Destra di Popolo.net

“LA DESTRA” A GENOVA SCOLORINA LA STORIA: NON INVITA I RAUTIANI, MA DA’ SPAZIO AI LEGHISTI ANTI-ITALIANI

Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile

OGGI IL CONVEGNO SULLA “STORIA DELLA DESTRA GENOVESE”: SU DIECI RELATORI NESSUN RAUTIANO, CANCELLATI QUINDICI ANNI DI STORIA DELL’AVANGUARDIA SOCIALE DEL MSI CHE RAPPRESENTO’ IL PUNTO DI RIFERIMENTO DI CENTINAIA DI GIOVANI… IL CENTRO LIBRARIO, LE LOTTE AMBIENTALISTE, I PRIMI CONFRONTI CON LA SINISTRA, LA MUSICA ALTERNATIVA

Nel pomeriggio di oggi si tiene in un albergo cittadino un sedicente convegno sulla “Storia della destra genovese” promosso da “La Destra” di Storace: un amarcord degli anni del Msi da cui provengono la metà  dei relatori, in gran parte politici di area almirantiana.
Poichè, fino a prova contraria, è buona norma credere nella buona fede degli organizzatori, avevamo segnalato a tempo debito un piccolo dettaglio proprio a coloro che oggi riempiono strumentalmente le proprie bacheche su Fb di foto inneggianti a Pino Rauti: che nessun rautiano era stato invitato a rappresentare “la storia della destra genovese” di questa componente.
Se volessimo ironizzare, considerando i congressi prov. vinti, con segretario nazionale Almirante prima e Fini dopo, avremmo dovuto chiedere almeno 6-7 relatori su 10, ma sarebbe stato sufficiente anche uno solo per spiegare quale fermento di idee e di iniziative pervasero nell’arco di quegli anni la destra sociale genovese.
Dai tempi del Gruppo Ambiente, struttura parallela ecologista, con decine di inizative a tutela del territorio, in tempi egemonizzati dall sinistra, alla rivista “Onda Verde” edita a Genova e diffusa in oltre 50 località  italiane, dall’apertura del Centro librario Idee in Movimento in Passo Gorrini, meta di centinaia di giovani nell’arco degli anni alle prime rassegne dell’editoria di Destra nella sede della Provincia, dai primi convegni con avversari politici alle conferenze con i vari Veneziani, Solinas, Malgeri, Beha, Mughini, De Benoist, dal primo concerto di musica alternativa al Babboleo di Piazza Portello alle trasmissioni settimanali in radio non certo di destra.
E come non ricordare le decine di militanti, giovani uomini e donne, che permisero a quella Comunità  umana di diventare un esempio a livello nazionale.
Indipendenti da logiche di parrocchia allora, come molti sono rimasti oggi.
Altri tempi, altri giovani.
Erano i tempi in cui altri facevano i portaborse stipendiati di Fini, gli stessi che oggi si sono travestiti da “sociali” nella costante pochade della politica italiana.
E preferiscono invitare, massimo della coerenza politica, il capogruppo leghista in Regione ed escludere i rautiani, stendere il tappeto rosso a chi vuole dividere l’Italia e sigillare invece la porta a chi gli spazi politici li aveva conquistati a spallate in nome dell’unità  della Nazione e della socialità .
Abbiamo voluto saggiare la loro buona fede: si son arrampicati sugli specchi, facendo persino finta di non conoscere chi contattare, una figura penosa.
Lungi da noi contestare il loro diritto a organizzare manifestazioni elettorali con personale esterno, purchè si parli di “storia parziale e scolorinata della destra genovese”.
Le stesse cose le avremmo detto se gli esclusi fossero stati gli amici che allora erano su posizioni diverse dalle nostre.
L’invito a un leghista invece denota solo una profonda ignoranza culturale e una visione partitocratica da prima Repubblica.
Nella vita politica contava allora come ora lo stile, non solo la sostanza.
Chi non l’ha è giusto che paghi il conto dal cartolaio .
Per la scolorina.

