Destra di Popolo.net

FORCONI, LA MINACCIA DEL GRANDE BLOCCO: TRA I RIBELLI DELLA PROTESTA CONTRO LA POLITICA

Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile

IL GOVERNO: “PROTESTA INGIUSTIFICATA”

Sono le dieci di sera. In piazza Marconi a Siracusa ci sono ambulanze, protezione civile, forze dell’ordine pronte a bloccare cortei spontanei e non autorizzati. In piazza sono arrivati da tutta la provincia centinaia di Forconi, che si sono convocati per decidere «collegialmente, e consapevoli delle conseguenze che potrebbero avere», le iniziative da mettere in campo.
A quest’ora dovevano essere già  davanti al polo chimico, alle raffinerie, per presidiare l’uscita e l’entrata delle autocisterne. Doveva essere il segnale dell’inizio della protesta. Ma le direttive del Viminale, le ordinanze dei prefetti e dei questori che hanno vietato gli assembramenti hanno spiazzato i Forconi. Che si sono convocati in assemblea a Siracusa e Catania.
«Abbiamo notizie da tutto il Paese che gli italiani stanno scendendo in piazza. Nelle prossime ore presidà® si terranno ovunque, dai caselli autostradali ai mercati ortofrutticoli, alle raffinerie. Solo qui, in Sicilia, tutto questo non potrà  accadere perchè il governo ha deciso di vietare ogni manifestazione. Ancora una volta la Sicilia viene trattata come ai tempi del prefetto Mori, con una corsia repressiva preferenziale. Mi chiedo e chiedo a voi tutti, perchè dobbiamo essere trattati così?».
Mariano Ferro, leader dei Forconi in Sicilia, e uno dei tre portavoce del Coordinamento nazionale, per tutto il giorno ha cercato un contatto con la Prefettura, con il questore per trovare un punto di mediazione. «Non possiamo accettare di venire rappresentati come un gruppo di mafiosi ed estremisti di destra – urla al cellulare con il dirigente della Digos – se non ci garantite un’adeguata replica questa sera succederà  l’inferno. Ci faremo arrestare tutti».
Il suo cellulare squilla senza sosta. Le voci che arrivano da tutto il Paese raccontano un’Italia di provincia, sconosciuta, di senza voce. Emma da Ottaviano, il paese tristemente noto per aver dato i natali al boss della camorra Raffaele Cutolo, ha un marito in carcere per furto.
Emma sembra un’indomita condottiera mentre a metà  pomeriggio annuncia trionfante: «Ci stiamo per muovere. In centocinquanta andremo al casello autostradale di Palma Campania». Da Milano, Giorgio: «Domani all’alba bloccheremo il mercato ortofrutticolo di Brescia».
Lucio Chiavegato di Verona, indipendentista, è quasi imbarazzato: «Stiamo finendo di allestire il campo allo svincolo autostradale di Soave. In Veneto sono già  pronti almeno una decina di presidà®».
Anche Danilo Calvani, di Pontinia, Latina, altro portavoce del Coordinamento nazionale, è galvanizzato: «Avevamo dato appuntamento alle dieci, ma già  adesso, alle sette di sera, si stanno formando i presidà® di mezzi dovunque. Sull’Appia, a Sezze. Alla fine saranno quindici. Se martedì il governo otterrà  la fiducia secondo me dobbiamo convergere da tutta Italia su Roma».
Posizione guardata con sospetto dai movimentisti puri, che fanno balenare l’ipotesi che settori della protesta possano essere strumentalizzati da Forza Nuova o CasaPound.
Il garante degli scioperi, Roberto Alesse, ha fatto sapere che «applicherà  sanzioni» se lo sciopero del trasporto annunciato da alcune sigle sindacali dovesse essere anticipato dalle 24 alle 22.
Il governo intanto ha annunciato (il ministro dei Trasporti Lupi) di aver anticipato il via alla libera circolazione dei mezzi pesanti dalle 22 alle 18.
Mentre dal Viminale sono state impartite ulteriori direttive: laddove ci fossero blocchi stradali, le forze di polizia possono procedere a sequestrare i mezzi che impediscono la circolazione.
Non solo, i prefetti possono procedere anche alla precettazione locale, laddove lo ritenessero necessario. Convinto, il ministro Lupi, che «non c’è una giustificazione alla protesta».
«Dobbiamo rilanciare le dichiarazioni del procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, alla trasmissione di Lucia Annunziata, che ha affermato che i Forconi con la mafia non c’entrano nulla». Riflette il leader di questo movimento che nel gennaio del 2012 per 14 giorni bloccò la Sicilia: «Mi piacerebbe capire perchè di fronte a questa protesta contro la macelleria sociale, Beppe Grillo tace. E se fosse un grillo parlante strumento del sistema?».
Ferro ha tentato l’avventura elettorale candidando i Forconi al parlamento regionale. Un tonfo, il suo, con l’1,55%: «Prima di fondare i Forconi, avevo creduto in Silvio Berlusconi ma mi ha deluso».
Quante anime ha questo movimento che proverà  nelle prossime ore a scuotere il Paese? Indipendentisti del Nord Est, delusi del centrodestra, simpatizzanti dell’estrema destra.
Prima di affrontare la piazza, alle dieci di sera, nella sua casa di Avola, Mariano Ferro fa un appello al mondo dell’informazione: «Non banalizzate il movimento dandogli delle etichette. Guardate al miracolo che si è già  realizzato: il Nord per la prima volta dopo anni e anni ha raccolto il testimone lanciato dalla Sicilia, dal Sud. Parliamo ormai la stessa lingua, quella dei delusi della politica e delle vittime di una politica economica che ha spento ogni speranza a questo Paese».

