Gennaio 13th, 2012 Riccardo Fucile
“LA NOSTRA GENTE E’ CON ME, ANCHE SE NEL GRUPPO DIRIGENTE HO POCHI ALLEATI”… MARONI CONFIDA NEI CONGRESSI PER RIBALTARE I RAPPORTI DI FORZA INTERNI E CRITICA I FONDI ALL’ESTERO: PECCATO CHE PER ANNI ABBIA FATTO FINTA DI NON VEDERE E DI NON SENTIRE
«A questo punto io rappresento la linea dell`opposizione interna: nel gruppo dirigente ho
pochi alleati, ma nella base i rapporti di forza si invertono; ecco perchè occorre al più presto celebrare i congressi».
Invoca il «ricambio», Bobo Maroni, dopo l`ennesima giravolta di Bossi sul caso Cosentino, «una cosa che fa impazzire i nostri militanti».
Lo invoca sfogandosi con i suoi fedelissimi, con una truppa che la sconfitta di ieri non sembra affatto aver schiantato.
«Non è una sconfitta», gli dicono quasi a consolarlo. Ma di consolazioni il Maroni socio fondatore della Lega sembra non avere bisogno.
Perchè il voto di ieri, dopo la drammaticariunione del gruppo parlamentare della Lega, segna uno spartiacque: «Formalizza l`esistenza di una seconda visione dentro la Lega, o c`è una svolta oppure il movimento finirà a causa dei pretoriani che stanno attorno a Bossi».
Insomma, è ora di gettare il cuore oltre l`ostacolo, come dicono i colonnelli maroniani in piena sintonia con i rivoltosi del web che per tutto il giorno incitano l`ex inquilino del Viminaie a prendersi il partito.
«L`unica cosa che escludo è uscire dalla Lega per fare un`altra cosa».
E allora nel mirino non ci sono più solo i «pretoriani» del Cerchio Magico, i vicerè della «Lega di famiglia» che tengono Bossi «rinchiuso nel castello di Gemonio, o di via Bellerio».
Nel mirino, ed è la prima volta, c`è il Capo: «Certo, lui è il segretario, ed questa la ragione per cui i congressi vanno fatti».
Da tempo si è fatto una convinzione, Bobo. E ieri, con i suoi, ha rimesso in fila parole che portano dritte a uno scontro vero, non più mediato da convenienze diplomatiche.
«Bossi ha in mente una successione dinastica, da padre in figlio; ma sa benissimo che ci vuole tempo, e per questo ritarda la convocazione dei congressi, ampiamente scaduti».
È quella la sfida, non ci sono altre strade per riportare il Carroccio nei binari:
«Di là i pretoriani che circondano Bossi, fuori la base, la nostra gente».
Di là il Trota, l`erede designato, di qua il cuore pulsante del movimento, il binomio sindaci sezioni individuato come forza rigeneratrice di una Lega non più succube del signore di Arcore.
C`è chi mette nel conto, anche tra i maroniani, che la reazione i tanti distinguo pronunciati in questi ultimi tempi (dalla caparbia rivendicazione della fine dell`alleanza con il Pdl fino alla battaglia combattuta ieri) adesso possano scatenare la cacciata dei reprobi.
Ma lui, Maroni, fa spallucce, e un po` imita il Fini dell`addio a Berlusconi: «Che fanno, mi cacciano? E solo perchè mi sono schierato per l`arresto di Cosentino?».
Non si può, a meno di non sconfessare «la maggioranza dei nostri militanti».
Semmai la sconfessione riguarda Bossi, che durante la tesissima riunione del gruppo, ieri alla Camera, «ha cambiato idea tre volte».
Prima il no all`arresto, poi la libertà di coscienza, quindi (dopo la rissa sfiorata tra il “garantista” Paolini e i giovane Dozzo) il sì all`arresto però con libertà di coscienza perchè «altrimenti al Nord ci fanno il mazzo».
Errore imperdonabile, per Maroni, ma forse va bene così:
«In questo modo Umberto mi ha dato la possibilità di alzare la bandiera della legalità ; certo, sono stato sconfitto, ma ho tenuto la posizione, e questo agli occhi dei militanti risulta del tutto evidente».
E è pacifico, anche se il Senatùr nega, che «nelle ultime ore qualcosa tra Berlusconi e Bossi c`è stato».
