Destra di Popolo.net

RUBY: “HO CHIESTO A SILVIO 5 MILIONI, LO FREQUENTO DA QUANDO HO 16 ANNI”

Aprile 23rd, 2012 Riccardo Fucile

NELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE LA MAROCCHINA AFFERMA: “SILVIO MI HA DETTO “CERCA DI PASSARE PER PAZZA”

 «Frequento casa sua da quando ho 16 anni, ma ho sempre negato tutto» per «salvaguardarlo».
È quanto si legge in un’intercettazione pubblicata nelle carte delle Procura di Milano arrivate in Giunta per le autorizzazioni della Camera, secondo quanto riferisce chi ha avuto modo di leggerle.
Ruby si vanta di conoscere molto bene «Silvio», che in una telefonata con il padre chiama anche «Gesù» e spiega di aver voluto trarre profitto dalla vicenda giudiziaria che ora vede il premier imputato dalla Procura di Milano per il reato di concussione e di prostituzione minorile.
«Il mio caso è quello che spaventa tutti e sta superando il caso della D’Addario e della Letizia. Io ho parlato con Silvio e gli ho detto che ne voglio uscire con qualcosa: 5 milioni. Cinque milioni a confronto del macchiamento del mio nome…».
Secondo quanto riferisce chi ha letto gli atti, è quanto avrebbe detto Ruby alla madre di Sergio Corsaro in una telefonata intercettata e pubblicata nella richiesta dei Pm. Secondo le cronache mondane, Sergio Corsaro sarebbe un parrucchiere, ex fidanzato della giovane marocchina.
«Non siamo preoccupati per niente perchè Silvio mi chiama di continuo. Mi ha detto “cerca di passare per pazza, racconta cazzate”» direbbe ancora Ruby al telefono a Sergio Corsaro.
«Lui mi ha chiamato – racconta ancora Ruby a Sergio Corsaro – dicendomi “Ruby, ti do quanti soldi vuoi, ti pago, ti metto tutto in oro, ma l’importante è che nascondi tutto. Non dire niente a nessuno”».
La telefonata, secondo quanto riferiscono gli inquirenti, sarebbe avvenuta tra il 26 e il 28 ottobre. «Il mio avvocato mi ha detto: Ruby, dobbiamo trovare una soluzione. È un caso che supera quello della D’Addario e quello della Letizia».
Lei, in queste telefonate intercettate tra il 26 e il 28 ottobre scorso, fa capire, tra le altre cose, di non essere proprio un’ingenua presa alla sprovvista.
Come riferisce anche al padre.
«Mi ha chiamato lui, Gesù – racconta ancora Ruby parlando sempre del premier – e mi ha detto» che «ha saputo che ho scritto delle cose».
«Io però – lo rassicura – ne ho nascoste tantissime…».
E prosegue: «Silvio ha detto al suo avvocato: ‘Dille che le pagherò il prezzo che vuole. L’importante è che lei chiuda la bocca, che neghi il tutto… che io non ho mai visto una ragazza di 17 anni». Lei però continua a parlare.
Almeno per telefono.
Mentre la Procura di Milano intercetta. E andando avanti nella lettura delle sue intercettazioni esce fuori una confessione «hard» al padre e un tentativo di «salvare» il Cavaliere.
«Noemi è la pupilla – confessa al genitore probabilmente riferendosi alla napoletana Noemi Letizia – e io sono il culo…».
Poi, per quanto riguarda il «salvataggio» del premier, ammette con l’amica Poiana di frequentare le residenze del presidente del Consiglio da quando lei ha «16 anni».
Ma di aver sempre negato tutto per «salvaguardarlo».
Infatti, sempre a Poiana, spiega di aver mentito sostenendo che Berlusconi sapesse che lei aveva 24 anni e che poi dopo aver scoperto che lei era in realtà  minorenne lui l’avesse «buttata fuori di casa». «Io sto cercando di salvaguardare lui – conclude – così a me torna in tasca qualcosa…».
E in un’intervista a «Vanity Fair», Ruby ha spiegato che solo fino alla presunta prima visita ad Arcore, quella del 14 febbraio 2010, Mora era all’oscuro che fosse minorenne.
Rapporti orali «a 300 euro. La notte a 300 euro. Maristelle l’ha dovuta allontanare. Lavorava con uomini che vomitavano in macchina. L’hanno trovata in macchina con droga e un coltello». Questo è il racconto di un’altra conversazione telefonica, questa volta intercorsa tra Emilio Fede e Nicole Minetti, secondo quanto riferisce chi ha letto gli atti. Emilio Fede, poi, avrebbe detto alla consigliera regionale Minetti di aver pagato di tasca sua «10mila euro» ad una ragazza perchè «aveva delle fotografie scattate con il telefonino» e «aveva bisogno di soldi».
Nelle carte ci sarebbero stralci anche stralci di altre telefonate tra le ragazze tra ‘T.M. e B.V.’: «È allucinante. Non sai. Lo chiamano tutte “amore”, ‘tesorino”. Non puoi nemmeno immaginare quello che avviene lì… Nei giornali dicono molto meno della verità  anche quando lo massacrano». Tra le carte si leggerebbe anche: «O sei pronta a tutto oppure prendi il taxi e te ne vai».