Guido Ruotolo
(da “La Stampa”)

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LA LUNGA DOMENICA DI D’ALEMA: A FOGGIA “BATTUTO” DA SCALFAROTTO

Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile

“SCISSIONE? NO, MA SIAMO PRONTI A DARE BATTAGLIA”

Arriva la notizia che la Roma ha battuto la Fiorentina. C’è ancora qualcuno che segue le partite camminando sul marciapiede, con la radio all’orecchio. La strada è deserta, silenziosa, livida sotto un cielo d’inverno.
La trattoria dove preparano squisiti spaghetti cacio e pepe è chiusa.
Davanti al portone dell’abitazione di Massimo D’Alema rallenta una macchina. Un agente di scorta scende, e lancia un colpo d’occhio guardingo.
Lo sportello si apre e compare lui, D’Alema, che viene avanti parlando al telefono (è a colloquio con la sua brava e paziente portavoce, Daniela Reggiani); indossa un cappotto blu e, al collo, tiene stretta una sciarpa giallorossa
Presidente, si è divertito allo stadio? (certe volte è meglio prenderla un po’ larga, con D’Alema).
«Sì, diciamo che è stata una bella partita…».
Anche se la partita più importante è un’altra…
«Mah, guardi… a giudicare dai dati di afflusso ai gazebo, mi sembra ci sia stata una buona partecipazione e questo rappresenta certamente un ottimo risultato per il nostro partito».
Negli ultimi giorni qualcuno ha evocato il rischio di una scissione…
«Scissione? No, non ci sarà  alcuna scissione. È un concetto, questo, che ho ripetuto con forza ovunque abbia tenuto un comizio, e di comizi, come lei sa, ne ho tenuti molti negli ultimi giorni».
La vittoria di Matteo Renzi sarà  però schiacciante e…
«E noi, se sarà  necessario, se dovessero crearsi determinati presupposti, siamo pronti a dare battaglia… come, del resto, prevede il nostro modo di intendere la politica, la nostra cultura, la nostra tradizione di lotta…».
Con Massimo D’Alema, il suo interlocutore ha sempre un vantaggio: capisce subito, abbastanza facilmente, di che umore è. Ecco, si può dire che in questa domenica di primarie D’Alema sia poco incline anche alla tradizionale graffiante ironia. Che pure, per dire, la settimana scorsa, aveva sfoggiato con l’inviato delle «Iene», Enrico Lucci.
(Lucci: «Cos’è che non ti piace di Renzi?»
D’Alema: «Io preferisco Cuperlo perchè è un ragazzo serio, profondo. Renzi concepisce il partito come un trampolino di lancio per volare su Palazzo Chigi. Gliel’ho detto: tu sali sul trampolino per tuffarti. Ma la piscina è vuota perchè le elezioni ancora non ci sono»).
Adesso Massimo D’Alema si congeda e va su, a casa, dove l’aspettano la moglie Linda e la sua cagnetta nera, una meticcia di nome Penelope (detta Penny). Linda Giuva era con lui anche poche ore fa, a Foggia: è lì che l’ex premier guidava la lista di Gianni Cuperlo ed è lì che, alle 8, ha votato (poi la corsa a Roma, per andare allo stadio e incontrare e parlare a lungo anche con il presidente della società  giallorossa, James Pallotta).
In questa breve e intensa campagna elettorale, D’Alema non ha lesinato energie. Ha tenuto incontri ovunque, nel suo collegio pugliese: da Andria ad Ostuni, da Mesagne ad Apricena, per poi arrivare un pomeriggio a Cerignola, città  natale di Giuseppe Di Vittorio, e mollare un po’ i freni.
Stralci del suo intervento. «Ma come si fa a votare Civati? La maggior parte di quelli che lo votano non lo conoscono. Se lo conoscessero, credetemi, non lo voterebbero!». E ancora: «Abbiamo radici profonde che hanno provato in molti ad eliminare, anche gente con più attributi di Renzi. Ma gli è andata male… come andrà  male a lui». Quindi, la spiegazione di come Renzi sia riuscito a diventare personaggio assoluto e a vincere, addirittura in anticipo, le primarie. «Ci è riuscito grazie ai giornali, al potere economico e a parte del nostro partito. Sono queste tre componenti ad aver creato il fenomeno».
Intanto viene il buio in un pomeriggio non facile per il politico che per primo, tra i comunisti, riuscì a sedersi sulla poltrona di presidente del Consiglio (precedentemente era stato su quella di direttore dell’Unità  e di segretario dei Ds). Un politico potente, di enorme carisma, con un carattere ruvido, orgoglioso. «Io manco lo sapevo chi fosse Renzi. Lui però si è affermato sulla scena politica avendo come principale parola d’ordine: “Rottamare D’Alema”. No, dico: mettiti nei miei panni…».
Gli squilla il telefono. Funzionari imbarazzati spiegano che Renzi è ovunque molto avanti, e Cuperlo – il suo candidato – ovunque molto dietro. Anche a Foggia: dove, perciò, D’Alema è battuto dal capolista renziano Ivan Scalfarotto. Qualcuno, con un filo di voce, inizia allora a chiedergli di pensare a un raggruppamento che tenga insieme dalemiani, bersaniani, giovani turchi.
Un correntone di minoranza, si sarebbe detto un tempo. Quando Matteo Renzi doveva ancora nascere.

