Aprile 17th, 2012 Riccardo Fucile
ALTRI DUE SENATORI PROSSIMI A LASCIARE LA LEGA IN DISACCORDO CON LA CACCIA ALLE STREGHE SCATENATA DA MARONI CHE DICHIARA; “LA PULIZIA CONTINUA”…MA COMINCIA A SERPEGGIARE APERTO DISSENSO VERSO CHI AGISCE PER VENDETTA E GUARDA SOLO L’ERBA DEL VICINO E NON I VOTINI SUOI
Lorenzo Bodega si è unito al gruppo misto in segno di solidarietà con la ‘pasionaria’, cacciata dal partito e dai colleghi di Palazzo Madama.
La scelta è stata presa dopo la polemica nata a seguito dell’espulsione della leader del Sin.pa. che è stata “fatta con non poca sofferenza”.
“Noi abbiamo cominciato a fare pulizia: Bossi si è dimesso, Renzo Bossi si è dimesso da consigliere regionale, Belsito è stato espulso, Rosi Mauro è stata espulsa, Monica Rizzi si è dimessa da assessore. E continueremo sino a che non sarà finita”.
Un patetico Roberto Maroni tira le prime somme dell’obiettivo di “fare pulizia” all’interno del partito e anticipa di volere continuare sulla stessa strada.
Ma la sua linea non è gradita a tutti.
“La Mauro non è neanche indagata”, ha dichiarato il senatore di Lecco Lorenzo Bodega che per solidarietà con la leader del Sindacato padano ha spiegato di lasciare il gruppo della Lega Nord del Senato, dove ricopre la carica di vice capogruppo e dal quale la stessa Mauro è stata espulsa.
La Lega quindi perde un altro rappresentante di peso a Palazzo Madama e le dimissioni sono già state ratificate.
E almeno altri due avrebbero espresso forti dubbi sull’opportunità di cacciare ‘la nera’. Bodega poi, per prendere la decisione di passare al gruppo Misto ha impiegato 3 ore e mezza nel corso di una “lunga e accesa riunione”.
A nulla sarebbero valsi i tentativi di alcuni colleghi di farlo desistere.
Anzi, stando alle voci di corridoio, altri senatori del Carroccio potrebbero replicare la sua scelta, lasciando il gruppo nel caos.
Dopo il verdetto alcuni onorevoli sono andati nello studio della Mauro per esprimerle solidarietà . E c’è chi non ha nascosto il forte malumore per quanto accaduto oggi al gruppo al Senato, dove ha la maggioranza il cosiddetto Cerchio Magico.
Decisive le prossime ore per capire quale consistenza avrà la fronda leghista e quali saranno le conseguenze.
La “pasionaria” dunque è stata allontanata, non proprio “all’unanimità ”, come scrive la Lega in un comunicato.
Non dimettersi da senatrice per lei è una questione di principio, anche se le è costato l’ostracismo di gran parte del partito e la doppia cacciata.
La decisione di espellerla, infatti, sarebbe stata “fatta con non poca sofferenza” da parte dei colleghi.
E le decisioni della ex leghista pesano anche sul presidente Schifani che dovrà sbrogliare una matassa sempre più intricata.
Oggi è stato costretto per l’ennesima volta a farle da supplente in aula, presiedendo lui la seduta, per scongiurare incidenti.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 17th, 2012 Riccardo Fucile
FU APPROPRIAZIONE INDEBITA O IL TESORIERE HA AGITO IN NOME E PER CONTO DEI DIRIGENTI DELLA LEGA?… MANCHEREBBERO ALL’APPELLO ALTRI 300.000 EURO DI DIAMANTI
Tornano alla base, cioè nella sede della Lega Nord in via Bellerio a Milano,
dieci lingotti d’oro e undici diamanti, parte dell’investimento che sarebbe stato messo a punto dall’ex tesoriere Francesco Belsito, indagato per appropriazione indebita e truffa nell’inchiesta milanese sulle distrazioni dei fondi del Carroccio, utilizzati, secondo l’accusa, anche per le spese personali di Umberto Bossi e dei suoi familiari.
L’ex amministratore del partito, su consiglio del suo legale, l’avvocato genovese Paolo Scovazzi, ha consegnato a un autista del movimento i preziosi che aveva (e a cui gli inquirenti stavano dando la caccia) e l’Audi A6 che il figlio di Umberto, Renzo Bossi, avrebbe utilizzato per un periodo e poi restituito allo stesso Belsito.
I diamanti restituiti “saranno venduti ed il ricavato andrà alle sezioni”, secondo quanto ha riferito a Ballarò il presidente della della Regione Piemonte, Roberto Cota.
