“VADO A LETTO CON IL TERRORE CHE MI ARRESTINO”
TRA ALFANO E IL MATTARELLUM PER IL CAVALIERE L’INCUBO RIMANE LA GIUSTIZIA
Arriva in auto con finestrino insolitamente abbassato, la luce accesa a beneficio di telecamere e fotografi, intento a leggere un fascicolo di appunti.
Silvio Berlusconi si presenta alla sede di Forza Italia in serata, deputati e senatori lo aspettano sperando che in quelle carte ci sai il nuovo organigramma del partito, compiti e cariche.
Ascoltano invece un nuovo comizio anti procure, le sue paure, la rabbia dell’ex parlamentare decaduto contro il «colpo di Stato». Scatta una mezza apertura al Mattarellum.
Per il resto, il Cavaliere scommette tutto sui club che lancerà domenica, “Forza Silvio”, e se una novità sbuca dalla sede di San Lorenzo in Lucina, sono i club per animalisti: ha preannunciato anche quelli.
E, ovviamente, si chiameranno “Club Dudù”.
«Non è bello andare a dormire col pensiero e la paura che l’indomani mattina presto si presentano alla tua porta dei carabinieri che, dispiaciuti, mi chiedono di seguirli a San Vittore» esordisce il leader forzista.
Perchè ora che è decaduto c’è il «rischio che possa essere liberamente intercettato e che possano venire in qualsiasi momento a rovistare» a casa sua, tra le sue carte. Ripete che al Senato «c’è stato un colpo di Stato». L’affondo contro le toghe è sempre più pesante.
«Le tesi estremiste di Magistratura democratica non fanno bene, ricordiamo come si arrivò alle brigate rosse. La P2 era un’accolita di illusi, mentre questi sono organizzati per scalare potere, ruoli, posizioni».
A fine riunione arriverà una nota di smentita del partito su quel passaggio. Ma il capo teme nuove inchieste. Quella di Napoli sulla compravendita di senatori, quella di Milano per la corruzione di testimoni.
Si difende davanti al “tribunale” amico: «Non abbiamo mai pagato nessuno per fare politica». E poi, «la giustizia non è un problema solo di Silvio Berlusconi: qui è stato calpestato lo Stato di diritto». Il problema è l’immunità parlamentare cancellata, «l’articolo 68 della Costituzione garantiva il lavoro del Parlamento e non c’era un intervento della magistratura in politica e nelle istituzioni». Affranto: «All’estero nessuno si capacita della mia decadenza».
Ce n’è anche per Alfano e gli ex pdl, non li cita ma si chiede ancora «come fanno i nostri amici a collaborare con chi mi ha ucciso?»
È il suo chiodo fisso assieme ai guai giudiziari. «La gente li ha già giudicati. Noi invece siamo leali ai nostri elettori». Di quei 5 ministri «a parte Alfano, gli altri mi erano stati chiesti da Letta e dal Pd» taglia corto.
Di politica parla a sprazzi. Non esclude, ed è la prima volta, un ritorno al Mattarellum. E in quel caso, avverte i parlamentari non poco stupiti, «potremmo andare da soli». Se al contrario il sistema elettorale obbligasse a stringere alleanze, «allora potrebbe essere utile farle con il Nuovo centrodestra» perciò ordina a tutti di non attaccare i cugini in tv, «le liti non pagano in termini di consensi».
Invita invece il partito alla mobilitazione extraparlamentare. «Dobbiamo toglierci dalla casta e fare una battaglia di libertà . Metteremo le basi per vincere le elezioni e tutti voi sarete protagonisti ». Non specifica se punta al voto di primavera o piuttosto sulle Europee.
Promette però che tutti saranno ricandidati «e in posizioni migliori», anche perchè c’è parecchio smarrimento in chi lo sta ascoltando, paura di essere fatti fuori, magari dal nuovo che verrà , dai club. Ma posti di potere non ne ripartisce.
Non ci saranno coordinatori regionali, ma coordinamenti, composti da parlamentari e dirigenti locali.
«In Europa ci siamo inginocchiato alla Merkel» è il solito refrain. «Ricordate il coraggio di chi vi ha portati fin qui e che oggi rischia la sua libertà » è il commiato dai toni simil-epici. Stasera si ricomincia alla presentazione del libro di Vespa.
In giornata Luciano Violante si era distinto sostenendo che «Berlusconi aveva il diritto di difendersi davanti alla giunta per le immunità del Senato: un Pd che non è capace di garantire i diritti dei suoi avversari non è credibile».
Mentre dall’Ungheria il Fidesz, il partito che governa l’Ungheria col premier Viktor Orbà n, definisce «infondate» le voci di una candidatura del Cavaliere alle Europee dalle loro parti.
Lo stesso fa da Budapest Boyko Borissov, ex premier bulgaro e leader del partito di centrodestra Gerb.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply