“ECCO IL MIO VOTO PER GRILLO”: GLI AUTO-SCATTI DEI MILITANTI PUBBLICATI SU FACEBOOK
RISCHIO ANNULLAMENTO…”NON CAPISCO COSA C’E’ DI MALE”
Suggeriscono di leccare la punta della matita copiativa per evitare che il loro voto possa essere cancellato.
Poi, appena tracciato l’agognata “x” sul simbolo del Movimento Cinque Stelle, estraggono dalla borsa lo smartphone e clic: voilà la foto.
Pronta per essere postata su Facebook. Prova del buon lavoro fatto.
«Ecco, ho votato per il cambiamento, ho fatto il mio dovere, ho votato Beppe Grillo». In bella mostra per amici e parenti, nella fan page del social network “Noi voteremo il Movimento nazionale a Cinque Stelle di Beppe Grillo”.
Peccato che la cosa non si possa fare. E che, per chi fotografa la propria scheda elettorale, il codice (che forse ignorano o preferiscono ignorare) ipotizzi il reato di “voto di scambio”.
Ci sono cascati in tanti, ieri pomeriggio.
Persone che ora rischiano di vedere invalidato il proprio voto, e di incorrere in una denuncia penale.
Tra questi i primi sono due attivisti, probabilmente traditi dalla loro solerzia, sicuramente troppo zelanti, che uno dopo l’altro hanno pubblicato sulla Rete la loro impresa: il voto a 5 Stelle.
Il primo è Roberto Buri, subito redarguito da una serie di commenti sul suo post: «Toglila subito, non si può fotografare la propria scheda elettorale, è un reato».
Troppo tardi, perchè subito lo imita un altro militante, Amedeo Sollazzo, che scrive dalla provincia di Bari: foto simile, con matita in bella mostra e croce altrettanto visibile.
«Mandiamoli tutti a casa!!» si legge a corredo dell’immagine.
I due in fretta e furia cancellano da Facebook le due foto passabili di denuncia, ma la Rete, i grillini dovrebbero saperlo, non perdona.
Chi le ha viste ha già pronto lo “screenshot”: vale a dire la foto della pagina Facebook dove era apparso lo scatto, che comincia a girare in rete e raggiunge a sera le oltre mille condivisioni.
Il Pd si allarma. A postare per primo le foto incriminate è Dario Mastrogiacomo, il coordinatore dei circoli Pd di San Lazzaro, paesino alle porte di Bologna, che rilancia subito gli scatti “incriminati”.
Alla sede del Pd di Bologna per un attimo pensano alla denuncia, poi si limitano alla polemica politica. «Scarsa cultura democratica » sentenzia il responsabile organizzazione del Pd di Bologna Raffaele Persiano, che avverte: «Attenzione a giocare col fuoco, la norma che sanziona questo reato è stata introdotta per contrastare il voto di scambio politico-mafioso».
Del resto, ragionano alla sede Pd, la procura agirà d’ufficio.
Succede anche di peggio, mentre il leader del Movimento, Beppe Grillo, si fa attendere per tutto il giorno a Genova al suo seggio elettorale.
A Treviso un anziano di 80 anni, sorpreso telefonino alla mano mentre stava per fotografare il suo voto a Cinque Stelle, è stato scoperto dal presidente di seggio, che ha chiamato i carabinieri.
Altre foto anche su Instagram, il social utilizzato da milioni di utenti per pubblicare i propri scatti.
Uno degli scatti è di Vincenzo Bossa, che, prima di rimuovere pure lui il tutto dal profilo, si difende così: «Non capisco cosa ci sia di sbagliato nel pubblicare la foto del proprio voto».
Glielo spiega Vito Crimi, candidato del Movimento in Lombardia: «Voi lo fate per entusiasmo ma non potete dimostrare di non averlo fatto perchè magari costretti da un voto di scambio. Fate attenzione».
Ma non è questo l’unico “dubbio” a Cinque Stelle.
A preoccupare i grillini ci sono anche le “matite copiative”.
«Bisogna leccarle, per evitare che si possa cancellare il voto» istruiscono candidati come Matteo Dall’Osso in Emilia Romagna, ed eletti come il bolognese Marco Piazza.
Un suggerimento che scatena l’ironia del web — «ma sarà igienico?» — che ha conseguenze concrete a Grosseto, dove la “psicosi da complotto” costringe persino a interrompere il voto per sostituire le matite.
Silvia Bignami
(da “La Repubblica“)
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