Rosy Mauro – la vicepresidente del Senato espulsa dal gruppo della Lega a Palazzo Madama, che ha ratificato all’unanimità la decisione del consiglio federale di cacciarla dal partito – è stata iscritta d’ufficio al Gruppo misto. La Lega Nord ora scende a 24 senatori e il Misto sale a 11 componenti con l’arrivo del leader del sindacato padano.
L’autista a bordo dell’auto del ‘Trota’ ha viaggiato da Genova in direzione via Bellerio, trasportando il ricco carico: lingotti d’oro per un valore di circa 200mila euro e diamanti per 100mila euro che sono rientrati dunque nella disponibilità del Carroccio.
Mancano all’appello, invece, altri 300mila euro di diamanti.
Secondo i documenti acquisiti dalla guardia di finanza di Milano, su ordine del procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dei pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, i destinatari di quella parte di preziosi, comprata sempre con i soldi del partito e non ancora rintracciata, sarebbero stati Rosy Mauro (vicepresidente del Senato) e il senatore Piergiorgio Stiffoni.
Cosa che i due hanno smentito categoricamente, tanto che il legale di Stiffoni si è presentato al quarto piano del Palazzo di giustizia per una richiesta di convocazione, in quanto il parlamentare aveva annunciato di aver intenzione di chiarire tutto davanti ai magistrati.
“Quel tesoro è della Lega”.
Belsito, attraverso il suo difensore, ha fatto sapere agli inquirenti che lingotti e diamanti sono stati acquistati con i fondi della Lega e che dunque appartengono al movimento.
Per questo ha spiegato di averli restituiti al proprietario, senza però chiarire agli investigatori, che da giorni li stavano cercando, dove li nascondesse.
Le indagini dovranno accertare se anche questo capitolo rientra fra gli episodi di sottrazione di denaro del Carroccio, e dunque se si tratti di un’appropriazione indebita, come i circa 6 milioni di euro investiti a Cipro e in Tanzania.
Tutto questo mentre nel pomeriggio si è tenuta una riunione operativa tra pm e finzanzieri per fare il punto della situazione su tutto il materiale sequestrato e acquisito in due settimane.
Tra cui anche le carte fornite dal Sin.Pa, il Sindacato Padano fondato da Rosy Mauro, che pare avesse una contabilità minima: solo la registrazione di poche spese per l’affitto di qualche sede minore, un numero irrisorio di ricevute e nessuna traccia documentale di quei 200-300 mila euro all’anno girati da via Bellerio e di cui si parla invece nelle intercettazioni.
Da quanto si è saputo, infine, i pm – che stanno trovando riscontri a tutti quei dialoghi telefonici intercettati tra Belsito e la responsabile amministrativa Nadia Dagrada – hanno intenzione di scavare anche nei resoconti contabili delle società legate al Carroccio, come la Pontida Fin srl, che gestisce il patrimonio immobiliare del partito, e quella a cui fanno riferimento invece le testate ‘padane’.
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Aprile 17th, 2012 Riccardo Fucile
SI TRATTA DELL’ON. CHIAPPORI, SINDACO DI DIANO MARINA E PARLAMENTARE DEL CARROCCIO…HA ACQUISTATO UNA BARCA MA L’AVREBBE ORMEGGIATA ABUSIVAMENTE PER NON PAGARE LA TARIFFA, SCAVALCANDO ALTRE DOMANDE
Nella riviera degli scandali dei porti turistici, non poteva che essere una bega da diporto a creare un grattacapo giudiziario all’onorevole Giacomo Chiappori, deputato della Lega Nord e sindaco di Diano Marina.
Il 30 gennaio è stata depositata in procura ad Imperia una denuncia nei suoi confronti, perchè Chiappori avrebbe nascosto di essere il proprietario di una barca ormeggiata nel porto di Diano, evitando di sottoscrivere il contratto di ormeggio, non pagando quanto dovuto per lo stazionamento e scavalcando la lista di attesa.
Chiappori respinge al mittente tutte le accuse: “Solo meschinità da una persona che un tempo mi era amica. E’ tutto regolare”.
La denuncia è stata presentata da Francesco Zunino, fino ai primi di febbraio presidente della Gestioni Municipali spa, una controllata al 100% del Comune che amministra anche il porto turistico.
Secondo quanto sostenuto da Zunino, Chiappori avrebbe acquistato l’estate scorsa una barca da 10 metri l'”Aghè”, ormeggiata a Diano.
Ma se il vecchio proprietario era titolare del posto barca, quello nuovo avrebbe dovuto sottoporsi alla trafila, ovvero fare domanda, con il rischio che ci fossero altri davanti a lui.
“Nel corso dell’ultimo sopralluogo avvenuto a metà gennaio – scrive Zunino nella denuncia – assieme ad una dipendente ci siamo accorti che era indebitamente ormeggiata una barca denominata Aghè”.