(da “Il Corriere della Sera”)

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BRUXELLES: “I SALARI MINIMI SONO LA STRATEGIA EUROPEA PER RILANCIARE L’OCCUPAZIONE”

Aprile 23rd, 2012 Riccardo Fucile

L’UE NON PUO’ IMPORRE LA SUA LINEA AI PAESI MEMBRI… SE IN FRANCIA HOLLANDE PROPONE DI ALZARLO A 1700 EURO, IN ITALIA NON ESISTE UNA SOGLIA MINIMA DI REDDITO

“I salari minimi svolgono un ruolo importante nella lotta alla povertà  e alle ineguaglianze”. A dirlo è la portavoce del Commissario Ue all’Occupazione Lazslo Andor.
Parole piene di speranza dette in un momento non causale: alla vigilia della presentazione della strategia Ue “Verso un crescita ricca di lavoro” di fronte a tutto il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo.
“Questa non è solo una questione che riguarda l’economia, ma anche la giustizia sociale”, ha aggiunto la portavoce.
Peccato che per passare dalle parole ai fatti serve l’intervento delle cancellerie dei paesi membri.
“La Commissione può solo sottolineare l’importanza del ruolo che il salario minimo può svolgere”, ha proseguito la portavoce, commentando che ”spetta ai governi nazionali decidere un salario minimo adeguato alle proprie economie”.
Il che, in tempo di crisi, tagli e misure di austerity varie, si traduce in un bel “aspetta e spera”.
“Noi ci rendiamo conto che tra i vari Paesi ci sono differenze ed è per questo che non cercheremo di imporre nessun modello unico”.
Tant’è che ognuno a casa propria continua a fare come può, o meglio come vuole. E in Italia questo vuol dire niente reddito minimo.
Contrariamente alla stragrande maggioranza dei Paesi Ue che prevedono una soglia minima di retribuzione (spesso anche sopra ai 1000 euro, come in Belgio e Francia), in Italia il tutto è affidato ai singoli settori produttivi, ma di vincolante non c’è niente. Lo sa bene il network di San Precario, che a inizio marzo ha scritto direttamente al premier Monti per avanzare tre rivendicazioni nel contesto della riforma del lavoro targata Elsa Fornero: reddito di base incondizionato, riduzione delle tipologie contrattuali, e, appunto, salario minimo, un’utopia per i tanti italiani che portano a casa meno dei fatidici 1000 euro.
Certo che se l’impulso venisse da Bruxelles sarebbe un altro paio di maniche. A dire il vero la grande occasione c’è stata nell’ottobre 2010, quando all’Europarlamento si votò la richiesta di una Direttiva comunitaria sui redditi minimi in tutti i 27 Paesi Ue.
La proposta non passò a causa del voto contrario dei Popolari (gruppo di centro destra) che si opposero con fermezza all’iniziativa di socialisti, verdi e sinistre. Un grosso piacere a tutti quei datori di lavoro che un minimo ai propri dipendenti non lo volevano proprio assicurare.
Oggi la questione torna sui banchi di Strasburgo per iniziativa della Commissione stessa, che non a caso inserisce il reddito minimo all’interno delle misure “consigliate” della nuova strategia di rilancio dell’economia europea.
L’obiettivo è ambizioso: creare 20 milioni di posti di lavoro in Europa da qui al 2020. Con questa comunicazione, la Commissione chiede agli Stati membri di fare la propria parte fissando o potenziando anche alcune reti di protezione tra cui proprio il salario minimo.
E poi ancora, per completezza, proteggere il dialogo sociale e i sussidi per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro alle fasce più deboli, giovani, donne e disoccupati di lungo corso.
La parola ora passa ai governi nazionali.
In Francia il candidato della sinistra Jean-Luc Mèlenchon ha promesso, se eletto, di portare il già  cospicuo salario minimo francese a 1700 euro.

Alessio Pisanò
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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POSTE ITALIANE: UTILI RECORD E DUEMILA LICENZIAMENTI

Aprile 23rd, 2012 Riccardo Fucile

LA RIORGANIZZAZIONE COLPIRA’ EMILIA, TOSCANA, PIEMONTE, MARCHE E BASILICATA… DAL 2013 TUTTE LE ALTRE REGIONI

Alla fine si tratta di un oscuro coefficiente che tiene conto della distanza tra l’ufficio postale e la zona di recapito, dei numeri civici, di quante famiglie e negozi ci sono in zona e del tragitto totale per attraversarla tutta da una parte all’altra.
Sopratutto nel coefficiente c’è anche il volume della corrispondenza, che è calato negli ultimi anni perchè le comunicazioni iniziano a spostarsi su internet, per la concorrenza e in parte per effetto della crisi.
In base a quel coefficiente Poste Italiane ha deciso di razionalizzare, e ora tutte le zone di recapito, urbano o non urbane, avranno la stessa grandezza.
Una scelta industriale che forse renderà  più uniforme la distribuzione dei postini, ma che secondo i sindacati porterà  al licenziamento di 1765 persone.
Per ora interessate dalla ristrutturazione aziendale sono solo 5 regioni: Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Basilicata.
Dal 2013 in poi la razionalizzazione delle zone di recapito dovrebbe investire tutta Italia e portare, questi i calcoli della Cgil, a 12mila esuberi.
Ad essere più colpita la Toscana, che perderà  600 tra postini e personale del Cmp, il Centro di meccanizzazione postale di Pisa che vedrà  ridotto il proprio organico di 130 unità .
Dopo la Toscana c’è il Piemonte, con 547 tagli e poi l’Emilia Romagna, che secondo i sindacati perderà  invece 466 posti di lavoro tra portalettere, capisquadra e addetti alla lavorazione interna della corrispondenza. I restanti 150 tagli sarebbero distribuiti tra Marche e Basilicata.
In Emilia Romagna Valerio Grillini, segretario regionale dei postelegrafonici (Slp) della Cisl si è fatto i conti e ha suddiviso gli esuberi per provincia.
Questo il risultato: la più colpita in Emilia sarà  Bologna, con 137 licenziamenti. Subito dopo Modena (-87), Parma (-53) e Reggio Emilia (-41).
Ravenna perderà  invece 33 postini, Piacenza 31, 29 Rimini e la provincia di Forlì-Cesena 21.
“Tutto questo — racconta Grillini — dopo che la recente riorganizzazione aveva già  limitato ogni singolo recapito a 5 giorni alla settimana e ridotto il personale di 300 addetti”.
“Salteranno posti di lavoro a tempo indeterminato. L’azienda ha deciso una ristrutturazione profonda del lavoro, non è questione di picchi o di lavoro stagionale”, spiega Loris Sermasi, funzionario bolognese dalla Slc-Cgil.
“Il piano di ristrutturazione aziendale è stato presentato da Poste italiene il 17 aprile, il giorno dopo sono stati annunciati 846 milioni di euro di utili sul bilancio 2011.
La situazione è inaccettabile — tuona il segretario modenese della Slp-Cisl Antonio Buongiovanni — qui abbiamo un’azienda che fa ricavi e macina utili sulle spalle dei lavoratori”.
Solo pochi giorni fa Poste italiane ha giudicato “estremamente positivi” i risultati del 2011 annunciando, oltre agli 846 milioni di utile, un risultato operativo di 1 miliardo e 641 milioni di euro.
Numeri questi, spiega una nota di Poste Italiane, che collocano la compagnia “di gran lunga al primo posto al mondo per redditività  nel confronto con i principali operatori internazionali”.
Nei prossimi giorni i sindacati annunceranno le mobilitazioni che metteranno in campo per protestare contro il nuovo piano aziendale di Poste italiane.
Entro giugno nei palazzi della Regione Emilia Romagna dovrebbe anche esserci un incontro con le istituzioni.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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FRANCIA DEFINITIVI: HOLLANDE 28,63%, SARKOZY 27,18%, LE PEN 17,9%. AL SECONDO TURNO UN SONDAGGIO TRA I VOTANTI DI IERI CONFERMA UN 44% A 38% A FAVORE DEL CANDIDATO SOCIALISTA, MA C’E’ ANCORA UN 18% DI INDECISI