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IN VENETO LA LEGA SI SPACCA: I BOSSIANI PER IL VOTO DISGIUNTO, VOTERANNO PDL ALLA CAMERA E PD AL SENATO

Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile

CHIESTE LE DIMISSIONI DI TOSI E MARONI…NEI SONDAGGI LA LEGA IN VENETO CROLLATA DAL 35,1% AL 14,3% IN TRE ANNI

La guerra è ormai dichiarata, la Serenissima fiammeggia.
La pax maroniana che regna in Lombardia non alberga tra Verona e Belluno. Da queste parti, la Lega è dilaniata quasi al punto di non ritorno.
Con i bossiani che a chiare lettere dicono che voteranno Pdl alla Camera e Pd al Senato.
Oltre a chiedere le dimissioni di Roberto Maroni e Flavio Tosi subito dopo le elezioni.
Tutto comincia con le liste elettorali messe a punto dal sindaco-segretario, Flavio Tosi: una strage.
Usando come una scimitarra il limite statutario dei due mandati parlamentari, Flavio da Verona annienta tutta la vecchia guardia bossiana del partito, quella che fino a un annetto fa chiedeva rumorosamente la sua espulsione.
Persino Gianpaolo Dozzo, il capogruppo alla Camera per cui lo stesso Maroni aveva chiesto la deroga, è falcidiato.
Un’eccezione c’è, l’ex sindaco di Cittadella Massimo Bitonci, addirittura capolista al Senato: «Ma xe come el capo nemico portato a Roma» dice un deputato non ricandidato.
La risposta è stata Pearl Harbour.
Un attacco a sorpresa, per fare male.
Il consigliere regionale Santino Bozza da Monselice, classe 1948, assai vicino alla pasionaria bossiana Paola Goisis, ha presentato un esposto riguardo alle spese del gruppo regionale del Carroccio.
A cui ha fatto seguito l’arrivo della Guardia di finanza in Regione, il 24 gennaio, per sequestrare carte e registri.
Faccia quadrata e modi più che spicci, Bozza prima ha negato di essere l’autore dell’esposto, poi ha ammesso e rilanciato: ne presenterà  un altro.
Per coprire anche gli anni in cui in Regione c’era Flavio Tosi, prima come capogruppo e poi come assessore.
Ma ieri Bozza ha anche chiesto, nell’aula consigliare, le dimissioni di Maroni e Tosi. E a margine, si è fatto strappare l’inaudito: «Voteremo Pdl alla Camera e Pd al Senato».
Quanti siano i ribelli, difficile dire: ma al congresso veneto che lo scorso giugno incoronò Tosi, la minoranza era del 43% dei delegati.
Il governatore Luca Zaia, uno che prima di parlare di vicende interne al partito ci pensa 100 volte, l’altro giorno ha dovuto allargare le braccia: «Siamo a una guerra fra bande e allo scambio di prigionieri. Invito tutti a fare un passo indietro, così non va». Tra l’altro, a sentire i bossiani assetati di sangue, sarebbe proprio lui, il governatore, a essere il bersaglio finale della manovra di Tosi.
Il primo cittadino scaligero smentisce, ma secondo la stampa locale per il 2015 vorrebbe costruirsi una lista civica per conquistare palazzo Balbi
Resta il fatto che, a furia di schiaffoni tra gli uni e gli altri, i sondaggi, per la Lega, registrano un autentico smottamento proprio nella regione che più di ogni altra è sempre stata sensibile al canto leghista: secondo Swg, il Carroccio sarebbe intorno al 14,3%.
Un disastro, se si pensa che nel 2010 il movimento aveva conquistato il 35,16% dei consensi.
C’è chi si frega le mani: Alberto Bombassei.
Il presidente della Brembo, capolista dei montiani nelle terre di San Marco, ha insistito con il premier-candidato per intensificare il suo impegno da queste parti.
Ci potrebbero essere sorprese: sempre secondo Swg, i centristi sfiorano il 20 per cento (19,1%), un dato ben superiore a quello nazionale.
E non è un caso che martedì Mario Monti sarà , col suo tour elettorale, proprio in Veneto.

Marco Cremonesi
(da “il Corriere della Sera“)

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REGIONE LAZIO, INDAGINE SUI RIMBORSI A “LA DESTRA” DI STORACE E AI SUOI COLLABORATORI FANTASMA

Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile

LA GDF CERCA DI FARE LUCE SULLA DESTINAZIONE DI 2,3 MILIONI DI EURO VERSATI AI GRUPPI CONSILIARI DI STORACE (CHE HA SPESO COME SE AVESSE 24 COLLABORATORI)   E DELLA LISTA POLVERINI

Due milioni e 280mila euro di soldi pubblici. E’ l’ammontare del denaro su cui sta investigando la Guardia di Finanza nella regione Lazio secondo quanto riportato dal Secolo XIX.
La cifra è stata erogata nelle casse de La Destra e della Lista Polverini nell’anno 2011 attraverso dei versamenti che riportavano la causale “assunzione di personale”.
Si tratta di 721mila e 426 euro per il partito di Francesco Storace e un milione e 560mila euro per quello di Renata Polverini, soldi extra rispetto ai contributi già  destinati ai singoli consiglieri (136mila euro a testa di cui 36mila per i collaboratori).
Se si considera che questi fondi non hanno a che fare con le consulenze, ma dovrebbero riguardare i soli collaboratori assunti, è una somma spropositata.
Abnorme soprattutto alla luce del fatto che nel 2011 La Destra aveva in consiglio regionale solo due membri: se un collaboratore può costare circa 30mila euro all’anno, per arrivare a 721mila euro significa che i due consiglieri si sarebbero avvalsi di 24 collaboratori.
Per quanto riguarda la lista Polverini, invece, per 13 consiglieri dovrebbero essere stati assunti 52 collaboratori.
Gli investigatori stanno dunque cercando di fare luce su questi fondi.
E nel frattempo Storace ha annunciato querele rispondendo a Franco Fiorito che in un verbale di alcuni mesi fa aveva detto: “In realtà  io ho copiato da lui“.
Er Batman ha accusato il leader de La Destra, candidato alla presidenza della regione Lazio, di essersi fatto versare del denaro pubblico direttamente con dei bonifici, “troverete forse sul suo conto le quote in più”.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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STATO-MAFIA, L’EX PENTITO BRUSCA ACCUSA: “MANCINO DESTINATARIO DEL PAPELLO”

Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile

LIMA SAREBBE STATO UCCISO PER COLPIRE ANDREOTTI… RIINA GLI AVREBBE COMMISSIONATO L’OMICIDIO DI MANNINO, INCARICO POI REVOCATO

