Febbraio 1st, 2014 Riccardo Fucile
LE COMICHE: INVECE CHE ALL’UNIONE EUROPEA A BRUXELLES VANNO AL CONSIGLIO D’EUROPA A STRASBURGO
Una senatrice e due deputati del Movimento 5 Stelle sono andati fino a Strasburgo per
consegnare una mozione che “impegna l’Unione europea” a introdurre il reddito di cittadinanza in tutti i paesi membri.
L’intento è nobile, peccato però che hanno sbagliato porta: la piccola delegazione 5 Stelle, infatti, ha consegnato la mozione al Consiglio d’Europa e non all’Unione europea.
Due istituzioni che c’entrano poco e nulla l’una con l’altra.
Il Consiglio d’Europa, infatti, si occupa di diritti umani e riunisce 47 paesi dell’area geografica europea, comprese Russia e Turchia.
Niente a che vedere, per l’appunto, con l’Unione europea, il cui Consiglio, tra l’altro, ha sede a Bruxelles.
Ai parlamentari sarebbe bastato andare sul sito del Consiglio d’Europa: nel menu, sotto alla voce “Chi siamo”, c’è un link che recita proprio “Da non confondere”. L’invito è a non confondere le due istiruzioni.
A commettere l’errore sono stati la senatrice Nunzia Catalfo e i deputati Edera Spadoni e Manlio Di Stefano.
“È un passo importante — ha affermato Manlio Di Stefano — ed è fondamentale portare in Europa il tema del reddito di cittadinanza. Si tratta del primo atto portato dal MoVimento 5 Stelle in sede continentale. Seguiremo l’iter nelle prossime settimane, in attesa che venga emanata una vera e propria direttiva comunitaria”.
Anche in questo caso c’è un errore da “matita rossa” in politiche comunitarie: il Consiglio d’Europa non può emanare “direttive comunitarie”.
Semmai, è la Commissione europea ad occuparsene.
Per questo, se intendono proseguire l’iter, i tre parlamentari dovranno bussare in futuro ad altre porte.
Magari cominciando dal Parlamento europeo, che, questo sì, fa parte dell’Ue.
Per rimediare all’errore, l’ufficio stampa del MoVimento ha inviato una errata corrige. Nel nuovo comunicato è scomparso il riferimento all’Unione europea e alle direttive.
A maggio ci saranno le elezioni e, stando ai sondaggi, l’M5S dovrebbe portare una buona pattuglia di deputati all’Eurocamera.
Il tempo per evitare figuracce come questa c’è tutto.
(da “Huffingtonpost“)
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Febbraio 1st, 2014 Riccardo Fucile
DI FRONTE ALLA REAZIONE POPOLARE CERCA DI SALVARSI DALLA DENUNCIA: INVITA A QUERELARE I VIOLENTI FACENDO FINTA DI NON SAPERE CHE E’ RESPONSABILE ANCHE IL TITOLARE DEL BLOG CHE NON CANCELLA LE INGIURIE
«Prendiamo le distanze dalle offese sessiste dal post di Grillo. I messaggi sono stati scritti nella notte quanto non era possibile operare alcun controllo: i messaggi sono stati cancellati».
È quanto afferma lo staff comunicazione del M5S in merito ai commenti sessisti contro la presidente della Camera Laura Boldrini ad un post di Beppe Grillo sul suo profilo Facebook.
«Chi ha scritto le minacce può essere querelato tranquillamente – aggiungono i membri dello staff comunicazione “cinque stelle” – La rete è libera e deve rimanere libera ma ognuno si assume le proprie responsabilità . Chi dice che queste sono le minacce dei “grillini”, dice una cosa priva di senso.”.
Intervento immediato e tempestivo? Solo alle 19.15 di stasera, di fronte all’indignazione di migliaia di italiani, di destra e di sinistra, il titolare del blog è intervenuto, facendo sparire tutto.
Per molto meno blog non protetti da poteri forti sono stati oscurati senza neanche l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria.
Grillo invita a querelare i singolo commentatori violenti? Da paraculo fa finta di non sapere che il titolare del blog è responsabile dei commenti che ospita quanto chi posta insulti.
E quando si arriva a 1.531 “mi piace”, 552 commenti, 434 condivisioni non esiste che “non fosse possibile operare controlli”: ma chi vogliono prendere per il culo?
Ora aspettiamo che l’autorità giudiziaria faccia il suo dovere, identificando e denunciando gli autori delle minacce.
E accertando dopo quante ore sono stati cancellati post e commenti.