Aprile 23rd, 2012 Riccardo Fucile

HOLLANDE IN TESTA, MA SARKOZY NON MOLLA… MARINE LE PEN NON DARA’ INDICAZIONI DI VOTO

Con il 28,63% delle preferenze, il candidato socialista Francois Hollande è davanti allo sfidante Nicolas Sarkozy (27,18%), nei risultati definitivi, del primo turno delle presidenziali francesi, forniti dal ministero dell’Interno di Parigi.
A sorpresa, con il 17,9 %, la candidata dell’estrema destra (Fronte Nazionale), Marine Le Pen, si piazza terza; i suoi voti, se indirizzati verso il presidente uscente, potrebbero permettere a Sarkozy di recuperare buona parte dello svantaggio sul socialista, al secondo turno elettorale, tra due settimane.
Seguono il candidato dell’estrema sinistra, Jean Luc Melenchon (11,11%) e il centrista Francois Bayrou (9,13%).
Proprio questi è il vero ago della bilancia: i suoi voti sarebbero determinanti per entrambi i candidati, visto che l’estrema sinistra ha già  annunciato un voto “incondizionato” a favore di Hollande e che probabilmente anche la candidata dei Verdi, Eva Joly, che ha ottenuto il 2,31%, darà  indicazione di appoggiare il socialista. Hollande è risultato in testa anche a Parigi, con il 34,83% dei voti.
Un risultato ”inedito” per un candidato della gauche alle presidenziali, commenta BFM-TV.
Nella capitale, il presidente uscente Nicolas Sarkozy, che sfiderà  Hollande nel ballottaggio del 6 maggio, ha invece ottenuto il 32,19% delle preferenze.
Intanto ieri sera un nuovo sondaggio – effettuato dall’istituto OpinionWay – afferma che il 44% dei francesi che hanno votato al primo turno intendono votare per Francois Hollande al ballottaggio, il 38% per Nicolas Sarkozy mentre il 18% non esprime alcuna intenzione di voto.
Fra gli elettori di Jean-Luc Melenchon (Front de gauche), il 77% voterà  per Hollande, il 5% per Sarkozy e il 18% non risponde.
Fra i centristi di Francois Bayrou, il 34% voterebbe per Hollande, il 37% per Sarkozy e il 29% non si pronuncia.
Fra quelli che hanno votato per Marine Le Pen (Fronte nazionale), il 18% si pronuncia per Hollande, il 37% per Sarkozy e il 45% non esprime intenzioni di voto.
Fra quelli che hanno votato scheda bianca o nulla, il 14% propende per Hollande, il 13% per Sarkozy, il 73% non sceglie.

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BELSITO COLLABORA E CONSEGNA DOCUMENTI AI PM

Aprile 23rd, 2012 Riccardo Fucile

DICHIARAZIONI SPONTANEE E VERBALE SECRETATO… CONCLUSO L’INTERROGATORIO, VERRA’ ANCORA RISENTITO

È stato secretato il verbale dell’interrogatorio a cui è stato sottoposto in mattinata l’ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, indagato per truffa e appropriazione indebita nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi elettorali del Carroccio.
Un segnale, questo, che potrebbe fare pensare a un atteggiamento di collaborazione da parte di Belsito nei confronti dei magistrati.
Tesi confermata anche dal suo avvocato, Paolo Scovazzi, che ha precisato come il suo assistito stia collaborando con i magistrati, senza però addossare colpe ad altri.
Anche se «parlare di collaborazione è un po’ forte, almeno nel senso che s’intende di solito in italia, cioè avere commesso dei reati e scaricare su altri.
È corretto in questo caso parlare di collaborazione nel senso che ci mettiamo a disposizione dei pm per chiarire il ruolo di Belsito», ha proseguito il suo legale.
A confermarlo, anche la circostanza che l’esponente leghista ha consegnato dei documenti al procuratore aggiunto Alfredo Robledo e ai pm Antonio Filippini e Roberto Pellicano.
Inoltre, nei prossimi giorni, è prevista una “seconda puntata” del confronto tra Belsito e la procura. Lunedì, a quanto si è appreso, l’ex gestore della cassa di via Bellerio si è limitato a rendere dichiarazioni spontanee.
Nei giorni scorsi, ai media Belsito aveva detto di avere sempre agito per il bene e nell’interesse della Lega.

