Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
O IL PARLAMENTO LEGIFERA SEGUENDO LE INDICAZIONE DELLA SUPREMA CORTE O SI VOTERA’ CON UN PROPORZIALE CON PREFERENZE… DI FATTO IL VOTO SI ALLONTANA: ESULTA ALFANO, UNA SCONFITTA BRUCIANTE PER LE AMBIZIONI DI RENZI
Una manciata di righe. Non di più. La nota della Corte Costituzionale che ammette il ricorso
anti-Porcellum è stringata, rimanda alle motivazioni della sentenza che verranno diffuse tra qualche settimana.
Ma il testo è sufficiente per capire che oggi dalla Consulta è stata partorita quella che può ben definirsi una svolta storica per gli scenari politici e istituzionali presenti e futuri.
Un colpo secco, tre risultati: la Suprema Corte ha ‘asfaltato’ il sistema maggioritario, affossato le pretese del futuro segretario del Pd Matteo Renzi e azzoppato la credibilità di questo Parlamento con tutti gli atti che ha prodotto, compresa l’elezione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Questo terzo punto non è vero, ma è già vero per i social network: il che è un fatto.
La Corte ha dichiarato incostituzionale il premio di maggioranza del Porcellum. Non solo. Incostituzionale è anche la mancanza delle preferenze, prevista dal sistema di liste bloccate.
Che significa?
Di fatto, la sentenza di oggi indica i binari lungo i quali il Parlamento potrà legiferare per approvare un nuovo sistema elettorale. Se non lo farà , se non riuscirà a trovare un accordo su una nuova formula, quando si tornerà alle urne, si voterà con quello che rimane del Porcellum al netto dell’intervento della Consulta.
E cioè con un sistema proporzionale, cioè il Calderolum spogliato del premio di maggioranza. Quanto alle preferenze, per reinserirle sarà necessario un intervento legislativo, che però comunque è molto più semplice della reistituzione dei collegi, che andrebbero ridisegnati.
Se questa è la prospettiva, si riducono i margini di manovra di Matteo Renzi.
Il sindaco avrebbe voluto un sistema maggioritario a doppio turno, che di fatto coronerebbe la sua leadership, premierebbe lo sforzo fatto per arrivare a fare il segretario del Pd, santificherebbe la sua visione politica bipolarista.
Ora se lo può scordare. La sentenza della Consulta non porta buon vento per Renzi. Anzi. Di fatto, lo annulla.
Annulla il suo potere contrattuale verso Angelino Alfano, interessato ad un impianto proporzionale e comunque assolutamente interessato a restare al governo il più a lungo possibile, ad allontanare lo spettro delle elezioni anticipate, per avere tempo di organizzare il suo neonato Ncd.
Ora, nell’era del post Consulta, nell’era del post Porcellum, se Renzi non scende a compromessi con Alfano e la truppa governista sulla legge elettorale, finisce in minoranza e non ha nemmeno armi da agitare.
La sentenza della Consulta lo ha infatti privato dell’arma più preziosa: quella del ritorno al voto. Ora non gli converrebbe più, visto che si voterebbe con quel che resta del Porcellum.
Però la sentenza della Consulta ha prodotto anche un terzo effetto.
Uno di quegli effetti perniciosi che non corrispondono alla realtà ma diventano realtà sui media. Subito dopo la notizia sulla bocciatura del Porcellum, i social si sono riempiti di commenti arrabbiati sull’illegittimità di questo Parlamento, eletto a febbraio con una legge elettorale evidentemente incostituzionale.
Non è vero, la Corte Costituzionale è chiara al proposito: gli effetti della sentenza di oggi riguarderanno le prossime elezioni e non quelle passate.
Però, anche se non è vero, non ci si può nascondere che la riflessione sull’illegittimità di questo Parlamento contiene suggestioni che troveranno spazio nel clima attuale dell’anti-politica.