(da “Il Corriere della Sera“)

argomento: Partito Democratico, PD | Commenta »

RENZI IL MEDIANO: “SARO’ IL CAPITANO DELLA SQUADRA, LOTTERO’ SU OGNI PALLA”

Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile

IL DISCORSO DI INSEDIAMENTO: “NON FINISCE LA SINISTRA, MA UNA CLASSE DIRIGENTE”… “CON ME IL BIPOLARISMO E’ SALVO”: PECCATO CHE I POLI SIANO ORMAI TRE, MA FORSE NON SE N’E’ ACCORTO

«Oggi non finisce la sinistra, finisce una classe dirigente. Che ha fatto la sua parte. Ma che ora si deve fare da parte. Ora tocca a noi guidare la macchina».
Matteo Renzi si mette subito al volante (non si sa mai che che non gliela pignori il curatore fallimentare…n.d.r.)
E nel suo primo discorso da segretario del Pd, quando lo spoglio è ancora in corso ma il risultato delle primarie è ormai acclarato, mette subito le cose in chiaro: «Tocca ad una nuova generazione. Basta sentire raccontare la loro storia. Oggi bisogna iniziare a scrivere una storia nuova».
«Noi non cambieremo gruppo di potere – aggiunge -. Tutti questi voti li abbiamo avuti per scardinare il sistema, non per sostituire il loro gruppo dirigente con il nostro. Non può bastare essere iscritto al club degli amici per amici per avere un ruolo».
E ancora: «Anche il sindacato deve cambiare con noi».
«IL BIPOLARISMO E’ SALVO»
In un intervento carico di enfasi e luoghi comuni, Renzi si prende subito più di un impegno. Mettere mano alle riforme, superare il bicameralismo perfetto, recuperare un miliardo dalla razionalizzazione delle istituzioni – cancellazione del Senato e abolizione delle province in primis -, dare una risposta ai giovani ma anche ai cinquantenni che non trovano lavoro.
E, senza indugi, lavorare ad una legge elettorale che garantisca il bipolarismo che – sottolinea – «dopo il risultato di queste primarie è salvo» (nessuno lo avrà  avvertito che con i Cinquestelle ormai i poli sono tre…n.d,r,)
Di più: «Ai teorici dell’inciucio diciamo: vi è andata male. Forse qualche politico neocentrista di lungo corso aveva tenuto in serbo una bottiglia per brindare, dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum. Ma stasera quella bottiglia glie la abbiamo mandata di traverso».
MANDELA E I CINESI SENZA NOME , TUTTO FA BRODO
Renzi spiega che «si può essere riformisti senza essere noiosi», che «si può essere di sinistra senza pensare che merito sia una parolaccia», che «il meglio deve ancora venire» e che «da domani ci divertiamo insieme».
Ricorda Nelson Mandela e le sue battaglie per i diritti, rivolge un pensiero alle vittime della capannone di Prato: «Non è che se muoiono 7 cinesi possiamo far finta di niente soltanto perchè non li conosciamo e non possiamo dare loro un nome».
Renzi cita poi luoghi come la Terra dei fuochi, la Taranto dell’Ilva e Lampedusa con il dramma dell’immigrazione che spesso volge in tragedia. «Non possiamo ricordarci di certi luoghi soltanto quando ci sono le stragi – dice -. Pensiamo a tutti quelli che sono nelle carceri e si sentono presi in giro e a quelli che la sconfitta la vivono ogni giorno nella crisi economica».
«IO SARO’ IL CAPITANO»
«Oggi che abbiamo vinto – è la sua chiosa – pensiamo a tutte le volte che abbiamo perso. Basta con le correnti e cominciamo da quella renziana che da stasera è ufficialmente sciolta. Mi avete dato la fascia di capitano. E con questa io mi impegno da subito a lottare su ogni pallone».
Fine del riscaldamento, da domani sarà  costretto a scendere in campo, il divertimento è assicurato.

