Destra di Popolo.net

FORCONI, INTERVISTA AL SOCIOLOGO BONOMI: “E’ UNA PICCOLA BORGHESIA RANCOROSA CHE TROVI ALLE MENSE DELLA CARITAS”

Dicembre 11th, 2013 Riccardo Fucile

“SONO L’ITALIA CHE NON C’E’ PIU’, TRAVOLTA DALLA CRISI”

“Questi sono i costi sociali di una crisi selettiva e di una politica chiamata austerità . Invece di cominciare con le solite manfrine la politica dovrebbe mettere in agenda la soluzione dei problemi”.
Aldo Bonomi, sociologo, non è affatto sorpreso dalla rabbia dei forconi. “Da anni descriviamo il disagio della piccola borghesia. Ora questa massa critica ha fatto condensa”.
La crisi che colpisce l’Italia per il sesto anno consecutivo ha causato, spiega Bonomi, la “desertificazione” di intere aree produttive improntate al fordismo e al post-fordismo. Specialmente al Nord.
Ed è inutile, dice, tentare di analizzare minuziosamente il sentimento politico eversivo che animerebbero queste mobilitazioni, che per alcuni sono manipolate dall’estrema destra e dalla mafia:
“Questo non è un talk show dove invitiamo gli ospiti con un etichetta precisa: destra, sinistra, precario, operaio, imprenditore. Un tempo bastava conoscere il mestiere che uno svolgeva per capire quale partito avrebbe votato. Oggi le classi non funzionano più. Oggi parliamo di arrabbiati, rancorosi, depressi”.
Alla crisi del capitalismo molecolare e dei mestieri nati con il postfordismo italico Bonomi ha dedicato il suo ultimo saggio “Il capitalismo in-finito” (Einaudi).
Barricate improvvise, blocchi del traffico, sassaiole, negozi chiusi a suon di minacce. Professor Bonomi, cosa sta succedendo?
È il risultato della desertificazione in alcune componenti della società . Non a caso le proteste più imponenti avvengono dove sono terminati i lunghi cicli dell’economia come il fordismo — pensiamo a Torino e Genova, le uniche due città  un tempo autenticamente fordiste — e il postfordismo del Nordest con le sue micro-imprese ormai al collasso. La crisi di questi modelli ha un impatto sociale molto forte e dopo sei anni di autentico impoverimento non sorprende che esploda la rabbia.
Chi sono i protagonisti del movimento dei Forconi?
Sono soprattutto le persone che patiscono la fine del postfordismo italico. I piccoli imprenditori di quello che ho ribattezzato “capitalismo molecolare”, il piccolo commercio diffuso, i commercianti, i bancarellari, gli ambulanti, la logistica minuta e cioè i padroncini, i camionisti. Una moltitudine rancorosa appartenente a un modello economico che sta sparendo, una piccola borghesia pesantemente stressata dal fisco e impoverita dalla crisi che come sociologo non intercetto alle porte dei sindacati o delle associazioni di categoria, bensì alla mensa della Caritas. Un luogo dove naturalmente arrivano disoccupati e cassintegrati, ma anche appartenenti a quella composizione sociale che definirei “non più”: non più negozianti, non più commercianti, non più piccoli imprenditori. Sono anni che raccontiamo questo disagio e diamo l’allarme. E ora questa massa critica ha fatto condensa.
Pensa che queste proteste possano essere manipolate da forze di estrema destra o dalla mafia?
Invito a guardare la luna, non il dito. Ecco perchè non mi interessa, per il momento, andare a capire cosa c’è dietro la rivolta. Si pensava che il ciclo dei costi sociali non sarebbe arrivato? Questi sono i costi sociali di una crisi selettiva e di una politica chiamata austerità . Invece di cominciare con le solite manfrine la politica dovrebbe mettere in agenda la soluzione dei problemi. È un invito che rivolgo anche alle forze economiche dinamiche: non è possibile occuparsi soltanto dell’economia del “non ancora” – start up e così via — senza risolvere il problema del “non è più”.
Il Viminale parla di mobilitazioni «uniche nel loro genere perchè basate su azioni sporadiche e presidii improvvisi in diversi punti». Anche questo è un cambiamento nella modalità  di manifestare il dissenso?
Una volta bastava indicare il lavoro che uno svolgeva per comprendere quale fosse il suo universo politico e valoriale di riferimento. Oggi invece occorre scavare a fondo, la dimensione delle classi sociali è saltata, ora abbiamo la dimensione degli indebitati, dei precari, dei rancorosi, degli incazzati, dei depressi. E penso che gli italiani capiscano la depressione che anima queste proteste, per questo non si lamentano dei blocchi che devono subire.
Grillo, la Lega e Berlusconi cercano di intepretare le ragioni della protesta. Cosa ne pensa?
Non voglio entrare in una discussione politica. Ma è chiaro che i politici, i sindacati, i mass media sono delegittimati. C’è una crisi di rappresentanza e le figure di riferimento sono cambiate. La crisi dei partiti è evidente, c’è una diaspora sia dalle formazioni politiche che dalle associazioni sindacali tradizionali. Gli strumenti con i quali eravamo abituati a capire la realtà  sono in parte inadeguati, il conflitto è molecolarizzato e non segue più la linea classica (disagio, organizzazione delle lamentele da parte delle associazioni, richiesta a Palazzo Chigi di cambiare la situazione). E la differenza con il passato è che un tempo la legge finanziaria dispensava aiuti e spese, mentre oggi la legge di stabilità  definisce unicamente tagli. Il governo non riconosce questa rivolta, non sa nemmeno quale faccia abbia.
L’austerità  ha causato proteste in molti Paesi. Il movimento dei Forconi può essere originato anche dalla enorme crisi di credibilità  della classe politica italiana?
Di italiano vedo la crisi drammatica di un capitalismo di territorio. Un problema reale.

