Ottobre 28th, 2013 Riccardo Fucile
CENTINAIA DI NUOVI ADERENTI AL PD, TRA ILLAZIONI E SOSPETTI
«Ti rendi conto che hai battuto la Cgil?», gli hanno chiesto l’altra sera a sezioni ormai
vuote. Pietro Bussolati ha 31 anni, è un renziano e la prima tessera che s’è messa in tasca è quella del Pd, quattro anni fa.
Oggi è a un passo dal diventare segretario provinciale di Milano.
È il candidato che ha raccolto più voti (il 33 per cento, con punte da maggioranza assoluta in alcuni circoli milanesi) tra i quattro che si sfidavano. E partiva da sfavorito.
Vuoi perchè era una sfida «di partito» (votavano solo gli iscritti), vuoi perchè i «competitor» (lui li chiama così) erano volti e nomi conosciuti nel partitone milanese. Con Arianna Cavicchioli, per dire, la candidata bersanian-cuperliana, s’erano schierati i sindaci dell’hinterland rosso e, sotto traccia, pure la potentissima Camera del Lavoro.
Risultato? Il giovane renziano davanti, Cavicchioli dietro di 300 voti e gli altri a seguire a distanza
Sabato, a Milano, si sono staccate centinaia di nuove tessere del Pd.
Tanto che uno dei candidati sconfitti ha denunciato che tante nuove adesioni sarebbero arrivate a prezzi di saldo (15 euro).
Quello delle tessere dell’ultimo minuto è però un caso nazionale.
A Roma, al circolo di Trastevere, in trenta hanno chiesto l’iscrizione a pochi minuti dalla chiusura del seggio.
Tra tensioni e scambi d’accuse.
In Calabria è accaduto il contrario: respinti dalle sezioni gli elettori senza tessera in tasca.
A Catania l’elezione provinciale è stata addirittura sospesa per eccesso di polemiche. Roberto Morassut, a nome della commissione congressuale, ha lanciato l’allarme: «In tanti, troppi circoli si verificano situazioni di irregolarità ».
«Quando c’è un congresso bisogna essere rigorosi nell’applicazione delle regole», il commento di Gianni Cuperlo
Chi sono i nuovi iscritti al Pd? In gran parte elettori democratici che avevano partecipato alle primarie impegnandosi nei comitati per Renzi.
Popolo di centrosinistra che ha poi assistito in silenzio alla «non vittoria» elettorale, ai 101 traditori di Prodi, e via fino alle larghe intese.
E che sabato si è messo in fila in una sezione, dove magari non aveva mai messo piede prima, per prendere la tessera e votare.
Votare per gli ex rottamatori, in massima parte
È andata così a Milano e nel resto della Lombardia.
A Varese, quelli della «ditta», gli ex bersaniani, sono stati sconfitti da Samuele Astuti. Uno che di Renzi sembra la fotocopia biografica: sindaco anche lui (di Malnate), stessa età (38 anni), stessi trascorsi negli scout cattolici.
È lui, dicono, ad aver inventato la battuta che Matteo ripete spesso, quella della sindrome della sinistra italiana che deve smettere d’assomigliare alla nazionale di bob giamaicana: simpatica ma perdente.
Chi è invece Pietro Bussolati? Un trentenne come tanti, a Milano.
Liceo scientifico, laurea in Economia a Pavia e master in Bocconi e poi un contratto in Eni.
Nel frattempo tanti viaggi, la cooperazione internazionale, una passioncella per il Chiapas e il comandante Marcos.
Ieri Bussolati era alla Leopolda: «Ho parlato di Milano come città delle differenze e delle opportunità . E ho ricordato che le innovazioni politiche partono sempre da qui».
Andrea Senesi
(da “il Corriere della Sera“)
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Ottobre 28th, 2013 Riccardo Fucile
LE STRANE COSE CHE ACCADONO A TORINO DOVE PIOVONO TESSERE NUOVE LAST MINUTE…E DOVE RENZI VINCE
Fabrizio Morri, il candidato alla segreteria torinese del Pd e testimonial del patto tra Piero Fassino e Matteo Renzi, potrebbe essere eletto al primo turno.
Certo, al conteggio finale mancano ancora i voti di due circoli di Torino (San Salvario e Lingotto) e di Nichelino ma l’ex parlamentare del Pd ad oggi dovrebbe avere in mano il 56 per cento dei delegati e la spinta decisiva potrebbe arrivare dal circolo dell’hinterland dove gioca un ruolo chiave il sindaco, Pino Catizone, renziano della prima ora.
Va detto che si tratta di un’assegnazione provvisoria calcolata su poco più di 5500 voti registrati in 59 delle 98 sezioni provinciali.
Morri va meglio nei circoli della città e peggio nel resto della provincia e a spingerlo verso il ballottaggio potrebbero essere i delegati che saranno riassegnati con il recupero proporzionale. E poi ci sono i ricorsi.
Matteo Franceschini Beghini ne ha presentato uno per contestare il congresso di Barriera di Milano e ne presenterà un’altro per quello di Venaria.