Giovanni Brusca in aula accusa l’ex ministro Nicola Mancino e afferma che Salvo Lima sarebbe stato ucciso per colpire Giulio Andreotti.
“Mancino era il destinatario finale del ‘papello'”, il documento con le richieste di Cosa Nostra allo Stato per fermare le stragi.
Lo ha detto l’ex pentito davanti al Gup di Palermo Piergiorgio Morosini nell’udienza preliminare per la trattativa Stato-mafia, in cui è tra gli imputati.
Il ‘papello’, che conteneva le condizioni del boss corleonese Totò Riina, sarebbe stato affidato all’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino all’epoca in cui Mancino era ministro dell’Interno.
Nel procedimento, Mancino è imputato solo di falsa testimonianza, e ha sempre negato di aver mai saputo nulla della trattativa.
Brusca, che ha accettato di essere interrogato dal Gup benchè in quanto imputato avrebbe potuto avvalersi della facoltà  di non rispondere, ha sostenuto anche che per fare pressioni sulla politica gli era stato affidato l’incarico di assassinare l’ex ministro Dc del Mezzogiorno, Calogero Mannino.
Poi i capimafia gli avrebbero chiesto di sospendere il piano per l’omicidio.
La tesi della Procura è che Mannino abbia assunto un ruolo nella trattativa proprio nel timore di essere ucciso.
L’ex ministro ha chiesto e ottenuto di essere processato col rito abbreviato e la sua posizione è stata perciò stralciata.
“Nel 1992 Totò Riina, tramite Salvatore Biondino, mi diede l’incarico di uccidere Calogero Mannino ma poi l’incarico mi venne revocato” ha anche detto Brusca durante la deposizione.
Secondo i magistrati l’incarico venne revocato perchè Mannino sarebbe stato tra i protagonisti della trattativa tra Stato e mafia per fare cessare la strategia stragista di Cosa nostra.
Secondo Brusca l’eurodeputato della Dc Salvo Lima fu ucciso dalla mafia per colpire indirettamente il capo della sua corrente, Giulio Andreotti.   “Con l’omicidio Lima si voleva colpire politicamente Andreotti”, ha affermato Brusca, sentito a Roma nell’aula di Rebibbia.
Salvo Lima, leader degli andreottiani in Sicilia occidentale, fu assassinato a Palermo il 12 marzo del 1992, e secondo le tesi della Procura venne eliminato per non aver garantito a Cosa nostra un esito positivo del primo maxiprocesso.
L’agguato si consumò a poche settimane dalle elezioni politiche del 5 aprile del 1992. E con riferimento a quel voto, Brusca ha aggiunto: “Nell’aprile del ’92 non avevamo preferenze politiche e neppure indicazioni. Volevamo solo distruggere la corrente andreottiana”.

(da “La Repubblica”)

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ULTIMO SONDAGGIO SWG. CALA IL PD, SALGONO MONTI, PDL E GRILLO: IL DISTACCO SI RIDUCE A 5 PUNTI

Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile

BALOTELLI VALE LO 0,3%, LE DICHIARAZIONI SUL DUCE NON PENALIZZANO BERLUSCONI…IL CENTRO AUMENTA DELL’1,4%

Con il 32,8%, la coalizione di centrosinistra si conferma quella con più consensi, ma perde più di un punto (-1,3%) rispetto alla rilevazione effettuata il 22-23 gennaio; ne guadagna invece più di uno (+1,2) quella di centrodestra, che si attesta al 27,8%: una `rimonta’ che assottiglia significativamente il distacco tra i primi due schieramenti, che è ora di 5 punti.
È quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg in esclusiva per Agorà , su Rai Tre.
Continua il trend positivo del Movimento 5 Stelle, che guadagna quasi un punto percentuale (+0,8%), raggiungendo il 18 percento; in salita anche la coalizione di centro(+1,4%), al 14,2 percento.
Rivoluzione civile perde quasi mezzo punto (-0,4%) e si attesta al 5 percento.
In discesa di mezzo punto anche Fare, per fermare il declino e Amnistia, giustizia e libertà , rispettivamente all’1,5 e 0,4 percento.
Per quanto riguarda i partiti, perde quasi un punto e mezzo il Pd (-1,4%), al 28%, dopo l’esplosione del caso Mps.
Guadagna invece più di due punti il Pdl (+2,1%), al 19,3%.
Il sorpasso del centrodestra sul centrosinistra secondo il presidente di Swg, Roberto Weber, rimane comunque «improbabile».
In salita anche Scelta civica con Monti (+1,9%), che si avvicina alla soglia del 10 percento (9,4%).
Perdono quasi mezzo punto (-0,4%) Lega Nord+Lista Tremonti e Sel, rispettivamente al 4,9 e 4 percento.
Quasi un punto in meno anche per l’Udc (-0,8%), al 3,4 percento.
In lieve salita Fli (+0,3%), al 1,4 percento; pressochè stabili Fratelli d’Italia e La Destra (-0,1%), rispettivamente all’1,4 e 1 percento.
Resta molto forte il partito del non voto, anche se in calo di oltre 5 punti rispetto alla precedente rilevazione diffusa il 25 gennaio: ora indecisi e astenuti assommano al 30%.
Nel sud e nelle isole e nel nord-est la percentuale arriva al 36%.
Dal sondaggio emerge inoltre che quasi un italiano su due non contesta le dichiarazioni che Silvio Berlusconi ha fatto su Benito Mussolini nel giorno della Memoria: questo episodio non dovrebbe dunque danneggiare il Pdl in campagna elettorale.
Quanto all’acquisto di Balotelli da parte del Milan «può valere lo 0,3 percento di consensi a favore del Pdl», secondo Weber.
Queste le intenzioni di voto per le coalizioni (tra parentesi lo scostamento percentuale rispetto alla rilevazione diffusa il 25 gennaio):
– CENTROSINISTRA 32,8% (-1,3).
– CENTRODESTRA 27,8% (+1,2).
– MOVIMENTO 5 STELLE 18,0% (+0,8).
– CENTRO DI MONTI 14,2% (+1,4).
– RIVOLUZIONE CIVILE INGROIA 5,0% (-0,4).
– FARE PER FERMARE IL DECLINO 1,5% (-0,5).
– AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTà€ 0,4% (-0,5).  