A seguito di accertamenti continua Zunino “ho ricevuto conferma che l’Aghè era del sindaco Chiappori che evidentemente aveva posizionato l’imbarcazione abusivamente, senza nemmeno dare avviso… quasi che la carica pubblica consentisse l’ormeggio gratuito”.
Zunino spiega di aver spedito una raccomandata contestando al sindaco l’accaduto e chiedendo il pagamento di circa 5 mila euro di arretrati.
“Le cose non stanno così – replica Chiappori -. Sostenevano che la barca fosse ormeggiata da giugno mentre invece lo era da agosto e io ho dovuto insistere per ottenere un contratto con tariffa mensile invece che giornaliera (più onerosa, ndr) come era mio diritto. Ripeto, tutto a norma di legge .”
Zunino, nella sua denuncia è stato implacabile: “Ritengo che il comportamento del sindaco integri il reato di truffa con l’ausilio di altri(indicativo il fatto che uno degli ormeggiatori fosse a conoscenza)… ha posto in essere artifizi e raggiri procurandosi l’ingiusto profitto”.
E ancora Zunino: “E’ evidente che l’onorevole Chiappori abbia commesso il fatto abusando della propria posizione… è impensabile che qualunque estraneo possa ormeggiare senza autorizzazione all’interno del porto”.
Ora spetta alla procura di Imperia fare chiarezza e scoprire, attraverso interrogatori e documentazione, se davvero il sindaco abbia ormeggiato abusivamente la sua imbarcazione.
Marco Preve
(da “La Repubblica”)
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Aprile 17th, 2012 Riccardo Fucile
DA ALCUNI MESI TRASMETTEVANO UNA PROMOZIONE COMMERCIALE PER CONVINCERE GLI ASCOLTATORI A INVESTIRE IN GIOIELLI E ORO… CHE ABBIA QUALCOSA A CHE FARE CON IL TESORETTO IN PREZIONI E LINGOTTI CHE E’ SPARITO DA VIA BELLERIO?
Rosy Mauro smentisce: «Mi vedo costretta ad adire le vie legali per tutelare la mia
rispettabilità , onestà e onorabilità contro l’ennesima fuga di notizie infondate, false e gravemente diffamatorie».
Anche il senatore Piergiorgio Stiffoni smentisce: «Ribadisco la mia posizione di assoluta estraneità a qualsiasi movimentazione di denaro della Lega Nord: di quello che facesse Belsito con i soldi del movimento non ho mai saputo niente, dalla Lega non ho mai avuto soldi e di come investo i risparmi miei e della mia famiglia sono solo affari miei e non devo rendere conto a nessuno».
Parole che, nel pieno della bufera che ha investito la Lega, rincuorano Matteo Salvini: «Abbiamo già espulso chi ha portato i nostri soldi in Tanzania, se altri hanno sbagliato pagheranno, ma così, almeno, possiamo lasciare i diamanti in gioielleria».
Già , i diamanti, diamanti e oro, quelli che, stando a quanto emerge dalle carte degli inquirenti, sarebbero stati acquistati con i soldi distratti dalle casse del Carroccio: 200 mila euro in lingotti d’oro consegnati all’ex tesoriere Francesco Belsito, più altri 400 mila euro in pietre preziose che, sempre secondo gli inquirenti, sarebbero stati «comprati e poi consegnati materialmente» nella disponibilità del vicepresidente del Senato Rosy Mauro, del senatore trevigiano Piergiorgio Stiffoni, membro del precedente comitato amministrativo di tesoreria della Lega, e dello stesso Belsito.
Lingotti e diamanti che ora mancherebbero all’appello e che lunedì hanno nuovamente portato la Guardia di Finanza in via Bellerio.
Droga niente? Manca solo l’arrivo dei Caschi blu e siamo su ‘Scherzi a parte’», annota invece, sarcastico, Matteo Salvini, ben sapendo quanto “oro” e “diamanti” stridano con il consueto vocabolario leghista e con le parole d’ordine cui la base è abituata.
Ironia della sorte, ciò che Salvini sembra ignorare è che proprio dal seminterrato di via Bellerio, ossia dagli studi di quella Radio Padania Libera di cui egli è direttore, alternata a spot di prodotti biologici, olio d’oliva e vasche da bagno per anziani, negli ultimi mesi è stata ciclicamente messa in onda un curiosa inserzione pubblicitaria – ‘curiosa’ perchè apparentemente fuori target, considerato il pubblico di riferimento dell’emittente.
Una radio-promozione (simile committenza pubblicitaria, in via Bellerio, non passa da agenzie esterne ma viene ‘raccolta’ direttamente dalla radio), nel corso della quale lo speaker – ex Radio Italia, ‘borgheziano’, conduttore delle prime trasmissioni del mattino – dialogando con l’inserzionista sprona gli ascoltatori a investire (indovinate un po’?) proprio «in una forma di investimento ancora poco conosciuta in Italia, i diamanti» perchè «mai come in questo momento storico è meglio non lasciare i nostri soldi sul conto corrente».