argomento: Renzi | Commenta »

SENATORI CINQUESTELLE CONTRO GRILLO: “TONI ASPRI E SBRIGATIVI, COSI’ E’ BULLISMO”

Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile

DOPO GLI ATTACCHI AI GIORNALISTI E A NAPOLITANO, SI EVIDENZIA IL DISSENSO INTERNO AI GRILLINI

Nella giornata nella quale Renato Brunetta ha preso di petto il Colle (“A forza di compensare, sopperire e sostituirsi, si sta completamente scardinando la Carta costituzionale”), anche Beppe Grillo dalle colonne del suo blog si è scagliato contro il presidente della Repubblica.
“L’unico atto degno che gli rimane è tornare alla legge precedente (basta un voto in aula), il Mattarellum, sciogliere le Camere e non farsi più vedere in giro”.
Qualche ora prima aveva rimpolpato la rubrica del “Giornalista del giorno”. Dopo Maria Novella Oppo, gli strali si sono indirizzati nei confronti di Francesco Merlo, nota penna di Repubblica.
Toni e metodi che non sono affatto piaciuti ad alcuni senatori del Movimento 5 stelle. È stato Francesco Campanella a prendere carta e penna (digitali) e a scrivere chiaro e tondo sul suo blog: “Il soggetto criticato dal giornalista non è il suo giudice migliore. Non lo è perchè il suo parere critico può apparire indotto da malanimo e così può correre il rischio di corroborare le critiche col proprio atteggiamento malaccorto. Se poi il soggetto criticato dal giornalista è potente (quale che sia la specie di potere che detiene) e si esprime in modo aspro e sbrigativo, la sua reazione ha uno sgradevole sapore di bullismo, specialmente se il giornalista non appartiene al novero delle grandi firme ma è un nome poco conosciuto fuori dall’ambiente. Il #m5s deve guardarsi da atteggiamenti di questa sorta.
Un pensiero immediatamente condiviso da alcuni suoi colleghi.
Prima da Alessandra Bencini, che su Facebook sottoscrive: “Il mio pensiero è scritto in queste parole”.
Poi da Laura Bignami, che rilancia il post su Twitter.
Questa mattina li aveva preceduti il deputato Tommaso Currò, che aveva parlato all’Unità  di “editto bulgaro come quello che fece Berlusconi”.
Anche questo nuovo fronte, probabilmente, rientrerà  nel documento che i parlamentari del M5s hanno messo a punto per sollecitare un cambio di direzione nella guida del Movimento.

