pentito Stefano Lo Verso pubblicati lo scorso 19 settembre dal Fatto Quotidiano.
Ma allora nessuno aveva puntato il dito contro Pisanu e neanche commentato.
Dieci giorni dopo, invece, quei verbali – ricoperti da una serie omissis dietro i quali si nasconde un altro uomo politico – tornano utili alla causa: nel frattempo Pisanu ha sottoscritto le parole del cardinale Bagnasco su Berlusconi, ha detto che Romano si sarebbe dovuto dimettere e che nel partito c’è un crescente dissenso nei confronti del Cavaliere.
Un dissenso del quale lo stesso Pisanu è uno dei poli: intorno a lui si sta coagulando una parte dei malumori, con rischio per la tenuta della maggioranza.
Ecco dunque l’attacco a freddo.
Un comunicato pieno di insinuazioni: «E così come non abbiamo chiesto le dimissioni a Romano non le chiediamo al presidente dell’Antimafia, anche se potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento aggravato».
Ma al momento non risulta neanche il rischio di una simile evenienza.
Pisanu, dal canto suo, non commenta, resta indifferente.
E ieri a chi lo interpellava ha fatto notare di non avere nulla da nascondere.
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 1st, 2011 Riccardo Fucile
L’IMPRENDITORE FA PUBBLICARE IL SUO ATTO DI ACCUSA NELLO SPAZIO INIZIALMENTE DESTINATO ALLA PUBBLICITA’ DELLE SCARPE TODD’S…PARLA DI SPETTACOLO INDECENTE E NON PIU’ TOLLERABILE”
Una durissima invettiva contro la classe politica, lanciata comprando spazi pubblicitari su diversi quotidiani italiani.
Diego Della Valle ha scelto questa formula per esprimere la sua indignazione nei confronti della casta.
“Alla parte migliore della politica e della società civile che si impegnerà a lavorare in questa direzione – si legge nelle pagine originariamente destinate alla pubblicità dei modelli di scarpe Tod’s – diremo grazie. A quei politici che si sono invece contraddistinti per la totale mancanza di competenza e di amor proprio per le sorti del Paese saremo sicuramente in molti a voler dire vergognatevi'”.
E ancora: “Lo spettacolo indecente che molti di voi stanno dando non è più tollerabile da gran parte degli italiani e questo riguarda tutti gli schieramenti politici. Il vostro agire attento solo agli interessi personali e di partito trascurando quelli del paese ci sta portando al disastro e sta danneggiando la reputazione dell’Italia”.
Secondo Della Valle, “la classe politica si è allontanata dalla realtà , la crisi economica impone serietà competenze e reputazione che gli attuali politici non hanno, salvo rare eccezioni”.
Infine l’appello: “Le componenti responsabili della società civile che hanno a cuore le sorti del Paese lavorino per affrontare con la competenza e la serietà necessaria questo difficile momento”.
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Ottobre 1st, 2011 Riccardo Fucile
IL QUOTIDIANO DEI SOCIALISTI, STORPIATO NEL NOME E NEI CONTENUTI, PESA 17 MILIONI: QUESTA E’ LA CIFRA CHE IL GOVERNO HA VERSATO A UNA SOCIETA’ DI LAVITOLA, IL PESCIVENDOLO LATITANTE
Martedì la Guardia di Finanza ha perquisito la redazione di Avanti! in via del Corso a Roma:
come spende Lavitola, editore e direttore, i fondi per l’editoria?
Più di 2,5 milioni di euro soltanto nel 2010.
Il sottosegretario Paolo Bonaiuti, portavoce del Cavaliere, annuncia la rivoluzione di carta: basta favori, basta copie finte, soldi legati a vendite e occupazione.
Bonaiuti dovrebbe cominciare con le quattro pagine dell’amico Valter.
Non sapremo mai la diffusione e le spedizioni di una società che nasconde nel bilancio migliaia di euro fra voci mezze vuote e capitoli di spesa stile cruciverba, una casella bianca, una nera.
La nostra prima puntata sui contributi ai quotidiani strascina con sè una promessa: ci sono testate come l’Unità e il Manifesto con bilanci specchiati, vendite certificate e prodotti veri, che rischiano di pagare le conseguenze di uno sciagurato Lavitola.
E tanti emuli di Lavitola, blindati nel sottobosco di giornali di partito o presunti tali.
Sarebbe interessante capire perchè la Discussione, 2,530 milioni di euro nel 2010, inserisce nel bilancio l’affitto di un’Audi A8.
Sarebbe istruttivo capire perchè l’Opinione, 2 milioni di euro nel 2010, evita di riportare l’incasso con le vendite in edicola, tanto per fare una divisione con i numeri stampati nell’anno e approssimare le copie che un lettore paga (!). Sarebbe una scommessa da brividi trovare un italiano che compra Lab il Socialista, il giornale su misura del governatore campano Stefano Caldoro, mezzo milione di euro nel 2010.
Purtroppo, è pura fantasia.
L’Avanti
DIRETTORE: Valter Lavitola
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 2,530 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: il quotidiano di 4 pagine è praticamente inesistente in edicola, nel bilancio 2010 dichiarava meno di 2 mila euro ricavati con gli abbonamenti e 972 mila con la distribuzione senza specificare di che tipo
DIPENDENTI: nel 2010 hanno lavorato per la testata 15 giornalisti, il costo del personale era di 642 mila euro
Liberazione
DIRETTORE: Dino Greco
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 3,340 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: il giornale comunista prima del fallimentare governo Prodi e di varie scissioni nel partito vendeva sempre oltre le 10 mila copie, adesso supera a fatica le 3 mila copie compresi i circa 750 abbonamenti sottoscritti DIPENDENTI: non è ancora consultabile il bilancio 2010, ma nell’anno risultavano in organico 15 giornalisti
La Padania
DIRETTORE: Leonardo Boriani
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 3,896 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: nelle tante cause di lavoro, dovendo giustificare l’uscita di tanti giornalisti, l’editore disse che 5 mila copie al giorno di venduto fra edicola, partito e abbonamenti, sono poche anche per la Lega
DIPENDENTI: in questi anni, più volte la società Editoriale Nord ha fatto ricorso alla cassa integrazione. Il costo per il personale resta alto: 2,250 milioni di euro
Secolo d’Italia
DIRETTORE: Marcello De Angelis
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 2,952 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: dal bilancio 2010 risulta che ha ricavato dalle edicole 181 mila 978 euro, esce 260 volte l’anno, dunque vende circa 700 copie al giorno DIPENDENTI: in organico ci sono 39 persone, di cui 8 impiegati e 8 operai. Il costo del personale è di 1,832 milioni di euro
Terra
DIRETTORE: Pino Di Maula
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 2,484 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: nel bilancio 2010 risulta che ha ricavato dalle edicole 188 mila e 409 euro, esce 307 volte l’anno al prezzo di un euro e dunque vende circa 613 copie al giorno
DIPENDENTI: il bilancio 2010 non specifica il numero del personale in organico, ma dichiara costi per 825 mila euro
Liberal
DIRETTORE: Ferdinando Adornato
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 2,798 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: il giornale del deputato Udc, ex Forza Italia, dichiara nel 2010 ricavi da vendita di quotidiano e riviste di 630 mila euro. “Cronache di Liberal”, dicono, esordì con 100 mila copie di tiratura, ora la presenza in edicola è marginale
DIPENDENTI: il numero del personale non è specificato, ma i costi sono pari a 1,245 milioni di euro
EUROPA
DIRETTORE: Stefano Menichini
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 3,527 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: l’ex quotidiano della Margherita, ora del Pd, nel 2010 ha incassato 453 mila e 916 euro dalle vendite per diffusione (edicola e promozioni, dunque feste) escluso abbonamenti. Esce 260 volte l’anno, vende circa 1500 copie al giorno
DIPENDENTI: l’organico conta 25 unità , di cui 21 giornalisti per un costo di 1,618 milioni di euro
L’Opinione
DIRETTORE : Arturo Diaconale
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 2 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: la nota integrativa al bilancio 2010 tiene insieme il valore di produzione, omettendo i ricavi da edicola. Il direttore Diaconale riferisce di 3 mila copie vendute e 20 mila di tiratura al giorno
DIPENDENTI: il bilancio ignora anche il numero dei dipendenti, ma riporta il costo del personale pari a un milioni di euro
l’Unità
DIRETTORE: Claudio Sardo
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 6,337 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: in questi giorni di settembre la tiratura oscilla tra 140 e 120 mila copie. Le vendite dichiarate dall’editoriale, secondo la media giugno 2010-maggio 2011, sono di 42.314 copie
DIPENDENTI: al bilancio 2009, depositato nel 2010, il costo del personale, in costante discesa, era pari a 9,833 milioni di euro
il Manifesto
DIRETTORE: Norma Rangeri
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 3,745 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: la tiratura media in questi giorni di settembre oscilla intorno alle 70 mila copie, il 2010 si è chiuso con 18.887 copie vendute al giorno, di cui 15.936 in edicola, gli abbonamenti sono 1903
DIPENDENTI: l’organico è diminuito nel 2010 di 3 unità , scendendo a 83 di cui 58 giornalisti. Il costo del personale è pari a 3,202 milioni di euro
RINASCITA
DIRETTORE: Ugo Gaudenzi
CONTRIBUTI: nel 2010 la cooperativa di giornalisti ha ricevuto 2,489 milioni di euro maturati nel 2009
VENDITE: il bilancio 2010 non è stato depositato, nel 2009, è incerta la vendita in edicola, il direttore dichiara una tiratura di 20 mila copie al giorno DIPENDENTI: i giornalisti in organico sono 16 più amministrazione e segreteria, nel 2009 il costo del personale era pari a 828 mila euro
La Discussione
DIRETTORE: Antonio Falconio
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 2,530 milioni di euro maturati nel 2009 VENDITE: il giornale del deputato Giampiero Catone, ex Pdl, ora al Gruppo misto, per un attimo in Fli, dichiara ricavi di vendita per 1 milione di euro sommando edicola e abbonamenti. Vende meno di 2 mila copie al giorno DIPENDENTI: Il personale è soltanto di 13 unità per un costo di un milione di euro. Divertente la voce in bilancio di un leasing di un’Audi A8 dal valore di 99 mila euro
Il socialista Lab
DIRETTORE: Pino de Martino
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 480 mila euro maturati nel 2009 VENDITE: il direttore editoriale è Stefano Caldoro, governatore della Campania. La società non ha ancora depositato il bilancio 2010, nel 2009 dichiarava 385 mila euro di vendite fra edicole e abbonamenti. Il quotidiano del nuovo Psi venderà poche centinaia di copie
DIPENDENTI: sul sito risultano due soli redattori, ma il costo del personale è pari a 184 mila euro
Democrazia Cristiana
DIRETTORE: Alfredo Tarullo
CONTRIBUTI: nel 2010 ha ricevuto 303 mila euro maturati nel 2009 VENDITE: nel bilancio 2010, il quotidiano fondato dal ministro Gianfranco Rotondi, dichiarava soltanto 505 euro incassati dalle edicole e 119 mila con gli abbonamenti.Le vendite sono di poche decine al giorno con una diffusione soltanto ad Avellino, città natale del ministro
DIPENDENTI: la redazione conta due giornalisti, il costo del personale è pari a 96 mila euro
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 1st, 2011 Riccardo Fucile
FINALMENTE IN ITALIA QUALCUNO RICORDA CHE PER GLI EVERSORI ESISTE IL CARCERE: “IN PASSATO UN SEPARATISTA FU ARRESTATO, LO STATO NON ESITO’ A INTERVENIRE”
Durissimo attacco del presidente della Repubblica alla Lega dopo i recenti riferimenti alla secessione: “Non esiste un popolo padano”, ha detto il capo dello Stato, rilevando che al momento si tratta di “grida su un prato”, ma che se dalle parole si dovesse passare a qualcosa di diverso, lo Stato non tarderebbe a intervenire: “In passato”, ha ricordato, “un leader secessionista è stato arrestato”.