Senza dimenticare la denuncia del senatore del Pd, Stefano Esposito, sostenitore di Cuperlo e di Aldo Corgiat: “ho visto una persona, credo iscritta al circolo di Santa Rita consegnare i soldi per la tessera a due signori che poi hanno votato”
La denunci
Esposito affida a Facebook il suo racconto/denuncia della coda per votare. Venti minuti che definisce «davvero istruttivi».
Il cuore del racconto è questo: «Due signori, in coda per fare la tessera alla richiesta dei 15 euro necessari per l’iscrizioni sbottano: “ma come devo anche pagare?”.
Escono dal circolo e io incuriosito li seguo e vedo che girato l’angolo di Via Giacomo Dina, un signore, credo iscritto al circolo, gli dà i 15 euro, loro rientrano, rimettendosi in coda per iscriversi al Pd».
E commenta: «Solo nelle giornata di ieri i nuovi iscritti al Circolo sono stati 111! In 27 anni di militanza politica non avevo mai assistito a niente di paragonabile»
La replica
Il senatore non fa i nomi dei protagonisti di questa vicenda ma è chiaro se si vanno a vedere i risultati del voto in quel circolo si scopre che Morri ha stravinto. In quel circolo il punto di riferimento è il consigliere regionale Andrea Stara che è stato anche presidente della Circoscrizione. Il suo è un racconto completamente diverso: «Chi ha fatto queste affermazioni se ne dovrà assumere tutta la responsabilità perchè le sue affermazioni sono gravi. Io personalmente ho visto un film completamente diverso, certo c’era una discreta affluenza anche di persone che sono ritornate a partecipare alla vita di partito».
E aggiunge: «E’ paradossale che invece di far mettere a verbale quanto accaduto e chiedere l’intervento del garante del partito si scelga di spargere veleno in modo gratuito su un congresso».
Il peso dei nuovi iscritt
Quel che è certo è che le regole dei congressi provinciali hanno portato al boom dei tesseramenti last minute. Un fenomeno preceduto nei giorni scorsi dall’allarme lanciato soprattutto da Aldo Corgiat, sindaco di Settimo: «Una volta tanti iscritti del partito erano dipendenti della Fiat, oggi lavorano per cooperative di servizi o società autostradali».
E alle polemiche è seguito il giallo risolto delle tessere fantasma. In ogni caso ieri in alcuni circoli della città e della provincia si è registrato una richiesta di nuove adesioni che i vecchi militanti non ricordano di aver visto.
Da Moncalieri a Settimo passando appunto anche per Santa Rita e Borgo Vittoria.
Malcontanti si può arrivare ad almeno 500 nuove adesioni, forse di più. Con boatos che raccontano di pacchetti di tessere custodite dentro uno zainetto, di password cambiate dall’oggi al domani, di extacomunitari in coda con moduli in bianco.
Tina Pepe, presidente della commissione elettorale, ha deciso di convocare nei primi giorni della prossima settimana tutti i commissari: «Farà fede quello scritto sui verbali. Abbiamo già ricevuto alcune segnalazioni che dovranno essere verificate».
Maurizio Tropeano
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Ottobre 28th, 2013 Riccardo Fucile
“LA LORO RELAZIONE E’ FONDATA SU RICATTI E MENZOGNE”… “COME MAI MASI, BONDI, GALAN NON MI QUERELANO PER LA FARSA DEL PREMIO AL FESTIVAL DI VENEZIA?”…. “STO ANCORA ASPETTANDO QUELLA ANNUNCIATA DALLA PASCALE, COSI’ CI VEDIAMO IN TRIBUNALE”
“Il problema non è l’orientamento sessuale di Francesca Pascale, nè la depravazione
morale di Silvio Berlusconi, ma il fatto che essi si prendano gioco di milioni di persone, in modo sistematico, dipingendo un quadretto familiare che non esiste”.
Lo afferma Michelle Bonev sul suo blog, in una nota diramata anche alla stampa.
“Si vuole far credere – aggiunge – che il bunga-bunga, di cui tutto il mondo ha parlato in questi anni, sia finito: la verità è che non è così. Si vuole far credere che Francesca Pascale abbia fatto ‘pulizia ‘ nelle residenze dell’ex Cavaliere, ma la realtà è che lei è solo una delle tante che frequentavano Silvio Berlusconi già ai tempi delle ‘olgettine’ e che la loro ‘relazione ‘ è basata su ricatti e menzogne.
Un intreccio che si ripercuote inevitabilmente sulla politica e sulle istituzioni: è di questo che dovrebbero parlare i giornali oggi. Non si possono ridurre questioni di tale rilevanza ad una lite fra donne, trasformandole nel più becero gossip”.
Quanto alla causa civile intentata da Francesca Pascale contro la Bonev che l’ha accusata di essere lesbica nel corso della trasmissione Servizio Pubblico, “l’unica cosa che apprendo dai giornali – dice la Bonev – è di una presunta richiesta di 10 milioni di euro da parte di Francesca Pascale. Destinatari: Michelle Bonev, Michele Santoro, Francesca Fagnani, Servizio Pubblico, La7 e del suo editore Urbano Cairo. Tuttora confermo di non aver ricevuto alcuna comunicazione, sia formale che informale, di azioni legali nei miei confronti. In ogni caso, ribadisco ancora una volta, sono disposta a sostenere la verità anche davanti ai magistrati, come ho fatto a Servizio Pubblico e sul mio blog”.