(da “Huffingtonpost”)

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PERCHE’ ASSALTANO LE SEDI CGIL? E’ ACCADUTO AD ANDRIA, CERIGNOLA, BARLETTA, SAVONA

Dicembre 11th, 2013 Riccardo Fucile

PRESI DI MIRA GLI ORGANISMI DI RAPPRESENTANZA SOCIALE: NON E’ UN CASO NEL PROCESSO DI ATTACCO ALLE ISTITUZIONI

La Cgil denuncia gli atti violenti e intimidatori messi in atto dal movimento dei forconi contro le attività  lavorative e sindacali.
“Le manifestazioni – si evidenzia in una nota del sindacato – che sotto il titolo giornalistico dei ‘Forconi’ animano in questi giorni le piazze italiane preoccupano quando si qualificano per gli atti violenti che si stanno ripetendo con forza e che vanno sempre e in ogni caso condannati e fermati”.
La Cgil elenca i luoghi dove ci sono stati questi episodi: “In particolare – si sottolinea -., in queste ore, si stanno verificando azioni intimidatorie e provocatorie, anche violente, in molte aree del Paese. Solo a titolo di esempio gravi fatti sono ad Andria, Cerignola, Barletta, Biella, Savona, dove non solo è stato impedito lo svolgimento delle attività  lavorative, ma si anche tentato di ostacolare l’esercizio dell’attività  sindacale, con gravi minacce, lancio di oggetti e qualche caso tentativi di irruzione nelle Camere del Lavoro”.
“Manifestare – spiega il sindacato – è un diritto di tutti, ma tale diritto va esercitato nel rispetto del principio incontrovertibile della non violenza, della non intimidazione e del rispetto delle libertà  di ogni lavoratore e di ogni impresa di poter svolgere liberamente la propria attività “.
“L’assalto ai luoghi di lavoro e alle sedi sindacali – si sottolinea nella nota – è inaccettabile. Si tratta di atti di assoluta prevaricazione che devono essere impediti sul nascere. Il dipartimento organizzazione della Cgil, visto il degenerare della situazione, ha inviato una nota a tutte le proprie strutture nella quale si dispone il rafforzamento dei presidi nelle sedi sindacali e si chiede di innalzare il livello di vigilanza. In ogni capoluogo di Provincia verrà  avanzata agli organismi preposti alla sicurezza e all’ordine pubblico, la richiesta di porre la massima attenzione a prevenire le possibili tensioni che possano ingenerare manifestazioni facinorose e squadriste e a reprimere ogni tentativo violento di intimidire aziende, lavoratori o loro rappresentanti sindacali”.
La nota si conclude spiegando che “l’eterogeneità  delle rivendicazioni alla base della protesta è sicuramente sintomo del disagio diffuso che si è approfondito in una delle più lunghe crisi della storia e che per giunta non è stata contrastata adeguatamente. Nello stesso tempo è proprio questa eterogeneità  che rende difficile individuare risposte e si presta a quelle pericolose invocazioni autoritarie che sono echeggiate nelle piazze e fanno dubitare delle reali finalità  di questo movimento”.
Fa un grave errore chi pensa di cavalcare questa protesta per delegittimare ulteriormente la politica e le istituzioni, come sbagliato e foriero di possibili gravi conseguenze, è la continua delegittimazione che trasversalmente una parte del sistema politico sta compiendo nei confronti delle associazioni di rappresentanza sociale e del sindacato in particolare, indicate, a torto e strumentalmente, come i soggetti responsabili dell’attuale situazione e quindi da cambiare, cancellare o annullare.