“Non esiste un popolo padano”. Napolitano ha liquidato le richieste dei militanti leghisti nelle manifestazioni di partito: “Quello che si sente è spesso un incoraggiamento ridotto al minimo anche dal punto di vista dell’espressione verbale, grida che si elevano in quei prati in cui non c’è il popolo padano, ma una certa parte del corpo elettorale.
Che ha scarsa conoscenza di alcune cose, tra cui l’articolo 1 della Costituzione”, dice il presidente, che aggiunge: “La sovranità appartiene al popolo 1, ma si dimentica quello che viene dopo la virgola, e cioè che si esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione. Non esiste una via democratica alla secessione”.
Un riferimento indiretto ma chiaro alle parole del capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, che la settimana scorsa aveva ricordato come, secondo la Carta, il popolo sovrano conti più del presidente della Repubblica.
“Lo Stato non esiterà a intervenire”.
Napolitano sottolinea:”Ho avuto modo di dire che la secessione è fuori dalla realtà e fuori dal mondo d’oggi, e appare grottesco oggi pensare a uno stato Lombardo-Veneto che competa con la Cina, la Russia, gli Stati Uniti. Mi pare che il livello di grottesco sia tale da fare capire che si può strillare in un prato ma non si può cambiare il corso della storia”.
Il presidente ha poi aggiunto che “in passato, un leader separatista fu arrestato. Nel ’43-’44 l’appena rinato Stato italiano, di fronte a un tentativo di organizzazione armata separatista, non esitò a intervenire in modo piuttosto pesante con la detenzione di Finocchiaro Aprile”.
Il riferimento è al leader degli indipendentisti siciliani, fondatore del Mis.
“Nuova legge elettorale per ritorno di fiducia”.
Il presidente ha commentato anche il grande numero di firme per il referendum abrogativo dell’attuale legge elettorale.
Secondo Napolitano, “Il sistema elettorale vigente ha rotto il rapporto di responsabilità tra elettore ed eletto.
Il capo dello Stato aggiunge: “Non voglio idealizzare o idoleggiare i modelli del passato, perchè sappiamo quanto la pratica delle preferenze grondasse di negatività ma era una forma di collegamento più diretto tra eletto ed elettore”.
Per concludere poi che “E’ ormai ampiamente diffuso il riconoscimento per cui una diversa legge elettorale può facilitare il ritorno della fiducia nelle istituzioni”.
Il ministro della Semplificazione del nulla Roberto Calderoli, replica alle parole del Capo dello Stato: “Napolitano e’ sempre molto saggio ma fa finta di dimenticare il diritto universalmente riconosciuto alla autodeterminazione dei popoli”.
Peccato che dimentichi che la maggioranza delle regioni del Nord della secessione non glieni frega una mazza.
Dalla Lega, commento patetico anche da Borghezio: “Il presidente Napolitano sembra collocarsi molto stranamente tra i nemici della libertà . Sappia che noi padani siamo pacifici ma che molti di noi sono pronti ad affrontare la prigione pur di difendere l’ideale di libertà della Padania”.
Vorremmo proprio vederli certi fighetti leghisti rinunciare alle poltrone e agli stipendi romani da 15.000 euro al mese per andare in galera.
Ridicoli.
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Ottobre 1st, 2011 Riccardo Fucile
UNA NUOVA NORMA SALVA LA CASTA REGIONALE IN CASO DI INDAGINI… IL CONSIGLIO SI COSTITUISCE PARTE CIVILE NEI CONFRONTI DI UN ESPONENTE CONDANNATO PER CAMORRA, MA GLI LASCIA POLTRONA E SALARIO
Legalità a intermittenza in Regione Campania. 
Si accende e si spegne nello spazio di un secondo.
Luce accesa: il consiglio regionale si costituisce parte civile nei confronti di un proprio esponente condannato per camorra.
Luce spenta: nell’ambito della stessa delibera, il parlamentino campano stabilisce che quel politico continuerà a percepire un lauto stipendio pubblico.
