Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
CON LA CRISI CHIUSE OLTRE 136.000 TRA STALLE ED AZIENDE IN SEI ANNI… IL MINISTRO DE GIROLAMO: “NO ALLA CONCORRENZA SLEALE”
Una protesta in difesa del made in Italy sul fronte agroalimentare.
Il valico del Brennero si è così tinto di giallo e verde, i colori della Coldiretti.
Alcune migliaia di manifestanti si sono radunati al valico italo-austriaco, nonostante il freddo polare. I tir controllati trasportavano tra l’altro fiori e semilavorati di maiale, che secondo gli organizzatori della manifestazione arriveranno poi nei negozi come made in Italy.
«Salviamo il vero prosciutto italiano» e «ogni 1.500 prosciutti stranieri un posto lavoro in meno per gli italiani» si legge sui manifesti.
L’INTERVENTO DEL MINISTRO
Il ministro delle politiche agricole Nunzia Di Girolamo si è unita alla manifestazione della Coldiretti e ha invocato uno stop alla concorrenza sleale: «Il made in Italy è la grande occasione per il nostro Paese per uscire dalla crisi. Occorre insistere specialmente per quanto riguarda la tracciabilità in modo tale da consentire agli agricoltori italiani di essere protetti. E anche i consumatori finali devono sapere da dove arrivano i prodotti e che cosa mangiano».
LO STUDIO
Nell’occasione la Coldiretti ha reso nota una propria ricerca basata su dati Unioncamere relativi ai primi nove mesi 2013 rispetto all’inizio della crisi nel 2007. Secondo lo studio con la crisi sono state chiuse in Italia 140mila (136.351) stalle ed aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualità importati dall’estero che vengono spacciati come Made in Italy.
Solo nell’ultimo anno – sottolinea la Coldiretti – sono scomparse 32.500 tra stalle ed aziende agricole e persi 36mila occupati nelle campagne.
«Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute», afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Oggi l’Italia, anche a causa delle importazioni di minor qualità – sottolinea la Coldiretti – produce appena il 70% dei prodotti alimentari che consuma ed importa il 40 % del latte e della carne, il 50% del grano tenero destinato al pane, il 40% del grano duro destinato alla pasta, il 20 % del mais e l’80% della soia. Dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate in valore del 22 %, in questo caso secondo un’analisi di Coldiretti relativa al commercio estero nei primi otto mesi del 2013.
Gli arrivi di carne di maiale sono cresciuti del 16 %, mentre le importazioni di cereali, «pronti a diventare pasta e riso spacciati per italiani», hanno segnato un boom (+45 %), con un +24% per il grano e un +49 % per il riso.
Aumenta anche l’import di latte, +26 per cento, «anch’esso destinato a diventare magicamente made in Italy».
Netta pure la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +33 %, con il pomodoro fresco che sovrasta tutti (+59 %).
(da “il Corriere della Sera“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
A “FUNAMBULI” SU LA LA 7 DURA POLEMICA TRA IL GIORNALISTA E L’EUROPARLAMENTARE : “CENE ELEGANTI? CHE FA, MI MINACCIA?”
Duro scontro tra il giornalista de “Il Fatto Quotidiano”, Carlo Tecce, e l’europarlamentare
del Pdl, Licia Ronzulli, entrambi ospiti del talk show di approfondimento “Funamboli”, su 7Gold.
Miccia del dibattito: il processo Ruby, per il quale i giudici della quarta sezione penale di Milano hanno depositato le motivazioni della condanna del Cavaliere a sette anni di reclusione per concussione e prostituzione minorile.
Tecce sottolinea: “Quello che è poco discutibile in questo processo è che Berlusconi, all’epoca presidente del Consiglio, era ricattabile“.
“Ricattabile da chi?”, insorge la Ronzulli.
Ma la firma del Fatto prosegue il suo intervento, menzionando la telefonata dell’ex premier alla Questura per far rilasciare Ruby, all’epoca minorenne.
“Berlusconi non ha chiamato la Questura per farla rilasciare, ma per chiedere informazioni“, interrompe nuovamente l’europarlamentare, che polemizza anche con il conduttore Alessandro Milan.