Tant’è vero che Berlusconi e Forza Italia la stanno già cavalcando alla grande. Un pasticcio. Che rischia di riportarci al proporzionale anni ’80. In nome della stabilità e delle larghe intese forever.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
NON E’ VERO CHE IL PARLAMENTO E’ ILLEGGITIMO, E’ VERO CHE HA PERSO DI CREDIBILITA’ IL NOSTRO SISTEMA POLITICO
È una decisione “epocale”, quella della Consulta. Nel senso etimologico del termine. Che chiude un’epoca, sia pur nel modo peggiore. E certifica il default della politica nella seconda Repubblica.
Perchè l’impatto della sentenza non è riducibile a una “tecnicalità ”. Non c’è solo una questione di incostituzionalità di liste bloccate. C’è, nella sua enorme ricaduta politica, il giudizio di “illegittimità ” della legge elettorale che ha eletto tre Parlamenti, il capo dello Stato e una parte della Corte costituzionale.
Per carità , sappiamo che le cariche sono valide, tecnicamente, ma il senso di ciò che è accaduto agli occhi dell’opinione pubblica è che, con la sentenza di oggi, le istituzioni hanno perso, e non poco, la loro legittimità istituzionale.
E quindi la loro credibilità (agli occhi dell’opinione pubblica). E, da luoghi di tutti, diventano carne da macello della propaganda populista.
Di chi, come Forza Italia e Grillo, ha già urlato: “Il Parlamento è illegittimo, subito al voto”.
Siamo cioè, sia perdonata l’enfasi, non di fronte a una crisi del sistema politico, come nel ’92, quando partiti che avevano perso la loro funzione storica caddero a pezzi e il cambio di legge elettorale favorì l’esplosione del sistema.
Siamo di fronte a qualcosa, al tempo stesso, di inedito e di più inquietante nella storia Repubblicana: una crisi di legittimità costituzionale.
In questo momento non c’è una legge elettorale legittima. E poco importa che, nelle pieghe della sentenza della Corte, si intravede la via d’uscita di un proporzionale con preferenze che fa gioire gli ultras delle larghe intese.
E poco importa pure che il primo effetto della sentenza sia quello di “blindare il governo”, come emerge dall’entusiastica reazione di Alfano e dalla rabbia di Berlusconi.
Perchè, in una situazione del genere — col Parlamento eletto con una legge anticostituzionale — anche il governo è azzoppato come credibilità e legittimazione.
Ecco il punto, quello storico.
Con la sentenza non è più forte questo o quello; l’effetto non è il presunto vantaggio tattico di questa o quella corrente. La sentenza è la certificazione del default della politica della Seconda Repubblica.
Ed è la certificazione, se ce ne fosse stato bisogno, del carattere barbaro della destra berlusconiana che si inventò la “Porcata” per azzoppare Prodi.
E ha prodotto l’effetto di azzoppare non l’avversario di turno ma le istituzioni repubblicane, ovvero la tutela di tutti.
È la destra della “catastrofe” nazionale quella che mostra oggi il suo volto autentico. Nel novembre del 2011 condusse il paese a un passo dal default economico e ai minimi storici della sua credibilità internazionale.
A dicembre del 2013 emerge l’altra parte delle macerie, di cui si erano intravisti tutti i presupposti: il blocco della democrazia prodotto dal Porcellum.
Ogni velo è caduto: il berlusconismo è stato — e lo è stato consapevolmente — il grande nemico della Costituzione repubblicana, che per servire interessi di parte, ha danneggiato il bene di tutti.
È così che si chiude la Seconda Repubblica. E francamente, nelle reazione della politica che ha appena vissuto il suo fallimento, c’è tutta l’inadeguatezza, la mancanza di coraggio e di pensieri lunghi che spiega come si è arrivati fin qui.
Alfano gioisce pensando che il governo è più forte.
Berlusconi vede nella sentenza l’ennesima tappa del complotto di Napolitano per farlo fuori.
Il Pd discetta sulle ricadute congressuali, con i renziani preoccupati e Fioroni che stappa il vino buono sognando la legge elettorale — proporzionale con preferenze — che portò l’Italia nel baratro alla fine della Prima Repubblica.
Di fronte alla certificazione dell’impotenza della politica da parte della Corte, la classe dirigente repubblicana discute su quale musica ballare sul ponte del Titanic senza vedere l’iceberg.
E invece l’iceberg si vede. Si vede nella campagna sfascista di Berlusconi e Grillo, i grandi difensori del Porcellum, che invocano elezioni di fronte a un Parlamento “delegittimato”.
E che continueranno nelle prossime settimane contro un capo dello Stato delegittimato e contro le istituzioni delegittimate a loro volta.
Si vede nei rigurgiti passatisti di chi è già impegnato a uscire dalla crisi con la “restaurazione”, come Pier Ferdinando Casini e i democristiani nostalgici di quelle preferenze e di quel proporzionale che fece sprofondare il sistema politico di allora nella corruzione.
Si vede anche nella mancanza di coraggio di chi, a sinistra, di fronte alla Consulta invoca una legge elettorale.
Ma in questi mesi ha preferito galleggiare evitando di affrontare il tema e giocando con gli accrocchi costituzionali del Professor Quagliariello, con l’obiettivo di blindare il governo e di tirare a campare.
Ecco, ora il tempo dei tentennamenti è finito. Di fronte all’umiliazione, il Parlamento è ancora in tempo per evitare soluzioni mediocri. Con una proposta. Subito.
Prima ancora delle faide interne al Pd c’è il paese e le sue istituzioni.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
LA CONSULTA ASFALTA IL MAGGIORITARIO, E’ LA DEBACLE DI RENZI: SI ALLONTANA IL VOTO ANTICIPATO
Un attimo dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul ricorso anti-Porcellum, basta
guardare le facce dei parlamentari renziani alla Camera per capire quanto sia cambiato lo scenario politico: in un sol colpo, con un semplice pronunciamento della Consulta, cambiato radicalmente.
A pochissimi giorni dalle primarie che lo incoroneranno segretario del Pd, i fedelissimi di Matteo Renzi non festeggiano.
Perchè la decisione dell’Alta corte di dichiarare incostituzionale sia il premio di maggioranza del Porcellum e sia la “mancanza delle preferenze” contenuta in questo sistema di voto di fatto allunga la vita al governo Letta-Alfano.
Di più: “Elimina dal tavolo la pistola fumante del voto anticipato”, dice un renziano doc in Transatlantico, scuro in volto. E ancora: “Toglie potere contrattuale a Renzi”. D’ora in poi, infatti, la base di partenza per la trattativa sulla legge elettorale non sarà più un sistema bipolare come il Porcellum, storto ma bipolare, bensì un proporzionale con preferenze.
Vale a dire quella parte del Calderolum che resta in piedi dopo l’intervento chirurgico della Consulta: è con questa parte che si andrebbe a votare se il Parlamento non riuscisse ad approvare una nuova legge elettorale.
Solo per la reintroduzione delle preferenze sarebbe necessario un piccolo intervento del governo con ratifica del Parlamento, poca roba.
Il punto è che ormai, dopo la pronuncia della Corte, sono svanite le speranze di trovare l’accordo su un sistema maggioritario a doppio turno, quello agognato da Renzi.
La pronuncia della Consulta sul Porcellum ha di fatto passato un bel colpo di spugna su vent’anni di maggioritario, secondo l’interpretazione più pessimista dei renziani. “Non ci voleva la Corte per sapere che il premio di maggioranza del Porcellum è incostituzionale. Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza e poi agiremo in Parlamento per una nuova legge elettorale”, fa sforzo di ottimismo il renziano Davide Parrini in Transatlantico.
Ma basta volgere lo sguardo verso un divanetto poco distante per scorgere nel volto gaudente del proporzionalista Giuseppe Fioroni tutti i motivi della sconfitta di Renzi in questo round sulla legge elettorale e forse in tutto il match.
Per Fioroni infatti la sentenza della Consulta rispecchia esattamente la sua proposta di legge presentata nella scorsa legislatura: “Proporzionale con le preferenze. Se nessuno tocca niente resta un grande sistema elettorale, democratico e costituzionalmente corretto. Una legge perfetta e voglio vedere adesso come la mettono quelli che parlano di doppi, tripli turni…”.