Queste le intenzioni di voto per i singoli partiti (tra parentesi lo scostamento percentuale rispetto alla rilevazione diffusa il 25 gennaio):

– PD 28,0% (-1,4).
– PDL 19,3% (+2,1).
– MOVIMENTO 5 STELLE 18,0% (+0,8).
– SCELTA CIVICA CON MONTI 9,4% (+1,9).
– RIVOLUZIONE CIVILE INGROIA 5,0% (-0,4).
– LEGA NORD+LISTA TREMONTI 4,9% (-0,4).
– SEL 4,0% (-0,4).
– UDC 3,4% (-0,8).
– FARE PER FERMARE IL DECLINO 1,5% (-0,5).
– FLI 1,4% (+0,3).
– FRATELLI D’ITALIA 1,4% (-0,1).
– LA DESTRA 1,0% (-0,1).
– AMNISTIA GIUSTIZIA LIBERTà€ 0,4% (-0,5).
– ALTRI CENTRODESTRA 1,2% (-0,3).
– ALTRI CENTROSINISTRA 0,8% (+0,5).
-ALTRI 0,3% (-0,7).

– AREA DEL NON VOTO: 30,0% (-5,2).
Indecisi 18,2% (-4,0).
Astenuti 11,8% (-1,2).
Il sondaggio è stato effettuato da SWG Spa-Trieste per Agorà -RAI 3 nei giorni 28-29 gennaio 2012

(da “La Stampa“)

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LA MERKEL ELOGIA MONTI: “DIFENDE L’ITALIA CON DUREZZA”

Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile

BILANCIO UE PER LA CRESCITA: DOPO IL DISASTRO DI BERLUSCONI CON IL SALDO PASSIVO DI 5 MILIARDI, MONTI VUOLE RINEGOZIARE GLI AIUTI ALLO SVILUPPO PER IL NOSTRO PAESE