“Voglio mettere i fatti in fila”, ribatte Tecce.
“I suoi fatti in fila”, continua la Ronzulli.
“Veramente non ho ricordato la sua telefonata con Nicole Minetti“, controbatte il giornalista.
“E allora?” — replica l’eurodeputato, agitandosi — “La ricordi. Lo faccia, non c’è nessun problema”.
Tecce sottolinea: “Lei è un’europarlamentare che si occupa di pari opportunità e ci sono tante telefonate in cui lei organizza le feste con Marysthell Polanco“.
“Sembrava quasi una minaccia la sua“, ripete continuamente la Ronzulli.
“Nessuna minaccia” — controreplica Tecce — “volevo solo ricordarle la sua attività di europarlamentare”
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
LA PASIONARIA REPLICA COSI’ A “LIBERO” CHE OGGI ANNUNCIA LA POSSIBILITA’ DI UNA CANDIDATURA DEL CAVALIERE NEL PARTITO BULGARO “ORDINE, LIBERTA’ E GIUSTIZIA”
“Candidarsi in Bulgaria? Berlusconi non ne ha mai parlato, ma a me piacerebbe, perchè dimostrerebbe che l’Italia si è comportata malissimo con lui. Ma non credo che accadrà , è più facile che vada in galera piuttosto che si candidi in Bulgaria”.
Daniela Santanchè, parlando ad Agorà su Rai Tre, interviene così nel dibattito sul futuro politico del Cav decaduto.
Un futuro che secondo la Pitonessa non sarà da candidato alle Europee in un altro paese (Bulgaria su tutte).
Eppure, nonostante per le norme Ue serve essere eleggibile in patria per essere candidati in Europa, sembra proprio che qualcuno creda ancora a questa ipotesi.
Sono soprattutto i giornali del Cav a spingere per questa soluzione.
Libero in particolare oggi pubblica alcune dichiarazioni di Yane Yanev, leader del partito bulgaro di centro Rzs (Ordine, libertà e giustizia), pronto a proporre al Cav il ruolo di capolista: “Sono convinto che Berlusconi sarà un ottimo difensore degli interessi della Bulgaria a Bruxelles”.
E in riva al Mar Nero – scrive Libero – sono già pronti a scommettere sull’elezione dell’ex presidente del Consiglio italiano.
È sicura, dicono.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
IL SINDACO VUOLE AZZERARE I RIMBORSI AI CONSIGLIERI REGIONALI
Per riguadagnare terreno, martella contro il gran favorito del voto di domenica prossima.
Cuperlo alzo zero contro Renzi. «Leggo dichiarazioni del sindaco di Firenze sinceramente un po’ a vanvera sulla legge elettorale e sull’elezione del premier ».
Non entra «nelle sue disquisizioni » ma per il candidato alla segreteria del Pd Renzi «disegna un sistema presidenziale che nasconde dietro l’ipotesi del sindaco d’Italia. A quel disegno dico no». Perchè «già qualcun altro ha provato in questo paese, in questi anni, a costruirsi un sistema simile ». Chiaro il riferimento a Berlusconi.
E’ la dura risposta al sindaco di Firenze che insiste su una legge elettorale disegnata sul modello di quella in vigore nei Comuni. E che poi avverte: «O noi, come Pd da fulcro del governo, riusciamo a far sì che Letta riesca a fare le cose che servono agli italiani o alle prossime elezioni Grillo e Berlusconi ci fanno un bel panino e ci portano via».
Poi, nel corso di “Porta a porta”, annuncia che azzererà i contributi ai gruppi politici regionali: «Le loro indennità costano più di quelle dei deputati, 965 milioni all’anno. Per me, nel 2014 i rimborsi diventano zero».
Però Cuperlo invita a stare attenti «alla demagogia e all’antipolitica che serpeggia: sono il primo a dire che serve ridurre il numero dei parlamentari e bisogna arrivare al monocameralismo. Ma non ci sto all’iconoclastia contro le istituzioni».