(da “Huffingtonpost”)

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INTERVISTA AL COMMERCIANTE TORINESE MINACCIATO: “A CHI PROTESTA DICO VOGLIO STARE APERTO, E’ UN MIO DIRITTO”

Dicembre 11th, 2013 Riccardo Fucile

MINACCE, INTIMIDAZIONI E INSULTI NELLA CENTRALE VIA GARIBALDI PER IMPORRE LA CHIUSURA DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI

Vita difficile per i commercianti torinesi che, nonostante le proteste in corso, in questi giorni hanno cercato di tenere aperti i negozi.
Minacce, intimidazioni e insulti da parte dei manifestanti, che spesso si sono fatti prendere la mano.
Come testimonia il video pubblicato ieri da Repubblica: l’episodio risale al primo pomeriggio di lunedì, nella centralissima via Garibaldi, a poca distanza da piazza Castello.
Le immagini parlano da sè, ma l’HuffPost ha raggiunto Alessandro, uno dei due store manager (del negozio di abbigliamento.
Come si sono svolti i fatti?
“Quando il corteo si è sciolto, un gruppetto di persone assortite è entrato nel nostro negozio urlando e intimando a tutti di uscire. Ho cercato di calmarli, dicendo che avrei chiuso e chiedendo che mi dessero il tempo di far uscire i clienti. Ho tirato giù mezza serranda per far capire che li avrei accontentati, anche se malvolentieri. Abbiamo messo in sicurezza il personale e fatto uscire la clientela. Il mio collega Luca (è il ragazzo con i pantaloni gialli) è rimasto fuori. Allora ho fatto il giro dal portone del cortile per non lasciarlo da solo.
Si è trattato solo di qualche parola (non si sentono neanche tutte). Il problema è che loro sostenevano dei diritti sacrosanti, le loro motivazioni non le discuto assolutamente, però per difenderle hanno calpestato quello che, secondo me, è un diritto più importante: la libertà  di scelta. Il nostro è solo uno dei tanti episodi. Abbiamo negozi anche nei centri commerciali e lì sono avvenuti fatti ancora più gravi di quello che è successo a noi. In alcuni casi hanno addirittura malmenato e minacciato in malo modo le commesse”.
Perchè avevate deciso di tenere aperto?
“Non eravamo i due o tre crumiri isolati. C’erano tanti altri negozi aperti come noi. E l’abbiamo fatto non perchè non fossimo a favore dei motivi che hanno portato alla manifestazione. Però, essendo in un Paese democratico, abbiamo ritenuto che restare aperti fosse un nostro diritto. Oltretutto siamo un’attività  nuova, abbiamo inaugurato solo sabato scorso. Nella maggior parte dei casi, i negozi chiusi lo hanno fatto non tanto per aderire allo sciopero, ma per il terrore e le minacce che avevano subito nei giorni precedenti. Quello è stato un motivo in più per il quale abbiamo deciso di restare aperti. Non ci sembrava il modo di fare. Poi, come si vede nel video, abbiamo deciso lo stesso di abbassare la serranda, ma soprattutto per l’incolumità  dei clienti e delle commesse. Come puoi vedere, noi, comunque, eravamo abbastanza calmi, non avevamo proprio voglia di chiudere”.
Dopo quell’episodio se ne sono verificati altri?
“Martedì e oggi siamo comunque rimasti aperti. Ieri abbiamo abbassato di nuovo le serrande solo per una quindicina di minuti mentre passava un corteo che urlava di chiudere. In quel momento lo staff era di sole donne, quindi hanno chiuso ancora prima che arrivassero. Ma poi hanno rialzato le serrande. Oggi la situazione in via Garibaldi è decisamente più tranquilla, ma i colleghi nei centri commerciali mi dicono che stanno avendo ancora grossi problemi per raggiungere i posti di lavoro”.

(da “Huffingtonpost”)

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IL LEADER DEI FORCONI SE NE VA IN JAGUAR ALLA FINE DEL COMIZIO RIVOLTO AL POPOLINO

Dicembre 11th, 2013 Riccardo Fucile

DANILO GALVANI, L’AGRICOLTORE   A CAPO DEL COORDINAMENTO 9 DICEMBRE, DOPO AVER PARLATO A GENOVA,   SI ALLONTANA IN FUORISERIE