Il recapito telefonico fa riferimento ad una società di investimenti trevigiana.
In catalogo, anche ‘tondi’, in argento, del Ventennio fascista e ritratti del Duce.
Ma soprattutto loro: «diamanti e oro, «un investimento d’autore» disponibile in tre differenti set.
Tempi di consegna, 45 giorni lavorativi.
Daniele Sensi
(da “L’Espresso“)
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Aprile 17th, 2012 Riccardo Fucile
L’IMPRESA CHE HA IN APPALTO 600 MILIONI DI EURO DI LAVORI E’ INFILTRATA DA COSA NOSTRA, MA PUO’ CONTINUARE A SCAVARE COME SE NULLA FOSSE… PER LE FERROVIE RESCINDERE IL CONTRATTO COSTEREBBE TROPPO E SAREBBE “SCONVENIENTE”
L’impresa che ha in appalto i lavori della metropolitana di Palermo per oltre 600 milioni di euro è infiltrata dalla mafia?
Niente paura, può continuare a scavare come se nulla fosse accaduto: rescindere totalmente il contratto costerebbe troppo, al committente e alla collettività , e sarebbe dunque “sconveniente”.
E’ la tesi, assai singolare, di Rete Ferroviaria Italiana, che ha deciso di revocare solo una piccola parte dell’appalto, portandolo da poco più di 596 milioni di euro a 465 milioni.
Meglio Cosa Nostra, insomma, che il blocco totale delle attività di cantiere: causerebbe la perdita dei “finanziamenti europei”, determinerebbe “l’allungamento e l’inasprimento dei disagi per i cittadini”, e i nuovi costi dovrebbero essere “attualizzati”, e, quindi aumentati.
Se con la mafia bisogna convivere, come dice Lunardi, e come confermano, ai massimi livelli istituzionali, le inchieste della Procura di Palermo sulla trattativa mafia-Stato, dalla decisione dell’ingegner Andrea Cucinotta, responsabile del nodo di Palermo per RFI arriva una conferma concreta: nero su bianco, in risposta a una nota della Prefettura che gli chiedeva di revocare l’appalto ai sensi dell’art. 11 del Dpr 252 del ’98, l’ing. Cucinotta ha risposto “nì”, revocando solo una minima parte del contratto con il Nodo di Palermo, il raggruppamento di imprese costretto a licenziare il direttore tecnico, l’ingegnere Giuseppe Galluzzo, sorpreso dalle intercettazioni in rapporti con boss, e a richiamare in sede a Torino il geometra catanese Roberto Russo, coinvolto nelle indagini.
Con la metropolitana Palermo sognava un allineamento alle grandi metropoli europee: le indagini hanno svelato ben presto che il sogno poggiava su una radice antica, Cosa Nostra.
Quell’appalto di oltre mezzo miliardo di euro faceva gola persino a Bernardo Provenzano, destinatario di un “pizzino” del boss Salvatore Lo Piccolo scoperto nel 2006 nel covo di Montagna dei Cavalli: “Zio, la informo che siccome in breve dovrebbe iniziare la metropolitana volevo chiedere se le interessa qualche calcestruzzi da fare lavorare.
Se c’è, me lo faccia sapere che l’inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato“.
E se il calcestruzzo lo forniva Impastato, fino al giorno del suo arresto, un’altra ditta, legata al boss di Prizzi Tommaso Cannella, si è occupata di trivellazioni, e un’impresa catanese, il cui titolare è stato arrestato per mafia, ha gestito la tratta ferroviaria Cardillo-Carini.
Segnali inequivocabili che hanno indotto la Prefettura di Palermo, il 3 febbraio scorso, a sollecitare RFI “a far conoscere quali decisioni intenda assumere in ordine al rapporto con General Contractor dei lavori”, posto che “il rapporto contrattuale deve essere di norma interrotto, salvo che non ricorrano superiori ragioni di interesse pubblico che ne giustifichino una parziale o integrale prosecuzione”.
La risposta è arrivata il 27 marzo: esistono, scrive RFI, “concrete ragioni che rendono del tutto sconveniente, per l’amministrazione e la collettività , l’interruzione dei lavori”. E cioè la perdita dei finanziamenti europei. L’inasprimento e l’allungamento dei disagi per la popolazione residente che è chiamata a sopportare con i cantieri aperti. E infine l’aumento dei costi, “attualizzati alla data del conseguente riaffidamento ad altro appaltatore” che non potrebbe rispondere, e qui il danno è solo ipotetico, “dei maggiori tempi e costi eventualmente derivanti da varianti di esecuzione dovute a carenze del progetto esecutivo”.
Quindi, è la decisione finale, si revoca soltanto il lotto B dei lavori, non ancora consegnato.
Il costo complessivo passa da 596 milioni a quasi 465 milioni, “fermo restando che tale importo dovrà essere ridefinito a seguito della redazione dello stato di consistenza delle opere afferenti la tratta C oggetto di recesso parziale”.
Per Rfi Pietro Lunardi aveva ragione: dobbiamo abituarci a convivere con la mafia. E a rassegnarci se si infiltra negli appalti milionari: revocarli, costa di più.
Al committente e alla collettività .
Giuseppe Pipitone
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Aprile 17th, 2012 Riccardo Fucile
DOPO SETTIMANE DI POLEMICHE IN SEGUITO AD UN AVVISO DI GARANZIA PER TANGENTI. IL MARONIANO BONILASCIA LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO REGIONALE LOMBARDO
E alla fine Davide Boni si dimette. 
Il presidente leghista del consiglio regionale lombardo, raggiunto da un avviso per corruzione per una vicenda di tangenti, lascia oggi l’incarico.
La decisione arriva dopo un lungo pressing della nuova dirigenza del Carroccio, che – soprattutto dopo le dimissioni di Monica Rizzi da assessore – ritiene indispensabile anche il passo indietro di Boni “per evitare strumentalizzazioni”.
Boni fa sapere attraverso una nota che “in funzione di quanto ha fatto il mio segretario federale, Umberto Bossi, che ha fatto un passo indietro per agevolare una serena condizione politica per il movimento, faccio anch’io un passo indietro, precisando che nessuno me l’ha mai chiesto, in totale autonomia”.
Boni è indagato dall’inizio di marzo per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Il filone di indagine riguarda presunte tangenti per la concessione di aree edificabili nel comune di Cassano D’Adda.
I fatti risalgono al periodo in cui era assessore regionale all’Edilizia e al territorio (2005-2010).
L’esponente del Carroccio si è sempre proclamato “estraneo” alle accuse e il movimento lo aveva sostenuto dall’avvio dell’inchiesta. Ieri il presidente dell’assemblea regionale aveva avuto un faccia a faccia in via Bellerio con Roberto Calderoli.
Ed è lì che la decisione è maturata.
Nel nome del rinnovamento generazionale, su cui insiste soprattutto Roberto Maroni, il posto di Boni verrà preso da un giovane consigliere. In pole Massimiliano Romeo, eletto nel collegio di Monza e Brianza.
Con le dimissioni di Boni sale a tre il numero degli esponenti della Lega che hanno lasciato nell’ultima settimana il Pirellone.
Martedì della scorsa settimana è toccato a Renzo Bossi formalizzare le sue dimissioni da consigliere per lo scandalo dell’uso dei rimborsi elettorali del Carroccio.
Proprio stamani Boni ha messo in votazione la ratifica.
Monica Rizzi, che aveva curato la candidatura di Bossi junior a Brescia nel 2010, si è dimessa ieri da assessore allo Sport su pressione del movimento.
Il passo indietro di Boni chiude anche la polemiche per le sue mancate dimissioni dopo essere stato indagato.
Rodolfo Sala
(da “la Repubblica”)
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Aprile 17th, 2012 Riccardo Fucile
“LA POLITICA BALLA SUL TITANIC, RISCHIA DI IMPLODERE TUTTO IL SISTEMA”… “RIFORMARE LA LEGGE ELETTORALE NON BASTA SE NON SI RIDUCE IL NUMERO DEI PARLAMENTARI”….”CHE PENA BERLUSCONI CHE SI DIVERTIVA IN MODO COSI’ SQUALLIDO E CHE TRISTEZZA I CORTIGIANI”
Si rischia di implodere e affondare.
Gianfranco Fini non ha dubbi, la politica italiana sta attraversando un periodo molto pericoloso e deve fare qualcosa per uscirne.
Il presidente della Camera ha parlato della necessità di intervenire sui rimborsi elettorali ai partiti e sulla corruzione, per riavvicinare la gente alla politica dopo i casi che hanno travolto il tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, e quello della Lega, Francesco Belsito, ma anche gli scandali sanità in Puglia e Lombardia.
«Per certi aspetti, questa sorta di questione morale di ritorno è diversa e perfino peggiore rispetto a quanto accadde nel 1992-93. Diversa perchè in quella fase ad essere travolto è stato il sistema del Pentapartito e con esso la cosiddetta Prima Repubblica. Oggi la percezione che ha la pubblica opinione è quella di un malaffare trasversale al mondo politico, che riguarda sostanzialmente tutti. Peggiore perchè rispetto a 20 anni fa non siamo di fronte al rischio di crisi di un sistema, ma della sua implosione», ha detto Fini intervistato da “la Repubblica”.