Mario Monti vola a Bruxelles e Berlino per incontrare i vertici delle istituzioni europee e Angela Merkel.
In Italia dal Pdl alla Lega lo attaccano, dicono che è andato a prendere gli ordini dalla Cancelliera ma in realtà  la trasferta europea del premier uscente, che domenica sarà  a Parigi per incontrare Hollande, ha uno scopo preciso: la prossima settimana i Ventisette dovranno riprovare a chiudere il bilancio europeo per il periodo 2014-2020 e l’Italia, dopo il disastroso accordo firmato da Berlusconi nel 2005, deve recuperare terreno nel negoziato se non vuole continuare ad essere svantaggiata nel saldo tra quanto versato e quanto ricevuto da Bruxelles.
Un appuntamento al quale Monti, insieme al ministro Enzo Moavero, lavora da quasi un anno.
Troppo importante non far perdere fondi all’agricoltura e al Mezzogiorno, alle infrastrutture e alle politiche per crescita e occupazione.
Ma il negoziato si chiude solo all’unanimità  e si annuncia duro e complesso.
Mercoledì con Barroso Monti ha concordato che nel suo insieme il bilancio dell’Unione dovrà  essere indirizzato alle politiche che aiutano la crescita.
Ieri mattina nel corso di un breakfast di lavoro il premier italiano ha ribadito la sua posizione al presidente del Consiglio europeo, Hermann Van Rompuy, l’uomo che gestisce il negoziato e presiede le riunioni dei leader.
Quindi l’aereo per Berlino, dove Monti arriva accolto da un gelido vento del Nord in arrivo dalle coste di Amburgo.
Mario e Angela si concedono una breve dichiarazione pubblica, senza domande, prima di pranzare. Dopo nessun contatto con i media. Ma Monti incassa dalla Merkel un complimento che vale più degli attestati di stima ricevuti pubblicamente negli ultimi mesi dai colleghi europei.
A Berlino, infatti, brucia ancora la notte del 28 giugno quando, poco dopo che l’Italia di Balotelli battè la Germania agli europei, Monti brandendo il veto riuscì a far accettare alla Cancelliera e ai falchi del Nord lo scudo antispread.
Accordo che poi aprì le porte all’intervento risolutivo della Bce di Draghi.
Così parlando del prossimo summit la Merkel ricorda che «negli ultimi mesi Italia e Germania hanno fatto molto per l’Europa, ma è anche vero che Monti a volte ha difeso gli interessi del suo Paese con un certa durezza».
È la risposta che il premier più gradisce rispetto alle accuse che punteggiano la campagna elettorale di essere agli ordini della Merkel.
Ciononostante da Roma gli attacchi al premier proseguono.
Alfano — dimenticando l’irrilevanza in Europa di Berlusconi — ricorda a Monti che «votano gli italiani, non le cancellerie».
Curioso che Tremonti e Ferrero usino la stessa espressione: «Cameriere della Merkel».
Berlusconi si limita a dire che Monti «è andato a fare un po’ di teatro».
Intanto il negoziato di Bruxelles si annuncia ad alto rischio.
I Ventisette avevano già  provato a chiudere il bilancio a novembre, ma il no di Gran Bretagna, Olanda e Svezia ha mandato tutti a casa.
La Commissione Ue chiedeva 1.047 miliardi di fondi per il settennato.
Londra e gli altri volevano 200 miliardi di tagli. La Germania 100. Van Rompuy nella sua ultima proposta è sceso di una ottantina.
L’Italia vorrebbe mantenere integra la dotazione finanziaria di Bruxelles, ma la partita per Monti si concentra sulla ripartizione delle spese.
Roma non vuole più essere penalizzata, deve difendere i soldi per agricoltura e coesione, vuole che l’uso dei soldi guardi a crescita e occupazione e deve migliorare il saldo ereditato da Berlusconi in passivo di 5 miliardi all’anno tra quanto versa nelle casse Ue e quando riceve in fondi comunitari.
Il peggiore d’Europa.
Monti lascia intendere la possibilità  di porre il veto.
Ma mettere d’accordo 27 leader sul denaro non è mai facile.

Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)

