Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile
I QUATTRO SMENTISCONO MA C’E’ CHI GIURA IL CONTRARIO: “PER NON FARSI VEDERE HANNO USATO IL TUNNEL CHE COLLEGA IL SENATO CON PALAZZO GIUSTINIANI”
A sentire Rocco Buttiglione le cose sono semplici: “Se non ora, in questo momento di estrema difficoltà , quando i leader possono incontrarsi per discutere dell’italia? E soprattutto, è normale che sia così, è nato un governo di tregua”.
Solo che questa semplice riflessione dell’esponente centrista cozza con una ridda di smentite e imbarazzati distinguo.
Per cui l’esistenza, o meno, del vertice di ieri sera tra Mario Monti e i vertici di Pd, Pdl e Terzo Polo, si tinge di giallo.
Negano i diretti protagonisti, tace Monti.
Ma le indiscrezioni si rincorrono. E spunta un tunnel galeotto. Ovvero quello che collega il Senato a palazzo Giustiniani (dove Monti ha l’ufficio).
Ed è proprio davanti a quel tunnel che sarebbe stato avvistato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
Nelle stesse ore il segretario del Pdl Angelino Alfano viene visto mentre svolta verso corso Rinascimento, via che costeggia palazzo Madama.
Mario Monti, intanto, negli stessi minuti entra nel suo studio di palazzo Giustiniani. Passano tre quarti d’ora e – giurano fonti del Terzo Polo – Pier Ferdinando Casini si muove verso il Senato.
Solo casualità ?
Bersani, Casini e Alfano, però, negano.
In particolare i segretari di Pd e Pdl che non vogliono in alcun modo essere immortalati in una ‘foto di gruppo’ tra avversari-alleati che non piace ai rispettivi elettorati.
Per questo nei comunicati dei partiti, si parla semplicemente di “contatti”. Magari telefonici e, soprattutto, ‘bilaterali’.
“Non ci sono vertici, c’è il vertice che è il premier. I partiti stanno agevolando il lavoro di Monti, non ci saranno politici nel governo” dice Casini.
Anche dal Pd arrivata una smentita: “Non c’è stato nessun vertice, ma solo contatti tra i segretari fra di loro e con Monti”.
D’altronde per un governo tecnico l’esigenza di uno stretto raccordo con i leader di partito è necessaria.
Ma è altrettando palese che questi ultimi però preferiscano non rendere palese la questione. Per lo stesso motivo per il quale si opposero all’ingresso di esponenti politici.
Non a caso alcuni big del Pdl in queste ore stanno recapitando ad Alfano un messaggio chiaro: in queste vicende occorre chiarezza, non vertici segreti.
Pare che anche di questo il segretario abbia discusso animatamente con diversi dirigenti che l’hanno incontrato oggi a via dell’Umiltà .
(da “La Repubblica“)
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Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile
SUMMIT NELLA NOTTE A PALAZZO GIUSTIZIANI… SUL TAVOLO LE MISURE DEL GOVERNO E IL CASO FINMECCANICA… BERLUSCONI INDISPETTITO PENSA AL VOTO IN PRIMAVERA
Palazzo Giustiniani, esterno notte. Il portone è serrato, qualche turista passeggia lì davanti,
ignaro che al primo piano, nell’ufficio da senatore a vita di Mario Monti, da ore si sta svolgendo il primo vertice di maggioranza del nuovo governo.
Passati di nascosto attraverso il tunnel che parte dal dirimpettaio palazzo Madama, Angelino Alfano, Pier Ferdinando Casini e Pier Luigi Bersani hanno eluso telecamere e giornalisti.
E, davanti al premier, affrontano tutti insieme la questione dei sottosegretari.
La grana infatti è lungi dall’essere risolta, soprattutto perchè il Pdl non può permettersi l’ingresso di alcun politico o ex politico nel governo.
Al contrario, il Pd e il terzo polo spingono perchè qualche “tecnico d’area” entri fra i magnifici trenta.
Monti vorrebbe invece che a scegliere fossero i suoi ministri e si riserva comunque l’ultima parola sulle rose ricevute dai partiti.
Insomma, un caos dal quale non si riesce a venir fuori e che ha richiesto, appunto, un lungo screening collegiale delle liste con i nomi.
Così le nomine slittano alla prossima settimana, con la conseguenza di bloccare ancora il lavoro delle commissioni parlamentari.
Ma tra il Professore e suoi “azionisti” quella dei sottosegretari non è l’unica frizione. Superato lo sbandamento dei primi giorni, provocato dalla caduta del Cavaliere, il Pdl infatti sta iniziando ad assumere un atteggiamento sempre più insofferente nei confronti del governo dei tecnici.
Berlusconi, raccontano, è una pentola a pressione pronta ad esplodere.
A farlo imbestialire è l’assoluta mancanza di comunicazioni con il governo, tanto che ieri ha dovuto spedire a palazzo Chigi il suo migliore ambasciatore, Gianni Letta, per farsi anticipare qualcosa da Monti sulla successione a Finmeccanica, sul vertice con Merkel e Sarkozy e, soprattutto, sulle misure economiche in gestazione.