Michelle Bonev – che nel corso di una recente trasmissione di Servizio Pubblico aveva rivolto pesanti insinuazioni sull’attuale compagna di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale – ha diffuso un lungo post, pubblicato anche sul suo blog.
Nel testo, in sostanza, denuncia ed enumera una serie di presunti interventi dell’ex premier “su enti pubblici e sulle sue società “.
Pressioni che avrebbe esercitato “imponendo all’allora Direttore generale Rai Mauro Masi l’erogazione di 1 milione di euro per i diritti televisivi del mio film ‘Goodbye Mama’; imponendo all’ex ministro della Cultura Sandro Bondi la creazione di un premio speciale durante la Mostra del Cinema di Venezia per il mio film ‘Goodbye Mama’; imponendo al Direttore Mediaset Fiction Giancarlo Scheri la produzione della fiction ‘Donne in Gioco’ da parte della mia società Romantica Entertainment”.
“Non c’è nessuno – sostiene Bonev – che abbia smentito le mie dichiarazioni: Masi, Bondi, Galan, Carfagna, Bergamini, Giro, Scheri, lo stesso Berlusconi: nessuno. Alcuni di questi personaggi erano addirittura presenti alla premiazione di ‘Goodbye Mama’ a Venezia, rilasciando dichiarazioni pompose sulle mie capacità artistiche e sulle qualità del mio film. Oggi, invece, senza alcun pudore, mi attaccano, rinnegando tutto quello che avevano dichiarato. Cos’è cambiato? Perchè nessun giornalista ha chiesto spiegazioni a questi signori?”.
I giornali, lamenta Bonev, si occupano invece del “cambio di residenza di Francesca Pascale”, del “vero nome del cane Dudù, Gennaro, ‘svelato’ da Maria Vittoria Brambilla (un vero e proprio scoop di interesse nazionale!)”, del “‘cerchio magico ‘ di Francesca Pascale e le sue improbabili cene con politici, ministri, rappresentanti delle istituzioni”; dell'”assegno dimezzato di Veronica Lario”; del “fantomatico fidanzato di Francesca Pascale”.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 28th, 2013 Riccardo Fucile
CUPERLO: “MA IL SINDACO VUOLE CAMBIARE IL PORCELLUM?”
«Il primo requisito di Renzi, che si candida a ricostruire il paese, deve essere la serietà … invece fa una operazione culturalmente ambigua».
Stefano Fassina, vice ministro all’Economia, non risparmia attacchi al “rottamatore”.
Come del resto Gianni Cuperlo, lo sfidante del sindaco di Firenze che Fassina sostiene.
Cuperlo accusa Renzi di non volere davvero cambiare la legge elettorale: «Il Porcellum lo cancelliamo o no? Non l’ho capito dal discorso alla Leopolda».
E Fassina rincara. Un “caterpillar cappottato” che fa “proposte pari a zero sulla legge si stabilità ” sono le sue bordate contro Renzi.
Il disaccordo tra voi è sempre più profondo, Fassina
«Il primo requisito di una classe dirigente che si candida a ricostruire il paese deve essere la serietà , ripeto. Mi riferisco non solo a Renzi, anche a tutti quelli che, da Brunetta a illustri commentatori, chiedono coraggio sulla legge di stabilità , e poi fanno seguire proposte generiche e inutilizzabili. Adesempio, dovrebbero indicare quali sono le misure coraggiose per tagliare di 20 miliardi all’anno il cuneo fiscale. Quando si propongono come copertura le dismissioni o l’intervento sulla spesa in conto capitale, si deve sapere che sono entrate una tantum, che non possono essere utilizzate per riduzioni permanenti di imposte».
Le giudica sbagliate?
«Dico che il contributo di proposte di Renzi sul taglio del cuneo fiscale sono pari a zero. E non è serio nella situazione drammatica in cui siamo, fare propaganda».
Se Renzi diventa segretario del Pd, lei cambia partito?
«Assolutamente no. Ma mi impegnerei per fare cambiare rotta al Pd di Renzi».
Quella di Renzi è una vittoria annunciata alla guida del Pd?
«I conti li facciamo la sera delle primarie, l’8 dicembre, nonostante l’opportunismo di molti dirigenti. Con Cuperlo combattiamo una battaglia controcorrente, con uno schieramento mediatico straordinariamente sfavorevole e con la consapevolezza che una parte dell’elettorato del Pd è segnata da subalternità culturale al riformismo neo liberista e dalla personalizzazione della politica».
Accusa il sindaco di Firenze di essere un Berlusconi della sinistra?
«Sto dicendo che anche noi risentiamo del ventennio alle nostre spalle».
Sulla legge elettorale e la difesa del bipolarismo può esserci sintonia?
«Sulla legge elettorale il Pd è per il doppio turno. Dopo di che, per approvare la legge è necessaria una maggioranza possibilmente larga. A Norcia nel seminario della Fondazione “Magna Charta” con Gaetano Quagliariello e Maurizio Sacconi del Pdl, abbiamo discusso della necessità di condividere un quadro di principi senza i quali ricadiamo nel bipolarismo rissoso e inconcludente della Seconda Repubblica. Nel Pd siamo tutti convinti che le larghe intese siano un evento d’emergenza. E tutti puntiamo a un governo alternativo al centrodestra».