E alla fine restano principalmente le ombre di un provvedimento che evita di calcare la mano nei confronti di del consigliere di maggioranza Roberto Conte, ex Verde, ex Margherita e Pd, eletto nel 2010 in una lista alleata del Pdl, condannato per camorra con sentenza non definitiva a due anni e otto mesi per aver stretto un patto di scambio politico-mafioso col clan di Giuseppe Misso, egemone nel quartiere Sanità .
La condanna arrivò nel giugno di due anni fa al termine di un processo condotto dal pm della Dda Giuseppe Narducci, oggi assessore alla Legalità nella giunta arancione di Luigi de Magistris.
Conte, peraltro inquisito anche in altre inchieste per reati contro la pubblica amministrazione, oltre alla retribuzione conserverà la speranza di ritornare in carica se il processo d’Appello dovesse ribaltare la pronuncia di primo grado.
Stipendio al sicuro pure per Alberico Gambino (Pdl), consigliere regionale fresco di sospensione dalla carica per un’inchiesta: arrestato a luglio, dopo qualche settimana nel carcere di Fuorni è ai domiciliari nella sua casa in costiera amalfitana con l’accusa di essere il capo di un cartello criminale che ha soggiogato la vita politico-amministrativa del Comune di Pagani (Salerno), del quale è stato a lungo sindaco. Gambino era appena uscito da un lungo periodo di sospensione conseguente a una condanna non definitiva per peculato: la Cassazione ha ordinato la ripetizione del secondo grado di giudizio, trasferendone la competenza da Salerno a Napoli.
Il Consiglio regionale della Campania ha approvato un provvedimento per (ri)sospendere di fatto dalla carica Conte, nonostante un decreto di qualche mese fa del governo Berlusconi ne avesse disposto il reintegro.
La proposta di legge, che consente all’istituzione di costituirsi parte civile nelle vicende giudiziarie che riguardano Conte, facendo così scattare una nuova sospensione, è stata presentata dai consiglieri Sergio Nappi e Angelo Marino di “Noi Sud”, ed è stata poi sottoscritta anche da altri consiglieri.
Ma per il Pd non era abbastanza.
Il loro capogruppo Giuseppe Russo ha presentato un emendamento per abolire il 50% dell’indennità che la legge campana attualmente prevede a favore di chi si trova nell’incresciosa situazione di essere sospeso a causa di problemi di natura penale.
Il consigliere sospeso riceve poco più di 5000 euro lordi al mese.
Va aggiunto che al posto di chi perde temporaneamente la poltrona, si insedia il primo dei non eletti nella lista.
Che viene retribuito per intero, circa 11.000 euro lordi. E conserva il diritto a mantenere le somme percepite anche dopo l’eventuale reintegro del politico congelato.
“E’ un’indennità di funzione, non di carica — ha protestato Russo — non possiamo continuare ad elargire alcun compenso o percentuale di compenso quando la funzione non viene esercitata. Il Consiglio regionale della Lombardia nel 1995 produsse un disegno di legge che ridusse del 90% l’indennità ai consiglieri sospesi.”.
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Ottobre 1st, 2011 Riccardo Fucile
“LA SECESSIONE E’ UNA STRONZATA, SE CI CREDONO ANCORA ALLA PROSSIME ELEZIONI VADANO PURE DA SOLI”
A parlare è Emanuele Locci, 31 anni, leader dei Giovani pidiellini del Piemonte. Insieme ad altri otto presidenti regionali della Giovane Italia ha scritto un comunicato di fuoco contro l’anti-italianismo di ritorno di Bossi, quello del “tricolore da somari”, per intenderci.
Valle d’Aosta, Piemonte, Trentino-Alto-Adige, Veneto, Liguria, Friuli-Venezia-Giulia, Lombardia ed Emilia Romagna, praticamente tutte le federazioni del Nord dell’organizzazione giovanile del partito del premier si sono ribellate alle ultime sparate del Senatur.
“In Italia ci sono milioni di somari che vanno fieri della bandiera tricolore —scrivono — Bossi la finisca con le sue pagliacciate. Di occasioni per tacere ne ha perse davvero tante e la misura comincia ormai ad essere piena”.