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Febbraio 1st, 2014 Riccardo Fucile
VALANGA DI INSULTI E INVITI ALLO STUPRO: BRAVO BEPPE, LA PROSSIMA VOLTA CHE NE DICI DI PORRE LA STESSA DOMANDA PER TUA MOGLIE O TUA FIGLIA?
Insulti a raffica a margine di un post che dai canali di Beppe Grillo punta dritto contro la
presidente della Camera Laura Boldrini, presa di mira sul piano personale in maniera offensiva.
In un post sul suo account Facebook, poi rilanciato anche sulla pagina del M5s, Beppe Grillo si fa la seguente domanda: “Cosa faresti in macchina con Laura?”.
La domanda accompagna la presentazione di un video satirico prodotto da un attivista che guida l’auto con a fianco una sagoma di cartone della Boldrini.
Grillo attacca Boldrini sui social: “Cosa faresti in macchina con Laura?”.
Ed è subito insulto.
Tra i commenti al post, parecchi inneggiano allo stupro del presidente della Camera, altri che suggeriscono di picchiarla e poi costringerla a prostituirsi.
Messaggi carichi di violenza e sessismo che si susseguono uguali e numerosissimi e che hanno provocato fastidio anche tra i sostenitori del Movimento.
Ovviamente nessuno pensa a censurarli, nessuna autorità identifica la feccia che su Facebook commette un reato penale e i vigliacchi che istigano alla violenza.
Tutto è consentito ai rivoluzionari del martedi-giovedi che poi il venerdi corrono a casa più veloci del vento.
Però un’idea a Grillo (che è notoriamente in buona fede) la diamo: perchè non pone la stessa domanda su “cosa faresti in auto con mia moglie o mia figlia?”, magari allegando le relative foto?
Fallo presto prima che qualcuno ti rubi l’idea.
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Febbraio 1st, 2014 Riccardo Fucile
I MISTERI DEL TESORO DI RENZI, QUATTRO MILIONI E ASSOCIAZIONI OPACHE… IL SUCCESSO DEL SINDACO DI FIRENZE SI FONDA ANCHE SULLA CAPACITà€ DI RACCOGLIERE RISORSE… LA CASSAFORTE È IN MANO AI FEDELISSIMI: BIANCHI, CARRAI, BOSCHI E LOTTI. CON LA BENEDIZIONE DI DENIS VERDINI
La vera storia dell’intreccio di fondazioni e società su cui il leader Pd ha costruito la sua scalata
dalla provincia al potere nazionale.
Sponsor anonimi, l’aiuto di Verdini e la regia della trimurti dei fedelissimi Carrai, Boschi e Bianchi.
I bilanci delle associazioni segrete con cui ha raccolto 4 milioni in cinque anni. E le uscite molto superiori alle entrate.
Tutto in cinque anni. Dal 2009 a oggi. Tanto è durata la scalata al potere di Matteo Renzi che da assistente di Lapo Pistelli, poi insediato nel 2004 dalla coalizione di centrosinistra alla guida della Provincia di Firenze, è riuscito a sfidare tutti.
Centrodestra e centrosinistra. E a vincere.
In cinque anni Renzi è riuscito a sostenere quattro campagne elettorali. Due nel 2009 (primarie e amministrative a Firenze), una nel 2012 e un’altra nel 2013, entrambe per la segreteria del Pd.
Il tutto senza sostegno economico da parte del partito, rimborsi elettorali nè fondi pubblici.
La coppia dei fund raiser Bianchi & Carrai
Come ha finanziato la sua attività politica? Attraverso quali canali è riuscito a creare un tale consenso in appena cinque anni?
Qualcuno lo ha aiutato a costruire il suo bacino elettorale? E come?
Nel tentativo di rispondere a queste domande abbiamo ripercorso a ritroso l’ascesa del rottamatore, arrivando al 2007.
Abbiamo individuato associazioni, società , comitati e rapporti (alcuni finora sconosciuti) che ruotano attorno a Renzi come l’universo copernicano attorno al sole.
Al suo fianco solo due pianeti: Marco Carrai e Alberto Bianchi.
Il primo sin dal 2007, il secondo dal 2009. Sono i fund raiser, i “raccoglitori di soldi”. E sono bravi, perchè complessivamente hanno messo insieme oltre quattro milioni di euro per coprire le spese della corsa alla guida de lPaese del loro amico Matteo Renzi.