Il rush finale delle primarie si gioca dunque con Cuperlo all’attacco, ma anche bersaglio di una polemica per il sostegno che ha ricevuto dallo Spi-Cgil: una lettera ai pensionati del sindacato per invitarli a votare a favore del candidato che viene dai Ds.
Lo Spi rivendica l’endorsement, «la lettera è rivolta ai dirigenti del Pd che parteciperanno alle primarie», e si sorprende che ne sia nato un caso, «nessuno scandalo: la scelta della segretaria Carla Cantone era nota da tempo».
Cuperlo si dichiara «onorato» del sostegno dei pensionati della Cgil, Renzi ironizza: «Contenti loro… Io la Cgil in piazza l’ho sempre avuta, e comunque anche lì c’è chi mi vota».
Ma riuscirà a “separare” il Pd dalla Cgil? «Il sindacato – è la risposta – fa un altro lavoro». Renzi torna sulla battaglia delle cifre sull’affluenza per domenica prossima.
«Se vota meno di un milione e mezzo di persone è una sconfitta, un brutto segnale. Se votano due milioni è un bel risultato».
Detto questo, «va bene il calcolo sui voti, ma non vorrei che qualcuno dicesse che hanno votato “solo” un milione e mezzo o due milioni di persone».
Si sente la vittoria in tasca? «No. Chi lo dice vuol fregarmi, vogliono allontanare la gente dalle urne. Decidono i cittadini»
Come ripete poi ai simpatizzanti che lo accolgono al Teatro Olimpico di Roma con i cartelli “Tutti con Renzi”, «a me – scherza – può bastare il 50 per cento più uno».
E continua a giurare di non puntare alla poltrona di Letta («se fosse davvero il mio obiettivo, avrei giocato un’altra partita e non mi sarei candidato a segretario del Pd»).
Pippo Civati invece spara dritto sul governo, visto che «Renzi un giorno lo contesta e l’altro lo appoggia».
Il terzo “incomodo” nella corsa alla segreteria perciò dà lo sfratto all’esecutivo, con la seguente tabella di marcia: «Novanta giorni per fare le riforme, poi scioglimento ed elezioni anticipate, in modo di avere un nuovo governo già in sella per il semestre europeo di presidenza italiana». Civati sa che è una scommessa difficile, per cui con lealtà si dice pronto «se perdo le primarie a rispettare la linea del nuovo segretario sul governo».
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
IL DOPPIO TURNO “LIBEREREBBE” ALFANO DALL’OBBLIGO DI ALLEARSI CON FORZA ITALIA, NON ESSENDO NECESSARIO DICHIARARE LE ALLEANZE AL PRIMO TURNO
Un piano in tre mosse per costruire l’architrave della nuova maggioranza che sostiene l’esecutivo Letta.
Una svolta che contiene una potenziale rivoluzione per il nostro sistema politico e istituzionale.
Si tratta di un accordo che non prevede solo un asse tra il futuro segretario del Pd, Matteo Renzi, e il presidente del Consiglio. Ma si tratta di una piattaforma che coinvolgerà sia il leader dell’Ncd, Angelino Alfano, sia il capo di Scelta Civica, Mario Monti.
La trattativa si trova già in una fase piuttosto avanzata e consumerà una prima tappa mercoledì prossimo, in occasione del discorso che il premier terrà in Parlamento per riconquistare la fiducia e ridisegnare il campo programmatico della coalizione dopo l’uscita di Silvio Berlusconi.
C’è un episodio che ha aperto la prima breccia ad un’intesa che molti definiscono «straordinaria».
Ieri mattina, infatti, Letta e il sindaco di Firenze sono tornati a parlarsi dopo lo scontro degli ultimi giorni. Una telefonata lunghissima: per chiarirsi e per fissare i primi punti del “nuovo programma”.
Ma si è trattato anche di un colloquio in cui i due “ex duellanti” hanno convenuto sulla necessità di aprire uno squarcio nella paralisi che ha segnato il percorso delle riforme. «Dobbiamo fare un salto in avanti è stato il ragionamento di Renzi dobbiamo essere in grado di dare un senso concreto a questo anno di legislatura. Altrimenti a maggio, alle europee, siamo finiti».