Dal documento traspare un’insofferenza montante verso le recenti bordate del Carroccio, insofferenza che sembra quasi sfociare in una richiesta di rottura dell’asse col Carroccio.
“Se la Lega Nord è a corto di risorse per le sue feste paesane, rinunci a qualche pietoso comizio e faccia proposte politiche invece di offendere”.
Toni duri, da avversari più che da alleati, o da “amici”, come ama dire il premier.
Del resto le federazioni giovanili dei due partiti ormai se le cantano di santa ragione. Giovani padani e giovani pidiellini al Nord non sono più alleati da tempo: difficile mettere d’accordo chi viene dalla tradizione di An e quindi crede nella Patria, nel tricolore, con chi attacca i manifesti sulla secessione e distribuisce pamphlet sulle “verità nascoste del Risorgimento, storia senza gloria”.
“Loro attaccano quei simboli che per noi sono un orgoglio, rappresentano la storia del Paese”, continua Locci.
“E Bossi interpreta in maniera ‘egregia’ questa visione culturale e valoriale della Lega sull’italianità ”.
Se si andasse a votare con il Porcellum o con il Mattarellum, con un sistema elettorale cioè che privilegia bipolarismo e accorpamenti, sarebbe difficile sganciarsi dal Carroccio.
Però a tutto c’è un limite. “Se la Lega parla di federalismo bene, ma se, come ha fatto negli ultimi tempi, va a difendere i baby pensionati, pone il veto all’abolizione delle Province, difende i privilegi acquisiti negli anni ’80, vadano pure da soli”.
A quel punto secondo molti dirigenti della Giovane Italia sarebbe preferibile un avvicinamento con l’Udc o addirittura con i “traditori” finiani.
“In fondo abbiamo fondato il Pdl insieme, condividiamo dei valori comuni. Preferisco loro piuttosto a chi nella Lega si lascia andare ad esternazioni fuori luogo”.
Meglio il Terzo Polo insomma di un Carroccio che grida alla secessione e vive della difesa di piccole caste.
Anche perchè serpeggia il sospetto che dietro a questo ritrovato atteggiamento marcatamente anti-nazionale si nasconda l’intenzione di giocarsi la partita in solitaria. “Quando alzano i toni, io penso al ’96, al Parlamento padano, e mi viene il dubbio che vogliano scaldare il loro elettorato per un percorso elettorale autonomo”.
Niente alleanza con Bossi alle prossime politiche, dunque?
“Solo se è la Lega del 2001 o del 2008. Con chi fa queste pagliacciate no”.
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Ottobre 1st, 2011 Riccardo Fucile
CALA IL PREZZO DEL PETROLIO, MA QUELLO DELLA BENZINA RESTA FERMO
Iper e supermercati, botteghe di quartiere e perfino hard discount: per tutti, lo scorso
luglio, è stato un mese con incassi in calo.
L’aumento dell’Iva era allora solo una delle ipotesi da inserire nella manovra, eppure le vendite del mese hanno subìto un netto calo.
Lo certifica l’Istat: rispetto allo stesso periodo del 2010, nel mese di luglio di quest’anno gli acquisti sono calati del 2,4 per cento (meno 0,1 rispetto a giugno 2011). E sia i commercianti che i consumatori sono d’accordo nel dire che nei prossimi mesi il dato peggiorerà ulteriormente.
Gli iPad, i telefonini, creme e profumi sono gli unici prodotti in crescita o quanto meno in tenuta, tutto il resto – per le famiglie italiane – è stato materia di tagli.
Hanno rinunciato a cambiare gli elettrodomestici e la tivù (meno 7,4 nell’anno), hanno alleggerito il carrello della spesa (meno 2 per cento), hanno comperato meno vestiti e scarpe (in calo dell’1,9 e dell’1,8 per cento).
Se la tendenza è questa, dicono le imprese, per il prossimo inverno – incamerato l’aumento dell’aliquota Iva dal 20 al 21 per cento – non c’è d’aspettarsi niente di buono.
Tanto più che il sottosegretario alla Cultura Francesco Giro ha pure ventilato l’ipotesi di un ulteriore rialzo dell’imposta al «22 per cento per coprire la riforma fiscale».
