VIA IL SENATO E DOPPIO TURNO ALLA FRANCESE: ECCO IL PATTO FRA IL PREMIER E RENZI
IL DOPPIO TURNO “LIBEREREBBE” ALFANO DALL’OBBLIGO DI ALLEARSI CON FORZA ITALIA, NON ESSENDO NECESSARIO DICHIARARE LE ALLEANZE AL PRIMO TURNO
Un piano in tre mosse per costruire l’architrave della nuova maggioranza che sostiene l’esecutivo Letta.
Una svolta che contiene una potenziale rivoluzione per il nostro sistema politico e istituzionale.
Si tratta di un accordo che non prevede solo un asse tra il futuro segretario del Pd, Matteo Renzi, e il presidente del Consiglio. Ma si tratta di una piattaforma che coinvolgerà sia il leader dell’Ncd, Angelino Alfano, sia il capo di Scelta Civica, Mario Monti.
La trattativa si trova già in una fase piuttosto avanzata e consumerà una prima tappa mercoledì prossimo, in occasione del discorso che il premier terrà in Parlamento per riconquistare la fiducia e ridisegnare il campo programmatico della coalizione dopo l’uscita di Silvio Berlusconi.
C’è un episodio che ha aperto la prima breccia ad un’intesa che molti definiscono «straordinaria».
Ieri mattina, infatti, Letta e il sindaco di Firenze sono tornati a parlarsi dopo lo scontro degli ultimi giorni. Una telefonata lunghissima: per chiarirsi e per fissare i primi punti del “nuovo programma”.
Ma si è trattato anche di un colloquio in cui i due “ex duellanti” hanno convenuto sulla necessità di aprire uno squarcio nella paralisi che ha segnato il percorso delle riforme. «Dobbiamo fare un salto in avanti è stato il ragionamento di Renzi dobbiamo essere in grado di dare un senso concreto a questo anno di legislatura. Altrimenti a maggio, alle europee, siamo finiti».
«Mercoledì in aula — ha spiegato il premier — io farò un primo passaggio sui punti che concordiamo io e te».
Il resto, verrà definito entro un mese. Per fare una sorta di «accordo alla tedesca», ossia l’intesa programmatica siglata a Berlino tra la Merkel e i socialisti dell’Spd per la nascita della Grosse Koalition.
Ma se sull’introduzione del monocameralismo — la sostanziale abolizione del Senato — le convergenze erano appurate da tempo, la svolta sul doppio turno di collegio alla francese è una assoluta novità .
Non tanto per il Pd che ne ha fatto negli ultimi anni una bandiera, ma per il gruppo alfaniano. Già lunedì scorso proprio il vicepresidente del consiglio aveva lanciato un primo segnale: «Siamo per i collegi o per le preferenze. Il nostro obiettivo è superare il Porcellum. Non va bene qualsiasi sistema che non metta al sicuro il bipolarismo». Una pietra tombale dunque sul ritorno ad una legge proporzionale.
Ma c’è di più. Gli esponenti del Nuovo centrodestra hanno cominciato a prendere in considerazione sempre più seriamente proprio il modello francese.
Lo sta facendo in modo particolare il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello. A porre la questione negli ultimi giorni, però, è stato Dario Franceschini, titolare dei Rapporti con il Parlamento ed esperto di sistemi elettorali.
«Non capite — ha chiesto con tono esortativo — che il doppio turno di collegio rappresenta il sistema che dà a voi più centralità ?».
In sostanza, con i due turni ogni partito può presentarsi alle elezioni senza dover dichiarare preventivamente le alleanze.
Per l’Ncd è l’occasione per liberarsi dall’abbraccio mortale di Forza Italia e di Silvio Berlusconi. «Il Mattarellum — ammette infatti Maurizio Sacconi, capogruppo alfaniano al Senato — ci farebbe tornare alle coalizioni imposte». E non è un caso che proprio il Cavaliere ieri sera ha annunciato: «Con il Mattarellum noi andiamo da soli». Un modo per dire che gli “scissionisti” o stanno con lui o niente.
Ma anche Anna Finocchiaro, presidente pd della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, fa un una riflessione analoga: «Dobbiamo aiutare Alfano a rosicchiare voti a Berlusconi. Con il Mattarellum lo ributtiamo tra le sue braccia». Con il doppio turno francese, invece, accade esattamente il contrario.
L’Ncd può far valere la sua autonomia e poi scegliere al ballottaggio. In modo particolare se si introduce una piccola correzione rispetto alla legge francese: accedono al ballottaggio solo i primi due.
Esattamente come avviene in Italia per i sindaci.
Tra i ministri del Nuovo centrodestra, allora, questa sta diventando qualcosa di più di una semplice opzione. Basti pensare a quel che ha detto Maurizio Lupi, titolare delle Infrastrutture, a un noto esponente renziano: «Potete chiederci tutto, ma dateci un anno di tempo».
E già , perchè il 2014 per loro deve essere il periodo della decantazione e della strutturazione sul territorio. Per poi tornare al voto, anche con il doppio turno.
Per il futuro segretario democratico, invece, si tratterebbe del modo migliore per connotare il prossimo anno come il vero cambio di passo.
E per Letta si aprirebbe una strada più agevole per non fare precipitare tutto prima del semestre di presidenza Ue che prende il via il primo luglio 2014.
In questo modo tirerebbe un sospiro di sollevo pure il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che da tempo si appella alle forze politiche per superare l’odioso Porcellum.
E apprezzerebbe un’intesa anche in questi giorni, in cui la Corte costituzionale esamina il ricorso contro la legge ideata da Roberto Calderoli.
Renzi dunque si sta già giocando le sue carte. Quasi per piantare subito un paletto, potrebbe presentare — attraverso un suo deputato — un disegno di legge ad hoc sulla riforma elettorale che contenga in nuce l’accordo che si sta profilando.
Il mosaico, però, prevede anche un altro tassello: verrà di fatto abbandonata la Bicamerale dei 40.
Il disegno di legge per l’istituzione della Commissione aveva già ottenuto il via libera in prima lettura. Ma quel testo sarà abbandonato su un binario morto per utilizzare solo la procedura prevista dall’articolo 138 della Costituzione nella sua versione originale. E con ogni probabilità sarà eliminata dal patto “trilaterale” anche la riforma della giustizia.
Troppe cose in un solo anno. Soprattutto sarebbe troppo divisivo un intervento consistente sull’ordinamento giudiziario.
«Temo — ha ammesso Alfano nei giorni scorsi — che per la separazione delle carriere dovremo aspettare di vincere le elezioni».
Insomma il piano in tre mosse di Renzi e Letta sarà messo alla prova mercoledì prossimo e poi a gennaio.
E se l’intesa reggerà all’urto della novità , allora nel 2014 partirà il treno delle riforme e probabilmente il governo assumerà anche la struttura e le sembianze dellanuova maggioranza.
Claudio Tito
(da “La Repubblica“)
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