«Mercoledì in aula — ha spiegato il premier — io farò un primo passaggio sui punti che concordiamo io e te».
Il resto, verrà definito entro un mese. Per fare una sorta di «accordo alla tedesca», ossia l’intesa programmatica siglata a Berlino tra la Merkel e i socialisti dell’Spd per la nascita della Grosse Koalition.
Ma se sull’introduzione del monocameralismo — la sostanziale abolizione del Senato — le convergenze erano appurate da tempo, la svolta sul doppio turno di collegio alla francese è una assoluta novità .
Non tanto per il Pd che ne ha fatto negli ultimi anni una bandiera, ma per il gruppo alfaniano. Già lunedì scorso proprio il vicepresidente del consiglio aveva lanciato un primo segnale: «Siamo per i collegi o per le preferenze. Il nostro obiettivo è superare il Porcellum. Non va bene qualsiasi sistema che non metta al sicuro il bipolarismo». Una pietra tombale dunque sul ritorno ad una legge proporzionale.
Ma c’è di più. Gli esponenti del Nuovo centrodestra hanno cominciato a prendere in considerazione sempre più seriamente proprio il modello francese.
Lo sta facendo in modo particolare il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello. A porre la questione negli ultimi giorni, però, è stato Dario Franceschini, titolare dei Rapporti con il Parlamento ed esperto di sistemi elettorali.
«Non capite — ha chiesto con tono esortativo — che il doppio turno di collegio rappresenta il sistema che dà a voi più centralità ?».
In sostanza, con i due turni ogni partito può presentarsi alle elezioni senza dover dichiarare preventivamente le alleanze.
Per l’Ncd è l’occasione per liberarsi dall’abbraccio mortale di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. «Il Mattarellum — ammette infatti Maurizio Sacconi, capogruppo alfaniano al Senato — ci farebbe tornare alle coalizioni imposte». E non è un caso che proprio il Cavaliere ieri sera ha annunciato: «Con il Mattarellum noi andiamo da soli». Un modo per dire che gli “scissionisti” o stanno con lui o niente.
Ma anche Anna Finocchiaro, presidente pd della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, fa un una riflessione analoga: «Dobbiamo aiutare Alfano a rosicchiare voti a Berlusconi. Con il Mattarellum lo ributtiamo tra le sue braccia». Con il doppio turno francese, invece, accade esattamente il contrario.
L’Ncd può far valere la sua autonomia e poi scegliere al ballottaggio. In modo particolare se si introduce una piccola correzione rispetto alla legge francese: accedono al ballottaggio solo i primi due.
Esattamente come avviene in Italia per i sindaci.
Tra i ministri del Nuovo centrodestra, allora, questa sta diventando qualcosa di più di una semplice opzione. Basti pensare a quel che ha detto Maurizio Lupi, titolare delle Infrastrutture, a un noto esponente renziano: «Potete chiederci tutto, ma dateci un anno di tempo».
E già , perchè il 2014 per loro deve essere il periodo della decantazione e della strutturazione sul territorio. Per poi tornare al voto, anche con il doppio turno.
Per il futuro segretario democratico, invece, si tratterebbe del modo migliore per connotare il prossimo anno come il vero cambio di passo.
E per Letta si aprirebbe una strada più agevole per non fare precipitare tutto prima del semestre di presidenza Ue che prende il via il primo luglio 2014.
In questo modo tirerebbe un sospiro di sollevo pure il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che da tempo si appella alle forze politiche per superare l’odioso Porcellum.
E apprezzerebbe un’intesa anche in questi giorni, in cui la Corte costituzionale esamina il ricorso contro la legge ideata da Roberto Calderoli.
Renzi dunque si sta già giocando le sue carte. Quasi per piantare subito un paletto, potrebbe presentare — attraverso un suo deputato — un disegno di legge ad hoc sulla riforma elettorale che contenga in nuce l’accordo che si sta profilando.
