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STUDENTI E TANTI CAPELLI BIANCHI; QUELLI CHE “LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA”

Ottobre 13th, 2013 Riccardo Fucile

POPOLO E LEADER IN CORTEO: DA VENDOLA A DI PIETRO, DA LANDINI A RODOTA’

Non ci fosse Lorenzo, 14 mesi, arrivato apposta da Monza con la mamma, come diversi altri bambini, l’età  media non sarebbe certo da liceali.
Giovani ce ne sono. Ma è una folla soprattutto di persone anziane quella che ieri ha riempito Piazza del Popolo e le rampe del Valadier fin sul piazzale del Pincio per difendere la Costituzione.
Più capelli bianchi che zaini. Più sobri pensionati con famiglia al seguito che ragazzi.
Che hanno applaudito a lungo Stefano Rodotà  che spiegava come «si sarebbe potuta avviare un processo di revisione della Carta invece, in assenza di consenso si sta tentando una scorciatoia pericolosa».
Ma il rischio non è quello di non cambiare mai nulla? Che una riforma della seconda parte della Costituzione eternamente richiesta resti sempre inattuata? Non si rischia di diventare i pasdaran del non cambiare mai nulla?
Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale, rifiuta il paragone: «La riforma deve essere un percorso partecipato».
E la stessa linea la sostiene un altro partecipante al corteo, il segretario di Sel Nichi Vendola: «Ho troppo rispetto per Napolitano anche quando non sono d’accordo con lui. Ma non credo che questo Parlamento, partorito da una legge elettorale incostituzionale, abbia il diritto di cambiare la Costituzione».
Antonio Ingroia, l’ex pm che della Costituzione aveva fatto la bandiera del suo partito dice polemico: «Se si vogliono eliminare i parlamentari si faccia. Chi dice niente? Non voglio bloccare ogni riforma ma impedire che lo si faccia saltando l’articolo 138 della Carta».
Il signor Giorgio, comodamente over 60, ha portato moglie, figlia e anche il cane Kira.
E sorride all’idea di essere considerato uno che non vuole cambiare nulla: «Sono un vecchio di sinistra. Ho sempre difeso la Costituzione. E continuo a farlo ora che ce n’è più bisogno che in passato. Ma nessuno chiede di non modificarla. Però come vuole la Costituzione».
Concorda Nando Benigno, dell’associazione Antonino Caponnetto, stessa generazione, in mano il lembo di un lungo striscione con su scritto «il popolo è sovrano». «Non è che il primo che si alza può dire adesso cambio la Costituzione. I padri costituenti sono stati lungimiranti e hanno stabilito come farlo nell’articolo 138. Bisogna rispettare quei tempi», insiste.
Ieri, sul «Foglio» si paragonavano i manifestanti al Norman Bates di Psyco per illustrare la difesa di una mamma-Costituzione in via di decomposizione.
Paragone un po’ brutale che Stefano, 21 anni, del presidio universitario di Libera, arrivato da Bologna assieme a coetanei di varie associarioni, non capisce: «Certo che la Costituzione va cambiata. Ma con criterio. È tutto fatto troppo in fretta».
E la sua amica Clarissa aggiunge: «Scusa ma ti pare questo il momento di cambiarla?»
Ma non temete di più che lasciare tutto fermo sia peggio? «No. È che è talmente evidente il giochetto. Si vogliono modificare i meccanismi per far passare cambiamenti che piacciono solo a pochi. In particolare a uno che non ha mai accettato che la legge deve essere uguale per tutti» risponde Chiara, 23 anni occhi turchini allargando le braccia. «Ma se non sono capaci nemmeno a cambiare la legge elettorale come pensano di scimmiottare i costituenti? Ma va là », dice Lara, da Mondovì, 57 anni.
C’è chi vorrebbe che la manifestazione si trasformasse in un partito.
Vincenzo Cutolo, della associazione milanese Educa-ci (Educazione Civile): «Siamo qui con tutte queste belle persone, sarebbe bello che potessero dare vita a una formazione pulita che potrebbe togliere voti dati a Grillo (che erano seri, ma poi lui dopo le ultime vicende si è dimostrato uno sciacallo). E potrebbero ridare a molti la voglia di votare».
Antonio Di Pietro sarebbe d’accordo: «Io no. Io ho fatto il mio tempo. Ma se ci fosse qualcuno sul palco che sapesse tirare le fila di tutto questo …».
Stefano Rodotà ? «E perchè no? Guarda qua che applausi, avrebbero il 20% dei voti».
Ma Rodotà  dal palco dice: «Non dicano “vogliono fare un partitino”, pensino a cosa accade ai partitoni».
A dispetto delle brame di chi vorrebbe trasformarla in voti, la piazza ha una richiesta concreta e unanime: «Giù le mani dalla Costituzione».
Un monito che Efisio, giovanotto classe ’29 di Trastevere, sintetizza così: «Non vi dovete azzardare».

Virginia Piccolillo
(da “il Corriere della Sera“)

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BERLUSCONI, LA PAURA DEL CARCERE, L’IPOTESI GRANDE FUGA E LA PROFEZIA DI PUTIN

Ottobre 13th, 2013 Riccardo Fucile

“MI FARANNO MARCIRE IN GALERA”… CON LA DECADENZA POTRA’ ESSERE ARRESTATO, INTERCETTATO E PERQUISITO SENZA DOVER RICHIEDERE L’AUTORIZZAZIONE… QUALCUNO PARLA DI PASSAPORTO DIPLOMATICO

Come Yulia Timoshenko. Si vede così Silvio Berlusconi. “I miei avvocati dicono che il mio futuro è infausto. Mi faranno marcire in galera. E come ci dimostra il caso Timoshenko, dopo molte manifestazioni alla fine anche la ribellione contro queste vicende si placa”.
L’ex primo ministro ucraino, simbolo della rivoluzione arancione, è in carcere dal 2011. L’incubo degli ultimi mesi dell’ex premier italiano.
“Putin mi aveva avvertito” ha svelato venerdì agli europarlamentari del Pdl ricordando che il presidente russo lo aveva messo in guardia e che un giorno gli avrebbero fatto scontare tutto. Un po’ come aveva fatto qualche anno fa Bettino Craxi.
E così cosa potrà  mai fare dunque il Cavaliere?
“Non gli resta che scappare” dicono i molti che pensano alle residenze caraibiche del leader del Pdl e agli amici presidenti nell’Europa dell’Est.
Il primo però a indicare a Berlusconi l’ipotesi numero 2, ovvero la grande fuga, era stato Beppe Grillo. Era marzo e non era ancora arrivata neanche la sentenza di secondo grado del processo Mediaset: “Berlusconi ha paura di fare la fine di Bettino Craxi, ma sarebbe invece la sua fortuna. In fuga sulle spiagge tunisine piene di Ruby senza la rottura di coglioni quotidiana dei suoi questuanti. Senza Ghedini, Alfano, Gelmini, senza Bondi, Gasparri, Cicchitto, Brunetta e soprattutto D’Alema. Un paradiso terrestre. Si faccia condannare al più presto senza attenuanti e, prima dell’arresto, si dia alla latitanza. Ci guadagnerà  in salute. Guarirà  dall’uveite e gli italiani guariranno finalmente dall’orchite con cui li affligge da vent’anni….”.
Ora quello che sembrava il consiglio-burla del leader del Movimento 5 Stelle viene ripetuto come un mantra da molti.
Sono, infatti, ancora tanti i processi e le inchieste che il Cavaliere dovrà  affrontare soprattutto senza lo scudo dell’immunità  parlamentare.
E senza contare il messaggio scritto a metà  degli anni ’90 da Craxi, e rivelato qualche tempo fa dalla figlia Stefania, per il Cavaliere: “Non illuderti, la macchina giudiziaria agirà  contro di te”. Una sorta di facile che risuona come una maledizione.
Dopo il sì della Giunta per le Elezioni, alla perdita del seggio di Palazzo Madama manca solo il voto dell’Aula.
Ma dopo quello il fondatore di Forza Italia non potrà  contare più sui privilegi della sua carica: quindi in ipotesi potrà  essere arrestato senza che i magistrati debbano chiedere l’autorizzazione alla Camera di appartenenza, potrà  essere intercettato e perquisito. Scartata la possibilità  di grazia da parte del presidente Giorgio Napolitano, ancora tutta da verificare in Parlamento l’ipotesi di amnistia e indulto, Silvio Berlusconi potrebbe pensare di passare il resto dei suoi giorni nelle residenze all’estero: Antigua o Bermuda magari anche Saint Moritz.
Il ritiro dei passaporti — l’ex premier aveva anche quello diplomatico — potrebbe non essere un ostacolo alla grande fuga.
L’alternativa è fare il presidente-imputato o chissà  carcerato.
Milano, nuovi guai dai processi Ruby e Ruby bis e Mediaset?
In primis ci sono le previste trasmissioni degli atti ai pm da parte dei giudici del processo Ruby e Ruby bis. Il Cavaliere e quasi tutti i testi a difesa, compresa Karima El Mahroug, verranno iscritti nel registro degli indagati.
Quale sarà  il titolo di reato — falsa testimonianza corruzione in atti giudiziari o intralcio alla giustizia — il problema si profilerà : a causa dei soldi che l’ex premier ha continuato a versare anche durante il processo alle Olgettine.
Quando Berlusconi sarà  nuovamente imputato e le ragazze passeranno dalla veste di testimoni a quella di indagate come si comporterà  la procura di Milano?
Stando al gossip romano il timore dell’avvocato Niccolò Ghedini, che con il collega Piero Longo potrebbe finire nei guai per la storia dei verbali difensivi fatti firmare alle ragazze, è che l’offensiva finale parta dai magistrati milanesi con una ordinanza di custodia cautelare.
Anche se sempre a Milano si potrebbe aprire un altro filone relativo al processo Mediaset per i tentativi, raccontati dall’ex senatore Sergio De Gregorio, di bloccare la rogatoria di Hong Kong per impedire ai pm di proseguire nelle indagini che poi hanno portato alla condanna definitiva in Cassazione.
Gli altri processi sono tutti già  in una fase cristallizzata o quasi; il pericolo di inquinamento probatorio appare improbabile.
Napoli, compravendita senatori e patteggiamento De Gregorio.
Il 23 ottobre il gup di Napoli dovrà  decidere se ratificare il patteggiamento di De Gregorio a un anno e 8 mesi per corruzione. La storia è quella relativa alla caduta del governo Prodi grazie al voto di sfiducia di alcuni senatori.
L’ex parlamentare Idv passò poi nelle fila del Pdl. Sempre quel giorno il giudice per l’udienza preliminare dovrà  decidere se mandare a processo Berlusconi: l’accusa è di aver versato in nero tre milioni di euro a De Gregorio per portare a termine l’”Operazione Libertà ”. Il rinvio a giudizio è stato chiesto per l’ex direttore dell’Avanti, Valter Lavitola.
Bari, caso escort: udienza preliminare e nuove indagini.
Lo scorso 20 luglio, la Procura di Bari ha chiuso le indagini nei confronti di Berlusconi e Lavitola per un filone del ‘caso escort’. L’accusa è anche in questo caso l’induzione a mentire all’autorità  giudiziaria.
Per i pm l’ex premier per due anni avrebbe pagato l’imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini in cambio del suo silenzio su una serie di informazioni di cui era a conoscenza e delle bugie che avrebbe raccontato nel corso degli interrogatori cui è stato sottoposto dai magistrati baresi (tra luglio e novembre 2009) che stavano indagando.
Tarantini oltre a mezzo milione di euro, avrebbe ottenuto la promessa di un lavoro e la copertura delle spese legali per i suoi processi (anche nel processo Ruby bis Nicole Minetti ha ricevuto questo aiuto).I pm non hanno ancora chiesto il rinvio a giudizio perchè sono stati delegati altri accertamenti.
Ma da Bari potrebbero arrivare anche altri guai perchè la procura ha ricevuto dai colleghi romani una segnalazione di Bankitalia su quattro bonifici ‘sospetti’ per complessivi 1,5 milioni di euro fatti alla società  ‘Moon & Stars’.
Parte della somma, circa 600mila euro sarebbe stata utilizzata per acquistare l’appartamento romano, in via Baccina, intestato a Sabina Began, l”ape regina’ delle feste organizzate nelle residenze romane del Cavaliere. Began è imputata a Bari assieme a Tarantini e ad altre persone nel procedimento escort, ora in fase di udienza preliminare. I magistrati baresi potrebbero avviare accertamenti per verificare se l’acquisto dell’appartamento sia servito in qualche modo ad edulcorare le dichiarazioni della donna, in passato legata sentimentalmente all’ex premier, durante l’inchiesta per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione delle giovani ragazze portate da Tarantini a Palazzo Grazioli.
Affidamento ai servizi sociali e udienza per l’interdizione.
Come annunciato dalla difesa, è stata presentata la richiesta di affidamento ai servizi sociali: il Cavaliere deve scontare un anno come conseguenza del verdetto Mediaset (gli altri tre sono stati condonati grazie all’indulto, ndr). Altrimenti per il leader del Popolo della Libertà  sarebbero scattati gli arresti domiciliari. L’istanza della difesa è stata custodita dal presidente del Tribunale di Sorveglianza Pasquale Nobile De Santis in una cassaforte in attesa che il fascicolo venga assegnato al giudice Beatrice Crosti.
Nei prossimi giorni il fascicolo della richiesta di affidamento sarà  affidato al magistrato e presumibilmente l’udienza sarà  fissata nella primavera del 2014. Il 19 ottobre la corte d’Appello di Milano dovrà  invece rideterminare la pena accessoria ovvero l’interdizione dei pubblici uffici come disposto dalla Cassazione proprio nell’ambito del processo sui diritti tv. Il presidente del Pdl potrebbe perdere, anche se per ora non ancora misteriosamente è accaduto, l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
A eventuali prossime elezioni, a meno di abolizione delle nuove norme, non potrà  essere più candidato.
La volontà  di fare cadere il governo Letta è stata sventata dalle colombe del partito.
Senza politica e senza più “cene eleganti” cosa gli resta da fare? Forse l’ipotesi Antigua, per lui, è quella più sicura.