Finito il comizio in piazza De Ferrari, a Genova, se ne è andato via in Jaguar Danilo Calvani, l’agricoltore leader del Coordinamento 9 Dicembre.
Calvani ha tenuto un comizio davanti al teatro Carlo Felice e al termine, accompagnato da alcuni manifestanti, è salito su una Jaguar di colore scuro.
A un giornalista che gli chiedeva come potesse viaggiare su un’auto così costosa, Calvani ha risposto: “Non è mia”, cosa che si è potuto appurare.
Chi è Calvani.
Danilo Calvani, 51 anni, contadino da Pontinia, in provincia di Latina, è fiero del lavoro fatto. “Tutto è iniziato il 16 marzo scorso – spiega con orgoglio – nella cella frigorifera della mia azienda, tra amici. Lì abbiamo deciso che non si poteva sopportare oltre”.
Il leader del ‘Coordinamento 9 dicembre’ è cresciuto in una famiglia di agricoltori, “che mi ha trasmesso i valori della terra”, nell’agro-pontino bonificato durante il fascismo.
In quelle terre vive con la compagna e quattro figli. “Ho studiato Ragioneria – racconta – ma ho lasciato l’anno prima del diploma e mi sono dedicato a coltivare ortaggi”.
Nel suo passato nessuna tessera di partito nè di sindacato.
“Da giovane – sottolinea – ho votato Dc e Psi, poi mi sono pentito perchè sono finiti tutti in galera. Negli ultimi anni ho votato solo in due occasioni, una volta per Forza Italia e una volta per i Verdi. Nel 2010 ho partecipato all’occupazione dell’Inps a Latina, abbiamo fatto una lista civica, mi sono candidato sindaco ma ho raccolto un pugno di voti. Forse non aveva funzionato lo slogan ‘Non ci votate perchè non siamo corrotti!”.
Dopo un lungo tour per l’Italia, il 6 ottobre scorso, sempre nella cella frigorifera di Pontinia, è nato il Coordinamento 9 dicembre.
“All’inizio – aggiunge – abbiamo messo insieme gruppi che non dialogavano tra loro. Comitati di categorie delusi dai sindacati, di cittadini e di principi. Erano un centinaio, ora aumentano con una tale frequenza che non riesco più a contarli”.
“È una rivoluzione – precisa – che è partita dalle donne, sono state le prime a volerla. Ci vogliono far passare per violenti, estremisti, mafiosi, fascisti. Non è così. E’ il popolo arrabbiato e desolato che è sceso in piazza. Gli estremisti non hanno nulla a che vedere con noi anche se la nostra protesta comprende tutte le idee”.
Il Coordinamento 9 dicembre è al lavoro, “di intesa con le questure”, per organizzare una grande manifestazione la prossima settimana a Roma.
Dopo neanche un’ora di comizio, ha lasciato Genova destinazione Torino, in Jaguar, facendo storcere il naso a qualcuno nella piazza.

(da “Huffingtonpost“)