Berlusconi sembra che sia rimasto molto stupito riguardo all’esito della trilaterale a Strasburgo.
“Monti – ha riferito ai suoi – si è limitato a discutere del programma che il mio governo ha portato avanti in Europa, nulla di nuovo”.
Il Cavaliere è in fibrillazione. Chi lo ha incontrato l’ha trovato che si rigirava tra le mani l’ultimo sondaggio della fidata Alessandra Ghisleri.
Con un dato cerchiato in rosso: il 45 per cento degli elettori del Pdl si pronuncia già oggi contro il governo Monti.
“Cosa accadrà – si chiede un ex ministro del Pdl – quando Monti presenterà la purga con l’Ici, la patrimoniale e le pensioni?”.
Berlusconi sta a guardare, finchè dura la luna di miele non può fare altro. Ma a questo punto torna ad affacciarsi l’ipotesi di un voto anticipato in primavera. L’innesco potrebbe essere un’eventuale decisione della Consulta di ammettere il referendum sulla legge elettorale. “Anche nel Pd – si ragiona a via dell’Umiltà – Bersani potrebbe trovare conveniente andare alle urne in primavera. Avrebbe la certezza di essere lui il candidato”.
Persino Casini, con la strada per palazzo Chigi insidiata da una futura candidatura di Corrado Passera, potrebbe considerare l’utilità di abbreviare la durata del governo. Sono scenari che, almeno ufficialmente, nel Pd e nel Terzo Polo vengono respinti con decisione.
Walter Veltroni invita a “non inseguire lucciole, visto che sarebbe una follia andare alle urne con la tempesta che c’è sui mercati: la gente cercherebbe coi forconi chi si assumesse questa responsabilità “.
Ma nel Pdl il governo dei tecnici è sopportato a stento.
E non è solo l’ala dura di Santanchè o Brunetta. “Abbiamo accettato il sacrificio di Berlusconi – osserva Ignazio La Russa – perchè era diventato il capro espiatorio e, se fossimo andati al voto, la campagna elettorale sarebbe stata tutta contro di lui. Ma adesso è chiaro che Berlusconi con lo spread non c’entrava nulla”.
Inoltre il referendum è un fantasma che spaventa i partiti più dello spread.
L’unica alternativa, per chi si oppone al ritorno del Mattarellum, sarebbe il varo di una legge elettorale per evitarlo.
A meno che, come spiega il costituzionalista Pd Stefano Ceccanti, “il rimescolamento delle carte dovuto al governo Monti non spinga Casini ad aprire con Alfano il cantiere dei moderati.
A quel punto anche il referendum avrebbe un effetto stabilizzante sulla legislatura visto che tutti diventerebbero bipolaristi”.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA CAMERA CONCLUDERA’ I LAVORI SUL TEMA SOCIALE: “IL RUOLO DI UN VOLONTARIATO PROTAGONISTA ED EDUCANTE”
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, parteciperà domani, sabato 26 novembre, al convegno organizzato dalla associazione Janua sul tema: “Il ruolo di un volontariato protagonista ed educante” che si terrà dalle 10.30 alle 12.30 presso il Palazzo della Meridiana, in via San Francesco 4, in prossimità di via Garibaldi, sede del Comune.
Il 2011 è l’anno Europeo delle Attività Volontarie che promuovono la Cittadinanza Attiva.
Nell’occasione verrà illustrata una nuova proposta in 5 punti in un momento di particolare difficoltà per il nostro Paese, al fine di promuovere la Democrazia Partecipativa e il mondo del Sociale.
Dopo una introduzione del presidente di Janua, Luca Marchesi, interverranno mons. Marino Poggi, il prof. Giorgio Schiappacasse e la dott.sa Marina Costa.
Moderatore il prof. Gianni Testino.
Il presidente Fini concluderà gli interventi.
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Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile
MONTI HA PARLATO DI IMPEGNI ITALIANI, RICORDANDO ALTRI PERIODI DI CRISI: “NEL 2003 NON AVETE RISPETTATO IL PATTO DI STABILITA'”
Una scena inattesa. Un rovesciamento dei ruoli consumato davanti alle telecamere e ai
giornalisti di tutta Europa.
Nella sala della Prefettura di Strasburgo, la Cancelliera di Germania e il presidente della Repubblica di Francia hanno già detto la loro e ora, entrambi con lo sguardo fisso all’orizzonte, ascoltano il professor Mario Monti, il “festeggiato”.
Il presidente del Consiglio italiano sta rispondendo ad una domanda sull’applicazione automatica delle sanzioni ai Paesi inadempienti, misura da sempre molto cara ai tedeschi: «Gran parte della perduta credibilità del Patto di stabilità è dovuta al fatto che, quando Germania e Francia nel 2003 stavano andando in conflitto col patto stesso, quei due governi, con la complicità del governo italiano, sono passati sopra quelle regole…». Proprio così: il capo di un governo, fino a poche settimane fa letteralmente deriso da Sarkozy e dalla Merkel, si toglie il lusso di ricordare ai “padroni” dell’Unione quella loro violazione delle regole comunitarie.