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INCHIESTA FINMECCANICA, SEQUESTRI E PERQUISIZIONI IN SVIZZERA: SI PARLA DELLA MAZZETTA DI 10 MILIONI DI EURO PER LA LEGA

Aprile 23rd, 2012 Riccardo Fucile

I PM DI NAPOLI INDAGANO SULL’IPOTESI DI CORRUZIONE INTERNAZIONALE PER LE COMMESSE ESTERE DELLA HOLDING INDUSTRIALE… IL LEGAME TRA ORSI E MARONI

Sequestri e perquisizioni sono in corso a Lugano, in Svizzera, nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Finmeccanica condotta dalla procura di Napoli.
Si tratta dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock che riguarda presunte tangenti in relazione ad appalti.
Gli sviluppi investigativi sarebbero legati alle dichiarazioni fatte ai pm da Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica.
A quanto si è appreso i pm Curcio e Piscitelli sono in Svizzera dove è in corso l’attività  in base a una rogatoria con i magistrati della procura federale della città  elvetica.
Borgogni, l’ex direttore centrale del gruppo pubblico, nei giorni scorsi è stato sentito dai pm di Napoli che indagano sull’ipotesi di corruzione internazionale per le commesse estere di Finmeccanica.
Borgogni aveva parlato di una mazzetta di circa dieci milioni di euro destinata al Carroccio nella vendita di 12 elicotteri Agusta Westland all’India.
L’operazione sarebbe stata orchestrata dall’ad della storica azienda varesina, Giuseppe Orsi, vicinissimo a Roberto Maroni e oggi numero uno del gruppo pubblico.

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FRANCIA, TUTTO PUO’ ANCORA SUCCEDERE

Aprile 23rd, 2012 Riccardo Fucile

SOLO LA META’ DELL’ELETTORATO DEL FRONT NATIONAL OPTERA’ PER SARKOZY AL BALLOTTAGGIO, UN QUARTO SI ASTERRA’ E UN ALTRO QUARTO VOTERA’ HOLLANDE… I GIOCHI SEMBRANO FATTI, MA SARKOZY ORA GIOCHERA’ TUTTO IN ATTACCO

