Febbraio 25th, 2013 Riccardo Fucile
I DATI PER PARTITO
PD 25%
CINQUESTELLE 24,9%
PDL 23%
SCELTA CIVICA 9,2%
LEGA 3,9%
SEL 3,1%
FRATELLI ITALIA 2,2%
RIV. CIVILE 1,8%
FARE 1%
LA DESTRA 0,8%
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Febbraio 25th, 2013 Riccardo Fucile
CENTROSINISTRA AL 37% AL SENATO, CENTRODESTRA AL 31%, MALE MONTI E INGROIA
Il centrosinistra guidato da Bersani al 38%, la coalizione di centrodestra al 30% e il Movimento 5
Stelle di Beppe Grilli al 19%.
È questa l’Italia che esce dalle urne secondo gli istant poll dell’Istituto Piepoli realizzati per la Rai. Da queste rilevazioni – oltre al distacco dell’8% tra i due principali Poli, che consentirebbe all’alleanza Pd-Sel-Centro democratico di avere una maggioranza anche al Senato – emergerebbe anche un exploit dei grillini attorno al 19% e la coalizione Monti molto lontana, attorno al 10%, anche a causa del tracollo di Udc e Futuro e Libertà .
Incerta, sempre in base a questi dati, la presenza di Rivoluzione Civile in Parlamento: stando ai dati raccolti da Piepoli la lista di Ingroia si attesterebbe tra il 3 e il 4%.
Urne chiuse, dunque, e da questo momento spasmodica attesa dei primi dati reali, da cui potranno essere effettuate le proiezioni (sempre la Rai annuncia le prime per le 16) che daranno una maggiore certezza sull’orientamento degli italiani.
Secondo l’instant poll dell’Istituto Piepoli per Rai, alla Camera il Pd è il primo partito con il 31-33%, il Pdl è al 21-23%, il Movimento 5 Stelle è al 19-21%, Scelta Civica con Monti per l’Italia è al 6-8%, Udc è all’1-2%, Fli è allo 0,5%, Lega Nord è al 4-5%, Fratelli d’Italia-Centrodestra Nazionale è all’1%, La Destra è all’1-2%, Grande Sud 0,5%, Sel 2-4%, Rivoluzione Civile 2-3%, Fare per Fermare il Declino 1%.
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Febbraio 25th, 2013 Riccardo Fucile
PROGRESSIVA DIMINUZIONE DEI VOTANTI, AUMENTO PER LE REGIONALI PERCHE’ “TRAINATE” DALLE POLITICHE….FINITO DI VOTO IDEOLOGICO AUMENTA IL DISPREZZO PER LA POLITICA
Finalmente, dopo una lunga e non entusiasmante campagna elettorale, siamo giunti al momento del voto.
Oggi, già nel pomeriggio, grazie alle proiezioni, sapremo i primi risultati e potremo immaginare la composizione del governo che verrà .
Gli ultimi sondaggi, effettuati anche in queste ore, ci forniscono qualche idea, ma è indispensabile attendere la verifica finale sulla base di ciò che ci diranno le urne. Intanto è possibile fare qualche ragionamento sui dati, anch’essi inevitabilmente provvisori, relativi all’affluenza ai seggi.
Che appaiono però di grande rilievo.
È infatti confermato l’andamento già rilevato in occasione delle ultime tornate elettorali, vale a dire la progressiva diminuzione della percentuale dei votanti.
Ma, almeno sulla base dei dati delle 22, il trend ha subito una improvvisa e molto consistente accelerazione: si è infatti recato alle urne addirittura il 7,3% in meno.
Nei contesti ove si è votato anche per l’elezione del presidente della Regione, la partecipazione è maggiore se confrontata alle amministrative precedenti, ma non rispetto alle politiche.
La competizione nazionale ha «trainato» quella delle regionali.
Ma nell’insieme la partecipazione è diminuita. E di molto.
Si tratta di un fenomeno che può essere ricondotto a due diversi ordini di motivi; il primo, per così dire, strutturale e il secondo, più importante, legato agli atteggiamenti dei cittadini.
Innanzitutto, si deve registrare il progressivo invecchiamento della popolazione e, di conseguenza, la maggiore difficoltà per un numero crescente di persone a recarsi alle urne, specie con il cattivo tempo.
Ma il fattore atmosferico – è la prima volta che si vota in inverno – avrà anche sicuramente frenato la partecipazione di cittadini di altre classi di età , già perplessi sul votare o meno a causa della disaffezione dai partiti e dagli affari pubblici in generale. Ed è specialmente quest’ultima a costituire il fattore determinante dell’aumento di astensionismo.
Essa è legata al crescente disinteresse (finiti i tempi del voto di appartenenza, il seguire le vicende politiche e farsi un’opinione richiede un impegno cui molti, sempre di più, non sono disponibili) e, sopratutto, al disprezzo verso la politica.