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FORCONI, FORCHETTE E FORCAIOLI: LA DESTRA ALLO SBANDO

Dicembre 11th, 2013 Riccardo Fucile

TRA “PESCA DELLE OCCASIONI”, MITI INCAPACITANTI E GUARDIANI DI UNA RIVOLUZIONE MAI FATTA

Non so quanti di coloro che oggi a destra (in senso lato) mostrano entusiasmo per le manifestazioni di piazza (che stanno costando “una cifra” alla nostra economia già  dissestata e alle tasche dei privati cittadini) abbiano seguito il lancio dell’iniziativa dei cosiddetti Forconi nelle settimane precedenti.
Chi, come noi, l’ha fatto, era consapevole che sarebbe accaduto esattamente quanto sta avvenendo.
Perchè, attraverso il web, si poteva notare che l’occasione sarebbe stata sfruttata da una miriade di piccoli gruppi, emaginati dal dibattito politico e caratterizzati da rivendicazioni di categoria quando non localistiche.
Il marchio dei Forconi siciliani di per sè era debole e con precedenti ambigui (compresa una candidatura del loro leader in Forza Italia).
Non solo: gli autotrasportatori siciliani aderenti ai Forconi sono poca cosa rispetto ai loro colleghi aderenti alla Cna-Fita che non a caso sottolinea: “si sta cercando di rianimare un tentato blocco dei mezzi che è fallito clamorosamente. E’ intollerabile la penosa ‘ciambella politica’ che da più fronti si sta cercando di gettare a Trasportounito e a chi ha palesemente tentato di strumentalizzare le istanze degli autotrasportatori per fare la rivoluzione”.
E lo stesso Berlusconi che tutto è, salvo che fesso, poco fa ha rinviato l’annunciato incontro con la categoria per non giocarsi i voti degli altri.
Per chi non lo sapesse, il primo giorno di “mobilitazione” dei Forconi   in Siclia ha visto la presenza di sole 20 persone in piazza a Palermo….
Ma il loro annuncio “fermeremo l’Italia con i Tir” (che poi non si sono visti) ha permesso a una miriade di “cani sciolti” di usare in franchising la sigla.
Il risultato è che poche migliaia di persone disseminate per la penisola hanno avuto quella “copertura” che altrimenti non avrebbero avuto.
Ecco così convergere i gruppi più svariati, sedicenti di destra e di sinistra, comitati locali, ecologisti, esperti economici dei grandi sistemi, anti-euro, anti-governisti, anti-Ue, anti-Merkel, curve da stadio, studenti in libera uscita, pensionati in cerca di alternativa ai giardinetti, grillini che finalmente possono insultare qualcuno di persona e non solo tramite Fb.
Poche persone che hanno aggregato intorno a sè chi ha mille motivi per protestare e che è in perfetta buona fede: peccato che nessuno gli abbia spiegato che bloccare un incrocio è un reato e che alla fine si troverà  sul groppone pure le spese delll’avvocato per difendersi in tribunale.
Ma veniamo all’atteggiamento tenuto dalla presunta destra italiana.
In simbiosi, come sempre, grillini e Berlusconi: essendo la protesta “contro il governo”, hanno cercato di metterci subito il cappello.
Peccato che uno abbia governato per 8 degli ultimi 10 anni e che l’altro al governo non abbia voluto andarci, rinunciando a cambare le cose.
Passando alla destra piu tradizionale vediamo le reazioni per soggetti caratteriali.
il destro politico: è colui che si affaccia dal palazzo del Comune di Torino e si sbraccia per esprimere solidarietà  a coloro che manifestano al grido “tutti i corrotti a casa”, dimenticando che nel proprio partito molti “fratelli” sono inquisiti per aver fatto uso personale dei fondi del gruppo
il destro braccio a molla: è colui che non riesce a trattenere braccio e avambraccio e solitamente riesce sempre a rovinare qualsiasi tentativo di infiltrazione. Ma che soddisfazione poter mostrare la foto che lo ritrae su “La Stampa” il giorno dopo agli amici e poter dire: “io c’ero”
Il destro da curva stadio: amante dei simboli e del casino, lo trovi sempre quando c’è da intonare cori e lanciare ortaggi (e altro) alle forze delll’ordine. Letture poche, salvo quella della formazione della squadra del cuore (comprese le riserve)
Il destro economista: ti fa una testa così sul signoraggio, sulla sovranità  nazionale espropriata, sulle lobbie bancarie, sul debito pubblico da disconoscere, sugli interessi usurari che paghiamo. Bloccando anche solo un incrocio (cosa che normalmente però fa fare ad altri) ti convince che puoi cacciare Letta, annichilire   la Merkel, radere al suolo le banche in tutto il pianeta, ristabilire l’ordine cavalleresco e sotterrare il gruppo Bilderberg. Ultimamente frequenta anche i meet-up grillini e gira con la doppia tessera.
Il destro infiltrato: è colui che non aggregando con le proprie idee e il proprio programma, vive annusando l’aria e si propone come capopopolo di iniziative altrui. Un Berlusconi o un Grillo della Garbatella, scarsi risultati ma l’impegno ce lo mette e magari una citazione sul giornale lo rimedia.
Il destro tricolore: lo riconosci dagli occhiali da miope, non vede più lontano dal naso. Laddove vede sventolare un tricolore e non ci sono bandiere rosse si butta a pesce e prende la tessera number one. Non gli interessa capire cosa ci sia dietro, si accontenta che non ci siano comunisti, zingari e immigrati. Si entusiasma facilmente e ogni volta prende una cantonata: solitamente lo riconosce non prima di sei mesi, quindi non discutete con lui fino alla scadenza del termine.
Il destro olandese: forse è il più di destra di tutti. Oggi era a bordo di un pullman di tifosi dell’Ajax, giunti a Milano in vista della partita con il Milan di stasera.
Stufi di essere bloccati dal traffico, i tifosi olandesi sono scesi e si sono diretti verso i manifestanti lanciando lattine di birra e urlando insulti. Sono volati calci, pugni, spintoni. La rissa è stata interrotta dalla forze dell’ordine che hanno diviso i due gruppi cercando di capire quali fossero di destra e quali no.
Compito ingrato: pensate che gli agenti hanno dovuto persino togliersi il casco.

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MOLFETTA, 40 FORCONI MINACCIANO I DIPENDENTI E FANNO CHIUDERE LE AZIENDE DEL POLO COMMERCIALE

Dicembre 11th, 2013 Riccardo Fucile

LA VIOLENZA AL POTERE: “TEPPISTI, CHISSA’ COSA SUCCEDERA’ ANCORA”…LA POLIZIA ERA PRESENTE, MA NON HA AVUTO ORDINE DI INTERVENIRE