Marine Le Pen è la sola a cantare vittoria e lo fa usando uno slogan del ’68: «Ce n’est qu’un debut, continuons le combat», è solo l’inizio, la battaglia continua.
Il padre, Jean-Marie, vecchio combattente della Francia nera di Vichy non avrebbe mai nemmeno pensato di citare gli studenti del Maggio parigino: è il cambio di generazione, da quella post-bellica a quella post-ideologica.
E quasi un francese su cinque ha votato per questa signora bionda che promette di far «esplodere i due partiti della finanza e delle banche».
I due partiti, o meglio i due capi di quei partiti, sono Nicolas Sarkozy e Franà§ois Hollande, presidente e sfidante socialista, che ieri hanno avuto il primo verdetto dopo quasi un anno di campagna elettorale: ha vinto Hollande (28,50%), ma meno di quanto si pensava. Sarkozy (27,09%) è l’unico presidente della Quinta repubblica a uscire battuto al primo turno.
Ma nel caso di sconfitta tra quindici giorni non sarebbe il primo a non venire riconfermato: è capitato a Giscard d’Estaing nell’81 di fronte a Mitterrand.
Anche Hollande, in caso di sconfitta, non sarebbe il primo: Lionel Jospin era in testa al primo turno del ’95 ma fu poi battuto da Chirac.
Tutto questo per dire che nella corsa presidenziale secondo la liturgia della Rèpublique niente è giocato e tutto è ancora possibile.
Da ieri sera è cominciata una nuova partita che si svolge su regole diverse da quella che si è appena conclusa.
Nel primo tempo i candidati devono dividersi e gli elettori esprimono la loro identità . Nel secondo i due sfidanti si fanno «rassembleurs» devono cioè riunificare un campo per arrivare al 50 più uno per cento dei voti che permetterà  a uno di loro di vincere.
L’aritmetica dice che questo campo, stando al risultato di ieri, è leggermente più largo a destra.
Sommando i voti di Sarkozy e Le Pen si arriva intorno al 44, quelli di Hollande con il Front de gauche di Mèlenchon e i verdi di Eva Joly si va a poco più di 42.
In mezzo ci sono i voti del centrista Bayrou (che nel 2007 aveva fatto 18 e ieri solo 8). E qualche uno virgola dei quattro candidati minori, di destra e di sinistra.
Ma in politica i conti dell’aritmetica non tornano quasi mai.
Bayrou può oscillare sia a destra che a sinistra, i suoi elettori anche.
I voti di Marine Le Pen, poi, non è affatto detto che finiscano su Sarkozy.
Lei si pronuncerà  il primo maggio, giorno della tradizionale sfilata lepenista per le strade di Parigi con omaggio alla statua di Giovanna d’Arco alle Tuileries.
Ma è facilmente prevedibile che non darà  alcuna consegna di voto.
Sarkozy, nell’immaginario e nella pratica della politica di Marine (e di suo padre) è il vero avversario: la destra che svende la Francia.
Per lei Sarkò è uguale a Hollande. Dopo un’intera campagna elettorale condotta contro il presidente della Repubblica, sarebbe davvero incomprensibile invitare a votare per lui.
Il Front si dichiara contro il sistema, non sta nel gioco della politica, all’Assemblèe Nationale non c’è nemmeno un deputato lepenista.
Ciò non significa che tutti gli elettori del Front seguiranno la loro leader.
È un elettorato imprevedibile e sostanzialmente antisistema.
Un conto approssimativo fatto sui flussi elettorali del passato dice che il 50 per cento, più o meno, voterà  per Sarkò, un 25 non voterà  per nessuno, il restante 25 per il candidato della sinistra.
E non deve stupire: la carta del voto del Front National ricalca quasi al millimetro la mappa della crisi industriale francese.
Voti operai in fuga dalla sinistra, ma anche capaci di scegliere, al secondo turno, tra un socialista e Sarkozy.
Per la sinistra i conti sono più facili. Jean-Luc Mèlenchon, leader del Front de gauche e sorpresa della campagna elettorale, ha preso meno di quanto dicevano i sondaggi (11,7 contro 14), ma non ci sono dubbi sul fatto che tutti i suoi voti finiranno a Hollande.
Lui stesso (che fino a due anni fa era nel Ps) ha fatto appello al voto contro Sarkozy dieci minuti dopo la chiusura delle urne.
Eva Joly, deludentissima candidata verde (2,3 per cento) ha fatto la stessa cosa.
Il bottino di Hollande è certo e può solo crescere; quello del Presidente meno.
Ma da oggi si torna a zero e si ricomincia.
Nicolas Sarkozy, ieri sera davanti ai militanti della Mutualitè, è apparso confortato.
È chiaro che temeva molto peggio.
Hollande, nella sua Tulle, lontano da Parigi, è sembrato prudente.
Sarkò ha subito calato la carta della sfida: tre dibattiti televisivi invece dell’unico previsto.
Il presidente, secondo natura, si butta anima e corpo nella lotta.
È questa la misura della sua politica, che cinque anni fa l’ha portato all’Eliseo e che – forse – dopo cinque anni glielo farà  perdere: giocarsi la faccia, rilanciare sempre. Hollande, che invece ha curato nel minimo dettaglio il rovescio dell’immagine del suo avversario (calma, fermezza, serenità ) ha già  detto di no.
La temperatura è alle stelle.
Come direbbe Madame Le Pen «continuons le combat».