Non solo Fioroni. Anche la reazione di Alfano dice molto del ‘lutto’ di Renzi.
Il vicepremier, controparte di Renzi in maggioranza, esulta: “La decisione della Consulta è ottima, non ci sono più alibi: si deve procedere a cambiare la legge elettorale”.
“Sono le larghe intese a vita”, ammettono amaramente i renziani, coscienti di aver perso ormai l’arma del voto anticipato, mai agitata ufficialmente ma comunque corda che il sindaco di Firenze ha sempre utilizzato nella contrattazione con il governo.
Del resto, alla Leopolda, aveva anche tentato di far passare il messaggio che, alle brutte, si sarebbe potuti tornare al voto con il Porcellum.
Ora questa prospettiva, pur indigesta all’elettorato e comunque non favorita dal diretto interessato, non è più data.
Se cade il governo, dall’altra parte c’è solo un voto con il proporzionale, sistema che annullerebbe la leadership di Renzi e qualunque altra leadership.
Ritorno agli anni ’80, insomma. Nè più, nè meno.
Di fatto, è successo quello che i renziani hanno sempre temuto: il proporzionale ripristinato per intervento della Corte Costituzionale a difesa del governo.
E’ un attacco che i fedelissimi di Matteo snocciolano a mezza bocca alla Camera, ammettendo, sotto sotto, che, soprattutto nella bocciatura delle liste bloccate, la Consulta è “andata un po’ oltre, sconfinando su un livello di discrezionalità politica che non le è dato”.
Perchè, è l’argomentazione, “non si è limitata a bocciare le liste bloccate suggerendo, per dire, il sistema dei collegi. Bensì ha sindacato sulla mancanza delle preferenze…”, dando precise indicazioni sul prossimo sistema elettorale.
Quello che i renziani non dicono esplicitamente, lo ‘spara’ un difensore convinto del sistema maggioritario come Arturo Parisi che senza mezzi termini parla di “sentenza pienamente politica, ora il Parlamento intervenga…”.
E c’è dell’altro. Parallelamente alla sentenza della Consulta, si è mossa di nuovo anche la commissione Affari Costituzionali del Senato. A sorpresa.
Con quello che i renziani definiscono un “blitz”, i ‘governisti’ del Pd insieme al Pdl e Scelta Civica hanno approvato l’istituzione di un comitato ristretto che entro gennaio proverà a cercare un accordo sulla legge elettorale.
“Un grave errore — tuona il renziano Andrea Marcucci – Sulla legge elettorale si è preferito trovare un accordo inutile con Calderoli e con Forza Italia, piuttosto che sostenere la posizione del partito sul doppio turno, espressa con forza da Matteo Renzi. Il comitato ha il solo scopo di impedire il passaggio alla Camera e di perdere altro tempo”.
La sentenza della Consulta, arrivata poco dopo il blitz, chiarisce tutto. “Forse al Senato lo avevano intuito che sarebbe andata così…”, i renziani sentono puzza di bruciato.
Ma al di là delle sensazioni e delle supposizioni, resta il dato reale. Amaro. Per ora la legge elettorale resta a Palazzo Madama, almeno fino a gennaio.
La discussione non si sposta alla Camera come avrebbe voluto Renzi, convinto che con la maggioranza del centrosinistra a Montecitorio si sarebbero potute piantare le basi per un sistema maggioritario a doppio turno.
Ora è tutto azzerato. Si ricomincia. Anzi: è da Palazzo Chigi che ricominciano.
E’ lì che si trovano in una posizione di forza per negoziare una nuova legge elettorale. Pena il ritorno al voto col proporzionale, la ‘tomba politica’ di Renzi.
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
VIA IL PREMIO DI MAGGIORANZA, MA C’E’ IL PROBLEMA DELLE PREFERENZE: IL GOVERNO DOVREBBE INTERVENIRE CON UN DL
“Ci sono due aspetti della sentenza della Corte costituzionale, ma occorre partire da una premessa: la sentenza si può applicare già da domani”.
O, più esattamente, “dalla pubblicazione delle motivazioni, momento in cui la decorrenza degli effetti giuridici avrà efficacia”.
Antonio Agosta, professore di Scienza politica a Roma Tre e tra i massimi esperti di legge elettorale, non ha dubbi: “Non torneremo a votare con il Porcellum così come lo abbiamo conosciuto”.
La decisione della Consulta non fa decadere l’intera legge, ma interviene su due aspetti: l’attribuzione del premio di maggioranza e le liste bloccate.
Ed è qui che entra in ballo la differenziazione posta da Agosta: “Sul primo aspetto non ci sono problemi, perchè, per come è scritta la legge, occorre solo abrogare i premi di maggioranza di Camera e Senato”.
Il Porcellum infatti, spiega il professore, “prevede una prima ripartizione dei seggi al netto del premio, sulle sole percentuali elettorali, e dunque nono occorre nessun tipo di ulteriore intervento normativo”.
“Si passa così di fatto ad un sistema realmente proporzionale – continua – perchè, al contrario di quanto sostenuto da più parti, la legge in vigore fino ad oggi era in realtà tecnicamente un maggioritario di coalizione che tutelava la rappresentanza delle minoranze”.
Il problema si pone sul secondo aspetto, quello della bocciatura delle liste bloccate. “Perchè non c’è nessun passaggio del testo attuale che le preveda – spiega Agosta – per cui è necessario un intervento normativo. Nella nota diffusa la Consulta non spiega quante debbano essere e come vadano regolamentate, per cui dovrà essere il Parlamento ad intervenire”.
Qualora la situazione precipitasse e si dovesse andare alle urne prima che le Aule intervengano la strada è una sola e, a parere dell’esperto, obbligata: “In quel caso il governo dovrebbe agire tramite un decreto legge che recepisca la sentenza della Costituzione, perchè in quel caso ci sarebbero le ragioni di necessità ed urgenza, non potendo in altro modo votare”.
Ci sarebbe un’altra soluzione, che potrebbe essere suggerita nelle motivazioni oppure no, ma che sarebbe comunque “impervia e improbabile”.
“Sarebbe quella di recuperare per analogia il meccanismo dell’ultima volta che in Italia si è votato con le preferenze, tornando alla legge in vigore ai primissimi anni ’90. Ma sarebbe una strada rischiosa e molto contestabile”.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
AVVISO AL PARLAMENTO: “SEMPRE POSSIBILE APPROVARE NUOVE LEGGI ELETTORALI”
La Corte Costituzionale ha bocciato il Porcellum in tutti e due i punti sottoposti al vaglio di
costituzionalità : ovvero il premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze.
La decisione consiste nel cancellare il premio di maggioranza, considerato abnorme, e nell’inserire una preferenza simbolica laddove la legge non le prevedeva.
“La Corte costituzionale – si legge in una nota – ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza (sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica) alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. La Corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali ‘bloccate’, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza”.
“Resta fermo – precisa comunque la Consulta – che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”.
Le motivazioni vere e proprie del pronunciamento della Corte “saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici”.
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
CHIEDONO ALLA GIUNTA PER LE ELEZIONI UN SUPPLEMENTO DI DOCUMENTAZIONE CHE NE CONFERMI IL VALORE SOCIALE E SCIENTIFICO: CHI LO ESAMINA POI? GASPARRI, RAZZI E SCILIPOTI?
I fedelissimi del Cavaliere chiedono alla Giunta delle elezioni un supplemento di documentazione che confermi il “valore sociale” di Carlo Rubbia, Renzo Piano e Claudio Abbado e quello scientifico di Elena Cattaneo.
In Giunta delle elezioni i senatori di Forza Italia Elisabetta Casellati e Lucio Malan hanno posto la questione sulla sussistenza dei requisiti previsti per la convalida dei senatori a vita, chiedendo un rinvio per l’acquisizione della documentazione necessaria.
“Pur rispettando il Capo dello stato e i quattro nominati – affermano – dalle carte trasmesse alla Giunta non sono emersi elementi sufficienti ad identificare gli ‘altissimi’ meriti scientifici della prof. Cattaneo nè gli ‘altissimi meriti sociali’ attribuiti a tutti e quattro (Renzo Piano, Carlo Rubbia e Claudio Abbado, ndr)”.