Il mosaico, però, prevede anche un altro tassello: verrà di fatto abbandonata la Bicamerale dei 40.
Il disegno di legge per l’istituzione della Commissione aveva già ottenuto il via libera in prima lettura. Ma quel testo sarà abbandonato su un binario morto per utilizzare solo la procedura prevista dall’articolo 138 della Costituzione nella sua versione originale. E con ogni probabilità sarà eliminata dal patto “trilaterale” anche la riforma della giustizia.
Troppe cose in un solo anno. Soprattutto sarebbe troppo divisivo un intervento consistente sull’ordinamento giudiziario.
«Temo — ha ammesso Alfano nei giorni scorsi — che per la separazione delle carriere dovremo aspettare di vincere le elezioni».
Insomma il piano in tre mosse di Renzi e Letta sarà messo alla prova mercoledì prossimo e poi a gennaio.
E se l’intesa reggerà all’urto della novità , allora nel 2014 partirà il treno delle riforme e probabilmente il governo assumerà anche la struttura e le sembianze dellanuova maggioranza.
Claudio Tito
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
I MUTANDONI COMPRATI A BOSTON A 40 EURO E MESSI IN NOTA ALLA REGIONE… E IN CONSIGLIO SCOPPIA LA BAGARRE: “VERGOGNA”
Nemmeno nell’intimo, e a oltre settemila chilometri di distanza, il presidente della Regione
Piemonte Roberto Cota ha voluto tradire la Lega.
E chissà se sarà questa l’unica scusa alla quale appigliarsi per spiegare come mai con i soldi del Gruppo ha messo in nota spese pure un paio di mutandoni.
Era l’estate del 2011 quando Roberto Cota cercava il colore “verde” tra gli scaffali di un noto negozio di abbigliamento degli Usa, e trovava quel che più si avvicinava alla nuance del Carroccio accontentandosi della sfumatura “kiwi”.
È lì che si è comprato un bel paio di boxer da sfoggiare anche in spiaggia.
Ma poi, tornato in Italia, non ha provato imbarazzo a chiederne il rimborso: l’equivalente, in dollari, di 40 euro
C’è anche l’acquisto di un paio di braghe di tela nello store americano “Vineyard vines” finito tra gli scontrini più assurdi dell’inchiesta sulle “spese pazze” dei consiglieri regionali.
Era finora sfuggito tra le 17 mila pagine di atti della Procura di Torino, perchè “camuffato” dallo strano nome del capo di abbigliamento: «Chappytrunk, kiwi, taglia L».
L’inglese non aiuta, e magari, anche questa sarà una delle sue tante “sviste” da spiegare di nuovo ai pm Enrica Gabetta, Giancarlo Avenati Bassi e Andrea Beconi. Perchè era stato proprio Cota, nel suo primo interrogatorio, a menzionare quel viaggio a Boston mettendolo in luce come una prova indiscutibile della propria generosità . «Ho frequentato un corso intensivo d’inglese a Boston, e ho pagato tutto io: viaggio e permanenza. Pur essendo un’attività necessaria alla mia formazione politica».
Poi aveva messo le mani avanti: «Nella giornata di sabato sono andato a visitare il Mit (Massachusetts Institute of Technology), contattando alcune persone che lavorano lì: potrebbe esserci una spesa relativa a un pasto con loro».
Lo scontrino di un pranzo, quel sabato 6 agosto, c’è: 10 euro in un bar&grill.
Ma segue anche la ricevuta di poche ore più tardi, quella che testimonia che Cota nel pieno pomeriggio faceva anche shopping “politico”, cercando il costume del colore giusto
Un altro errore. Piccole spese, ma simboliche, che sembrano decollare soprattutto d’estate, quando l’attività politica si fa meno intensa.
Come i 2 euro e 30 al bar dello stabilimento balneare Blue Bay Arcadia di Serra Spotorno, in provincia di Savona, il 30 giugno, quando avrebbe dovuto essere in missione a Bruxelles
Oppure i pacchetti di sigarette, che siano Pall Mall o Marlboro Light. E ancora lo spazzolino, il deodorante e il dentifricio comprati all’aeroporto di Fiumicino, e poi messi a rimborso a spese della collettività .