Uno strappo – si ricorda agli smemorati – consumato con la «complicità » di Giulio Tremonti e del governo Berlusconi.
Sembrerebbe finita lì e invece no, perchè il rovesciamento dei ruoli viene personalmente rivendicato da Monti, nel 2003 commissario europeo: «Dentro la Commissione mi battei perchè il Consiglio fosse denunciato davanti alla Corte di giustizia europea. Quindi sono pienamente d’accordo sulla necessità che le regole vengano applicate senza guardare in faccia ai Paesi grandi o piccoli e che le sanzioni abbiano la maggiore automaticità possibile».
E’ come se Monti avesse detto: cari tedeschi, io sono più tedesco di voi. Sottotesto: quando i problemi li avete avuti voi, ve la siete cavata con l’aiuto dei miei connazionali e dei francesi.
Naturalmente, non c’è iattanza nel tono del professore. Naturalmente Monti sa che 8 anni fa il cancelliere si chiamava Gerhard Schroeder e il presidente francese era Jacques Chirac e dunque nulla di personale verso i due colleghi che lo stanno ascoltando col fiato (almeno un po’) sospeso.
Alla fine l’essenza del messaggio è un’altra: l’Italia sarà rigorosa, tanto è vero che, parafrando la Merkel, Monti dice: «Faremo i compiti a casa».
Il vertice a tre di Strasburgo era stato pensato da Sarkozy – che lo ha ricordato – come segno di attenzione verso il nuovo governo italiano e verso la «terza economia europea» e anche – ma questo era implicito – come chiusura di una stagione diplomatica tra le più bizzarre e volgari del dopoguerra europeo, per effetto degli indimenticabili epiteti berlusconiani sulla Merkel (sia pure emersi da conversazioni private), ma anche delle risatine di scherno del presidente Sarkozy verso il presidente del Consiglio italiano.
Il ritorno dell’Italia nel club dei grandi ha preso corpo nelle parole di stima e incoraggiamento di Sarkozy e della Merkel («impressionanti le misure che l’Italia vuole prendere»), nelle immagini delle strette di mano e nell’invito di Monti (ovviamente accettato dagli altri) di un nuovo incontro a tre, stavolta in Italia.
Ma, paradossalmente, il ritorno dell’Italia nel club dei leader si è rivelato anche un fatto di stile, accentuato dai “numeri” nei quali si sono prodotti Cancelliera e Presidente.
La Merkel, rivolta ad un giornalista francese che gli aveva fatto una domanda non gradita, ha detto: «Ha capito? Sa, non sapevo se avesse o no la cuffietta per la traduzione…».
E Sarkozy ad un giornalista tedesco: «Mi chiede della tripla A? La prospettiva della Francia è stabile! Ma forse la traduzione non ha varcato il Reno».
Imperturbabile Monti, in piedi dietro al podietto, che essendo il terzo a destra, accentuava l’effetto “scaletta”, con l’italiano più alto degli altri due.
Durante il pranzo, Monti ha raccontato, a grandi linee le misure che ha in mente, assicurando che la prima manovra sarà discussa in Parlamento «tra il 29 novembre e il 9 dicembre», data del vertice europeo e ha suggerito l’ipotesi di scorporare per tutti i Paesi gli investimenti dal computo del pareggio di bilancio.
Fabio Martini
(da “La Stampa“)
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Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile
LA BRUTTE FIGURE DI NAN NON FINISCONO MAI… AVEVANO PRESENTATO DUE DISTINTE QUERELE PER DIFFAMAZIONE CONTRO IL NOSTRO SITO IN RELAZIONE ALLA VICENDA DELLA SEDE DI FLI GENOVA, CONCESSA IN COMODATO GRATUITO DAL PLURI-INDAGATO NUCERA … ENRICO NAN AVEVA QUERELATO ANCHE L’EX COORDINATRICE PROV. DEI GIOVANI DI FLI SOLO PERCHE’ AVEVA OSATO POSTARE SU FACEBOOOK IL LINK DELL’ARTICOLO: COSA OVVIAMENTE LEGITTIMA PER IL PM
Qui di seguito riproduciamo il testo dei due articoli per i quali il nostro direttore è stato querelato per diffamazione dal coordinatore regionale di Fli, Enrico Nan, e dal suo addetto stampa Edoardo Meoli (un articolo è addirittura la riproduzione di quello del quotidiano locale “Il Secolo XIX”)
Il Pubblico Ministero ha ritenuto già in fase preliminare di chiedere l’archiviazione del procedimento in quanto “l’uso di toni di critica politica particolarmente accesi all’interno del medesimo partito politico può ritenersi giustificato ai sensi dell’art 51 c.p.”