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LA VITA LOW COST DEGLI ITALIANI, TRA COMPRO ORO E DISCOUNT

Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile

RAPPORTO ITALIA 2013: PER FAR FRONTE ALLE DIFFICOLTA’ ECONOMICHE GLI ITALIANI TAGLIANO SU TUTTE LE VOCI DI SPESA

La perdita del potere d’acquisto è una realtà  per 7 italiani su 10 e per far fronte alle difficoltà  economiche, in maniera più diffusa si taglia su tutte le voci di spesa e si modifica la quotidianità , tanto che uscire, andare a cena o al cinema sono per molti un lusso.
Lo rivela il Rapporto Italia 2013 dell’Eurispes presentato a Roma .
Nel 30,9% dei casi si è fatto ricorso al credito al consumo nell’ultimo anno (nella precedente rilevazione la percentuale era del 25,8%), ma il bisogno di liquidità  delle famiglie fa emergere un fenomeno diffuso e preoccupante: il 28,1% degli italiani si è rivolto ad un “compro oro”, con una vera e propria impennata rispetto all’8,5% registrato lo scorso anno. parallelamente cresce il rischio usura rispetto al numero di quanti hanno chiesto denaro in prestito a privati (non parenti o amici) non potendo accedere a prestiti bancari (dal 6,3% al 14,4%).
Vivere in tempi di crisi. Il 73,4% degli italiani nel corso dell’ultimo anno ha constatato una diminuzione del proprio potere d’acquisto: il 31% molto, il 42,4% abbastanza.
Il 22,2% ha riscontrato in misura contenuta una riduzione del proprio potere d’acquisto e solo il 4,4% per niente.
La situazione di sofferenza delle famiglie si riversa sui consumi: si taglia sui pasti fuori casa (86,7%) e sui regali (89,9%), si acquistato più prodotti in saldo (88,5%), ci si rivolge ai punti vendita più economici per l’acquisto di vestiti (85,5%).
In molti decidono di non spendere per viaggi e vacanze (84,8%) e di cambiare marca di un prodotto alimentare se più conveniente (84,8%).
Nel’83,5% dei casi le famiglie hanno deciso di ridurre le spese per il tempo libero insieme a quelle per estetista, parrucchiere, articoli di profumeria (83,1%) e quelle per gli articoli tecnologici (81,9%).
Il 72,6% ha cercato punti vendita economici per l’acquisto di prodotti alimentari; nel 2012 riferiva di averlo fatto un ben più contenuto 52,1%.
Molti acquistano prodotti online per ottenere sconti ed aderire ad offerte speciali (58,4%) e hanno ridotto le spese per la benzina usando di più i mezzi pubblici (52,2%).
Nel 40,6% dei casi i tagli hanno interessato le spese mediche, mentre il 38,4%, si è rivolto al mercato dell’usato (il 21,5% un anno fa).
Come cambia la vita quotidiana.
Nella quasi totalità  dei casi le abitudini degli italiani si sono modificate limitando le uscite fuori casa (91,8%, in forte aumento rispetto al 73,1% registrato un anno fa).
Numerosissimi sono anche coloro che, invece di andare al cinema, scelgono di guardare i film in dvd o in streaming (82,2%, a fronte del ben più contenuto 56,5% di un anno fa) e quelli che sostituiscono sempre più spesso la pizzeria/ristorante con cene a casa tra amici (77,2%, contro il 56,7% dello scorso anno).
Più della metà  del campione ha preso l’abitudine di portarsi il pranzo da casa nei giorni lavorativi (54,9%), mentre il 44,1% va più spesso a pranzo/cena da parenti/genitori (erano il 5,4% un anno fa).
Credito al consumo.
Il 30,9% degli italiani nel corso degli ultimi 12 mesi ha fatto acquisti facendo ricorso a forme di pagamento rateizzate nel tempo (ad eccezione del mutuo).
Il dato risulta in crescita rispetto al 25,8% registrato nella rilevazione dello scorso anno.
I beni o servizi per   quali risulta più consistente la quota di italiani che ha fatto ricorso al pagamento rateizzato sono in primo luogo gli elettrodomestici (49,9%, la metà  di chi è ricorso al credito al consumo) e le automobili (46,4%); seguono computer e telefonini (37,6%, in aumento rispetto al 25,6% dello scorso anno).
Il 27,6% ha pagato a rate oggetti di arredamento o servizi per la casa, il 24,4% cure mediche (in aumento rispetto al 17,6% del 2012).
Risulta meno frequente l’acquisto rateizzato di moto/scooter (9,7%), viaggi e vacanze (9,1%, in crescita rispetto al 2,6% del 2012), beni alimentari (8,9%; nel 2012 era solo l’1,6%), vestiario e calzature (6,7%, ma era solo l’1,6% un anno fa).
In cerca di liquidità : in vertiginoso aumento il fenomeno dei compro oro.
Tra i tanti segnali di affanno dei cittadini se ne evidenzia uno drammatico: nel corso dell’ultimo anno il 28,1% degli italiani si è rivolto ad un “compro oro”, con una vera e propria impennata rispetto all’8,5% registrato lo scorso anno.
Il rischio di cadere nelle maglie dell’usura.
Sono meno numerosi coloro i quali ammettono di aver chiesto denaro in prestito a privati (non parenti o amici) non potendo accedere a prestiti bancari: 14,4% e, tuttavia, sono più che raddoppiati rispetto al 6,3% rilevato un anno fa.
Si tratta di un segnale d’allarme poichè in questa categoria si nascondono i casi di vera e propria usura.
Lavori informali per arrotondare. Il 26,8% del campione ha svolto servizi presso conoscenti per incrementare le proprie entrate (assistenza ad anziani, sartoria, babysitter, vendita di oggetti autoprodotti, pulizie, giardinaggio).
Ben il 44,1% di chi cerca nuova occupazione riferisce di aver svolto servizi presso conoscenti per arrotondare (assistenza ad anziani, sartoria, babysitter, vendita di oggetti autoprodotti, pulizie, giardinaggio); la percentuale raggiunge il 36% tra gli studenti, il 29,8% tra chi cerca la sua prima occupazione, il 28,2% tra le casalinghe, un non trascurabile 24,4% tra gli occupati ed il 12,9% tra i pensionati.
Vendesi… online.
Il 28% ha venduto beni/oggetti su canali online di compravendita (ad esempio eBay); nel 2012 lo aveva fatto solo il 12,4%.