Rientrato sabato dal Giappone dove è volato nel pieno della bufera politica, il presidente Roberto Cota sta assistendo in queste ore alle manifestazioni di una maggioranza politicamente allo sbando.
Dopo le botte, gli striscioni e i cartelli di scherno: ieri mattina una donna seduta tra il pubblico ha interrotto i lavori del consiglio regionale, mostrando un cartello con su scritto: «Occupy consiglio regionale: i vostri rimborsi sono uno schiaffo alla nostra povertà ». Gridava: «Vergogna!».
Pochi minuti dopo il governatore scriveva su Facebook: «Ho visto che in Consiglio Regionale è andata in onda l’ennesima strumentalizzazione messa in campo dal Pd. Ovviamente questo mi dispiace, ognuno faccia come vuole. C’è chi lavora per distruggere e invece chi lavora tutti i giorni per costruire, soprattutto nei momenti difficili ».
Dai botta e risposta sui social network la situazione appare sempre più ingovernabile. Anche i politici della maggioranza, fuori dall’ufficialità , cominciano a tentennare man mano che emergono nuovi particolari dell’inchiesta.
Le bugie e le contraddizioni degli interrogatori, le continue sviste nelle note spese del governatore, fino all’acquisto con i soldi pubblici di prodotti per la toilette: lui parla di gogna mediatica ma sono le carte dell’inchiesta che forniscono uno spaccato imbarazzante.
Ottavia Giustetti e Sarah Martinenghi
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
TRA ALFANO E IL MATTARELLUM PER IL CAVALIERE L’INCUBO RIMANE LA GIUSTIZIA
Arriva in auto con finestrino insolitamente abbassato, la luce accesa a beneficio di telecamere e fotografi, intento a leggere un fascicolo di appunti.
Silvio Berlusconi si presenta alla sede di Forza Italia in serata, deputati e senatori lo aspettano sperando che in quelle carte ci sai il nuovo organigramma del partito, compiti e cariche.
Ascoltano invece un nuovo comizio anti procure, le sue paure, la rabbia dell’ex parlamentare decaduto contro il «colpo di Stato». Scatta una mezza apertura al Mattarellum.
Per il resto, il Cavaliere scommette tutto sui club che lancerà domenica, “Forza Silvio”, e se una novità sbuca dalla sede di San Lorenzo in Lucina, sono i club per animalisti: ha preannunciato anche quelli.
E, ovviamente, si chiameranno “Club Dudù”.
«Non è bello andare a dormire col pensiero e la paura che l’indomani mattina presto si presentano alla tua porta dei carabinieri che, dispiaciuti, mi chiedono di seguirli a San Vittore» esordisce il leader forzista.
Perchè ora che è decaduto c’è il «rischio che possa essere liberamente intercettato e che possano venire in qualsiasi momento a rovistare» a casa sua, tra le sue carte. Ripete che al Senato «c’è stato un colpo di Stato». L’affondo contro le toghe è sempre più pesante.
«Le tesi estremiste di Magistratura democratica non fanno bene, ricordiamo come si arrivò alle brigate rosse. La P2 era un’accolita di illusi, mentre questi sono organizzati per scalare potere, ruoli, posizioni».
A fine riunione arriverà una nota di smentita del partito su quel passaggio. Ma il capo teme nuove inchieste. Quella di Napoli sulla compravendita di senatori, quella di Milano per la corruzione di testimoni.
Si difende davanti al “tribunale” amico: «Non abbiamo mai pagato nessuno per fare politica». E poi, «la giustizia non è un problema solo di Silvio Berlusconi: qui è stato calpestato lo Stato di diritto». Il problema è l’immunità parlamentare cancellata, «l’articolo 68 della Costituzione garantiva il lavoro del Parlamento e non c’era un intervento della magistratura in politica e nelle istituzioni». Affranto: «All’estero nessuno si capacita della mia decadenza».