Nel dettaglio poi , secondo il Pm “l’articolo censurato da Edoardo Meoli, apparso sul sito Destra di Popolo in data 5.7.2001 ha un taglio chiaramente satirico e non è in alcun modo lesivo della sua reputazione. Del tutto irrilevante per la reputazione di Meoli è il fatto di essere stipendiato dal partito”.
Più complessa la motivazione relativa all’articolo censurato da Enrico Nan, apparso sul sito Destra di Popolo in data 30.07.2011: per il Pm esso “non è lesivo della sua reputazione ma semmai di quella di Andrea Nucera (che peraltro non risulta aver sporto querela)”
Continua il Pm: “In ogni caso, ammesso e non concesso che Andrea Nucera non sia soggetto “attenzionato dalla Dia” (circostanza di difficile verifica, trattandosi di notizie ovviamente riservate e non divulgabili nè all’interessato nè al suo difensore), ciò che rileva, nell’economia dell’articolo, è che si tratta di soggetto pluri-indagato e con istanze di bancarotta in atto (circostanza non messa in discussione neppure dal querelante, che di ciò era evidentemente ben consapevole al momento della stipula del contratto della sede di Fli” (anche perchè Nan è il legale di Nucera n.d.r.).
“Quanto alla condotta addebitata alla Del Giudice, ella si è limitata a richiamare sulla propria pagina di Facebook il link dell’articolo oggetto di censura, articolo liberamente leggibile sul sito web www.destradipopolo.net , senz’altro aggiungere e senza che su di lei incombesse alcun obbligo di verifica della notizia”
Il Pubblico Ministero letti gli atti del procedimento penale a carico di Riccardo Fucile e Paola Del Giudice in relazione al reato di cui all’art 595 commi 1,2,3, c.p. CHIEDE disporsi l’archiviazione del procedimento e la conseguente restituzione degli atti al proprio ufficio.
A dimostrazione che tutto quanto scriviamo è ampiamente documentato, veritiero e dimostrabile..
Infatti abbiamo scritto solo la metà di quello che sappiamo.
Con buona pace di chi non ha ancora compreso con chi ha a che fare.
SECOLO XIX: “SEDE FLI REGALO DI UN AFFARISTA INDAGATO. FUGA DI ISCRITTI, SOTTO ACCUSA I RAPPORTI TRA IL SEGRETARIO NAN E L’IMPRENDITORE NUCERA”
IL MAGGIORE QUOTIDIANO DELLA LIGURIA SVELA CHE LA SEDE DELLA FIUMARA E’ STATA DATA IN COMODATO D’USO GRATUITO A NAN DA UN ATTENZIONATO DALLA DIA, PLURI-INDAGATO E CON ISTANZE DI BANCAROTTA IN ATTO….NAN E’ IL LEGALE DI NUCERA ED E’ STATO ANCHE SUO SOCIO
Perchè la sede ligure di “Futuro e Libertà ” è ospitata, di fatto gratuitamente, nelle proprietà di un
imprenditore pluri-indagato, sulle cui società incombe pure lo spettro della bancarotta?
E perchè il segretario regionale del partito di Fini è stato socio dello stesso impresario, oltre a esserne il legale storico, prima di sfilarsi, un annetto fa circa, cedendo le sue quote?
Sono parecchio agitate le acque all’interno di Fli in Liguria.
Un mese fa un gruppo di frondisti ha lasciato il movimento in disaccordo con la conduzione di Enrico Nan, nominato di fresco plenipotenziario.
E non è un mistero che all’origine degli ultimi polveroni, oltre a svariati dati giudiziari, ci sia un’ormai insanabile frattura tra due anime politiche lontane anni luce.
Però se all’inizio di luglio la bufera s’era sollevata dopo la rivelazione di un incontro tra Nan e Gino Mamone, il re delle bonifiche processato a Genova per corruzione e sotto inchiesta per vari reati, e per il ruolo di presidente di sezione affidato a un ex tassista, coinvolto in passato in oscuri affari petroliferi con lo stesso Mamone in Libia, oggi il casus belli è un po’ diverso.
E, lo confermano qualificate fonti al Secolo XIX, è da qualche settimana sul tavolo del presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Per ripercorrere la vicenda bisogna ricollegarsi alla figura di Andrea Nucera.
Costruttore tra i più noti del savonese, fama da duro, Nucera è formalmente indagato dalla Procura di Savona per abuso edilizio e lottizzazione abusiva (il pm Filippo Ceccarelli aveva posto sotto sequestro il cantiere T1 di Ceriale, teatro di una operazione edilizia in grande stile, inviando avvisi di garanzia pure ad amministratori, tecnici comunali e a un commissario della Municipale), mentre in passato era finito nei guai per la realizzione di una villa in un terreno agricolo.
Non solo.
E’ notizia degli ultimi giorni l’istanza di fallimento, presentata sempre dalla magistratura savonese, nei confronti di due delle sue tante aziende.
Nucera è oggi al vertice della Geo Holding srl dal capitale di 10 milioni di euro e amministratore unico della Ager.
