Febbraio 28th, 2013 Riccardo Fucile
CAMBIA IL POPOLO DELLE PARTITE IVA, IL MOVIMENTO CINQUE STELLE DIVENTA IL PRIMO PARTITO
In Veneto il Movimento 5 Stelle è diventato in un colpo solo il primo partito con il 24,3%, eppure la
prima reazione dei politici locali di lungo corso è stata quella di procedere ad epurazioni oppure di chiedere il rimpasto di giunta a Palazzo Balbi, sede della Regione.
Appena uscite le proiezioni la presidente della Provincia di Padova, Barbara Degani (Pdl), ha dimissionato l’assessore all’Interporto Domenico Riolfatto, reo di aver lasciato nelle settimane scorse gli azzurri e di esser passato armi e bagagli con la Lista Monti.
Più preoccupante è il conflitto che si è aperto tra i due partiti del forzaleghismo a proposito della giunta Zaia: i berlusconiani Giancarlo Galan e Dario Bond hanno chiesto senza mezzi termini il rimpasto in Regione.
Contando i voti del Senato la Lega appare in Veneto come la grande sconfitta (a Treviso città è scesa sotto il 9%!), i suoi elettori sono stati il bacino di consenso di Beppe Grillo visto che il partito del Carroccio aveva alle ultime politiche incassato il 27% dei consensi, alle Regionali il 35% e ieri è passato a un misero 11,1%.
Il 24,3% di voti presi da 5 Stelle sono la traduzione nelle urne delle piazze che Beppe Grillo ha riempito in quasi tutte le città del Nord Est e dell’appoggio che ha trovato presso il popolo delle partite Iva, tra gli artigiani e i commercianti.
La «pancia del Paese» che era stata la leva del forzaleghismo da queste elezioni esce come in condominio, parte con il centrodestra e parte con i grillini.
Ci sarà tempo per analizzare questa mutazione repentina ma nel Nord Est il voto sembra aver preso questa strada.
E del resto gli ultimi comizi di Grillo, che è andato fino a Belluno e Rovigo, sono stati dedicati almeno per metà a temi come la difesa del made in Italy, l’abolizione dell’Irap, i soprusi di Equitalia e la revisione degli studi di settore.
È interessante notare come in Piemonte il Movimento 5 Stelle ieri abbia preso grosso modo i voti del Veneto (attorno al 25,3%) mentre resta relativamente dietro in Lombardia, attorno al 17-18%.
Il paradosso è che anche in una piazza come Varese, dove pure Grillo è rimasto basso (17,4%), pareggia grosso modo i voti presi dalla Lega Nord in quella che è considerata la sua capitale politica per aver espresso le leadership prima di Umberto Bossi e poi di Roberto Maroni.
Intuita la mala parata il sindaco di Verona, Flavio Tosi, già negli ultimi giorni di campagna elettorale aveva iniziato a sostenere la necessità di creare un nuovo contenitore politico che andasse «oltre la Lega».
Dopo i dati che hanno visto il suo partito conquistare un misero 13% a Verona, ha individuato nell’alleanza con il Cavaliere la causa prima della sconfitta della Lega ma tutto ciò non potrà evitare che si riapra il contenzioso con Zaia.
Il governatore è parso poco impegnato nei comizi e l’unica affermazione degna di nota che si ricorda di lui nelle ultime settimane è stata sibillina («Il Nord Est è finito») e poca adatta a rastrellare voti. Zaia pressato dai cronisti se l’è cavata dichiarando che «il vero bocciato di queste elezioni è Mario Monti» ma è il primo a sapere di aver solo tirato il pallone in tribuna.
Il risultato delle regioni del Nord boccia anche il neo laburismo di Pier Luigi Bersani, in Veneto il Pd con il 23,3% segna una performance più bassa di quella delle elezioni politiche del 2008 dove aveva fatto toccato il 26,5%.
Il leader piacentino aveva puntato su una candidatura locale, Laura Puppato, che non sembra aver prodotto valore aggiunto.
Il risultato delle regioni settentrionali resta amaro per il centrosinistra: al Senato in alcune province come Bergamo e Brescia il distacco dal centrodestra oscilla tra i 17 e i 15 punti. Durissima è stata la competizione in Piemonte che era considerata una regione sicura per il centrosinistra e che invece lo ha visto prevalere sulla coalizione di Berlusconi solo sul filo di lana. Scelta civica, la lista promossa da Mario Monti, non è riuscita a entrare in sintonia con la società nordestina.
È stata vissuta come un’operazione di establishment appoggiata da qualche struttura confindustriale di base ma poco più.