Il “basta larghe intese” di Renzi è un avviso di sfatto al governo Letta?
«Spero di no. È l’obiettivo da tutti condiviso per ripristinare un’alternanza tra schieramenti avversari. Comunque la durata del governo non la definiscono nè Berlusconi nè Renzi ma l’efficacia della sua attività »
Anche lei, come Cuperlo, critica l’assenza di bandiere del Pd alla Leopolda?
«Sì, mi preoccupa, Dobbiamo essere fieri della nostra identità di partito».
Meglio una bandiera in meno e una croce sulla scheda in più?
«Per avere una croce in più ci vuole una identità chiara e forte, non tentare di fare operazioni culturalmente e politicamente ambigue ».
Renzi è per lei ambiguo e poco serio?
«Vedo rischi. Sostengo Cuperlo perchè ha una proposta di innovazione radicale e culturalmente autonoma».
Giovanna Casadio
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Ottobre 28th, 2013 Riccardo Fucile
DURISSIMO ATTACCO DELLA FIGLIA DEL CAVALIERE ALLA CLASSE DIRIGENTE DEL PARTITO: “TOTALE ASSENZA DI IDEE E CONTENUTI POLITICI”
“Ci sono tanti che hanno finto di sposare le sue idee politiche, ma che in realtà agivano per
interesse personale. Per le poltrone e per il potere”.
Poltrone e potere. Barbara Berlusconi non usa perifrasi.
Il suo giudizio sulla classe dirigente del Pdl è durissimo: “Il loro interesse privato, unito a una palese inadeguatezza, oggi si manifesta in una totale assenza di idee e contenuti politici”.
È il giorno del super-vertice di famiglia ad Arcore. E Marina ha appena smentito l’ipotesi di una discesa in campo.
Barbara, in una lunga intervista all’HuffPost, conferma: “Nè io nè Marina scenderemo in campo. Siamo state molto nette”.
Il suo futuro è il Milan: “La società ha bisogno di essere rilanciata per raggiungere nuovamente prestigiosi obiettivi”.
Ma Barbara non si sottrae a un’intervista molto politica.
La sensazione è che sia concentratissima sui principali dossier che riguardo il padre. Processi, politica, Pd: “Chi sta cercando un atto di sottomissione — dice – o di umiliazione quasi se Silvio Berlusconi dovesse espiare la colpa di esistete è fuori strada. Mio padre non si cospargerà la testa di cenere per dare a qualcuno la soddisfazione dello spettacolo che sostituisce la ghigliottina”.
Silvio Berlusconi, assicura Barbara, resterà in campo. Letta e Confalonieri sono amici. Ma chi gli sta attorno, nel partito, è “inadeguato”.
Barbara, è chiaro che non possiamo non partire da quello che in molti considerano la fine di un ciclo: Berlusconi che decade, la scelta dei servizi sociali, la sua lotta contro le procure.
Andiamo con ordine: la condanna di mio padre è una condanna infame e infamante. Mio padre ha fatto molto per l’Italia. È da tutti riconosciuto come un grande imprenditore, ha creato decine di migliaia di posti di lavoro, ha segnato una fase della storia politica del nostro paese che non si è ancora conclusa e Berlusconi non può essere considerato un criminale”.
Conosco il punto di vista. Ma c’è poco da fare: in tutto il mondo civile le sentenze si rispettano, a maggior ragione dopo tre gradi di giudizio.
“Io, come mio padre, questa sentenza Mediaset non posso rispettarla perchè è il ribaltamento della verità . Le ricordo che un altro tribunale, quello di Roma, ha giudicato gli stessi fatti e ha assolto mio padre riconoscendo per vera tutta la ricostruzione dei fatti. E questo prima del tribunale di Milano. È incredibile che si possa essere giudicati due volte per lo stesso fatto. Questo non è da mondo civile”.
Questo è l’aspetto giudiziario. Lei dice: mio padre è innocente. Pensa che possa difendersi facendo cadere il governo?
“Non sono considerazioni che spettano a me. Mio padre non accetta che il Pd, mentre governa insieme a lui, voglia ucciderlo politicamente perchè teme ancora, e forse a ragione, di non essere in grado di batterlo democraticamente attraverso le elezioni”.
Bene, abbiamo chiarito il suo punto di vista politico e giudiziario. Ora vorrei parlare della scelta compiuta sui servizi sociali. Non è banale che Silvio Berlusconi faccia domanda per una attività rieducativa.
“Costretto alla limitazione della sua libertà ha cercato la soluzione che meno lo isolasse dal mondo. Ma è evidente che a lui non tocca nessuna forma di rieducazione. Mio padre è innocente e nella vita ha sempre dato prova di costruire realtà positive. In questa situazione, con questa scelta che ovviamente è una costrizione, cerca di non limitare la sua naturale propensione all’agire, al costruire, al pensare al futuro”.
Ecco, lei ne fa solo una questione pratica. Dice: così mio padre ha una minore limitazione della libertà e può dedicarsi alla politica. Però io vorrei parlare dell’aspetto simbolico. Io la vedo come una mossa politica. Berlusconi che accetta i servizi sociali diventa un’icona per il suo popolo.
“La interrompo. Chi sta cercando un atto di sottomissione o di umiliazione quasi se Silvio Berlusconi dovesse espiare la colpa di esistere è fuori strada. Mio padre non si cospargerà la testa di cenere per dare a qualcuno la soddisfazione dello spettacolo che sostituisce la ghigliottina”.
Senta Barbara, la mia impressione è che sul tema lei abbia una posizione granitica. È solo il suo pensiero o lo ha anche condiviso con suo padre?
“Guardi, io non mi occupo di politica. Ma di fronte a quella che considero una ingiustizia, ho voluto esprimere il mio pensiero. Non in termini di difesa delle aziende o in termini politici, ma sul piano morale e affettivo. Con mio padre ho parlato di questo solo dopo le mie prese di posizione pubbliche”.
Bene, soffermiamoci sul ruolo che ha avuto la famiglia in questa estate in cui Berlusconi è stato chiuso ad Arcore. La sensazione dall’esterno è che voi figli gli siete stati accanto come non accadeva da anni e che avete esercitato una funzione quasi di barriera protettiva.
La nostra famiglia è sempre stata unita. Ma quando il fulcro della famiglia si è trovato in difficoltà , ci siamo stretti ancor di più attorno a lui. Nostro padre ci ha dato una grande opportunità , ci ha insegnato a pensare positivo, ci ha dato sempre fiducia, anche nel lavoro. Mi pare naturale che vogliamo stargli vicino”.
Bene, che consigli gli avete dato?
“Non gli abbiamo dato consigli, ma abbiamo parlato con lui tutti i giorni. Abbiamo sentito i suoi sfoghi e condiviso i suoi momenti di serenità . Insomma, siamo stati quello che banalmente è un famiglia”.
Visto che è stata molto vicino a suo padre, avrà avuto modo di farsi una idea più precisa di coloro che lo circondano. Che idea si è fatta del rapporto che hanno con lui?
“Ci sono gli amici di sempre, quelli con cui lui ha costruito le imprese, che gli sono stati sempre accanto anche durante l’avventura politica, e che sono tutt’ora per lui amici fraterni, come Doris, Confalonieri, Letta, e altri… E poi..
Poi?
“Poi ci sono quelli, tanti, che hanno finto di sposare le sue idee politiche, ma che in realtà agivano per interesse personale. Per le poltrone e per il potere”.
Sta parlando della classe dirigente del Pdl. Sono giudizi particolarmente duri. Su queste premesse, quale futuro ha il Pdl, lacerato dalla divisione tra cosiddetti lealisti e cosiddette colombe?
“Il loro interesse privato, unito a una palese inadeguatezza, oggi si manifesta in una totale assenza di idee e contenuti politici. Ed è questa oggi, forse, la cosa più grave”.
Si è molto discusso dell’ipotesi di una discesa in campo di Marina e anche della sua.
“Siamo state entrambe molto nette a riguardo”.
E allora chi è l’erede?
“Le ripeto: noi non intendiamo far politica. Ci sono molti giovani capaci che vogliono farla e io confido in loro”.
Restiamo sulla politica. Una volta lei espresse il suo apprezzamento per Renzi. Che effetto le ha fatto la Leopolda?
“Tre anni fa ho detto che Matteo Renzi mi sembrava una persona che voleva davvero cambiare le cose. E che da lui mi sarei sentita rappresentata, perchè ad avvicinarci erano alcune idee riformiste e la questione generazionale. Ora però lo ascolto e mi pare che parli in politichese. E che riproponga ricette vecchie, bocciate dalla storia”.
Quindi Renzi non le piace più.
“Ho l’impressione che abbia perso la freschezza di allora e che per diventare segretario del Pd si stia adattando alla sua mentalità . Non è Renzi che cambia il Pd, ma il Pd che cambia Renzi”.
Concludiamo allora, visto che ha ribadito che non scenderà in campo, col suo futuro lavorativo.
“Il mio futuro è al Milan. In questi tre anni credo di aver maturato l’esperienza e la competenza necessaria per dare un contributo importante a una società che è stata, in un passato recente, grande e che ha bisogno di essere rilanciata per raggiungere nuovamente prestigiosi obiettivi”.
Quindi, si occuperà a lungo di Milan.
“Sì, senza alcun dubbio”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 28th, 2013 Riccardo Fucile
DAI MINISTERI ALLE REGIONI FIN DENTRO I COMUNI UN PAESE NEL PAESE CHE RISPONDE SOLO A CHI NOMINA
Un milione di persone. Nemmeno Max Weber, quando scriveva La politica e la scienza come professioni pensava ci si potesse spingere a tanto.
Il grande sociologo tedesco scriveva infatti nel 1919: “Si vive ‘per’ la politica oppure ‘di’ politica”. Chi vive ‘per’ la politica costruisce in senso interiore tutta la propria esistenza intorno ad essa” […] Mentre della politica come professione vive colui che cerca di trarre da essa una fonte durevole di guadagno”.
Secondo uno studio della Uil, invece, coloro che cercano “di trarre dalla politica una fonte durevole di guadagno” sono più di un milione: 1.128.722.