Ma in passato, e le visure camerali parlano chiaro, insieme all’attuale segretario regionale di Fli, Enrico Nan, era stato socio della Thea srl: Nan tramite la società “Famiglia srl” di cui possedeva quote, Nucera attraverso la Geo, un’altra delle sue creature, molte delle quali risultano in cessata attività .
Fatto sta che, secondo gli accertamenti condotti in modo più o meno riservato dai vertici di Futuro e Libertà , la Geo Servizi immobiliari, al tempo riconducibile a Nucera, ha ceduto in comodato d’uso la sede di via Antica Fiumara, ponente cittadino non lontano dal centro divertimenti, dove effettivamente Fli ha la sua base regionale.
E la domanda che rimbalza tra molti iscritti – compresi i 25 ex dirigenti che hanno presentato dimissioni a raffica nelle scorse settimane – è secca: quanto è opportuno che la guida del partito sia così tanto legata a un uomo d’affari da tempo sotto la lente dei pm, e con un paio di avvisi di garanzia sul groppone per fatti non proprio irrilevanti?
E soprattutto: non c’era altra strada per ottenere un locale a prezzi ragionevoli, se non quella di farsela regalare da quel costruttore?
Il Secolo XIX lo ha chiesto direttamente a Enrico Nan: “Io nella mia vita mi sono sempre mosso nel solco della legalità , tutto ciò che ho fatto è lecito e ogni azione è stata compiuta nell’interesse delle persone che rappresento e che ho rappresentato”.
Nan definisce poi “un fatto privato” l’accordo con Nucera per l’affidamento degli spazi alla Fiumara, non smentendo che si tratti di comodato d’uso a costo zero.
“Credo che solllevare questioni del genere sia strumentale, insufflare polemiche non credo faccia bene a nessuno” conclude Nan.
Difficile, molto difficile che gli animi si rasserenino.
E lo dicono prima di tutto i numeri: 420 gli iscritti a Genova, dei quali 300 pronti a lasciare Nan per la questione etica.
In attesa che Roma prenda una posizione più netta.
Matteo Indice
(da “il Secolo XIX“)
CALIGOLA NOMINO’ SENATORE UN CAVALLO, NAN COME “COMMISSARIO CITTADINO OMBRA” SCEGLIE IL SUO ADDETTO STAMPA
STIPULATO IL “PATTO DEL CONO GELATO”: FATTA FUORI LA GESTIONE CHE NON VOLEVA INFILTRAZIONI DI “ATTENZIONATI” DALLA DIA, ORA I GOLPISTI POSSONO DEDICARSI A SPARTIRSI CREMA E PISTACCHIO… IL POPOLO DI FLI SI CHIEDE TREPIDANTE: AVETE ALMENO AUMENTATO LO STIPENDIO AL MILITANTE MEOLI ?
Il segretario regionale (nonchè ora anche commissario provinciale e cittadino) Enrico Nan, dopo il golpe ordito ai danni di Rosella Oddone e del gruppo umano che con lei collaborava e che aveva portato Futuro e Libertà ad acquisire consensi a Genova, ha riunito le sue truppe per impostare la futura attività .
Temendo che arrivasse qualche “attenzionato” dalla Dia a congratularsi con lui, questa volta ha evitato la sede di Futuro e Libertà e, vista l’entità delle sue truppe, ha preso in esame due valide alternative: o riunirle sul pianettorolo di casa o all’aperto. Vista la bella stagione, ha optato per la seconda soluzione che in effetti permette e prevede anche la consumazione ai chioschi delle bibite e dei gelati.
Per chi è poi abituato a leccare, quale migliore prospettiva il gusto di limone, fragola e pistacchio?
Enrico Nan avrebbe potuto, come Caligola , nominare suo “segretario cittadino ombra” anche un cavallo, ma pare che nei dintorni non ve ne fossero disponibili .
A quel punto ha dovuto ripiegare sul suo fidato addetto stampa, Edoardo Meoli, raro caso di dirigente Fli locale stipendiato, a cui riteniamo avrà ora sottoposto una nuova congrua offerta al rialzo.
Così Genova potrà rappresentare un’eccezione nel panorama politico italiano dei “futuristi”: potersi fregiare di un segretario “ombra” e al tempo stesso a pagamento.
E’ questa la politica militante di cui si parlava a Mirabello?
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Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile
LA PROPOSTA DI LEGGE DI FUTURO E LIBERTA’ PREVEDE DI RICONOSCERE LA CITTADINANZA AI NATI IN ITALIA DA GENITORI STRANIERI STABILMENTE RESIDENTI DA ALMENO 5 ANNI O A COLORO CHE VI ABBIANO COMPIUTO UN INTERO CICLO SCOLASTICO… L’OBBLIGATORIETA’ DELLA DICHIARAZIONE PER I GENITORI ALL’ATTO DI NASCITA
La nostra proposta di legge mira a riconoscere il diritto di cittadinanza a quanti siano nati in
Italia da genitori stranieri stabilmente residenti o a quanti, avendo raggiunto l’Italia da minori, vi abbiano compiuto un intero ciclo scolastico: una riforma epocale, sempre più improrogabile, che consentirebbe ad una fetta importante di giovani di essere parte della comunità nazionale.