Cesare Martinetti
(da “La Stampa“)

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BALLOTTAGGIO HOLLANDE-SARKOZY PER L’ELISEO: IL CANDIDATO SOCIALISTA AL 28,2%, IL PRESIDENTE USCENTE AL 27%, BOOM LE PEN AL 20%

Aprile 23rd, 2012 Riccardo Fucile

“VOTO DI CRISI, MA LA BATTAGLIA CONITNUA” IL COMMENTO DI SARKO’…HOLLANDE: “LA FRANCIA VOLTA PAGINA”

Il primo turno delle presidenziali francesi ha sì registrato l’umiliante, per Nicolas Sarkozy, sorpasso dello sfidante socialista, Francois Hollande ma ha anche reso evidente che il cuore della Francia è sempre di più conservatore e batte a destra.
Lo dimostra il successo personale di Marine Le Pen che con il 19,9 ha numericamente superato l’autentico trionfo del padre, Jean-Marie che nel 2002 raccolse il 17% ma scavalcò il premier socialista Jospin e andò al ballottaggio con Chirac.
Sommando – formalmente un gioco improponibile per la ‘conventio ad excludendum’ dell’intoccabile destra – il 27% del presidente uscente al 18,6% di Le Pen si raggiunge il 45,6% contro il 41,3 % dell’addizione – lecita per non dire scontata – del 28,2% di Hollande con il 10,9% di Melenchon e il 2,2% di Eva Joly.
Sarkozy ancora di più dovrà  sedurre i voti della destra e dovrà  farlo senza troppe preoccupazioni se vorrà  avere una chance di restare all’Eliseo.
Ago della bilancia il centristra Francois Bayrou: nel 2007 riuscì ad arrivare a sorpresa terzo con il 18,57% ma oggi il suo più magro 9,2%, spostandosi da una parte all’altra può essere comunque decisivo.
Sarkozy non molla: “Al ballottagio con fiducia»
I dati dimostrano che il popolo francese è «ben deciso a voltare pagina dopo gli anni di Sarkozy», ha detto Jean-Luc Melenchon, che ha totalizzato l’10,9% delle preferenze.
Il leader del Front du Gauche ha sottolineato che «il totale dei voti della destra in tutte le sue componenti si è ridotto rispetto al 2007», riconoscendo tuttavia che «l’estrema destra ha avuto un ottimo risultato».
Da qui, l’appello ai suoi elettori di «venire tutti il 6 maggio a battere Sarkozy, senza compromessi».
Hollande: «Con me si apre fase nuova»
«La battaglia continua» – Jean-Francois Copè, il segretario generale dell’UMP, il partito di Sarkozy, ha ammesso di aver pienamente compreso il messaggio di «un voto di crisi», lanciando un appello a continuare «la battaglia» in vista del secondo turno delle presidenziali perchè «nulla è ancora perduto».
«Il messaggio dei francesi – ha detto Copè su Tf1 – lo comprendiamo in pieno. È il messaggio di un voto di crisi». Ma per Nicolas Sarkozy, ha detto, nulla è ancora perduto, «la battaglia continua in condizioni che saranno diverse». «I due candidati ora hanno un dovere di verità  e coraggio – ha proseguito Sarkozy – il momento cruciale è arrivato, il paragone tra i progetti, si tratta di designare colui che dovrà  proteggere i francesi per i prossimi 5 anni. Per gli ultimi 5 anni ho esercitato queste funzioni, ne conosco il peso e i doveri». Queste prossime due settimane fino al ballottaggio, «dovranno permettere a tutti voi di fare la propria scelta senza ipocrisie», ha aggiunto Sarkozy, convinto che «possiamo affrontare il secondo turno con fiducia».
“Con me la Francia volta pagina, questa sera sono il candidato di tutte le forze che vogliono chiudere una pagina e aprirne un’altra»: lo ha detto Hollande visibilmente soddisfatto del risultato del primo turno: «Il primo risultato è che stasera sono primo e sono nella situazione migliore per diventare il prossimo presidente. Ora – ha proseguito – Sarkozy userà  la leva della paura per ribaltare il risultato».
Melenchon: «Ora fermiamo le destre”
LA POLEMICA SUI DIBATTITI IN TV
Nicolas Sarkozy ha sfidato il rivale Francois Hollande a tre dibattiti tv rispettivamente su questioni «economiche, sociali ed internazionali». Hollande ha però rifiutato la proposta dello sfidante e sottolinea che ne intende fare uno solo.
IN VISTA DEL BALLOTTAGGIO
Secondo un sondaggio dell’istituto Ipsos al secondo turno Francois Hollande batterebbe Nicolas Sarkozy 54% a 46%.

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