Bianchi e Carrai oggi fanno parte del consiglio direttivo della Fondazione Open, cioè l’evoluzione della Fondazione Big Bang a cui lo scorso novembre è stato cambiato nome e composizione: Renzi ha azzerato il vecchio consiglio, confermando solo Bianchi e Carrai, inserendo LucaLotti e Maria Elena Boschi, nominando quest’ultima segretario generale.
Nel 2013 la fondazione ha raccolto 980 mila euro di donazioni, 300 mila euro in più rispetto all’anno precedente.
Nel 2012 aveva chiuso il bilancio con una perdita di 535 mila euro dovuta a debiti ancora da estinguere e, stando ai resoconti che il Fatto ha potuto leggere, nel corso del 2013 la perdita si è assottigliata a poco più di 300 mila euro e le entrate sono aumentate del 30 per cento.
Prima la Fondazione Big bang non esisteva, è stata fondata il 2 febbraio 2012 dall’allora presidente Carrai di fronte al notaio Filippo Russo.
La fideiussione e il mutuo della Festina Lente
Negli anni precedenti l’attività politica di Renzi passa attraverso due associazioni: Link e Festina Lente, di cui nessuna comunicazione è mai stata data. Non hanno mai avuto siti internet nè rendicontazione pubblica.
Praticamente sconosciuta in particolare la Festina Lente. Anche qui figurano Carrai e Bianchi. Fondata nel giugno 2010 cessa le sue attività di fund raising nel maggio 2012.
L’ultimo evento che organizza è una cena di raccolta fondi per Renzi nel gennaio 2012 al Principe di Savoia di Milano.
Raccoglie 120 mila euro e ha ancora all’attivo circa 40 mila euro. Questa associazione è citata solamente una volta: nel resoconto delle spese elettorali sostenute da Renzi per le amministrative del 2009.
Il comitato dell’allora candidato sindaco dichiara di aver speso 209 mila euro, 137 raccolti tra i sostenitori e gli altri 72 mila euro che mancano all’appello coperti da un mutuo acceso e garantito dalla Festina Lente.
Mutuo concesso dalla banca di credito cooperativo di Cambiano (presieduta dal potente sostenitore Paolo Regini e usata anche per le ultime primarie) con a garanzia una fidejussione firmata da Bianchi.
È il maggio 2009 e la Festina Lente nasce solo l’anno successivo. Si fa carico del mutuo e lo estingue immediatamente accendendone però un altro (oggi in via di rimborso) per avviare le attività di fund raising.
Complessivamente però questa associazione organizza solamente due eventi, oltre alla cena milanese, in due anni.
Da dove sono arrivati i 750 mila euro di Link?
Ben più attiva la Link. Nasce nel 2007, quando Renzi era presidente della Provincia di Firenze. Con il solito Carrai nell’atto costitutivo figurano buona parte di quelli che ancora oggi sono al fianco del rottamatore.
C’è Lucia De Siervo, direttore della cultura ed ex capo segreteria di Renzi, figlia di Ugo, presidente della Corte Costituzionale, e moglie di Filippo Vannoni, presidente di Publiacqua. C’è poi Vincenzo Cavalleri, ora direttore servizi sociali di Palazzo Vecchio e Andrea Bacci, oggi presidente della Silvi (società pubblica partecipata dal Comune), intercettato nel dicembre 2008 al telefono con Riccardo Fusi (ex patron del gruppo Btp condannato a due anni in primo grado per i lavori alla Scuola marescialli e imputato per il crac del Credito cooperativo fiorentino di Denis Verdini e indagato per bancarotta fraudolenta) per organizzare un viaggio in elicottero a Milano per Renzi. Poi però saltato. Per ben due volte.
Infine, a firmare l’atto costitutivo della Link, c’è anche Simona Bonafè, ex assessore oggi onorevole e il presidente Marco Seracini.
L’associazione ha la propria sede in via Martelli civico 5, dove poi nascerà la fondazione Big Bang.
I primi due anni di vita chiudono con un resoconto finanziario in avanzo di 22 mila euro, a fronte di una raccolta complessiva di circa 200 mila in 24 mesi.
Tutt’altra musica nel 2009, anno delle primarie e delle amministrative, quindi fondi che vanno ad aggiungersi a quelli dichiarati dal Comitato.
Link spende 330 mila euro e chiude con una perdita di 154 mila. Che viene in parte appianata nel 2010 attraverso erogazioni liberali ricevute per 156.350 euro e in parte nel 2011, ultimo anno di vita dell’associazione Link che termina la sua esistenza con una perdita di 3.500 euro. Complessivamente questa associazione raccoglie e investe nell’attività politica di Renzi circa 750 mila euro. Da dove arrivano queste “erogazioni liberali”?