Non amiamo definirli stranieri di seconda generazione, ma “italiani senza cittadinanza”.
Parlano italiano, spesso con inflessione dialettale, conoscono e vivono l’Italia come loro “casa”.
La scoperta di non godere appieno dei diritti e dei doveri dei loro amici o dei compagni di scuola — che solitamente avviene in età adolescenziale — provoca nella gran parte dei casi un senso profondo di esclusione e di discriminazione: si crea una sorta di «terra di mezzo», dove i bambini nati da genitori non italiani crescono con un senso di frustrazione, estraniazione dal loro contesto, pericoloso per il futuro processo di integrazione e di inserimento sociale del minore.
L’iter attuale di acquisizione della cittadinanza, lungo e incerto, rappresenta per molti di questi giovani italiani la prova concreta di una “diversità ” inaccettabile.
E’ sempre più diffuso il convincimento che sia ormai antistorico negare ad un giovane nato in Italia o emigratovi da bambino il diritto di essere italiano (i dati stimano che i minori stranieri nati o comunque residenti in Italia abbiano ormai raggiunto il milione di unità ), passando dai principi dello «jus sanguinis» e da un’ottica «concessoria e quantitativa» della cittadinanza, sui quali si basa la legislazione vigente, al principio dello “jus soli temperato”, condizionato dalla stabilità del nucleo familiare in Italia o dalla partecipazione del minore a un ciclo scolastico-formativo.
L’ispirazione della presente proposta di legge — oltre ad avere come riferimento storico-culturale la tradizione del modello italiano, fondato su una identità dinamica ed aperta — si rifà alla Convenzione europea sulla nazionalità , del 6 novembre 1997, che prevede che lo Stato faciliti nel suo diritto interno l’acquisto della cittadinanza per le «persone nate sul territorio e ivi domiciliate legalmente ed abitualmente» [(articolo 6, paragrafo 4, lettera e)
Prevediamo al comma 1 dell’unico articolo che il minore nato in Italia da genitori stranieri, di cui almeno uno legalmente soggiornante da almeno cinque anni e attualmente residente, possa diventare cittadino italiano, previa dichiarazione di un genitore da inserire «obbligatoriamente» nell’atto di nascita.
L’obbligatorietà della dichiarazione introduce, per così dire, un onere a carico dello Stato a fare sì che il diniego sia consapevole o, da un altro punto di vista, a evitare che l’omissione dell’assenso avvenga per ignoranza della norma.
È un meccanismo previsto per soddisfare l’interesse dello Stato a favorire e a garantire l’instaurarsi del processo di integrazione.
Se il genitore, poi, dovesse dissentire, al soggetto è comunque garantita, sulla base degli stessi presupposti, la possibilità di diventare cittadino italiano richiedendolo entro due anni dal compimento della maggiore età .
Al comma 2 si presta invece attenzione ai minori che, seppure non nati in Italia, vi risiedano legalmente e compiano in Italia il proprio percorso formativo.
È previsto che un minore diventi cittadino italiano, su istanza del genitore (o del soggetto stesso se compie la maggiore età durante gli studi), se ha completato un percorso d’istruzione scolastica o di formazione professionale nel nostro Paese.
I commi da 3 a 6 contengono la disciplina di attuazione e le misure transitorie.
( da blog Fabio Granata)
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Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile
E’ LA TESI DEL LEGHISTA GIANLUCA BUONANNO ALLA “ZANZARA” SU RADIO 24… POI AGGIUNGE: “C’E’ PURE IL GAZZETTINO PADANO”… ESPLODE LA ILARITA’ SU INTERNET
Scorrendo la classifica dei trend sul Twitter italiano, sta imperando il Grana padano. Come mai tanto interesse per il gustoso cugino dell’eccellente Reggiano?
Nessuna riscoperta del formaggio, ma la riscoperta del grattuggiato si deve alla tesi «storico-antropologica» di Gianluca Buonanno, deputato leghista e sindaco di Varallo, Piemonte.
«La Padania? Certo che esiste, altrimenti non esisterebbe il Grana padano!».
Questa la scoperta del parlamentare, rivelata mercoledì sera alla Zanzara, su Radio 24. «Perchè il Grana padano si chiama così e perchè esiste il Gazzettino padano? Se c’è questa terminologia significa che la Padania esiste».
I conduttori, Giuseppe Cruciani e David Parenzom, tra il divertito e lo stupefatto rirordano a Buonanno che «il Gazzettino è una trasmissione di Radio Rai».
Ma Buonanno è come un treno: «Ah, se anche la Rai, che è romanocentrica, qualcosa vorra dire».
Per poi ricordare «che senza la Padania, l’Italia sarebbe già in Africa e poi non c’è dubbio che la Padania ha un suo ceppo etnico che ha portato grande benessere a tutti». La filippica pro-padana continua e sono otto minuti di divertissement puro.