Ce n’è anche per Alfano e gli ex pdl, non li cita ma si chiede ancora «come fanno i nostri amici a collaborare con chi mi ha ucciso?»
È il suo chiodo fisso assieme ai guai giudiziari. «La gente li ha già giudicati. Noi invece siamo leali ai nostri elettori». Di quei 5 ministri «a parte Alfano, gli altri mi erano stati chiesti da Letta e dal Pd» taglia corto.
Di politica parla a sprazzi. Non esclude, ed è la prima volta, un ritorno al Mattarellum. E in quel caso, avverte i parlamentari non poco stupiti, «potremmo andare da soli». Se al contrario il sistema elettorale obbligasse a stringere alleanze, «allora potrebbe essere utile farle con il Nuovo centrodestra» perciò ordina a tutti di non attaccare i cugini in tv, «le liti non pagano in termini di consensi».
Invita invece il partito alla mobilitazione extraparlamentare. «Dobbiamo toglierci dalla casta e fare una battaglia di libertà . Metteremo le basi per vincere le elezioni e tutti voi sarete protagonisti ». Non specifica se punta al voto di primavera o piuttosto sulle Europee.
Promette però che tutti saranno ricandidati «e in posizioni migliori», anche perchè c’è parecchio smarrimento in chi lo sta ascoltando, paura di essere fatti fuori, magari dal nuovo che verrà , dai club. Ma posti di potere non ne ripartisce.
Non ci saranno coordinatori regionali, ma coordinamenti, composti da parlamentari e dirigenti locali.
«In Europa ci siamo inginocchiato alla Merkel» è il solito refrain. «Ricordate il coraggio di chi vi ha portati fin qui e che oggi rischia la sua libertà » è il commiato dai toni simil-epici. Stasera si ricomincia alla presentazione del libro di Vespa.
In giornata Luciano Violante si era distinto sostenendo che «Berlusconi aveva il diritto di difendersi davanti alla giunta per le immunità del Senato: un Pd che non è capace di garantire i diritti dei suoi avversari non è credibile».
Mentre dall’Ungheria il Fidesz, il partito che governa l’Ungheria col premier Viktor Orbà n, definisce «infondate» le voci di una candidatura del Cavaliere alle Europee dalle loro parti.
Lo stesso fa da Budapest Boyko Borissov, ex premier bulgaro e leader del partito di centrodestra Gerb.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
AI PARLAMENTARI: “NON LITIGATE IN TV CON GLI ALFANIANI”
Dalla propria decadenza da senatore – che “all’estero nessuno se la spiega” – alla necessità di
portare avanti una “battaglia per la libertà “.
Passando però (anche stavolta) per Magistratura democratica (l’attacco è sistematico) e una sinistra “che dai tempi di Togliatti presidia tutto”.
La conclusione? Le elezioni politiche, a cui punta senza alcun imbarazzo tanto da dire: “Prepariamoci a vincerle”.
Il canovaccio di Silvio Berlusconi, che a piazza San Lorenzo in Lucina ha riunito i gruppi parlamentari della resuscitata Forza Italia, stando a quel che si apprende è sempre lo stesso.
Lo stesso rispetto al comizio di mercoledì scorso davanti a Palazzo Grazioli. Lo stesso rispetto al discorso approntato al Palazzo dei Congressi per battezzare la rinascita di quella formazione politica che 20 anni fa l’ha portato dritto a Palazzo Chigi.
Non a caso, l’ex premier che oggi non ricopre più alcun incarico istituzionale torna a ripercorrere le tappe della sua storia politica dal 1994 ad oggi, e rilancia il leit motiv di sempre: quello della persecuzione giudiziaria di cui è vittima.
Ma lo fa ricollocandosi in pieno dentro a una campagna elettorale in cui Fi si piazza come partito di lotta, in alternativa netta (ma secondo alcuni ‘sinergica’) al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, che invece rimane forza di governo.
Un Nuovo centrodestra che Berlusconi definisce “amico” ma a cui muove prima una critica e subito dopo un ‘ricatto’.
