FUGA DAL VOTO, CALO AL NORD, CROLLO AL SUD: PDL IN ALLARME
IL FORTE CALO DELL’AFFLUENZA NEL MERIDIONE PREOCCUPA L’EX PREMIER… LE CITTà€ SETTENTRIONALI ALIMENTANO LE SPERANZE DEL CENTRO-SINISTRA
L’Italia volta le spalle alla politica, diserta le urne e timbra così la protesta.
Otto punti percentuali in meno che a fine della domenica di voto fa scendere l’asticella degli italiani che hanno scelto di andare al di sotto del 55 per cento contro il 63 circa (62,90%) dell’appuntamento precedente, tenuto nel 1998.
Il voto spezza ancor di più l’Italia in due, la divide dalle parti del Garigliano, appena sopra Napoli.
Il Mezzogiorno volta le spalle in modo clamoroso, segnando in alcune città , come Reggio Calabria, fenomeni di diserzione di massa.
Un compotamento che mette maggiormente nei guai quei partiti che tra la Campania e la Sicilia hanno detenuto una rendita di posizione negli anni immutabile, bottino prezioso (ricordate il cappotto berlusconiano siciliano?) per la conquista della maggioranza.
La storia oggi si vendica e insieme ai fiocchi di neve arriva da nord un altro significativo messaggio: al voto tengono un pochino meglio le aree metropolitane anche se il quadro generale resta desolato.
Le città meglio della provincia, la pianura più della montagna.
E anche questo è un dato che — decrittato — induce a dare più speranza a quelle forze che nelle città godono del più vasto bacino di consensi.
Gli insediamenti storici del centrosinistra sono nelle metropoli, quelli del centrodestra nelle aree periferiche delle rispettive regioni.
A questo primo dato si somma un secondo: l’area in cui il centrodestra è storicamente maggioritario (Sud e isole) risponde in modo più fiacco alla chiamata al voto.
Sicilia e Calabria si afflosciano di oltre il 10 per cento, con punte superiori al dodici, così la Sardegna.
La Puglia sembra fermarsi un po’ sopra.
Certo, c’è ancora la giornata di oggi, ma il trend è chiaro, il default netto.
Queste considerazioni impongono un uso sistematico del condizionale (si vota anche oggi fino alle 15), ma certo non riescono a negare l’impressione di fondo: il Sud sta voltando le spalle a Berlusconi.
La crisi economica, in terre dove il voto di scambio è purtroppo sistema fondante della relazione politica, mette fuori dal circolo elettorale una fetta robusta di società .
La rende estranea alla contesa o, al più, la libera da ogni assillo fideistico.
Questa nuova desertificazione allarga la corsa, in origine preventivata come un confronto tra Bersani e Berlusconi, al terzo, nuovo incomodo: Beppe Grillo.
La forza del Movimento 5 stelle si espande di ora in ora e tutte le analisi e le indagini già decretano un risultato a cavallo del 20 per cento dei consensi.
Una forbice che può allargarsi e provocare un ribaltamento della classifica.
Se è vero che con il Porcellum la formazione più votata raccoglie almeno alla Camera il premio di maggioranza (e sembra certo che il Partito democratico si classificherà primo), sarebbe politicamente dirompente assistere al sorpasso dei grillini su Forza Italia.
È una eventualità che dieci giorni fa sembrava remota e adesso invece appare nell’ordine delle cose.
Il risultato di Mario Monti si annuncia attorno al 10 per cento. Comunque insoddisfacente. Tramonta in modo sempre più nitido il ventennio berlusconiano e rompe gli argini un movimento civico dalla difficile collocazione.
Quanti saranno i grillini? E cosa faranno?
Un unico interminabile filibustering , una voglia spasmodica di provocare di nuovo le urne da qui a qualche mese, oppure la scelta di collaborare su singoli temi?
È questione che da ora ha davanti a sè Pier Luigi Bersani, al quale forse riuscirà di trovare dall’urna il massimo dei risultati attesi: maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Con l’autosufficienza — l’ha già annunciato — avrebbe la possibilità di trattare da posizione di forza con i centristi. Fino a ieri era questa la meta conosciuta, l’obiettivo che saziava le ambizioni del leader del Pd.
Dopo questa nevicata, gelo elettorale in ogni senso, si dovranno rifare i conti.
Bisognerà riaprire il quadernetto e correggere le cifre, scrutare il volto dei nuovi inquilini e forse, persino tentare di aggiungere qualche posto a tavola, sempre ammesso che l’ospite inatteso voglia accomodarsi.
Antonello Caporale
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