Giovanna Trinchella
(da “il Fatto Quotidiano“)

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I NASTRI DI LAVITOLA CHE SPAVENTANO BERLUSCONI

Ottobre 13th, 2013 Riccardo Fucile

IL FACCENDIERE ARRESTATO PER ESSERE EVASO DAI DOMICILIARI CONSERVEREBBE DIVERSE TELEFONATE CON L’EX PREMIER

Quando tra un mese o un anno, al romanzo nero del berlusconismo si aggiungeranno altri capitoli, con nuovi scandali e nuove rivelazioni, sarà  utile ritrovare la dichiarazione che Sandro Bondi, falco poeta, ha consegnato ieri ai media: “Ci troviamo di fronte a metodi che ricordano i tribunali dell’Inquisizione, le cui vittime confessavano qualsiasi colpa ed erano indotti ad accusare altri malcapitati in seguito alla violenza che subivano”.
La “vittima” in questione, che ha scomodato di sabato il redivivo Bondi, è Valter Lavitola, nuovamente arrestato.
Stavolta per evasione dai domiciliari nella sua abitazione romana. E così il faccendiere già  condannato per tentata estorsione a B., e tuttora plurindagato, è stato portato nel carcere di Regina Coeli.
Aumenta il terrore a Palazzo Grazioli
In pratica, Lavitola è uscito in cortile mentre un’altra persona distruggeva la telecamera di sorveglianza fatta installare dai giudici di Napoli. Per l’avvocato, invece, sarebbe tutto normale, visto che il braccialetto elettronico del suo cliente non ha dato l’allarme.
In ogni caso, il ritorno in cella di Lavitola ha peggiorato l’umore del Leader Condannato. Da mesi, infatti, Silvio Berlusconi e la sua corte sarebbero terrorizzati dai pizzini e dagli avvertimenti spediti dal faccendiere un tempo craxiano.
Prima l’annuncio di un memoriale, poi l’ammissione di un archivio segreto di audio.
Il curriculum di Lavitola nel centrodestra elenca fasi cruciali del berlusconismo: l’affaire Montecarlo-Fini, la compravendita dei senatori per far cadere Prodi nel 2006 (dov’è imputato con lo stesso B.), l’amicizia con il pugliese Tarantini, procacciatore di escort.
Senza dimenticare gli oscuri incarichi all’estero (Brasile, Panama e Kazakistan), la consulenza a Finmeccanica e il consiglio di B. di rimanere fuori Italia per non farsi arrestare.
In questo contesto, va quindi inquadrata l’uscita di Bondi. Per la serie: “Arrestate Lavitola per farlo parlare contro il Cavaliere”.
Le ipotesi sull’archivio. Si comincia con Panama
L’eventuale crollo di Lavitola in carcere, con tanto di collaborazione, farebbe perno sui ricordi del faccendiere e soprattutto sull’archivio audio di cui ha parlato per primo Sergio De Gregorio, ex senatore del Pdl ed ex socio di Lavitola.
Che cosa potrebbe contenere? Chi ha raccolto le confidenze dell’ex craxiano rivela al Fatto che sono tre le piste che porterebbero ai messaggi mandati nelle ultime settimane.
La prima riguarda gli appalti a Panama. Alla procura di Napoli, Lavitola è indagato per corruzione internazionale per i suoi rapporti con il presidente panamense Riccardo Martinelli, ospitato peraltro a Villa La Certosa, la residenza sarda del Cavaliere.
Lavitola potrebbe aver conservato gli audio di alcune conversazioni con Berlusconi sugli appalti di Impregilo in quella repubblica. Dal raddoppio del canale di Panama alla metropolitana e a un ospedale. Affari a tanti zero.
A Napoli, in merito, è stato sentito anche Massimo Ponzellini, il banchiere indagato a Milano per i finanziamenti al re delle slot Corallo ed ex presidente di Impregilo. Ai pm, Ponzellini ha confermato di aver ricevuto una telefonata di Berlusconi in merito all’ospedale. A chiedere al Cavaliere di intervenire fu Lavitola, a sua volta pressato da Martinelli.
Security e Bunga Bunga nel castello di Tor Crescenza
Nell’estate del 2010, a distanza di un anno dall’inizio degli scandali sessuali, Berlusconi decise a sorpresa di traslocare nel castello di Tor Crescenza, alle porte di Roma.
Lavitola si è più volte vantato di aver garantito la sicurezza alle feste di B.. Sicurezza e anche altro, sul modello Tarantini. La conferma arriva da una telefonata fra Lavitola e la moglie di Tarantini, Nicla, così riassunta dagli investigatori: “Valter dice che Berlusconi teneva il rapporto solo per la f..a e quando lui (Valter) stava facendo la cosa del castello di Torre in Pietra veniva chiamato da Berlusconi di continuo, e continua dicendo che a lui (Berlusconi) quello che gli interessa di più è quella cosa della f..a”.
Quante “chiamate continue” di B. su f..a e dintorni, ha registrato Lavitola?
I due milioni in nero a Sergio De Gregori
Il processo di Napoli sulla compravendita anti-Prodi del 2006 spaventa molto il Cavaliere. E tra i segreti custoditi da Lavitola ci potrebbe essere anche una conversazione in cui il faccendiere convince B. a dare due milioni in nero a De Gregorio per farlo passare dall’Idv al centrodestra. Lavitola infatti fu intermediario e postino di quella trattativa, che complessivamente costò tre milioni.
Uno ufficiale per il movimento di De Gregorio, gli altri due sottobanco. Rileggiamo Bondi: “All’Inquisizione (i pm napoletani) le vittime (Lavitola) confessavano qualsiasi colpa ed erano indotti ad accusare altri malcapitati (il Condannato B.)”.
Ieri a Palazzo Grazioli non è stato un sabato tranquillo.

Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano“)

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