Vista come il ricettacolo di privilegi ingiusti, a fronte di una azione inefficace e, talvolta, non corretta se non addirittura illegale: i ripetuti scandali succedutisi anche in questi ultimi mesi hanno inevitabilmente allontanato i potenziali elettori dalle urne. In qualche misura, questa tendenza è stata «frenata» dalla capacità di attrazione del Movimento 5 Stelle, che tende a raccogliere e incanalare la scontentezza.
Ciò vale però soprattutto per i più giovani, più orientati verso le proposte di Grillo, mentre nelle altre classi di età al disinteresse o all’insoddisfazione per la politica corrisponde una maggiore propensione all’astensione.
Con la conseguenza di un progressivo minore afflusso alle urne.
Un fenomeno che, ancora una volta, dovrebbe costituire un severo monito nei confronti dei partiti tradizionali e, specialmente, uno stimolo per essi a riconquistare la fiducia dell’opinione pubblica.
C’è da sperare che coloro che siederanno nel prossimo Parlamento tengano conto di questi segnali.
Renato Mannheimer
(da “il Corriere della Sera“)
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Febbraio 25th, 2013 Riccardo Fucile
IL FORTE CALO DELL’AFFLUENZA NEL MERIDIONE PREOCCUPA L’EX PREMIER… LE CITTà€ SETTENTRIONALI ALIMENTANO LE SPERANZE DEL CENTRO-SINISTRA
L’Italia volta le spalle alla politica, diserta le urne e timbra così la protesta. 
Otto punti percentuali in meno che a fine della domenica di voto fa scendere l’asticella degli italiani che hanno scelto di andare al di sotto del 55 per cento contro il 63 circa (62,90%) dell’appuntamento precedente, tenuto nel 1998.
Il voto spezza ancor di più l’Italia in due, la divide dalle parti del Garigliano, appena sopra Napoli.
Il Mezzogiorno volta le spalle in modo clamoroso, segnando in alcune città , come Reggio Calabria, fenomeni di diserzione di massa.
Un compotamento che mette maggiormente nei guai quei partiti che tra la Campania e la Sicilia hanno detenuto una rendita di posizione negli anni immutabile, bottino prezioso (ricordate il cappotto berlusconiano siciliano?) per la conquista della maggioranza.
La storia oggi si vendica e insieme ai fiocchi di neve arriva da nord un altro significativo messaggio: al voto tengono un pochino meglio le aree metropolitane anche se il quadro generale resta desolato.
Le città meglio della provincia, la pianura più della montagna.
E anche questo è un dato che — decrittato — induce a dare più speranza a quelle forze che nelle città godono del più vasto bacino di consensi.
Gli insediamenti storici del centrosinistra sono nelle metropoli, quelli del centrodestra nelle aree periferiche delle rispettive regioni.
A questo primo dato si somma un secondo: l’area in cui il centrodestra è storicamente maggioritario (Sud e isole) risponde in modo più fiacco alla chiamata al voto.
Sicilia e Calabria si afflosciano di oltre il 10 per cento, con punte superiori al dodici, così la Sardegna.
La Puglia sembra fermarsi un po’ sopra.
Certo, c’è ancora la giornata di oggi, ma il trend è chiaro, il default netto.
Queste considerazioni impongono un uso sistematico del condizionale (si vota anche oggi fino alle 15), ma certo non riescono a negare l’impressione di fondo: il Sud sta voltando le spalle a Berlusconi.
La crisi economica, in terre dove il voto di scambio è purtroppo sistema fondante della relazione politica, mette fuori dal circolo elettorale una fetta robusta di società .
La rende estranea alla contesa o, al più, la libera da ogni assillo fideistico.
Questa nuova desertificazione allarga la corsa, in origine preventivata come un confronto tra Bersani e Berlusconi, al terzo, nuovo incomodo: Beppe Grillo.
La forza del Movimento 5 stelle si espande di ora in ora e tutte le analisi e le indagini già decretano un risultato a cavallo del 20 per cento dei consensi.
Una forbice che può allargarsi e provocare un ribaltamento della classifica.
Se è vero che con il Porcellum la formazione più votata raccoglie almeno alla Camera il premio di maggioranza (e sembra certo che il Partito democratico si classificherà primo), sarebbe politicamente dirompente assistere al sorpasso dei grillini su Forza Italia.
È una eventualità che dieci giorni fa sembrava remota e adesso invece appare nell’ordine delle cose.
Il risultato di Mario Monti si annuncia attorno al 10 per cento. Comunque insoddisfacente. Tramonta in modo sempre più nitido il ventennio berlusconiano e rompe gli argini un movimento civico dalla difficile collocazione.
Quanti saranno i grillini? E cosa faranno?
Un unico interminabile filibustering , una voglia spasmodica di provocare di nuovo le urne da qui a qualche mese, oppure la scelta di collaborare su singoli temi?
È questione che da ora ha davanti a sè Pier Luigi Bersani, al quale forse riuscirà di trovare dall’urna il massimo dei risultati attesi: maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Con l’autosufficienza — l’ha già annunciato — avrebbe la possibilità di trattare da posizione di forza con i centristi. Fino a ieri era questa la meta conosciuta, l’obiettivo che saziava le ambizioni del leader del Pd.
Dopo questa nevicata, gelo elettorale in ogni senso, si dovranno rifare i conti.
Bisognerà riaprire il quadernetto e correggere le cifre, scrutare il volto dei nuovi inquilini e forse, persino tentare di aggiungere qualche posto a tavola, sempre ammesso che l’ospite inatteso voglia accomodarsi.
Antonello Caporale
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Febbraio 25th, 2013 Riccardo Fucile
RISCHIO ANNULLAMENTO…”NON CAPISCO COSA C’E’ DI MALE”
Suggeriscono di leccare la punta della matita copiativa per evitare che il loro voto possa essere cancellato.
Poi, appena tracciato l’agognata “x” sul simbolo del Movimento Cinque Stelle, estraggono dalla borsa lo smartphone e clic: voilà la foto.
Pronta per essere postata su Facebook. Prova del buon lavoro fatto.
«Ecco, ho votato per il cambiamento, ho fatto il mio dovere, ho votato Beppe Grillo». In bella mostra per amici e parenti, nella fan page del social network “Noi voteremo il Movimento nazionale a Cinque Stelle di Beppe Grillo”.
Peccato che la cosa non si possa fare. E che, per chi fotografa la propria scheda elettorale, il codice (che forse ignorano o preferiscono ignorare) ipotizzi il reato di “voto di scambio”.
Ci sono cascati in tanti, ieri pomeriggio.
Persone che ora rischiano di vedere invalidato il proprio voto, e di incorrere in una denuncia penale.
Tra questi i primi sono due attivisti, probabilmente traditi dalla loro solerzia, sicuramente troppo zelanti, che uno dopo l’altro hanno pubblicato sulla Rete la loro impresa: il voto a 5 Stelle.
Il primo è Roberto Buri, subito redarguito da una serie di commenti sul suo post: «Toglila subito, non si può fotografare la propria scheda elettorale, è un reato».
Troppo tardi, perchè subito lo imita un altro militante, Amedeo Sollazzo, che scrive dalla provincia di Bari: foto simile, con matita in bella mostra e croce altrettanto visibile.
«Mandiamoli tutti a casa!!» si legge a corredo dell’immagine.
I due in fretta e furia cancellano da Facebook le due foto passabili di denuncia, ma la Rete, i grillini dovrebbero saperlo, non perdona.
Chi le ha viste ha già pronto lo “screenshot”: vale a dire la foto della pagina Facebook dove era apparso lo scatto, che comincia a girare in rete e raggiunge a sera le oltre mille condivisioni.
Il Pd si allarma. A postare per primo le foto incriminate è Dario Mastrogiacomo, il coordinatore dei circoli Pd di San Lazzaro, paesino alle porte di Bologna, che rilancia subito gli scatti “incriminati”.
Alla sede del Pd di Bologna per un attimo pensano alla denuncia, poi si limitano alla polemica politica. «Scarsa cultura democratica » sentenzia il responsabile organizzazione del Pd di Bologna Raffaele Persiano, che avverte: «Attenzione a giocare col fuoco, la norma che sanziona questo reato è stata introdotta per contrastare il voto di scambio politico-mafioso».
Del resto, ragionano alla sede Pd, la procura agirà d’ufficio.
Succede anche di peggio, mentre il leader del Movimento, Beppe Grillo, si fa attendere per tutto il giorno a Genova al suo seggio elettorale.
A Treviso un anziano di 80 anni, sorpreso telefonino alla mano mentre stava per fotografare il suo voto a Cinque Stelle, è stato scoperto dal presidente di seggio, che ha chiamato i carabinieri.
Altre foto anche su Instagram, il social utilizzato da milioni di utenti per pubblicare i propri scatti.
Uno degli scatti è di Vincenzo Bossa, che, prima di rimuovere pure lui il tutto dal profilo, si difende così: «Non capisco cosa ci sia di sbagliato nel pubblicare la foto del proprio voto».
Glielo spiega Vito Crimi, candidato del Movimento in Lombardia: «Voi lo fate per entusiasmo ma non potete dimostrare di non averlo fatto perchè magari costretti da un voto di scambio. Fate attenzione».
Ma non è questo l’unico “dubbio” a Cinque Stelle.
A preoccupare i grillini ci sono anche le “matite copiative”.
«Bisogna leccarle, per evitare che si possa cancellare il voto» istruiscono candidati come Matteo Dall’Osso in Emilia Romagna, ed eletti come il bolognese Marco Piazza.
Un suggerimento che scatena l’ironia del web — «ma sarà igienico?» — che ha conseguenze concrete a Grosseto, dove la “psicosi da complotto” costringe persino a interrompere il voto per sostituire le matite.
Silvia Bignami
(da “La Repubblica“)
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