Il premio Nobel per la Fisica, il famoso architetto, la neurobiologa resa celebre dalle ricerche sulle staminali e il grande direttore d’orchestra, nominati senatori a vita da Giorgio Napolitano lo scorso agosto, forse dovranno sottoporsi all’esame di Maurizio Gasparri?
Magari qualche straccione e qualche aspirante velina miracolata potrebbero leggersi le schede che seguono.
Claudio Abbado
Nato nel 1933, si è diplomato al conservatorio di Milano. Ha acquisito meriti artistici nel campo musicale attraverso l’interpretazione della letteratura musicale sinfonica e operistica alla guida di tutte le più grandi orchestre del mondo. A tali meriti si è congiunto l’impegno per la divulgazione e la conoscenza della musica in special modo a favore delle categorie sociali tradizionalmente più emarginate. Ha avuto la responsabilità della direzione stabile e musicale delle più prestigiose istituzioni musicali del mondo come il Teatro alla scala e i Berliner philharmoniker; ha ideato istituzioni per lo studio e la conoscenza della nuova musica”.
Elena Cattaneo
Nata nel 1962, si laurea in farmacia all’università di Milano, dove dal 2003 insegna come professore ordinario. “Ha operato come ricercatrice per tre anni al Mit di Boston – ricorda il comunicato del Quirinale – dove ha avviato studi su cellule staminali cerebrali. Rientrata in italia, ha fondato e dirige il laboratorio di biologia delle cellule staminali e farmacologia delle malattie neurodegenerative del dipartimento di bioscienze dell’università di Milano”, e “da ottobre 2013, coordinerà il progetto neurostemcellrepair nell’ambito del 7° programma quadro della ricerca europea”.
Renzo Piano
Nato nel 1937, si laurea al Politecnico di milano nel 1964 e dal 1994 è ambasciatore dell’Unesco per la città . Nel corso della sua carriera, “ha costruito spazi pubblici per le comunità , musei, università , sale per concerto, ospedali.
Tra i suoi più importanti progetti il centro culturale Georges Pompidou a Parigi, l’aeroporto Kansai in Giappone, l’auditorium Parco della musica a Roma, il museo dell’Art Institute a Chicago, il nuovo campus della Columbia University a New York.
Nel 2004 istituisce la fondazione Renzo Piano, con sede a Genova, organizzazione no-profit dedicata al supporto dei giovani architetti, che accoglie a bottega”.
Carlo Rubbia
E’ nato nel 1934, si è laureato alla Normale di Pisa e ha svolto il suo dottorato alla Columbia University.
Ricercatore al Cern di Ginevra dal 1961, ne è stato direttore generale dal 1989 al 1993.
Per diciotto anni ha svolto l’attività di professore di fisica ad Harvard. Nel 1984 ottiene il premio nobel insieme a Simon Van Der Meer per la scoperta dei particelle w e z, responsabili delle interazioni deboli.
“Membro delle più prestigiose accademie scientifiche – conclude il Quirinale – detiene 32 lauree honoris causa. Attualmente svolge le sue attività di ricerca fondamentale al Cern e ai laboratori nazionali del Gran Sasso dell’Infn.
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
LORENZIN: “SUBITO UN NUJOVO COMITATO”… VERRA’ SCELTO UN ALTRO TEAM DI ESPERTI PER VALUTARE IL PROTOCOLLO DI VANNONI
Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto di nomina della Commissione del Ministero della Salute
che ha bocciato il “metodo Stamina”. Di conseguenza è sospeso anche il parere contrario alla sperimentazione.
Accolto dunque il ricorso del presidente della Stamina Foundation, Davide Vannoni.
“È necessario che ai lavori del Comitato scientifico per la sperimentazione che ha bocciato il metodo«partecipino esperti, eventualmente anche stranieri, che sulla questione non hanno già preso posizione o, se ciò non è possibile essendosi tutti gli esperti già esposti, che siano chiamati in seno al Comitato, in pari misura, anche coloro che si sono espressi in favore del metodo», scrive il Tar nella lunga ordinanza con la quale ha sospeso la nomina della Commissione del ministero della salute.