Un “paese nel paese” ma non nella forma poetica in cui Pier Paolo Pasolini definiva il Pci.
Piuttosto “un mondo a sè”, come lo descrive il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy che ha curato la ricerca.
La cifra viene ricavata sommando voci tra loro diverse ma tutte legate alla politica: gli eletti e gli incarichi di Parlamento e governo (1.067) quelli nelle Regioni (1.356), nelle Province (3.853) o nei Comuni (137.660).
L’incidenza delle cariche elettive sul numero totale non è molto alta, il 12%.
La forza del sottobosco
I numeri si fanno più forti man mano che ci si addentra nel sottobosco: i Cda delle aziende pubbliche ammontano, infatti, a 24.432 persone; si sale a 44.165 per i Collegi dei revisori e i Collegi sindacali delle aziende pubbliche; 38.120 sono quelli che lavorano a “supporto politico” nelle varie assemblee elettive.
I numeri fondamentali della ricerca sono riscontrabili nelle due ultime voci, quelle decisive: 390.120 di “Apparato politico” e 487.949 per “Incarichi e consulenze di aziende pubbliche”.
“Quest’ultimo dato si basa su numeri certi e verificati” assicura Loy, mentre quello relativo agli “apparati” costituisce una “stima della stessa Uil ma una stima attendibile”.
Nella nota metodologica, infatti, il sindacato spiega che i numeri derivano da banche dati ufficiali e da quello “che ruota intorno ai partiti” (comitati elettorali, segreterie partiti, collegi elettorali, “portaborse”, ecc.”.
Loy la spiega così: “Ventimila voti di preferenza non sono il risultato solo di un voto ideologico ma espressione di relazioni concrete”. E, in tempi in cui l’ideologia è fortemente in crisi, “si affermano gli interessi e la spinta ad aumentare il proprio tenore di vita, l’affermazione di un sistema economico”.
La politica si fa industria, quindi. E il dato è riscontrabile nei numeri. Si pensi al costo dei CdA dei quasi settemila enti e società pubbliche: si tratta di 2,65 miliardi mentre per “incarichi e consulenze” la cifra è di oltre 1,5 miliardi di euro.
Stiamo parlando di gente che lavora, ovviamente.
Alcuni di loro, come i dipendenti di Rifondazione comunista, sono anche finiti in cassa integrazione oppure, come in An, licenziati.
“Ma non hanno fatto alcuna selezione pubblica, non hanno seguitonessun merito” commenta Loy, “e vengono pagati con soldi di tutti”.
Parliamo di collaborazioni dirette nei vari ministeri, assessorati, consigli elettivi, incarichi elargiti da questo o quel politico di turno.
Oltre ai Francesco Belsito, Franco Fiorito, ai diamanti della Lega, alle ricevute di Formigoni o alle consulenze di Alemanno, gli esempi possono essere tutti leciti ma del tutto interiorizzati dalla politica.
I vari ministeri hano speso, nel 2012, oltre 200 milioni per collaborazioni dirette.
Tra i dicasteri più attivi, gli Interni, l’Economia e Finanze, la Difesa e la Giustizia. Del ministero diretto da Alfano ci occupiamo a parte.
Il Mef dispensa centinia di incarichi nelle società partecipate.
Alla Difesa, il ministro dispone di ben 18 collaboratori quanti ne ha quello della Giustizia. Gli incarichi sono quasi tutti di pertinenza politica. Come proprio addetto stampa, ad esempio, il ministro ha la stessa persona che ha lavorato per Pierferdinando Casini dal 2006 al 2013 e prima, ancora, con l’Udc Vietti, attuale videpresidente del Csm.
Una “ricollocazione” avvenuta tutta nei rapporti della politica.
Fedeli al ministro
Nell’Ufficio di gabinetto troviamo l’autrice di un libro, Guerra ai cristiani, troppo presto dimenticato e scritto insieme allo stesso Mauro.
Più esemplare è il caso del “Consigliere per gli affari delegati, del Sottosegretario di stato alla Difesa On. dott. Gioacchino Alfano”, Nicola Marcurio.
L’interessato ha iniziato la carriera politica nel Comune di Sant’Antonio Abate, dove organizzava le iniziative religiose per il Giubileo.
Diviene consigliere comunale nel 2000 e di nuovo nel 2005. Poi va a lavorare presso il Commissariato per l’emergenza di Pompei, da lì alla Protezione civile per il G8 dell’Aquila.
Finisce al ministero come consigliere di Gioacchino Alfano il quale, guarda caso, è stato sindaco proprio di Sant’Antonio Abate.
L’altro sottosegretario, Roberta Pinotti, Pd, tiene nel proprio staff Pier Fausto Recchia, deputato non rieletto alle ultime elezioni e quindi ricollocato.
Tra i collaboratori del ministro della Giustizia, Cancellieri, troviamo Roberto Rao, già deputato, non rieletto, e già portavoce di Casini ma anche Luca Spataro, già segretario Pd di Catania.
Se un deputato non viene rieletto gli si trova un nuovo incarico.
Come a Osvaldo Napoli, pidiellino molto presente in tv, bocciato lo scorso febbraio e oggi vicepresidente dell’Osservatorio Torino-Lione.