La prima arriva quando dice: “Non capisco come i nostri amici di Ncd possano collaborare con chi ha ucciso politicamente il loro leader, la gente li ha già giudicati”. Chiaro il riferimento al Pd che agli occhi dell’ex senatore veste i panni del killer politico.
Il Cav, peraltro, non manca di sottolineare che Alfano era l’unico tra i ministri nominati che fosse stato indicato da lui, mentre “tutti gli altri sono stati scelti dalla sinistra”.
In ogni caso per il Cavaliere è importante “non polemizzare con quelli del Nuovo
centrodestra, perchè con i litigi in tv non si va da nessuna parte, così si danneggia l’immagine del centrodestra”.
Il ‘ricatto’ invece è legato al Mattarellum. Già , perchè in caso di un ritorno al sistema elettorale precedente al Porcellum, “Forza Italia potrebbe decidere di presentarsi da sola al prossimo voto” politico.
Una minaccia legata ai numeri degli alfaniani, costretti a contarsi dal giorno della scissione interna al Pdl e che secondo la base di Fi “da soli rischiano di fare la fine dei Fratelli d’Italia”.
Ai suoi fedelissimi, tuttavia, più avanti, Berlusconi torna a dire: “La giustizia non è un problema solo di Silvio Berlusconi”, i “giudici sono fuori controllo, è stato calpestato lo Stato di diritto”.
E poi: “La mia decadenza è un colpo di Stato. All’estero nessuno riesce a spiegarselo. Dobbiamo portare avanti una battaglia per la libertà . La magistratura calpesta lo stato di diritto ed è diventata un partito politico. E’ dai tempi di Togliatti che hanno imparato a presidiare tutto, dalla scuola alla giustizia”.
Ma ancora: “L’articolo 68 della costituzione sull’immunità parlamentare garantiva il lavoro del parlamento e la magistratura non interveniva in politica e nelle istituzioni”.
Poi torna sui suoi processi – che il Pd bolla in diretta come “follia ossessiva” – a cominciare dal caso De Gregorio nell’ambito dell’inchiesta di Napoli dove è accusato della compravendita di alcuni senatori: “Non abbiamo mai pagato nessuno per fare politica…”.
Nessun accenno all’ipotesi di tentare di presentarsi alle elezioni europee all’estero (Bulgaria o Ungheria).
Per stasera è tutto.
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Dicembre 4th, 2013 Riccardo Fucile
DETRAZIONI PER AFFITTO, DISABILI E FIGLI A CARICO
COS’E’
L’Isee serve a valutare la situazione economica dei nuclei familiari per regolare l’accesso alle prestazioni (in moneta e servizi) sociali e sociosanitarie erogate dai vari livelli di Governo (dalla mensa scolastica alle tasse universitarie).
Serve per fissare tariffe differenziate oppure per la fissazione di soglie oltre le quali non è ammesso l’accesso alle prestazioni.
Nel 2012 sono state presentate 6,5 milioni di dichiarazioni sostitutive uniche (dsu) corrispondenti a più di 5,8 milioni di famiglie (il 30% del totale)
LE NOVITA’
La riforma prevede la ridefinizione del reddito disponibile (includerà anche somme fiscalmente esenti come ad esempio le pensioni di invalidità ), la valorizzazione maggiore della componente patrimoniale (maggior peso per la casa e minore franchigia per la componente mobiliare) ma tiene anche conto delle caratteristiche dei nuclei familiari con carichi particolarmente gravosi, come l’avere tre o più figli o persone con disabilità a carico.
La riforma riduce l’area dell’autodichiarazione consentendo di rafforzare i controlli e ridurre le situazioni di accesso indebito alle prestazioni agevolate
LA CASA
Con riferimento agli immobili, si considera patrimonio solo il valore della casa che eccede il valore del mutuo ancora in essere, mentre viene riservato un trattamento particolare alla prima casa.
La franchigia sul patrimonio mobiliare è ridotta a 6.000 euro, con un aumento di 2.000 euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino a un massimo di 10.000 euro.
Questa soglia è incrementata di 1.000 euro per ogni figlio componente il nucleo familiare successivo al secondo.
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