FORCONI, LA MINACCIA DEL GRANDE BLOCCO: TRA I RIBELLI DELLA PROTESTA CONTRO LA POLITICA
IL GOVERNO: “PROTESTA INGIUSTIFICATA”
Sono le dieci di sera. In piazza Marconi a Siracusa ci sono ambulanze, protezione civile, forze dell’ordine pronte a bloccare cortei spontanei e non autorizzati. In piazza sono arrivati da tutta la provincia centinaia di Forconi, che si sono convocati per decidere «collegialmente, e consapevoli delle conseguenze che potrebbero avere», le iniziative da mettere in campo.
A quest’ora dovevano essere già davanti al polo chimico, alle raffinerie, per presidiare l’uscita e l’entrata delle autocisterne. Doveva essere il segnale dell’inizio della protesta. Ma le direttive del Viminale, le ordinanze dei prefetti e dei questori che hanno vietato gli assembramenti hanno spiazzato i Forconi. Che si sono convocati in assemblea a Siracusa e Catania.
«Abbiamo notizie da tutto il Paese che gli italiani stanno scendendo in piazza. Nelle prossime ore presidà® si terranno ovunque, dai caselli autostradali ai mercati ortofrutticoli, alle raffinerie. Solo qui, in Sicilia, tutto questo non potrà accadere perchè il governo ha deciso di vietare ogni manifestazione. Ancora una volta la Sicilia viene trattata come ai tempi del prefetto Mori, con una corsia repressiva preferenziale. Mi chiedo e chiedo a voi tutti, perchè dobbiamo essere trattati così?».
Mariano Ferro, leader dei Forconi in Sicilia, e uno dei tre portavoce del Coordinamento nazionale, per tutto il giorno ha cercato un contatto con la Prefettura, con il questore per trovare un punto di mediazione. «Non possiamo accettare di venire rappresentati come un gruppo di mafiosi ed estremisti di destra – urla al cellulare con il dirigente della Digos – se non ci garantite un’adeguata replica questa sera succederà l’inferno. Ci faremo arrestare tutti».
Il suo cellulare squilla senza sosta. Le voci che arrivano da tutto il Paese raccontano un’Italia di provincia, sconosciuta, di senza voce. Emma da Ottaviano, il paese tristemente noto per aver dato i natali al boss della camorra Raffaele Cutolo, ha un marito in carcere per furto.
Emma sembra un’indomita condottiera mentre a metà pomeriggio annuncia trionfante: «Ci stiamo per muovere. In centocinquanta andremo al casello autostradale di Palma Campania». Da Milano, Giorgio: «Domani all’alba bloccheremo il mercato ortofrutticolo di Brescia».
Lucio Chiavegato di Verona, indipendentista, è quasi imbarazzato: «Stiamo finendo di allestire il campo allo svincolo autostradale di Soave. In Veneto sono già pronti almeno una decina di presidà®».
Anche Danilo Calvani, di Pontinia, Latina, altro portavoce del Coordinamento nazionale, è galvanizzato: «Avevamo dato appuntamento alle dieci, ma già adesso, alle sette di sera, si stanno formando i presidà® di mezzi dovunque. Sull’Appia, a Sezze. Alla fine saranno quindici. Se martedì il governo otterrà la fiducia secondo me dobbiamo convergere da tutta Italia su Roma».
Posizione guardata con sospetto dai movimentisti puri, che fanno balenare l’ipotesi che settori della protesta possano essere strumentalizzati da Forza Nuova o CasaPound.
Il garante degli scioperi, Roberto Alesse, ha fatto sapere che «applicherà sanzioni» se lo sciopero del trasporto annunciato da alcune sigle sindacali dovesse essere anticipato dalle 24 alle 22.
Il governo intanto ha annunciato (il ministro dei Trasporti Lupi) di aver anticipato il via alla libera circolazione dei mezzi pesanti dalle 22 alle 18.
Mentre dal Viminale sono state impartite ulteriori direttive: laddove ci fossero blocchi stradali, le forze di polizia possono procedere a sequestrare i mezzi che impediscono la circolazione.
Non solo, i prefetti possono procedere anche alla precettazione locale, laddove lo ritenessero necessario. Convinto, il ministro Lupi, che «non c’è una giustificazione alla protesta».
«Dobbiamo rilanciare le dichiarazioni del procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, alla trasmissione di Lucia Annunziata, che ha affermato che i Forconi con la mafia non c’entrano nulla». Riflette il leader di questo movimento che nel gennaio del 2012 per 14 giorni bloccò la Sicilia: «Mi piacerebbe capire perchè di fronte a questa protesta contro la macelleria sociale, Beppe Grillo tace. E se fosse un grillo parlante strumento del sistema?».
Ferro ha tentato l’avventura elettorale candidando i Forconi al parlamento regionale. Un tonfo, il suo, con l’1,55%: «Prima di fondare i Forconi, avevo creduto in Silvio Berlusconi ma mi ha deluso».
Quante anime ha questo movimento che proverà nelle prossime ore a scuotere il Paese? Indipendentisti del Nord Est, delusi del centrodestra, simpatizzanti dell’estrema destra.
Prima di affrontare la piazza, alle dieci di sera, nella sua casa di Avola, Mariano Ferro fa un appello al mondo dell’informazione: «Non banalizzate il movimento dandogli delle etichette. Guardate al miracolo che si è già realizzato: il Nord per la prima volta dopo anni e anni ha raccolto il testimone lanciato dalla Sicilia, dal Sud. Parliamo ormai la stessa lingua, quella dei delusi della politica e delle vittime di una politica economica che ha spento ogni speranza a questo Paese».
Guido Ruotolo
(da “La Stampa”)
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