Il ministero della Salute nominerà un nuovo comitato scientifico di esperti per una nuova valutazione del protocollo Stamina di Davide Vannoni.
Ciò a seguito della sentenza di oggi del Tar del Lazio che sospende il comitato scientifico dal quale è arrivata la bocciatura al metodo.
Tempestiva la reazione del Ministero della Salute. «Ho voluto attivare immediatamente le procedure per il nuovo comitato scientifico perchè ritengo che in questa vicenda non si possano lasciare i malati e le famiglie nel dubbio», così il ministro Beatrice Lorenzin, a seguito della sentenza del Tar.
Il ministero, si sottolinea in una nota, provvederà già nelle prossime ore alla nomina dei nuovi componenti del comitato scientifico, scelti anche tra esperti stranieri.
La «tempestiva ripresa dei lavori del comitato scientifico permetterà – sottolinea il ministero della Salute – di compiere gli approfondimenti istruttori indicati dal Tar». Una delegazione di malati pro-Stamina è stata ricevuta a Palazzo Chigi dal vice segretario generale della presidenza del Consiglio, Elisa Grande.
La delegazione era composta da Roberto Meloni e dagli ormai noti fratelli Biviano, Marco e Sandro, protagonisti la settimana scorsa di una protesta choc che ha consistito nel versare il loro sangue sulle foto del capo dello Stato, del presidente del Consiglio e del ministro della Salute.
A Grande hanno consegnato una lettera, indirizzata a Napolitano, Letta e Lorenzin, in cui chiedono un decreto ministeriale d’urgenza che autorizzi il metodo Stamina.
A tal fine, si legge nella missiva, si richiede «la creazione di un tavolo di confronto tra scienziati, istituzioni, e rappresentanti dei malati, così da costituire una commissione scientifica d’urgenza che possa valutare immediatamente la possibilità di utilizzare il metodo Stamina quale terapia, non ancora sperimentata, quindi ad uso compassionevole, per tutti i malati a rischio di morte, affetti da patologie per le quali la medicina ufficiale non ha soluzioni terapeutiche».
La lettera prosegue con la richiesta di dare in seguito vita a «una sperimentazione scientifica con un comitato scientifico più allargato, composto da personalità internazionali individuate da entrambe le parti».
Al termine dell’incontro, Sandro Biviano ha riferito che la Grande «ha detto che si farà portavoce» delle loro istanze e che «a giorni» darà loro una risposta. «Siamo determinatissimi – ha aggiunto Biviano – e per fermarci dovranno spararci contro».
Intanto la sperimentazione va avanti a Miami.
«Dopo il 10 gennaio inizieremo una sperimentazione biologica del metodo Stamina a Miami, insieme al professor Camillo Ricordi, lo scienziato italiano che dirige il centro trapianti cellulari e il Diabetes Research Institute della città americana».
Ad annunciarlo il presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni.
«Saranno fatti test approfonditi sulle cellule, dai quali spero scopriremo qualcosa di nuovo- prosegue Vannoni- saranno dieci- quindici giorni importanti anche per poter eventualmente dare risposte ad attacchi ingiustificati che vengono mossi nei nostri confronti».
«Contestualmente ho parlato con Ricordi anche della pubblicazione dei dati relativi ai pazienti trattati a Brescia» aggiunge Vannoni, che conclude «la battaglia che si sta conducendo in Italia è importante, non scappiamo in un altro Paese».
(da “La Stampa“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
NEURONI OTTENUTI DA CELLULE MESENCHIMALI
Il metodo Stamina, messo a punto dal presidente della Stamina Foundation, Davide Vannoni, si basa sulle cellule staminali del midollo osseo, chiamate mesenchimali, note per la loro capacità di dare origine ai tessuti di ossa, pelle e cartilagine.