E nemmeno lo svuotamento della lista di Oscar Giannino, che in un primo tempo aveva attirato molte attenzioni, sembra averlo aiutato.
Anche in questo caso è stato Grillo a fare da magnete e ad attirare il voto di una protesta indirizzata in primo luogo contro la soffocante pressione fiscale.
Uno dei risultati migliori Monti l’ha raggiunto nella sua Varese (11,4%) ma anche a Bergamo e in Piemonte è stato raggiunto lo stesso livello di consensi.
Ma non c’è dubbio che dovendo scegliere tra il Cavaliere e il Professore che l’ha sostituito a Palazzo Chigi la risposta del Nord è stata nettamente a favore del primo.
L’elettorato moderato continua a pensare che Berlusconi sia il miglior campione che si possa schierare in campo contro la sinistra e anche questa volta non gli ha fatto mancare il suo appoggio.
Di sicuro davanti a un voto così frammentato e alla palese mancanza di indirizzi condivisi la società produttiva del Nord si ritrova oggi un po’ più sola.
I giovani per sperare di trovare lavoro aprono la partita Iva ma non pare che portino con sè una vera idea di business, nel Nord Est almeno due delle grandi imprese (Electrolux e Benetton) hanno denunciato esuberi di personale, non si riesce a trovare sedi certe nelle quali decidere se sviluppare o meno il traffico cargo dall’aeroporto di Montichiari e intanto sono 12 mila le imprese che rispetto a quattro anni fa hanno chiuso i battenti in Veneto.
Eppure aperte le urne e contati i voti assisteremo a un duello per il rimpasto della Regione e a un regolamento di conti in casa leghista tra Tosi e Zaia. Il teatrino della politica non conosce pause.
Dario Di Vico
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Febbraio 28th, 2013 Riccardo Fucile
“SIAMO IL PRIMO PARTITO, VALORIZZEREMO IL MERITO”…LE PRIORITA’? LEGGE SUL CONFLITTO DI INTERESSI ELEGGE ELETTORALE”
Il palazzo da “espugnare” è la Bastiglia ormai conquistata, con un risultato senza precedenti: il Movimento 5 stelle – primo partito alla Camera- si lascia dietro Pd e Pdl. Sono 162 gli attivisti del M5S in marcia verso il Parlamento.
Riduttivo oggi parlare di antipolitica.
“Abbiamo parlato alla testa e al cuore degli italiani, non alla pancia” precisa Davide Bono che del M5S è consigliere regionale in Piemonte e che respinge così la teoria del solito voto di protesta.
Tutti carichi e determinati gli “onorevoli”, o meglio i portavoce, a 5 Stelle.
E soprattutto preparati, fanno sapere. “Abbiamo studiato e a breve faremo anche dei corsi di formazione“, spiega ancora Bono che poi elenca le priorità del Movimento, come da programma: “Subito il reddito di cittadinanza a chi è in sofferenza per non lasciare indietro nessuno. Adesso dobbiamo cercare di salvare, più che far ripartire il paese”.
“Ogni giorno — ricorda il consigliere regionale piemontese — chiudono mille aziende, un dato grave dal punto di vista economico, bisogna ridare credito alle imprese e far in modo che l’Italia riparta, non in senso di Pil, che non significa nulla, occorre ridare speranza alle persone e lavoro”.
E’ su questo che il Movimento 5 Stelle si confronterà con le altre forze politiche, anche dall’opposizione, è la promessa.
Niente inciuci. Beppe Grillo docet: “Il M5S non si allea, no al governassimo”.
Anche se in serata fa sapere: “Il metodo è Sicilia è meraviglioso”.
La supervisione del programma spetterà alla rete, ai cittadini che da casa potranno dire la loro, chiosa ancora Bono, che poi “ipoteca” Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) e commissione di Vigilanza Rai: “Spettano a noi, siamo il primo partito”, a Montecitorio.
“L’obiettivo è controllare e vigilare per ridare libertà al paese — conclude Bono- e magari fare luce sui tanti misteri d’Italia degli ultimi 40 anni”.
Di sicuro gli attivisti del M5S, anche se di poltrone al momento non vogliono parlare, saranno costretti a farlo e a confrontarsi con tutte le altre forze politiche.
In ballo ci sono le presidenze delle commissioni per salire su fino ai vertici dei due rami del Parlamento e del Quirinale.
Il rischio è che in mancanza di un coordinamento chiaro tutto possa sfuggire di mano e finire nel caos, che non è una strategia politica.
Ci sono poi regole e regolamenti da rispettare. Dire — come ha già fatto qualcuno — che i ruoli di capigruppo di camera e senato nel M5S saranno ricoperti a rotazione, sarà pure molto democratico ma anche poco realistico.