E il miglior commento è quello dell’utente “colamesta” su YouTube: «I tartari esistono perchè esiste la salsa tartara».
(da “Il Corriere della Sera“)
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Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile
SONO 618 LE FIRME FALSIFICATE PER LA LISTA DI FORMIGONI…15 LE PERSONE INDAGATE, TRA QUESTE 4 CONSIGLIERI PROV DEL PDL E CLOTILDE STRADA, COLLABORATRICE DI NICOLE MINETTI
La Procura di Milano si è costituita come parte nella causa civile avviata dai Radicali contro
l’amministrazione regionale e i consiglieri per chiedere l’annullamento delle elezioni.
La Procura ha depositato nella causa civile la perizia effettuata in sede di indagini penali in base alla quale è stata contestata la falsita’ di 618 firme presentate per la lista “Per la Lombardia” di Formigoni e i verbali dei cittadini che hanno riconosciuto le firme come false.
I legali della Regione Lombardia, invece, hanno chiesto che il giudice della quinta sezione civile di Milano, Margherita Monte, disponga una propria perizia d’ufficio per valutare la presunta falsita’ delle firme.
Per i legali, contrariaramente a quanto esposto dai Radicali, non si puo’ chiedere al giudice civile di annullare le elezioni, perche’ questo rientra nella competenza dei tribunali amministrativi.
Il 17 ottobre scorso il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha chiuso l”inchiesta. Nell’avviso di chiusura delle indagini per falso ideologico, notificato a 15 persone, tra cui 4 consiglieri provinciali milanesi del Pdl e Clotilde Strada, collaboratrice di Nicole Minetti e all’epoca responsabile del partito per la raccolta delle firme.
Secondo la magistratura il sistema di falsificazione delle firme per le elezioni del 28-29 marzo 2010 era già stato messo in piedi tra gennaio e febbraio.
Clotilde Strada, come si legge nell’avviso di chiusura che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, ha agito ”in qualità di vice responsabile del settore elettorale del Pdl Lombardia, ma in concreto unica effettiva responsabile dell’attività di raccolta delle firme dei sottoscrittori necessarie per la presentazione delle liste”.
E ha agito in ”concorso” con i consiglieri provinciali Massimo Turci e Barbara Calzavara, anche loro indagati, assieme agli altri due consiglieri della Provincia, Nicolò Mardegan e Marco Martino.
Strada, stando al capo di imputazione, avrebbe consegnato a Turci e Calzavara, nell’ambito di un ”disegno criminoso”, gli ”elenchi dei sottoscrittori” delle liste ”già compilati con le generalità complete e le firme apocrife”.
I consiglieri, che dovevano autenticare le firme in qualità di ”pubblici ufficiali”, attestavano invece ”artatamente” di avere ”previamente identificato ciascun sottoscrittore con il documento”, quando in realtà non lo avevano fatto.
E in più, sempre stando all’imputazione, attestavano ”falsamente” come ”vere, autentiche ed apposte in loro presenza” firme che non lo erano.
Al consigliere Turci è contestato di avere da solo autenticato 536 firme false del listino di Formigoni e 205 di quello del Pdl.
Tra gli indagati anche il consigliere provinciale di Varese del Pdl Franco Binaghi, il sindaco di Magenta (Milano) Luca del Gobbo, il consigliere provinciale di Pavia Gianluigi Secchi e quello provinciale di Monza Massimo Vergani.
L’inchiesta era nata a seguito di un esposto in Procura dei Radicali che, dopo aver dato battaglia nei tribunali amministrativi per chiedere l’annullamento delle elezioni, si erano presentati con tre scatoloni con dentro oltre 500 firme da loro ritenute false. Nel corso delle indagini era anche stato sentito come teste Guido Podesta’, presidente della Provincia di Milano ed ex coordinatore lombardo del Pdl.
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Novembre 25th, 2011 Riccardo Fucile
TRA LE CAUSE DEGLI SPRECHI ANCHE L’EVASIONE DAL TICKET E I MACCHINARI POCO UTILIZZATI, LE CONFEZIONI DI FARMACI USATI SOLO IN PARTE E I CONTROLLI MEDICI PRESCRITTI SENZA MOTIVO
Una montagna di esami e visite inutili, decine di piccoli ospedali che non servono, evasione del ticket, macchinari poco utilizzati.
Il sistema sanitario italiano produce sprechi, miliardi che se ne vanno per problemi organizzativi e di gestione.
Il nuovo ministro alla Salute Renato Balduzzi si trova di fronte un quadro critico, mentre le Regioni si lamentano per un Fondo sanitario che non cresce quanto vorrebbero ed è più basso di quelli di parte degli altri Paesi europei. Con le pillole sfuse risparmiati 700 milioni
Antibiotici usati 5 giorni e poi messi nell’armadietto del bagno per non essere mai più ripresi.