Quello che occorre fare, secondo il presidente della Camera, è prendere immediatamente in considerazione la proposta di dimezzare i rimborsi per i partiti.
Il presidente della Camera ha ammesso che per il suo partito può sembrare più facile parlarne, dal momento che non ha diritto alla rata del finanziamento di luglio, ma ha rimarcato l’urgenza della situazione: «Non ci si può fermare ai maggiori controlli, alla pubblicità sui bilanci, alle sanzioni sulle irregolarità nei conti dei partiti», serve un gesto più concreto.
La politica ha i suoi costi, Fini lo sa, e quello che chiede non è una totale rinuncia ai finanziamenti, giudicata deleteria dai leader della maggioranza, Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, ma occorre fare qualcosa: «Sta suonando la campana dell’ultimo giro per tutti. Qui si balla sul Titanic, se vogliamo restare in clima da centenario del naufragio».
Altrimenti il rischio è grossissimo: «Si prospettano tre vie di uscita, una peggiore dell’altra: astensionismo senza precedenti, frammentazione della rappresentanza, un populismo all’ennesima potenza che mette nel mirino i partiti in quanto tali e l’Europa. Un mix esplosivo».
Fini ha poi guardato all’operato del governo Monti, l’ha difeso, ha detto che «sembra sempre più sopportato dai due principali partiti di maggioranza, piuttosto che supportato», ne ha elencato i pregi ma ha rivendicato l’importanza del ritorno alla politica una volta terminata la stagione dei tecnici: «Situazioni eccezionali come quelle che hanno portato al governo Monti non possono essere assunte come la regola. Le prossime elezioni restituiranno agli elettori la scelta su chi dovrà governare. Ma i partiti non potranno comportarsi come se quella di Monti fosse stata una parentesi».
Il presidente della Camera ha poi risposto anche a due domande che lo riguardavano personalmente: il ritorno in Italia di Walter Lavitola, l’uomo che lo accusò per la vicenda della casa di Montecarlo, e la gag di cui era protagonista a sua insaputa durante i festini di Silvio Berlusconi.
«Ora ho capito meglio cosa vuol dire faccendiere. Speriamo di capire perchè accompagnava l’allora presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri Frattini nelle visite di Stato», ha detto Fini riferendosi a Lavitola, mentre per Berlusconi ha avuto parole di biasimo: «Che pena vedere che chi era chiamato a governare l’Italia si divertiva in modo così squallido e soprattutto che tristezza tutti i cortigiani che pur di non correre il rischio di cadere in disgrazia ai suoi occhi non avevano il coraggio di dirgli di vergognarsi».
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Aprile 17th, 2012 Riccardo Fucile
LA SQUADRA DI CALCIO RINUNCIA ALLA QUINTA EDIZIONE DEL TORNEO PER LE “NAZIONI NON RICONOSCIUTE”…IN PASSATO AI TIFOSI VENIVANO PAGATE TRASFERTE, ALBERGHI, VITTO E BIRRA, TUTTO A SPESE DEL PARTITO
La nazionale di calcio padana è rimasta al verde. Travolta dallo scandalo della Lega,
dall’allegra gestione dei finanziamenti pubblici da parte del tesoriere Belsito, la squadra del paese che non c’è rischia seriamente di chiudere i battenti.
Di sicuro non parteciperà ai mondiali che si terranno tra poco più di un mese in Kurdistan, dove si disputa la quinta edizione della Coppa del Mondo 2012 Viva, il torneo per le nazioni non riconosciute (indipendentemente dal fatto che esistano o meno) e pertanto non affiliate alla FIFA.
Tra i nomi spiccano Aramea, Camerun meridionale, Gozo, Kurdistan, Lapponia, Monaco, Occitania e Provenza, oltre alle due compagini italiane loro malgrado: la Padania appunto, e la nazionale del Regno delle Due Sicilie.
Che la nazionale padana non parteciperà al torneo lo spiega Leopoldo Siegel, giornalista di Radio Padania e allenatore della squadra.
“Al momento mancano i presupposti organizzativi. Ci dispiace perchè, dopo aver vinto 13 partite su 13 e conquistato tre coppe ci tenevamo a difendere il titolo in Kurdistan. Ma visto quello che è successo di recente, il momento non è certo propizio”.
La nazionale padana nasce a fine anni ’90, disputa due partite con l’Ausonia e poi scompare. “Gli alleati non gradivano, il Cavaliere in particolare. Arrivò una telefonata da Roma e fummo costretti a chiudere — racconta Siegel — Poi la squadra rinasce nel 2007, fortemente voluta da Renzo Bossi, che ne diventa team manager e s’impegna per farla diventare vincente“.
Ad ogni costo.