Moltiplicando questi casi per l’intero numero delle cariche elettive si può avere un’idea del fenomeno.
Alla Regione Lazio, il presidente Zingaretti dispone di un ufficio stampa con ben dieci addetti mentre in Lombardia, i consulenti della Regione sono passati, con la gestione Maroni, da 57 a 93, tutti riscontrabili sul sito ufficiale.
Per questa voce l’ente regionale spende 2,6 milioni di euro l’anno.
L’esercito della politica vive e si autoalimenta così.
Salvatore Cannavò
(da “il Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 28th, 2013 Riccardo Fucile
LA TOP TEN DEI PRIMI DIECI POSTI CON CIFRE SUPERIORI AI 5 MILIONI DI EURO A TESTA
Se si facesse una classifica storica probabilmente vincerebbe Giulio Andreotti. 
Deputato dalla prima legislatura, nel 1948, morto senatore a vita, è stato parlamentare per ben 65 anni. Ma Andreotti riposa in pace.
Dietro di lui, sia pure con incarichi diversi, ma tutt’ora in attività (e che attività ) c’è il Presidente della Repubblica.
Deputato nel 1953, lo è rimasto fino al 1996 tranne la parentesi della IV legislatura (1963) in cui ha ricoperto l’incarico di segretario del Pci di Napoli.
Poi ministro, parlamentare europeo, senatore a vita e Presidente della Repubblica. Rieletto, caso unico nella storia italiana, nel 2013. Sessant’anni pieni di vita politica che, se fossero stati retribuiti con gli stessi importi erogati dalla Camera dei deputati, 228 mila euro, comporterebbe un reddito complessivo di 13,6 milioni di euro.
Senza contare, però, il Quirinale, i ministeri, la Presidenza della Camera e altri incarichi prestigiosi. Una vita per la politica, dunque, secondo la bella espressione di Max Weber, ricambiata da tanti riconoscimenti.
Tra i politici che ancora sono in attività , il Capo dello Stato si staglia senza concorrenti all’altezza.
Lo segue, infatti, Francesco Colucci, senatore Pdl ma per arrivare a un politico di razza occorre attendere il quinto posto.
Umberto Bossi, immarcescibile deputato leghista, nonostante i problemi di salute, è nella parte alta della classifica. Anche se viene superato da professionisti del calibro di Casini, Matteoli e Anna Finocchiaro, l’unica del Pd presente in questa top ten.
Per il resto, vincono il centro e il centrodestra.
Salvatore Cannavò
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Ottobre 28th, 2013 Riccardo Fucile
LO STAFF DEL VICEPREMIER E’ UN PICCOLO ESERCITO
I detrattori lo chiamano Beghelli, per via di quella calvizie arrivata anzitempo; quelli che a capo del Pdl lo avevano sponsorizzato — Gianni Letta su tutti — si limitavano a definirlo servizievole.
Questo almeno fino al 2011, quando ha capito che il “gangster”, inteso come Berlusconi, aveva qualche pupa in meno e pochi proiettili ancora da sparare.
Perchè Angelino Alfano, probabilmente, la parte dell’allegro fessacchiotto, l’ha solo recitata.
La faccia vera, quella del delfino che non ha voglia di farsi sbranare, l’ha mostrata il 2 ottobre 2013, giorno della fiducia.
Quando ha riunito le colombe che si sono trasformate negli squali assetati di Silvio Berlusconi.
Oggi, l’onorevole Angelino Alfano dalla piana di Agrigento, è uno degli uomini più potenti (o almeno ci prova) di questo Paese.
Da servitore a servito. Tra le cariche colleziona quella di vicepremier dell’amico di vecchia data, tempi dc per intendersi, Enrico Letta, ministro dell’Interno e, ovviamente, parlamentare.
La carica di segretario Pdl gliel’ha tolta Berlusconi, ma la vicenda dello scontro interno al centrodestra deve ancora essere conclusa.
Tutto questo vuol dire avere al fianco più che una serie di collaboratori, un’industria che arriva a tre milioni di fatturato all’anno solo per i collaboratori scelti direttamente da lui.
Per quello che è dato sapere, visto che il fu delfino alcuni emolumenti ai dipendenti del ministero, nonostante siano obbligatori, non ci pensa proprio a renderli noti.
Un esercito di persone più che fidate, a partire dalla segretaria, Danila Subranni, ufficialmente stipendiata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri con un compenso (diretta collaborazione dice il riepilogativo) di 50 mila euro all’anno che vanno a sommarsi allo stipendio previsto per i dipendenti di fascia E del ministero, che sono pari a 91.364 euro lordi ogni anno.
Questo nel ruolo di portavoce e per la parte di emolumenti ministeriali, quelli che potrebbe ricevere dal partito, ovviamente non sono resi noti.
A Capo della segreteria particolare del vicepremier siede invece Giovanni Antonio Macchiarola, professione avvocato: lo stipendio, pagato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, 185.097 euro, divisi tra le voci di “trattamento economico fondamentale”, “accessorio” e “indennità di collaborazione”.
Stipendio che per il capo di cabinetto, Manlio Strano, arriva — sempre diviso tra le tre voci — a 195.389 euro lordi all’anno.