Se si potessero acquistare in farmacia solo il numero di compresse necessarie al trattamento si risparmierebbero almeno 700 milioni di euro.
Molti più soldi resterebbero nelle casse delle Regioni (circa 2,5 miliardi) se si potessero fare gare non solo tra medicine con lo stesso principio attivo ma anche tra prodotti diversi dallo stesso risultato terapeutico, ad esempio l’abbassamento della pressione.
Macchinari più attivi per ridurre le attese
Nelle strutture pubbliche e convenzionate le apparecchiature per gli esami non sono utilizzate come dai privati.
Le macchine, stima la Società italiana di radiologia medica, lavorano al 70% del loro potenziale.
Non sfruttarle al massimo porta ad un maggiore costo di esercizio, quindi ad una spesa inutile. Si stima che solo per tac, risonanze e ecografie si potrebbero risparmiare 350mila euro.
Farle lavorare al massimo, ovviamente, porterebbe anche a un vantaggio non economico: la riduzione dei tempi d’attesa.
Il 90% dei medici fa controlli inutili
Sono milioni gli esami inutili prescritti ogni anno dai medici. Risonanze al posto di lastre, molto meno care, “check-up” senza senso, visite dallo specialista che non servono. L’inappropriatezza è uno dei più grandi problemi per il sistema sanitario.
E’ legato anche alla medicina difensiva, praticata, secondo una recente ricerca dell’università Milano Bicocca, dall’80-90% dei medici, che ordinano esami principalmente per ridurre il rischio di contenzioso legale.
L’inappropriatezza vale 5 miliardi.
Spesa sotto controllo più spazio ai generici
La spesa per i farmaci nel nostro paese è l’unica, in sanità , rimasta praticamente costante negli ultimi dieci anni. Ci sono però ancora margini di risparmio, come ad esempio i circa 2 miliardi che non verrebbero spesi dal sistema sanitario se le Asl si organizzassero per acquistare da sole i farmaci generici in grandi quantità , quindi strappando prezzi migliori, e li distribuissero poi alle farmacie.
Il costo finale sarebbe molto inferiore da quello attuale per le casse delle Regioni.Emergenza infermieri impiegati in esubero
Il sistema sanitario va incontro a problemi di carenza di medici, perchè sono di più quelli che vanno in pensione rispetto a quelli che escono dalle scuole di specializzazione, e anche di infermieri.
Il personale amministrativo delle Asl, però, sarebbe in eccesso. Il 20% potrebbe essere tagliato, secondo le stime del sindacato dei medici di famiglia Fimmg.
L’operazione porterebbe a un risparmio tra 1 miliardo e 1,5 miliardi di euro.Errori in corsia danni milionari
In Italia ogni anno i cittadini denunciano 34mila danni subiti in ospedale o negli studi medici.
Si va dalle cadute in corsia allo smarrimento di protesi, dagli errori dei camici bianchi alle infezioni. Gli esperti di rischio clinico stimano che almeno il 50% dei cosiddetti eventi avversi possano essere prevenuti ed evitati.
Così si risparmierebbero almeno 600 milioni di euro di risarcimento danni da parte delle assicurazioni, che ovviamente farebbero abbassare i premi pagati dalle Asl
Viaggi di speranza ma a caro prezzo
Sono tantissimi gli italiani che si spostano per curarsi, soprattutto dal sud al nord, dove ci sono strutture sanitarie migliori.
La Regione di provenienza versa il valore della prestazione a quella a cui si è rivolto il paziente.
La somma di tutto il denaro sborsato per la “mobilità ” è 4 miliardi, di cui 3 sborsati dalle amministrazioni meridionali.
Se si riducessero gli spostamenti forse non si recupererebbero tutti i soldi ma ci sarebbe comunque un risparmio, per il sistema pubblico e per le famiglie costrette ad affrontare i viaggi.
Basta micro-ospedali valgono 4,5 miliardi
In Italia il 2% dei posti letto, circa 5mila, si trovano in piccoli ospedali.
Circa 60 strutture che costano tanto e producono pochissima assistenza. Sono ritenuti inutili da tutti ma nessuno trova il coraggio di chiuderli o riconvertire l’attività .
Si tratta di uno dei tanti sprechi di un sistema ospedaliero dove le strutture non sono in rete, i ricoveri sono troppo lunghi e si fa poco il day hospital e la day surgery.
Si stima che razionalizzando tutto il settore si potrebbero risparmiare 4,5 miliardi di euro.
I ticket, sia quelli “storici” che quelli introdotti di recente dalle Regioni su richiesta del Governo, sono a rischio evasione.
Prendendo in considerazione solo quello in vigore da più anni si stima che ci sia un numero consistente di falsi esenti che accedono a visite ed esami gratuitamente perchè autocertificano un reddito familiare inferiore a 36.151 euro e un’età superiore ai 65 anni o inferiore ai 6.
Se si facessero controlli serrati si potrebbe recuperare circa 1 miliardo di ticket non pagati.
Michele Bocci
argomento: Costume, denuncia, governo, sanità | Commenta »