Alla conta, dunque. Non c`è altro da fare, insiste Maroni con un amico: «Senza una svolta finiremo come Rifondazione comunista, un partito di nicchia. Un partito avvizzito. Ma io chiederò i congressi utilizzando la voce della base».
Ma bisogna fare in fretta, e qui l`ex ministro cita Virgilio, fugit irreparabile tempus: «Anche il Pdl sta cercando di creare un nuovo partito del Nord, e spera nella Lega più deteriore, quella della Tanzania», quella dei soldi partito investiti in modo spericolato e per nulla trasparente.
Ci vuole anche compattezza: «Molti dirigenti mi dicono basta, finiamola; poi mi giro e non c`è più nessuno».
Per fortuna c`è la base, su quella si può contare, soprattutto dopo il vulnus di ieri: «Il ceto politico che prende i soldi è quello più soggiogato e timoroso, sanno che con questa legge elettorale se si espongono rischiano di non essere ricandidati».
Dunque, «occorre mettere in moto il cambiamento, o la sconfitta sarà definitiva».
Rodolfo Sala
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 13th, 2012 Riccardo Fucile
L’ATTO DI ACCUSA DI ROBERTO SAVIANO A NICOLA COSENTINO
Non tiri un sospiro di sollievo, Onorevole Cosentino, trattenga ancora il fiato.
Non creda che questa congiura dell’omertà che si è frapposta tra lei e le richieste della magistratura, possa sottrarla dal dovere di rispondere di anni di potere politico esercitato in uno dei territori più corrotti del mondo occidentale.
Non tiri un sospiro di sollievo, Onorevole Cosentino, perchè quel fiato non dovrà usarlo solo per rispondere ai giudici.
Il fiato che risparmierà lo deve usare per rispondere a chi ha visto come lei ha amministrato – e lo ha fatto nel peggiore dei modi possibile – la provincia di Caserta, plasmando una forma di contiguità , i tribunali diranno se giudiziaria ma sicuramente culturale, con la camorra.
Onorevole Cosentino, per quanto ancora con sicumera risponderà che le accuse contro di lei sono vacue accuse di collaboratori di giustizia tossicodipendenti.
I pentiti non accusano nessuno, dovrebbe saperlo. I pentiti fanno dichiarazioni e confessioni; i pm ne riscontrano l’attendibilità ed è l’Antimafia a formulare l’accusa, non certo criminali o assassini.
Lei, ribadisco, non è accusato da pentiti, lei è accusato dall’Antimafia di Napoli.
Ma anche qualora i tribunali dovessero assolverla, lei per me non sarebbe innocente.
E la sua colpevolezza ha poco a che fare con la fedina penale. La sua colpa è quella di avere, per anni, partecipato alla costruzione di un potere che si è alimentato di voti di scambio, della selezione dei politici e degli imprenditori peggiori, il cui unico talento era l’attitudine al servilismo, all’obbedienza, alla fame di ricchezza facile.
Alla distruzione del territorio. La ritengo personalmente responsabile di aver preso decisioni che hanno devastato risorse pubbliche, impedito che nelle nostre terre la questione rifiuti fosse gestita in maniera adeguata.
Io so chi è lei: ho visto il sistema che lei ha contribuito a produrre e a consolidare che consente lavoro solo agli amici e alle sue condizioni.
Ho visto come pretendevate voti da chi non aveva altro da barattare che una “x” sulla scheda elettorale.
Sono nato e cresciuto nelle sue terre, Onorevole Cosentino, e so come si vincono le elezioni.
So dei suoi interessi e con questo termine non intendo direttamente interessi economici, ma anche politici, quegli interessi che sono più remunerativi del danaro perchè portano consenso e obbedienza.
Interessi nella centrale di Sparanise, interessi nei centri commerciali, nell’edilizia, nei trasporti di carburante, so dei suoi interessi nel centro commerciale che si doveva edificare nell’Agro aversano e per cui lei, da quanto emerge dalle indagini, ha fatto da garante presso Unicredit per un imprenditore legato ad ambienti criminali.
Onorevole Cosentino, per anni ha taciuto sul clan dei casalesi e qualche comparsata ai convegni anticamorra o qualche fondo stanziato per impegni antimafia non possono giustificare le sue dichiarazioni su un presunto impegno antimafia nato quando le luci nazionali e internazionali erano accese sul suo territorio.
Racconta che don Peppe Diana sia suo parente e continua a dire essere stato suo sostenitore politico.
La prego di fermarsi e di non pronunciare più quel nome con tanta disinvoltura.
È un uomo già infangato per anni, i cui assassini sono stati difesi dal suo collega di partito Gaetano Pecorella, peraltro presidente della commissione bicamerale sulle ecomafie e membro della Commissione Giustizia.
Perchè non è intervenuto a difendere la sua memoria quando l’Onorevole Pecorella dichiarava che il movente dell’omicidio di Don Diana “non era chiaro” gettando, a distanza di anni, ancora ombre su quella terribile morte?
Come mai questo suo lungo silenzio, Onorevole Cosentino?
Sono persuaso che lei sappia benissimo quanto conti questo silenzio.
È il valore che ha trattato in queste ultime ore con i suoi alleati politici.
È questo suo talento per il silenzio a proteggerla ora. E’ scandaloso che in Parlamento si sia riformata una maggioranza che l’ha sottratta ai pubblici ministeri. Ma in questo caso nessuno, nemmeno Bossi – anche al prezzo di spaccare la Lega- poteva disubbidire agli ordini di un affannato Berlusconi.
Perchè lei, Onorevole Cosentino, rappresenta la storia di Forza Italia in Campania e la storia del Pdl.
E lei può raccontare, qualora si sentisse tradito dai suoi sodali, molto sulla gestione dei rifiuti, e sulle assegnazioni degli appalti in Campania.
Può raccontare di come il centro sinistra con Bassolino, abbia vinto le elezioni con i voti di Caserta e come magicamente proprio a Caserta il governo di centro sinistra sia caduto due anni dopo.
Lei sa tutto, Onorevole Cosentino, e proprio ciò che lei sa ha fatto tremare colleghi parlamentari non solo della sua parte politica.
Sì perchè lei in Campania è stato un uomo di “dialogo”.
Col centro sinistra ha spartito cariche e voti. Onorevole Cosentino, so che il fiato che la invito a risparmiare in questo momento lo vorrebbe usare come fece con Stefano Caldoro, suo rivale interno alla presidenza della Regione.
Ha cercato di far pubblicare dati sulla sua vita privata.
Ha cercato di trovare vecchi pentiti che potessero accusarlo di avere rapporti con le organizzazioni criminali.
Pubblicamente lo abbracciava, e poi lanciava batterie di cronisti nel tentativo di produrre fango.
Onorevole Cosentino, so che in queste ore sta pensando a quanti affari potrebbe perdere, all’affare che più degli altri in questo momento le sta a cuore. Più del centro commerciale mai costruito, più dei rifiuti, più del potere che ha avuto sul governo Berlusconi.
Mi riferisco alla riconversione dell’ex aeroporto militare di Grazzanise in aeroporto civile. Si ricorda la morte tragica di Michele Orsi, ammazzato in pieno centro a Casal di Principe? Si ricorda la moglie di Orsi cosa disse?
Disse che lei e Nicola Ferraro eravate interessati alla morte di suo marito. Anche in quel caso ci fu silenzio. Michele Orsi aveva deciso di collaborare con i magistrati e stava raccontando di come i rifiuti diventano soldi e poi voti e poi aziende e poi finanziamenti e poi potere.
Lei si è fatto forte per anni di un potere basato sull’intimidazione politica e mi riferisco al sistema delle discariche del Casertano che a un solo suo cenno avrebbero potuto essere chiuse perchè la maggior parte dei sindaci di quel territorio erano stati eletti grazie al suo potere: il destino della monnezza a Napoli – cui tanto si era legato Berlusconi – era nelle sue mani.
Onorevole Cosentino, non tiri un sospiro di sollievo, conservi il fiato perchè le assicuro che c’è un’Italia che non dimenticherà ciò che ha fatto e che potrebbe fare.
Non si senta privilegiato, non la sto accusando di essere il male assoluto, è solo uno dei tanti, ahimè l’ennesimo.
Lei per me non è innocente e non lo sarà mai perchè la camorra che domina con potere monopolistico ha trovato in lei un interlocutore.
Non aver mai portato avanti vere politiche di contrasto, vero sviluppo economico in condizioni di leale concorrenza e aver difeso la peggiore imprenditoria locale, è questo a non renderle l’innocenza che la Camera dei Deputati oggi le ha tributato con voto non palese.