Salvatore Mazzamuto, che di Alfano è consigliere per le questioni giuridiche, ha uno stipendio ufficiale uguale a quello della portavoce Subranni, 91.364 euro lordi al-l’anno.
L’industria Alfano non si ferma a questi nomi, ovviamente.
Marco Villani, consigliere diplomatico di Alfano, percepisce un compenso annuo lordo di euro 92.846,71.
Marco Canaparo, anche lui consigliere del super ministro , 55.354,82.
Isabella Rauti (figlia dello storico leader della Fiamma Tricolore Pino Rauti, moglie di Gianni Alemanno), consigliere per le politiche di contrasto alla violenza di genere ha un compenso annuo 74.480,98 euro.
La nomina al ministero di Rauti è avvenuta — ma si tratta di una casualità o comunque non abbiamo elementi per dire il contrario — lo stesso giorno in cui il marito ha perso la poltrona di sindaco.
Ufficialmente a titolo gratuito è l’incarico a collaboratore della segreteria del ministro dell’ex consigliere comunale di Agrigento Davide Tedesco, parente dell’attuale deputato Pdl all’Assemblea Regionale Siciliana Enzo Fontana.
Roberto Rametta, anche lui collaboratore della segreteria del ministro, ha uno stipendio di 41.600 euro.
Tutti sul tetto dei 41 mila euro l’anno anche gli altri collaboratori, come Natascia Marani, Alfonso Gallo Carrabba, Angelo Pisanu Petrini, Aldo Piazza (ex sindaco di Agrigento), Ivan Paci (ex consigliere provinciale e capogruppo del Pdl di Agrigento.
Siamo alla modestissima cifra di un milione e 354 euro e rotti, ma parliamo solo di quello che riguarda lo staff ristretto del vicepremier.
A questa cifra vanno aggiunti gli addetti stampa (solo i direttori dei vari settori sono cinque), e il gabinetto del ministro che può contare su 12 uffici e, i responsabili degli uffici, sono tutti inquadrati come prefetti con uno stipendio che si aggira attorno ai 150.000 euro all’anno, per un totale di un milione e ottocentomila euro all’anno.
Emiliano Liuzzi
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Ottobre 28th, 2013 Riccardo Fucile
IN ALTO ADIGE SVP AL 42%, PD AL 9%, CRESCONO I PARTITI SECESSIONISTI SUD TIROLESI
E’ iniziato alle 7 lo spoglio delle elezioni provinciali a Trento e Bolzano: i dati mostrano un
centrosinistra in vantaggio in Trentino, mentre in Alto Adige lo spoglio delle prima sezioni dà un nettissimo vantaggio dell’Svp, oltre il 40%.
Nelle due province si è votato ieri fino alle 22 per il rinnovo dei due consigli provinciali, per l’elezione del nuovo presidente di Trento e di fatto per il consiglio regionale, che è composto per statuto dai consiglieri delle due province.
Sia a Bolzano che per la Regione saranno infatti i consiglieri ad eleggere il presidente. Nella provincia di Trento il Pd nelle elezioni del 2008 arrivò al 21,62%. Oggi è, per ora, al 25,29%.
La Lega Nord cinque anni fa totalizzò il 14%, mentre oggi è per il momento al 6%.
Il Pdl nel 2008 raggiunse il 12,2%, mentre oggi non si è presentato con una lista propria.
Quanto alla provincia di Bolzano, invece, il Pd nel 2008 arrivò al 6%, mentre oggi ha già raggiunto l’8,9%.
Il Pdl totalizzò cinque anni fa l’8,3% e la Lega il 2,1%. Oggi i due partiti si sono presentati assieme e, per ora, non superano il 3,5%.
Il Movimento Cinque Stelle alle ultime politiche aveva totalizzato il 20% in provincia di Trento, mentre adesso per ora è al 5,6%.
A Bolzano l’M5S aveva raggiunto alle politiche l’8,3%, mentre adesso è al 3%.
Crescono i secessionisti in Alto Adige.
E’ con il 54,7% delle sezioni scrutinate che si può tracciare un prima significativa analisi di quello che sarà il nuovo governo dell’Alto Adige.
Le urne stanno confermando, come del resto previsto, la Suedtiroler Volkspartei il primo partito altoatesino (42,6 %).
Vanno evidenziati i significativi incrementi rispetto al 2008 sia dei Die Freiheitlichen con il 16,2 % (la vera opposizione del partito della ‘stella alpina’) che del movimento popolare secessionista della ‘pasionaria’ Eva Klotz, della Suedtiroler Freiheit (6,2 %). In crescita i Verdi, tiene il Pd.
Crollo, causa la frammentazione, dei partiti di centrodestra con la coalizione Forza Alto Adige (Pdl)-Lega Nord-Team Autonomie che naviga attorno al (3,5 %).
Poco sopra i tre punti percentuali anche L’Alto Adige nel cuore e Movimento Cinque Stelle.
I seggi dei consiglieri di madrelingua italiana da otto sicuramente scenderanno a sette se non addirittura a sei.
Con questi numeri rischia di calare a uno l’assessore di lingua italiana in giunta.
(da “La Repubblica”)
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