(da “Huffingtopost“)

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BERLUSCONI LANCIA I CLUB FORZA SILVIO TRA LE CHIOME BRIZZOLATE

Dicembre 9th, 2013 Riccardo Fucile

POCHI GIOVANI, TRUPPE CAMMELLATE DAL SUD E VECCHIA GUARDIA… ECCO IL NUOVO KIT DI FORZA ITALIA

L’onda di chiome brizzolate si materializza vicino ai pullman.
Spillette di Forza Italia al bavero, un grande futuro alle spalle. Sotto un cartello a caratteri cubitali “Come Mandela” arrivano i militanti di Latina.
Federico Avallone di primavere alle spalle ne ha parecchie: “Noi — dice — siamo quelli che hanno fatto l’Italia, io stavo nella Folgore e sono stato nel Movimento sociale” (che triste fine… n.d.r.)
Poi, il Pantheon: “Pensi che mio nonno ha condotto la gloriosa battaglia di Vittorio Veneto contro l’invasore austriaco. Mio padre invece è stato consigliere comunale monarchico e ha tentato il colpo di Stato con De Lorenzo. Ora Berlusconi è l’unico. È la destra”.
Via della Conciliazione. A due passi dal Cupolone va in scena il battesimo dei Club Forza Silvio, quelli dell’ennesima rivoluzione azzurra, dell’Italia che lavora e che produce, quelli che “basta con i politici di professione”.
Età  media, over cinquanta. La società  civile, chissà .
Seduto in un caffè si rivede Alessandro Battilocchio, l’enfant prodige del “nuovo Psi” di Gianni De Michelis, ex europarlamentare con una valanga di preferenze a Civitavecchia. Ora ha già  aperto un bel numero di club Forza Silvio con l’obiettivo di tornare al Parlamento europeo la prossima primavera.
Vecchi leoni, truppe cammellate con ore di viaggio alle spalle, in via della Conciliazione pare di stare sulla Salerno-Reggio Calabria.
Il berlusconismo 2.0 si muove come l’apparato degli anni Cinquanta.
Più pullman che casting. Più signori delle preferenze che Publitalia. Più centro-sud che Milano.
Intabarrato nel suo cappotto cammello, Salvatore De Monaco, presidente della provincia di Latina racconta: “Da Latina abbiamo portato quattro pullman. Oggi inizia la nostra battaglia per la libertà  e parte dalla nostra base”.
Già , la base. Quelli del Ventennio. Come Salvatore Porfido, ex commerciante che ha chiuso due negozi causa crisi: “Sto con Berlusconi dal ’94 ed è lui l’unico leader. Con questo governo le imprese sono destinate a morire. Meglio il voto, al più presto”. Echeggiano slogan antichi contro il governo delle tasse e della spesa pubblica, contro la sinistra di sempre.
Nuovi quelli contro Alfano: “Questo governo — prosegue De Monaco – in otto mesi si è solo occupato della decadenza di Berlusconi. Alfano cerca solo scuse per giustificare perchè sta con Letta”.
Scusi, signora, ma i giovani dei club Forza Silvio dove sono?
“Non lo so — risponde tenendo il marito sotto braccio — io ero qui per il Papa. Mi sono fermata per curiosità ”.
Gli inconvenienti di via della Conciliazione, la domenica della messa. Eccolo, un ragazzo molto berlusconiano nel suo blazer blu, camicia a righe e cappottino al braccio incurante del freddo. Si chiama Fabio Gamba, 21 anni, milanese che studia economia alla Bocconi. Perfetto, sbarbato come piace al Cavaliere: “Berlusconi — dice tutto d’un fiato — è l’unico. Non si può mettere il paese nella mani di un comico come Grillo o di uno che non ha mai fatto nulla nella vita come Renzi”.
Scusa, ma i giovani dove sono? “A Milano c’è una grande partecipazione attorno ai club, abbiamo avuto ottimi riscontri”.
Arriva Domenico Scilipoti detto Mimmo, l’eroe dei responsabili del 2010. Con aria vaga si aggira dove sono le telecamere. Ma non era vietata la presenza dei parlamentari? “Vietato? — sorride — Noi non vietiamo. Noi non abbiamo la cultura del divieto”.
Già , vietato vietare. Non è l’unico a disobbedire alle regole di ingaggio del Capo.
Che aveva chiesto alla nomenklatura di stare a casa. Con l’eccezione di Deborah Bergamini, suo braccio destro e sinistro in materia di comunicazione e di Annagrazia Calabria, leader dei giovani.
Ma non tutti sono rimasti a vedere le partite sia pur col malumore di chi ha rinunciato a una passerella di fronte alle telecamere.
Ecco Paola Pelino, cotonata come nelle migliori occasioni: “Noi parlamentari — spiega — secondo lo statuto e le indicazioni del presidente siamo i responsabili territoriali di Forza Italia. Capisce, dobbiamo organizzare…”.
È pieno di organizzatori. Arrivano Vincenzo Gibiino, Manuela Repetti, Francesco Giro. Parte l’Inno. Tutti in piedi, per l’ennesima battaglia del nuovo che avanza: “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”.

(da “Huffingtonpost“)

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