Meno di un centinaio di manifestanti hanno provocato la chiusura delle aziende della zona industriale di Molfetta: il centro commerciale Mongolfiera, Decathlon e l’outlet Fashion town.
Da Exprivia, società  di information technology, arriva una testimonianza diretta dell’accaduto.
“Eravamo all’Ipercoop in pausa pranzo   –   racconta un dipendente della società  di servizi tecnologici   –   e abbiamo assistito alle minacce di questi ‘teppisti’ ai negozianti. Non più di quaranta persone, con alcuni ragazzi al massimo ventenni, hanno costretto i lavoratori a lasciare la struttura. Poi siamo tornati in Exprivia e sono arrivati anche nelle nostre palazzine”
In pochi minuti la situazione è degenerata. “Hanno cominciato ad urlare e inveire – continua il testimone – prima fuori dall’azienda, poi dentro, battendo i pugni contro i vetri e violando la proprietà  privata.
All’inizio sembrava che la situzione si potesse risolvere, dopo che avevano parlato con i nostri responsabili, poi invece ci hanno intimato di uscire.
Abbiamo temuto che potessero danneggiare i computer e i nostri strumenti di lavoro e così abbiamo obbedito, mentre la polizia assisteva alla scena”.
Per impedire che qualcuno potesse continuare a lavorare “hanno staccato la corrente elettrica alle palazzine, dove erano centinaia di persone. Ci chiediamo, a questo punto, cosa succederà  domani?”, dice temendo per nuove irruzioni.
Anche al call center della Network Contact il momento è delicato. “Stavamo raggiungendo gli uffici   –   dice un lavoratore   –   e già  abbiamo intuito qualcosa dalle code allo svincolo per arrivare alla zona industriale. Chi avrebbe dovuto iniziare il turno pomeridiano non è potuto entrare e chi era a lavoro da stamattina è stato fatto uscire, compresi i dirigenti. Ci hanno costretto a chiudere i cancelli”.
La situazione in serata è più tranquilla, ma chi lavora nella zona pensa che altri manifestanti stanno arrivando per, di fatto, battere palmo a palmo tutta l’area produttiva di Molfetta.
Il sindaco Paola Natalicchio, fuori città  per impegni personali, ha affidato a Facebook un commento nel primo pomeriggio: “L’Amministrazione sta vigilando sul generoso lavoro di vigili e carabinieri. Intanto a chi ha scelto di protestare dico: rispetto il vostro disagio e le vostre idee ma ogni atto di violenza e intimidazione, come quello accaduto stamattina a un’anziana signora, troverà  sempre la mia e la nostra più convinta dissociazione”.
E si è rivolta agli studenti che hanno partecipato alle manifestazioni con una lettera aperta. “Perchè non prendete le distanze, subito, da chi lascia che la violenza si infiltri tra le vostre speranzose battaglie? Perchè non protestate a mani alzate, con la forza delle vostre parole e delle vostre idee, contro chi vuole barattare a basso prezzo le rivendicazioni pacifiche e nonviolente con una rivolta facinorosa in cui ogni richiesta si perde e ogni giusta rivendicazione si trasforma in ingiusta prepotenza? (…) Mi fido di voi”.

(da “La Repubblica“)

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SAVONA, I FORCONI AL LIBRAIO: “CHIUDETE, BRUCIAMO I LIBRI”

Dicembre 11th, 2013 Riccardo Fucile

L’IGNORANZA AL POTERE: E’ ACCADUTO IERI ALLA UBIK, FREQUENTATO LUOGO DI DISCUSSIONE E INCONTRO AL CENTRO DELLA CITTA’

E’ una manciata di secondi, il tempo di un battibecco, uno delle migliaia nel corso della protesta dei forconi.
Però fa correre i brividi lungo la schiena e riporta a roghi che hanno aperto stagioni oscure della storia.
Accade alle 17 di martedì in corso Italia, nel centro di Savona.
Un gruppo di forconi passa di corsa diretto verso piazza Sisto IV dove si trova il Comune.
Si ritrovano all’altezza della libreria Ubik, che per tutto il ponente ligure non è solo una libreria ma centro di dibattito, discussione, riflessione e protesta, ma protesta intelligente, documentata, pacifica.
La gestisce con entusiasmo Stefano Milano. Alle casse ci sono tre giovani librai. Racconta uno di loro, Giacomo Checcucci: “Un gruppetto di loro si è fermato sulla soglia. Ci hanno urlato “Chiudete la libreria, bruciamo i libri”. I
o e i miei colleghi gli abbiamo risposto a tono urlando “Ma andate a studiare”.
Uno di loro è entrato anche all’interno, ha urlato ancora qualche frase e poi sono andati via”.
La notizia dell’accaduto pubblicata su Facebook ha suscitato profonda indignazione. Una foto di un rogo tristemente celebre, quello del 1933 ad opera dei nazisti, ha stimolato un dibattito e la condanna di un’ignoranza che, strumentalizzata dai capibastone, può diventare strumento di distruzione di massa dei cervelli.