Anche a costo di far pagare alla Lega le trasferte ai tifosi. E con che soldi è facile immaginarlo.
Come quando la Padania andò a vincere la sua prima Coppa del Mondo.
Nel 2008 in Lapponia, una spedizione costata almeno 100mila euro, tutti usciti dalle casse del partito.
“Era evidente anche allora la grande disponibilità di soldi: le spese venivano rimborsate senza problemi — racconta a Repubblica Diego Gambaretto, consigliere comunale Pdl ad Albisola e unico non leghista del gruppo — Se andavi a comprare un panino, portavi lo scontrino e ti rimborsavano”.
Per vincere quel primo mondiale non si badò a spese. Per la squadra ovviamente, ma anche per i dirigenti del partito e i tifosi al seguito.
Raccontano che Umberto Bossi e i due figli, Renzo e Riccardo, alloggiassero nel castello da mille e una notte di Fjalnnas, tra saune e tappeti rossi.
Che ai tifosi furono rimborsati sia nove camper presi a noleggio (ognuno con un simbolo padano in bella vista), sia la benzina per coprire il viaggio di andata e ritorno da via Bellerio alle verdi lande di Gallivare (nel nord della Svezia), sia i soggiorni in campeggio e ogni spesa extra, persino le birre.
“Noi di certo non abbiamo messo mano al portafoglio — continua Siegel — Dall’aeroporto in poi per la squadra tutto è stato a spese del partito. Da dove arrivassero i soldi per gli spostamenti e per gli alloggi dei tifosi, e se ci siano state spese extra, non ne ho idea. So che tutto era gestito dalla Lega tramite Sport Padania: un ente di promozione sportiva riconosciuto e sovvenzionato dal Coni”.
Ampolle e coppe del mondo.
Riti officiati per aggregare un popolo inesistente dietro un’idea che tramite lo sport cercava di farsi materia.
Fasti dispendiosi per compiacere il Trota, demiurgo e alfiere di uno squadrone che al tempo della spedizione in Lapponia poteva contare anche su giocatori professionisti come Alessandro Dal Canto e i fratelli Cossato.
Mentre l’anno dopo, al torneo disputato in casa tra Varese, Novara, Brescia e Verona e vinto in finale contro il Kurdistan, prese parte anche Maurizio Ganz, ex centravanti di Inter e Milan. E se Ganz ha buone parole per il Trota (“Mi faceva simpatia”), non tutti sono dello stesso avviso.
“Renzo non è mai piaciuto a nessuno — racconta Gambaretto – Erano tutti gentili con lui, ma solo per rispetto del padre. Il capo era sempre alla mano, il figlio era arrogante”.
“Lo conosco da bambino, quando faceva il portiere nella mia squadra, quindi l’affetto è rimasto — continua Siegel nella sua chiacchierata con ilfattoquotidiano.it — Poi ognuno fa le sue scelte, non sempre condivisibili. Per quelle di Renzo contano le parole del padre (Umberto ndr), non sono state scelte opportune”.
Anche perchè il rischio è che le conseguenze di queste scelte inopportune abbiano contribuito, oltre che alla deflagrazione del partito, a mettere la parola fine alla favola della nazionale di calcio del paese che non c’è.
Luca Pisapia
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 17th, 2012 Riccardo Fucile
COME NEI ROMANZI GIALLI: TRA AGGUATI, ASSASSINI, IMBOSCATE, ALIBI, DOCUMENTI NASCOSTI, TRADITORI, STREGHE, BADANTI, MAGGIORDOMI INFEDELI, ANZIANI RAGGIRATI , CASSEFORTI, LINGOTTI E GIOIELLI
Irruzione delle Fiamme Gialle in via Bellerio nel corso del vertice di partito per acquisire documenti nell’ambito dell’inchiesta sui bilanci del Carroccio.
Presenti i triumviri, Roberto Maroni, Roberto Calderoli, e il presidente federale Umberto Bossi. Secondo i pm 200mila euro di diamanti sarebbero spariti e dagli accertamenti risulta che Rosi Mauro, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Belsito ne avrebbero acquistati per 400mila euro coi soldi della Lega.
I preziosi sarebbero stati consegnati ai tre tramite l’ex tesoriere, che avrebbe ricevuto 200 mila euro in oro. Il denaro sarebbe stato prelevato con operazioni presso la Banca Popolare di Novara e Banca Aletti.
Annuncia la querela la Mauro che smentisce “categoricamente il presunto acquisto di diamanti e oro con i soldi della Lega”.
E spiega:
Anche Stiffoni rispedisce l’accusa al mittente che lo fa “ridere” e anticipa che andrà col suo avvocato Agostino D’Antuoni “dai giudici di Milano per chiarire una volta per tutte la mia posizione di assoluta estraneità a qualsiasi movimentazione di denaro della Lega”.