Non solo: preoccupa molto il prezzo della benzina, arrivata alle stelle e intenzionata a restarci. Ieri, infatti, nonostante i cali registrati nel prezzo del petrolio (il Brent è sceso a 108 dollari al barile) i listini delle compagnie (benzina no-logo a parte) sono rimasti fermi.
Visti i risultati di luglio, è già allarme per i consumi del prossimo Natale, periodo nel quale le aziende concentrano prospettive di vendita e di incasso: «A fine anno i dati peggioreranno e ciò comporterà un ulteriore indebolimento nelle prospettive di sviluppo», commenta la Confcommercio.
«Già a luglio eravamo indietro tutta – concorda Marco Venturi, presidente di Confesercenti – lamentandoci per l’Iva non abbaiavamo alla luna».
Preoccupa molto la contrazione dell’alimentare: le promozioni di iper e supermercati non riescono più a mantenere alti i volumi, precisano alla Copagri che teme «un’ulteriore contrazione delle vendite che peserebbe come un macigno sulle aziende agricole».
E si teme anche che il calo dei consumi inserisca il volano per ulteriori peggioramenti: «Se saranno confermate le previsioni sulla debolissima variazione del Pil – commenta Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione – saremo costretti a rivedere i conti e a pensare a nuove misure».
Anche per i consumatori è urgente un cambio di rotta: «I dati Istat sono il segnale di una catastrofe annunciata – analizzano Adusbef e Federconsumatori – e grazie alle manovre le famiglie avranno altri aggravi per ben 2.031 euro annui».
Bisogna stimolare la crescita e soprattutto, «trovare risorse colpendo modo il vergognoso fenomeno dell’evasione».
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Ottobre 1st, 2011 Riccardo Fucile
“SIAMO DONNE E UOMINI LIBERI CHE VOGLIONO FARE UNA OPERAZIONE VERITA’, LA DEMAGOGIA AFFONDA IL PAESE”
Per la prima volta nella storia niente esponenti politici sul palco di Capri, dove tra tre settimane si svolgerà il convegno annuale dei giovani industriali.
Ad annunciarlo è stato il loro presidente, Jacopo Morelli, che ieri, manifestando una linea conforme a quella espressa nei giorni scorsi anche dalla presidentessa senior Emma Marcegaglia, ha parlato di governo “codardo” che “umilia il Paese”.
L’unico esponente politico ammesso a parlare nell’isola azzurra è il Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Per il resto, Confindustria Giovani è composta da “donne e uomini liberi che vogliono contribuire a fare una grande operazione verità ”.
E la verità è che “gli elettori hanno capito che la demagogia affonda il Paese”. Insomma, la misura dell’insoddisfazione ormai è colma.
Tanto che Morelli non ha paura di invocare un cambiamento forte, che passa “per il voto subito”.
Niente governo tecnico e di transizione, dunque, ma la parola di nuovo agli elettori. Uno dei nervi scoperti sul quale la delusione è stata più forte è quello delle pensioni: ha vinto ancora il diktat della Lega Nord, con Bossi che ha imposto di non toccarle.
E Morelli commenta: “Non è possibile una cosa del genere, non possono condannare i giovani alla povertà futura, ci basta quella presente”.
Un bello smacco per il governo, ma del resto il malcontento del mondo degli imprenditori è palpabile: due giorni fa il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli è stato duramente contestato durante il suo intervento al meeting dell’associazione nazionale dei costruttori.
E la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia da tempo insiste: dieci giorni fa aveva lanciato un ultimatum, invitando il governo a “fare le riforme o andare a casa”, e venerdì scorso ha annunciato la presentazione di un Manifesto per salvare l’Italia, i cui contenuti sono stati resi noti proprio questa mattina.
“L’Italia si trova di fronte ad un bivio ed occorre agire in fretta”, c’è scritto in apertura del documento, che individua cinque obiettivi chiave: un intervento sulla spesa pubblica e sulle pensioni, la riforma fiscale per ridurre la pressione, nuove infrastrutture, privatizzazioni e liberalizzazioni.
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