Marco Preve

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TANGENTI AI POLITICI IN CAMBIO DI APPALTI SULLO SMALTIMENTO RIFIUTI: 26 ARRESTI, SEQUESTRATI 14 MILIONI DI EURO

Dicembre 11th, 2013 Riccardo Fucile

L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MONZA SULLA “SANGALLI”, SOCIETA’ CHE OPERA IN TUTTA ITALIA NEL SETTORE RACCOLTA RIFIUTI….IN MANETTE IL SINDACO DI PIOLTELLO (PD) E IL VICESINDACO DI FROSINONE (FRATELLI D’ITALIA)

Appalti per oltre 260 milioni, da ottenere con il pagamento di tangenti a politici locali e funzionari pubblici che, in cambio, si sarebbero adoperati direttamente e indirettamente per manipolare le procedure delle gare d’appalto.
È questa la ricostruzione della procura di Monza nell’ambito dell’inchiesta che ha portato la Guardia di Finanza ad eseguire gli arresti di 26 persone, 12 dei quali ai domiciliari.
Al centro dell’indagine c’è la “Sangalli Giancarlo”, società  attiva in tutta Italia nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e dei servizi ambientali: il titolare è finito ai domiciliari mentre i due figli in carcere.
Tra gli appalti finiti nel mirino degli inquirenti quelli per la raccolta dei rifiuti dei comuni di Monza, di Andria, di Canosa, di Frosinone (non ancora assegnato) e per la pulizia di spurghi, manutenzione tombini assegnati tra il 2002 e il 2012 alla metropolitana milanese.
L’inchiesta, coordinata dai pm di Monza, Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, nasce da quella chiamata Briantenopea che lo scorso marzo aveva portato a 37 arresti, tra cui l’ex assessore comunale di Monza, Giovanni Antonicelli e Giuseppe Esposito, detto Peppe O’Curt, ritenuto legato alla criminalità  organizzata.
Le misure cautelari sono state firmate dal gip Claudio Tranquillo.
Le accuse contestate ai 41 indagati, tra i quali oltre al sindaco di Pioltello (Milano) e tre assessori, ci sono funzionari comunali e provinciali e anche diversi imprenditori, sono corruzione, turbativa d’asta, truffa aggravata ai danni di un ente pubblico ed emissione di fatture false.
Tra gli arrestati anche il vicesindaco di Frosinone Fulvio De Santis.
Gli oltre 200 finanzieri sono impegnati nell’operazione denominata ‘Clean city’ anche in numerose filiali di banche e conservatorie immobiliari per sequestrare conti correnti, titoli ed immobili, per un valore di circa 14 milioni di euro.
Sono finiti, tra gli altri, in carcere un assessore del Comune pugliese di Andria, Francesco Lotito, due funzionari del servizio idrico integrato di Metropolitana Milanese, Riccardo Zanella e Vincenzo Dodaro (in pensione), e la dirigente del settore ambiente del Comune di Monza, Gabriella Di Giuseppe.
Il gip Claudio Tranquillo ha invece disposto i domiciliari per 12 persone tra cui l’ex assessore monzese Giovanni Antonicelli (già  finito in carcere lo scorso marzo e poi rimesso in libertà ) e l’ex presidente di Brianzacque Oronzo Raho.
È disposto invece l’obbligo di dimora, tra gli altri, per l’ex presidente e l’ex direttore generale dell’Amsa di Milano Sergio Galimberti e Salvatore Cappello e per l’attuale consigliere in Provincia di Monza e Brianza nonchè ex presidente della Commissione Ambiente della passata amministrazione comunale monzese, Daniele Massimo Petrucci.
Le accuse contestate a vario titolo nelle 316 pagine di ordinanza di custodia cautelare sono corruzione, turbativa d’asta pubblica, truffa aggravata ai danni di ente pubblico ed emissione di fatture false.
Le Fiamme Gialle hanno acquisito documentazione negli uffici dei Comuni di Monza, Pioltello e Peschiera Borromeo (Milano), di Andria, di Frosinone e della Metropolitana Milanese.
In conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Monza, Corrado Carnevali, ha voluto assicurare che, nonostante l’indagine, tutti i servizi ai cittadini monzesi sono garantiti, che l’attuale amministrazione comunale di Monza non è coinvolta e che sono comunque tutelati i posti di lavoro dei mille dipendenti della società  Sangalli.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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IL DISCORSO DI LETTA AL PARLAMENTO: “C’E’ CHI VUOL FARE MACERIE DELLA DEMOCRAZIA”

Dicembre 11th, 2013 Riccardo Fucile

“CHIEDO LA FIDUCIA PER UN NUOVO INIZIO, NON FARO’ PIOMBARE IL PAESE NEL CAOS, AVANTI CON LE RIFORME”… “FINANZAMENTO AI PARTITI E PROVINCE VIA SUBITO”