Onorevole Cosentino prenderà questo atto d’accusa come lo sfogo di una persona che la disprezza, può darsi sia così, ma veniamo dalla stessa terra, siamo cresciuti nello stesso territorio, abbiamo visto lo stesso sangue e abbiamo visto comandare le stesse persone, ma mai, come dice lei, siamo stati dalla stessa parte.
Roberto Saviano
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 13th, 2012 Riccardo Fucile
L’ALLARME DI MONTI: UNA SITUAZIONE CHE PUO’ CREARE PROBLEMI… PALAZZO CHIGI TEME CHE IL PDL LASCI LA LINEA MODERATA E CHE DI RIMBALZO IL PD ALZI I TONI
“Cosentino noi te lo salviamo ma in cambio vogliamo le elezioni a giugno”. Può suonare
brutale ma è questa la sostanza dell’accordo che hanno perfezionato nei giorni scorsi Berlusconi e Bossi.
Un’intesa rispettata alla lettera dal capo del Carroccio – anche a prezzo di una rivolta tra la base – che si aspetta ora dal Cavaliere prove tangibili di coerenza.
Del patto a due si parla da qualche giorno nelle segrete stanze del Pdl e qualche parlamentare ne è venuto a conoscenza.
Sono tre settimane che Denis Verdini, insieme ad altri, ha iniziato il pressing su Berlusconi per convincerlo ad incontrare Bossi.
Un faccia a faccia che, alla fine, c’è stato lunedì scorso a Milano, ponendo le basi per la successiva intesa che ha portato Cosentino in salvo.
Nella trattativa sono entrate molte altre cose.
A partire dalle amministrative al Nord per arrivare, appunto, a una ricucitura dell’asse strategico tra Pdl e Carroccio. E alla fine del governo Monti in primavera.
Il Cavaliere è di nuovo orientato al voto anticipato e starebbe valutando anche la possibilità di una “regionalizzazione” del partito, anche per difendersi meglio dalla competizione interna con la Lega al Nord.
Il punto di svolta della giornata di ieri è stato fotografato da Altero Matteoli, esultante insieme a tutta l’area ex An e ai forzisti del Nord, che temevano per la linea filo-Udc del segretario Alfano: «Il voto su Cosentino ha un significato prettamente politico: esiste tuttora una maggioranza Pdl-Lega ».
È proprio questo che, d’altra parte, preoccupa il presidente del Consiglio.
Ieri il passa parola tra i ministri ha portato l’intero governo a disertare in massa l’aula durante la seduta salva-Cosentino.
Un modo per tenersi fuori dalle dispute ma anche per dissociare la propria immagine da quella di una “casta” che salva un suo membro inquisito per reati gravi.
Ma a palazzo Chigi il voto è stato analizzato attentamente e le possibili conseguenze sul futuro dell’esecutivo hanno fatto scattare l’allarme rosso tra gli uomini di Monti. «Temiamo ora – ragiona un membro del governo – che il Pdl abbandoni i toni moderati e si faccia trascinare dalla Lega nel no alle liberalizzazioni o indulga in posizioni demagogiche sul tema dell’immigrazione».
E dire che Monti, nel corso dell’informativa ieri mattina alla Camera sui vertici europei, aveva confidato ai suoi di aver apprezzato l’intervento di Franco Frattini per la sua «moderazione» e il suo «europeismo».
Tutto cancellato dal voto su Cosentino, che ha spostato nuovamente il baricentro del Pdl verso le posizioni della Lega.
Con il rischio che, passata l’emergenza spread, Berlusconi trovi un pretesto per far saltare tutto e andare alle elezioni.
«Il ritorno dell’asse del Nord — sospira un cattolico Pdl — è anche la sconfitta della linea perseguita da Angelino Alfano, che aveva puntato le sue carte sulla ricostituzione di un’area moderata vasta con l’unione delle forze legate al Ppe, dal noi all’Udc».
In fondo lo ammette anche Denis Verdini quando di vanta della «vittoria politica del Pdl» con il voto su Cosentino.
«Abbiamo dimostrato di tenere – ragiona il coordinatore del Pdl – contro chi provava a spolparci. Il voto è anche un no allo sfascio del partito».
Proprio Verdini è tornato al suo lavoro di “persuasione” degli indecisi.