Ecco appunto, è proprio il caos che nel Palazzo si teme di più.
E la nuova legislatura che si apre, la diciassettesima, non nasce sotto i migliori auspici al netto appunto del responso delle urne.
Tante teste, tante competenze.
“Valorizzeremo il merito” assicura Carla Ruocco, eletta alla Camera in Lazio. “L’Italia è da sempre il paese dei talenti, siamo preparati e ci sentiamo all’altezza — rivendica con orgoglio- basta con la vecchia politica“.
La road map è tracciata nel programma che viaggia sul web.
Le priorità ? “Legge sul conflitto di interesse e legge elettorale per dare stabilità al paese — afferma Ruocco- temi fondamentali che sono scritti nel nostro programma e a cui noi resteremo fedeli, poi ovviamente i temi economici, il reddito di cittadinanza e il taglio delle province e dei comuni”.
Questa insomma la stura immediata per far ripartire l’economia, conclude Ruocco. Appuntamento dunque in Parlamento: pronti a “scardinare le vecchie logiche”, garantisce Vito Crimi, neo eletto a palazzo Madama.
E pure lui rivendica: “Abbiamo studiato il diritto parlamentare, siamo preparati a quello che è, o meglio, a quello che dovrebbe essere il Parlamento”.
Quindi una promessa che sembra anche una “minaccia”, “preparati anche a stravolgere le prassi, perchè ce ne sono di anomalie, rispetto alla struttura e alla legislazione italiana. Andremo a rivedere i regolamenti parlamentari che sono un elemento fondamentale”, chiosa ancora Crimi.
Ne vedremo delle belle dagli anti -casta tra la casta.
E c’è già chi tra i neo eletti assicura: niente ristorante o bouvette, il pranzo sarà al sacco, in segno di discontinuità . Altri invece, annunciano che in Parlamento ci arriveranno in bici. Comunque andrà a finire, l’onda dei “barbari” — come qualcuno si è divertito a sbeffeggiarli in passato- è in arrivo come uno tsunami e punta dritto sui palazzi della politica, che saranno il primo vero banco di prova per il Movimento 5 stelle nazionale.
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Febbraio 28th, 2013 Riccardo Fucile
“A BEPPE DICO UN SOLO NO; IL REFERENDUM SULL’EURO”
Adriano Celentano, come si sta nei panni del vincitore? Dico così perchè il suo sostegno a Beppe Grillo
è stato totale e manifestato pubblicamente. Credo sia la sua prima vera vittoria politica.O sbaglio?
«Non credo di aver vinto qualcosa, se non il grande regalo che Grillo ha fatto a tutti gli italiani, compreso me».
Si attendeva che potesse ottenere un risultato così sorprendente nei numeri, tanto da risultare alla fine il primo partito alla Camera?
«Fin dai suoi primi interventi, e parlo di qualche anno fa, ho subito visto in lui il seme del cambiamento. Quel seme che, sotto le fronde della sua innata comicità , si nascondeva, forse volutamente, ai tanti farisei concentrati solo a deriderlo. Lui ha incarnato la rabbia degli italiani, stanchi di essere spudoratamente manipolati per i loro sporchi interessi e giochi di potere in tutti i settori».
Sia sincero, il programma di Grillo, che ho letto, appare a tratti confuso e farraginoso. A tratti anche banale. Lei lo ha letto? Come lo giudica?
«Si, l’ho letto. Non ho trovato niente di banale. Può darsi che manchi qualche voce per essere perfetto, ma gran parte dei suoi punti sono condivisibili: l’abolizione del finanziamento ai partiti , l’abolizione delle Province che nessuno ha voluto fare, l’abolizione della devolution fatta dalla Lega che, affidando il finanziamento alle regioni, non fa altro che accentuare le differenze fra i territori dove, anche non volendo, è facile cadere in comportamenti razzisti, in cui più che altro prevalgono gli obiettivi economici rispetto alla salute. E ancora, la battaglia agli inceneritori che uccidono (vedi l’Ilva di Taranto), il dimezzamento dei parlamentari e altri e, senza snocciolare tutto il programma, già questi darebbero al Paese segni di vero cambiamento».
Ma per governare un grande paese non basta scagliarsi contro il cemento e puntare a energie alternative.
«Il fatto è che, persino in nome delle energie alternative, si è trovato il modo di fregare la gente, Ha visto il Molise? E’ letteralmente bombardato dalle pale eoliche. Anche quello è un modo per distruggere la terra».
Lei crede davvero che Grillo e i suoi ragazzi siano in grado di occuparsi di occupazione, di pensioni, di sanità , di temi europei, degli impegni internazionali assunti dal governo Monti, impegni che siamo chiamati a onorare?
«Lei forse non ci crederà ma se guarda più attentamente le facce di quei ragazzi così pieni di entusiasmo si accorgerà che anche il suo respiro sarà meno affannoso. ‘Occuparsi di occupazione’, pensioni e sanità non è difficile quando si è onesti. E per non sbagliare basta essere trasparenti prima di tutto con se stessi. È questo che ci sta dicendo Grillo».
Lei mi sta dicendo che il Movimento 5 stelle sarebbe in grado di occupare sin da subito posti di responsabilità istituzionale?
«Si. Le sto dicendo questo».
Si rende conto che, visti i risultati del voto, siamo in una situazione di quasi assoluta ingovernabilità ?
«Io toglierei il quasi».
E allora? Come si gestisce questo nostro povero paese?
«Bersani, che ha vinto le elezioni ma non abbastanza, dovrà sedersi al tavolo con Grillo e vedere quali sono i possibili punti di incontro. Qualcuno, per esempio, dovrà rinunciare alla Tav. E per Grillo non credo che questo sia un problema. Poi ci sono le grandi opere, gli F35, lo smaltimento dei rifiuti e tante altre cose che, purtroppo, li accomunano appassionatamente in un profondo disaccordo».
Lei sta dimenticando il ruolo del Cavaliere, una sorta di araba fenice della politica italiana. Pensi che sia finito e lui risorge, un altro uomo di spettacolo.
«Eccolo. A questo punto entra in campo il secondo vincitore: Berlusconi. Con una ‘vittoria’ diversa da quelle a cui era abituato. Questa si può dire che è una vittoria lampo. Una vittoria che se non stai attento si può perdere anche il giorno dopo, se non addirittura mentre ti consegnano il ‘premio di maggioranza’. Qualche punto di incontro fra lui e Bersani c’è. Tutti e due parlano di edilizia, non importa quale ma bisogna riaprire i cantieri e costruire. Anche cose che non hanno senso, ma costruire. Pare che l’edilizia sia l’ultimo baluardo contro la crisi. Senza contare che è proprio nell’edilizia l’origine del fallimento della politica. Ma basterà questo per metterli d’accordo? E quantunque lo fossero, poi dovranno sempre fare i conti con Grillo».
Ha parlato di programma quasi perfetto. C’è un tema difeso dal comico genovese sul quale non è d’accordo?
«Si. Il referendum sull’euro. Penso che uscire dall’euro sarebbe un cataclisma. Nel giro di una settimana l’Italia si troverebbe in ginocchio. Gli investitori e i grandi finanzieri si spaventerebbero, con una inevitabile fuga di capitali all’estero e con un aumento dell’inflazione dovuto a un’impennata dei prezzi sui consumi di prima necessità . Un brusco innalzamento dei costi soprattutto per quanto riguarda le fonti energetiche da cui noi siamo fortemente dipendenti. Senza contare l’effetto panico, come ad esempio la richiesta di ritirare i propri risparmi da parte dei risparmiatori. Con uno spread al massimo, il quale indurrebbe lo Stato a pagare più alti tassi di interesse ai creditori. E poi, mi domando, che importanza avrebbe questo referendum se poi risultasse vincente l’idea di non uscire dall’euro?».
Quali sono stati gli errori compiuti da Bersani e dal Pd in campagna elettorale?
«Non ho visto errori da parte di Bersani, se non quello di non aver calcolato che il tempo è cambiato. E quindi non aver capito che il tempo era Grillo».
Il voto sarebbe andato diversamente con Matteo Renzi candidato premier della coalizione di centrosinistra?
«Per certi aspetti sì. Con Renzi il Pd sarebbe stato all’altezza dei tempi, ma non so fino a che punto. Berlusconi forse non si sarebbe rituffato. Tuttavia il Pd, anche con Renzi, non avrebbe minimamente intaccato l’ascesa di Grillo. Queste elezioni erano un uragano annunciato dal quale non si poteva sfuggire».
Adriano, quale scenario politico si prefigura adesso nella sua testa di artista-politico?
«Grillo non è un irresponsabile, appoggerà il governo qualunque forma abbia. Ma non potrà assolutamente retrocedere dai punti che riguardano il suo programma: proprio in virtù di quei punti lui è esploso in quel cambiamentoche gli italiani si aspettavano».
Quindi il messaggio è?
«O i partiti faranno quello che dice lui o, altrimenti, come egli stesso prevede, si ritornerà alle urne».
Dario Cresto-Dini
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