“Sono qui a chiedere la fiducia per un nuovo inizio”. “Ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese proprio quando sta rialzandosi: l’Italia è pronta a ripartire e è nostro obbligo generazionale” aiutare a farla.
Così il premier Enrico Letta ha esordito nel suo discorso.
Un intervento di 45 minuti in cui il premier ha nuovamente chiesto la fiducia al suo governo. Nella replica il premier è poi durissimo contro M5s: “Inaccettabile mettere alla gogna i giornalisti, questo – ha ribadito – è inaccettabile. Cosa dovrei fare io che ogni giorno leggo cose strampalate e ingiuste? Ma sono strampalate e ingiuste dal mio punto di vista”.”.
Ecco alcuni dei passaggi più importanti del discorso del premier
Attacco a Grillo
Nei primi passaggi del suo intervento Letta ha attaccato il leader del M5S Beppe Grillo. “Fanno pezzi democrazia rappresentativa,incitano insubordinazione”. E ha aggiunto “Questo parlamento repubblicano e le istituzioni esigono rispetto in periodi così amari”, spiega Letta, riferendosi indirettamente alle affermazioni di Grillo sulla vicenda dei ‘forconi’.
Del Cav non mi occupo
“Nella vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi non sono entrato e non ci entro neanche oggi” così Letta ha chiuso ogni polemica sulla questione giudiziaria del Cavaliere.
I quattro obiettivi per il 2014
Sul fronte riforme, sono quattro gli obiettivi che pone il Premier: per prima cosa la riduzione del numero dei parlamentari”, “quindi l’abolizione delle province”, “la fine del bicameralismo perfetto” e infine “una riforma del titolo V che metta ordine tra centro e poteri decentrati”.
No a leggi elettorali punitive
Bisogna andare “verso un meccanismo maggioritario”. Così il premier Enrico Letta, alla Camera, parlando di riforma elettorale. “Ora si deve facilitare la scelta dei cittadini e creare un legame tra elettori e eletti. Nessuno pensi a una legge punitiva verso altri: governo, maggioranza, il Parlamento tutto lavorino per dare pronta attuazione alla sentenza della Consutla e restituire la scelta ai cittadini”.
L’avvertimento a chi non ci sta
“Chi prova a far saltare il banco sulle Riforme ne dovrà  rispondere ai cittadini”: Lo ha detto il premier Enrico Letta durante il discorso per la fiducia alla camera. Sulle riforme costituzionali “ci sarà  una discussione aperta con tutte le forze di maggioranza” e si partirà  dal lavoro del comitato dei saggi. Ma “chi farà  saltare il banco ne risponderà  ai cittadini che con referendum saranno comunque chiamati a valutare la riforma che ci farà  scrollare di dosso l’immagine di un paese barocco”.
Via finanziamento pubblico partiti.
Fra i punti toccati dall’intervento a Montecitorio anche i costi della politica. “Troppo tempo è passato dalle proposte fatte dal governo sull’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti e perciò confermo la volontà  di completare definitivamente questo percorso entro l’anno con tutti gli strumenti a disposizione”, ha aggiunto il premier.
Lavoro.
C’era attesa sulla questione del lavoro. “Nel 2014 completeremo riforma degli ammortizzatori sociali, in un clima di dialogo sociale, andando verso un sistema che privilegi il lavoratore rispetto al posto di lavoro”, ha detto il premier. “Per la riduzione del costo del lavoro abbiamo cominciato con la legge di stabilità  e qui alla Camera abbiamo deciso l’automatismo per cui i proventi della revisione della spesa e del ritorno dei capitali dall’estero vanno nella riduzione del costo del lavoro e lo inseriremo dopo il confronto con le parti sociali”, ha aggiunto.
Debito pubblico.
Nel suo lungo discorso Letta ha affrontato anche una serie di temi economici. “Il nostro debito pubblico è colossale e lo stiamo aggredendo. E’ importante perchè ce lo chiede l’Ue? Lo aggrediamo perchè ci costa troppo, nel rapporto tra debito e Pil paghiamo 90 miliardi di euro in interessi, soldi buttati”, ha sottolineato.
Senza Ue si torna Medioevo
“Vorrei – dice Letta riferendosi ai populismi anti Ue – tracciassimo una linea, di qua chi ama l’Europa e sa che senza l’Ue ripiombiano nel medioevo. Di là  chi vuole bloccare l’europa e si scaglia contro i suoi limiti. La separazione è la più netta”. E poi aggiunte: “Chi vuole isolare l’Italia non voti la fiducia, chi cerca consenso con populismo non voti la fiducia al mio governo”.
Privatizzazione delle poste
“Studieremo con l’azienda e con i sindacati l’apertura del capitale di Poste e di altre aziende e la partecipazione dei lavoratori all’azionariato, permettendo loro una rappresentanza negli organi societari. E’ un’esperienza unica, un tentativo, ne parleremo insieme”

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