Lo dimostravano gli abbracci ieri in aula del Pdl, quasi più di quelli ricevuti dallo stesso Cosentino. «Hai fatto un’altra volta un miracolo », gli l’ha sussurrato in un orecchio l’ex responsabile Luciano Sardelli salutandolo in Transatlantico.
Ma l’allarme rosso è risuonato anche nel Pd. Bersani percepisce infatti il rischio che il discredito popolare legato al voto di ieri possa contagiare tutti in maniera indiscriminata.
Per questo anche i democratici stanno meditando di alzare il livello delle loro richieste al governo, in modo da distinguersi agli occhi degli elettori.
E non lasciare campo libero a Vendola e Di Pietro.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 13th, 2012 Riccardo Fucile
IL GIORNO DELLE DUE PORCATE: VINCE LA MALAPOLITICA, PERDONO I CITTADINI
Due a zero per la malapolitica contro i cittadini, cioè contro la vera Politica.
Ma forse è giusto così.
Quando i partiti diventano cosche e fanno amorevolmente sapere alla Corte costituzionale quel che si attendono da lei; quando giudici costituzionali usano i pizzini per anticipare le loro sentenze a qualche giornale e vedere di nascosto l’effetto che fa; quando giornali autorevoli e ispirati giustificano preventivamente l’affossamento del referendum per il Bene della Patria (cioè dei partiti-cosca); quando una speciale lupara bianca seppellisce sottoterra le firme di 1.210.466 italiani per difendere una legge elettorale che lo stesso autore ha definito “porcata”; è giusto che un politico amico della camorra si salvi per la seconda volta dall’arresto.
Così, dopo un paio di mesi di illusioni ottiche, qualcuno capirà che brutto paese continuiamo a essere.
Conosciamo l’obiezione: chi se la prende con la Consulta parla come Berlusconi.
Ma poteva reggere fino a due anni fa, quando si pensava che tutti e 15 i giudici costituzionali fossero il più alto presidio di legalità del Paese (e a buon diritto, visto che ci avevano salvati da una serie di leggi incostituzionali imposte da Berlusconi per piegare il Diritto ai suoi porci comodi).
Ora non più: da un anno e mezzo sappiamo che nel settembre del 2009 sei di quei giudici, esattamente come han fatto la scorsa settimana, avevano anticipato il loro voto favorevole alla porcata Alfano ad alcuni faccendieri della P3, che disponevano di loro a proprio piacimento. Due di quei giudici addirittura organizzavano cene con i promotori della porcata (B., Letta e Alfano) che di lì a poco avrebbero dovuto valutare.
Il capo dello Stato, assieme al Parlamento, avrebbe dovuto sollevare lo scandalo e fare in modo, in qualsiasi modo, che quei signori abbandonassero ipso facto i loro scranni. Invece tutti si voltarono dall’altra parte, lasciando intatta una Consulta ormai irrimediabilmente inquinata.
Il lodo Alfano fu respinto per un pelo, grazie agli altri nove giudici.
Ma poi i partiti hanno inserito nella Corte altri loro emissari e il risultato s’è visto ieri con il No ai due quesiti referendari.
Quesiti che oltre cento fra i maggiori costituzionalisti italiani, compresi tre ex presidenti della Consulta, giudicavano legittimi, e nessuno, dicesi nessuno, aveva obiettato nulla in punto di diritto.
Gli unici “giuristi” di diverso parere, guardacaso, sono quelli della Corte (o la maggioranza di essi).
Ora i partiti-cosca si fregano le mani, perchè potranno nominarsi anche il prossimo Parlamento. Ma la loro è una gioia miope e passeggera: vedranno presto che cosa significa consacrare il Porcellum, la norma più impopolare dai tempi delle leggi razziali.
E, se non lo vedranno, provvederanno gli elettori a farglielo vedere.
Quella che lorsignori sordi e ciechi chiamano “antipolitica” esploderà alle stelle, compattando in un solo blocco chi è convinto che non esistano più vie democratiche per risanare la malapolitica e chi più semplicemente pensa che ormai tanto vale fare a meno del Parlamento e delle elezioni, lasciando per sempre al governo un gruppo di “tecnici” che nessuno ha mai eletto.
Dio acceca chi vuole perdere.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Costume, Giustizia, la casta, Parlamento, radici e valori | Commenta »