(da “Redattore Sociale“)

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COSI’ LA SCURE DELLA SPENDING REVIEW CAMBIA LA VITA NELLE NOSTRE CITTA’

Febbraio 1st, 2013 Riccardo Fucile

TRA STRADE DISSESTATE E OSPEDALI IN TILT

Si comincia sempre da chi ha la voce più debole.
Si taglia l’autobus scolastico per novanta alunni nomadi (Brescia), si chiude temporaneamente l’unico teatro comunale della città  (Messina), si risparmia sulla fornitura di bottigliette d’acqua ai malati oncologici (Torino), si sacrificano le colonie estive per i ragazzi disabili (Latina).
Ma poi le sforbiciate della spending review diventano sempre più dolorose, i conti delle amministrazioni non tornano più, le casse si svuotano.
E a farne le spese sono i servizi pubblici, quelli che fanno la differenza nel tenore di vita di un cittadino.
Ed ecco che gli autobus di Napoli non hanno più gasolio.
Ed ecco che nella Milano dell’eccellenza sanitaria le visite pediatriche per la vista e l’udito diventano a pagamento e si aspetta nove mesi per un esame al cuore.
E mentre in Puglia si tagliano 800 posti letto, a Firenze si dimezzano i soldi per la manutenzione di strade e marciapiedi.
Perchè?
L’Anci, l’associazione dei comuni italiani, una risposta ce l’ha.
«Dal 2007 i trasferimenti statali sono diminuiti di 6,5 miliardi di euro. Adesso ammontano a 4 miliardi per più di 8 mila amministrazioni».
E questo a fronte di un miglioramento complessivo del saldo tra entrate e uscite comunali di 16 miliardi in sei anni, richiesto dal patto di stabilità .
Il risultato è intuibile: per contenere le spese, si cancellano i servizi al cittadino, partendo dalla cultura e dal welfare socio-sanitario.
Già  50 comuni nel 2013 hanno fatto domanda per accedere al fondo di “pre-dissesto”, una cassa da 500 milioni di euro che non servirà  a salvare tutti.

Fabio Tonacci
(da “La Repubblica“)

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