Il senatore ha poi aggiunto che di quanto facesse Belsito col denaro del Carroccio non ha “mai saputo niente, anche perchè a me e al senatore Castelli è sempre stato impedito”e che dal partito non ha mai avuto soldi.
Anzi, ha concluso, “li ho sempre dati sotto forma di erogazione liberale, come tutti gli altri parlamentari, e anche di più”.
Per gli inquirenti milanesi che indagano sulle distrazioni di fondi, i 200 mila euro di diamanti che mancano all’appello sarebbero stati acquistati dall’ex tesoriere Belsito con i soldi del partito.
Nei giorni scorsi infatti era emerso che i pm erano ‘a caccia’ di lingotti d’oro per il valore di 200 mila euro e di diamanti per 100 mila euro.
Ora si è saputo che l’ex amministratore avrebbe comprato diamanti per un totale di 300 mila euro. Gli inquirenti dovranno capire che fine hanno fatto i preziosi, che non sono ancora stati rintracciati, perchè potrebbe palesarsi un profilo di appropriazione indebita.
C’è da capire, inoltre, se il partito poteva fare quell’investimento, perchè pare che lo statutot
escluda questo tipo di operazione.
Infine, il dubbio è che si trattasse davvero di un investimento.
tntanto anche la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha aperto un procedimento sul caso dei bilanci del Carroccio, che avrebbe avuto rimborsi elettorali non dovuti e il suo capo, Antonio Caruso, si è presentato con altri due magistrati contabili nell’ufficio del procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, titolare dell’indagine con al centro Francesco Belsito assieme ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini.
La ‘visita’, da quanto si è appreso, serve ai magistrati contabili per prendere ‘contatti’ per un eventuale scambio di carte necessario per il procedimento davanti alla Corte dei Conti.
Un procedimento, da quanto si è appreso, che è autonomo rispetto a quello penale e relativo a un presunto danno erariale, partendo dall’ipotesi di truffa ai danni dello Stato contestata dalla Procura di Milano.
Secondo le indagini penali, infatti, Belsito ‘truccando’ i bilanci del Carroccio avrebbe fatto ottenere al partito rimborsi elettorali non dovuti che, solo per il 2011, ammontano a circa 18 milioni di euro.
E alla Procura della Corte dei conti lombarda, si aggiunge quella dell’Emilia-Romagna che sta valutando la possibilità di aprire un’inchiesta sui bilanci della Lega.
Si tratta ancora di una fase di delibazione preliminare, cioè di accertamenti sulla sussistenza dei profili di giurisdizione. In regione ci sono due inchieste penali, con 4 indagati a Reggio Emilia e a Bologna contro ignoti, su presunti fondi neri e irregolarità nei bilanci.
Secondo la Lega, però, la ‘visita’ delle Fiamme gialle non è stata una perquisizione perchè “era stata concordata nell’incontro avuto lo scorso 11 aprile da Roberto Maroni e Stefano Stefani con i magistrati milanesi”.
Durante l’incontro, spiega il partito in una nota, “la Lega Nord aveva fornito la sua piena disponibilità a collaborare con gli inquirenti per fare chiarezza e, in questo senso — prosegue la nota-, aveva dato disponibilità a far acquisire propri documenti contabili, come avvenuto questo pomeriggio”.
L’inchiesta sulla Lega ha travolto anche il Sindacato padano (Sin. pa.) guidato dalla vicepresidente del Senato Rosy Mauro che Susanna Camusso, leader della Cgil, considera “pressochè inesistente”.
Opinione condivisa anche da Cgil, la Cisl e la Uil Lombardia. Nino Baseotto, segretario generale della Cgil Lombardia, ha spiegato di non avere “mai visto i suoi rappresentanti”. Per Gianluigi Petteni, segretario generale della
Cisl, “il Sinpa non è mai esistito”, ma secondo Walter Galbusera “il Sindacato padano aveva una presenza nelle aziende con capitale pubblico, a livello comunale e provinciale”.
Prima del vertice in via Bellerio, Roberto Maroni e Roberto Calderoli hanno partecipato alla riunione del gruppo consiliare del Carroccio al Pirellone, che è durata circa 2 ore e ha preso atto delle dimissioni dell’assessore regionale Monica Rizzi.
L’ex ministro dell’Interno nel pomeriggio ha lasciato la sede federale senza rilasciare dichiarazioni.
In serata, nell’andirivieni delle auto, è arrivato in via Bellerio anche il primogenito del Senatùr, Riccardo Bossi che, arrivato alla guida di una Bmw X5 con targa tedesca, ha mostrato la sua insofferenza verso fotografi e cameramen, di fronte ai quali ha ripetutamente accelerato prima di infilarsi nel cancello della sede.
argomento: Bossi, LegaNord | Commenta »