Secondo la tesi portata avanti da Fondazione Stamina, è possibile trasformare queste stesse cellule anche in neuroni, utilizzando una sostanza nota per la funzione che svolge nello sviluppo delle cellule, come l’acido retinoico, e diluendola nell’etanolo.
La tecnica consisterebbe quindi nell’estrarre le cellule staminali mesenchimali dal midollo osseo dei pazienti, nel tenerle in coltura nell’acido retinoico diluito per farle differenziare in cellule nervose e quindi nel reinfonderle nello stesso paziente.
La Fondazione Stamina ritiene che la tecnica sia efficace per curare anche malattie neurodegenerative come l’atrofia muscolare spinale (Sma).
Quest’ultima è diventata famosa come la “malattia di Celeste”, dal nome della bambina di due anni i cui genitori hanno presentato nell’agosto 2012 un ricorso perchè potesse riprendere la terapia sperimentale cui era stata sottoposta presso gli Spedali Civili di Brescia.
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
CONTRIBUTI DI 60.000 EURO ALLA FONDAZIONE DI MATTEO RENZI, 10.000 A CUPERLO, 230.000 A ZINGARETTI… CONTRIBUTI ANCHE A ITALO BOCCHINO, ORA DIVENTATO RESPONSABILE DEI RAPPORTI ISTITUZIONALI DEL GRUPPO ROMEO
Ci sono le piccole forniture, come l’acqua per un macchinario dell’università di Pavia, una
bottiglia pagata 24 euro sul cosiddetto mercato elettronico contro i 4-5 chiesti dal vecchio rivenditore.
E poi ci sono i grandi appalti, come quelli per i servizi di pulizia e manutenzione degli edifici pubblici, dove torna spesso il nome di Alfredo Romeo, condannato in secondo grado per corruzione e turbativa d’asta, che negli ultimi anni ha finanziato le campagne elettorali di diversi politici.
Era dedicata alla Consip, la società del ministero dell’Economia che si occupa di acquisti della pubblica amministrazione, la puntata di Report andata in onda su Raitre.
«Siamo d’accordo che avere una centrale unica di acquisti sia una buona idea – dice Milena Gabanelli – ma poi dipende da come la traduci nella realtà . E come sempre la differenza la fa la qualità delle persone».
Nella «spartizione» – titolo dell’inchiesta di Emanuele Bellano e Luca Chianca – vengono ricordati i finanziamenti del gruppo Romeo alle campagne elettorali di diversi politici come Italo Bocchino (all’epoca in Fli) e Goffredo Bettini (Pd) che ha restituito 40 mila dei 50 mila euro ricevuti.
C’è anche Matteo Renzi con i 60 mila euro per la Fondazione Big Bang che il sindaco di Firenze commenta così: «Io francamente non l’avrei presi, l’ho anche detto ai miei amici della fondazione. Però probabilmente non lo sapevano nemmeno».
E ci sono anche i 10 mila euro per le cene elettorali nel 2006 di un altro candidato alla segreteria Pd, Gianni Cuperlo.
La cifra più alta va però a Luca Zingaretti, per le elezioni del 2008 alla Provincia di Roma, con 230 mila euro.
«I finanziamenti ai politici sono stati da essi stessi richiesti ed effettuati nei modi di legge» dice l’avvocato del gruppo Romeo in una lettera che Gabanelli legge in studio, aggiungendo: «Non ne dubitiamo ma possiamo sospettare che poi qualcuno venga favorito».
Tra gli appalti vinti attraverso Consip dal gruppo Romeo c’è anche quello per le pulizie al tribunale di Milano, con gli «uffici giudiziari che hanno espresso il loro non gradimento».
Nell’inchiesta viene intervistato un ex dirigente Consip, ripreso di spalle, la voce camuffata. Racconta come la società non sia tenuta a controllare la conformità dei beni venduti attraverso la propia piattaforma. Ci sono solo verifiche a campione, fatte da un’azienda esterna.
«La società che in questi anni ha effettuato i controlli – dicono gli autori – ha la sede in Svizzera, ed è la Sgs, il cui presidente è Sergio Marchionne».
Lorenzo Salvi
(da “il Corriere della Sera“)
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