Abbiamo cercato per giorni inutilmente il presidente Marco Seracini sia nel suo studio, dove venne registrata l’associazione, sia al cellulare.
Ci siamo rivolti a Carrai che pur rispondendo molto gentilmente al telefono e rendendosi inizialmente disponibile a incontrarci, ha poi preferito non rispondere nè in merito alla Link nè ad altro.
Cavalleri, infine, ha risposto. Al telefono, non alle domande sui donatori dei quali, ha detto, “non so niente”.
Però ci ha spiegato che “l’associazione è una delle scatole a cui ho partecipato, non ho molte informazioni, non ho mai neanche partecipato agli incontri che organizzava”.
Che tipo di incontri? “Raccolta fondi ma non solo, non faceva attività politica però, erano incontri sociali diciamo”.
Sociali? “Sì, eventi promozionali per diciamo sviluppare le idee di cui Renzi era portatore”.
E cene elettorali? “Non ricordo”.
L’amico Verdini, quando la destra era d’aiuto
Nel 2009, dopo aver vinto le primarie, Renzi partecipò ad alcune iniziative organizzate anche da Denis Verdini, all’epoca coordinatore regionale di Forza Italia e oggi colui che deve scegliere il candidato sindaco da contrapporre a Renzi per le prossime amministrative di maggio.
Nel 2009 l’allora rottamatore sedette al tavolo d’onore insieme a Verdini e consorte alla festa de Il Giornale della Toscana.
Presenti tutti i parlamentari forzisti dell’epoca: Mazzoni, Parisi, Bonciani, Amato e altri. E mesi dopo partecipò a un evento organizzato dalla signora Verdini, Maria Simonetti Fossombroni. Molti del Pdl ricordano inoltre che la scelta di candidare sindaco nel 2009 l’ex calciatore Giovanni Galli fu considerato un “regalino” al giovane prodigio Renzi. Che lo asfaltò.
Verdini non ha mai negato la propria simpatia per il rottamatore.
Dal centrodestra sono mai arrivati fondi alle associazioni di Renzi?
Gentile e disponibile quanto Carrai si dimostra anche Alberto Bianchi, che come Carrai alla domanda non risponde.
Da dove arrivano i fondi e come ha coperto il mutuo Festina Lente? E come è riuscito ad appianare il debito della Fondazione e a raccogliere il 30 per cento in più l’anno successivo? Neanche a queste domande riceviamo risposte.
Una cosa è certa: l’imprenditore e l’avvocato fanno benissimo il loro lavoro di fund raiser. Sempre dall’ombra, mai in prima fila.
La società di Carrai e i lavori di Eataly a Firenze
Meno si parla di loro meglio è. Per dire: la cena di finanziamento di Renzi a Milano nell’ottobre 2012 che passò come un evento organizzato da Davide Serra in realtà è stata opera esclusiva di Carrai.
L’amico di Renzi mal sopporta la pubblicità , i suoi interessi sono nel privato. Ha affiancato Renzi nel 2009 solamente per tre mesi. Oggi è, fra l’altro, presidente di Aeroporto Firenze, della C&T Crossmedia, della Cambridge Management Consulting e della D&C, mentre giovedì ha lasciato la carica di amministratore delegato della Yourfuture srl.
Inoltre è socio dell’impresa edile di famiglia Car.im, società che ha realizzato la trasformazione della storica libreria fiorentina Martelli in un negozio Eataly, proprio davanti alla sede della Fondazione Open.
Ma certo, sono affari privati.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano” )
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Febbraio 1st, 2014 Riccardo Fucile
A CASTENEDOLO CONFRONTO TRA FINI E D’ALEMA…”QUELLA SULLA MIA INCOMPATIBILITA’ E’ STATA L’UNICA VOTAZIONE DEMOCRATICA MAI FATTA NEL PDL”
La strana coppia si ritrova a cena in una pizzeria di Castenedolo.
Gianfranco Fini e Massimo D’Alema. In mezzo a loro, di rosso vestita, la giornalista Maria Latella.
Che scherza sul titolo del libro di Fini: «Non è che, adesso, ve ne ritroverete un altro, di ventennio berlusconiano?». «Chiedetelo a Renzi» ribatte l’ex presidente della Camera.
D’Alema trova il tempo di portare la sua solidarietà alle deputate Pd insultate dai grillini ed esprimere «preoccupazione per un movimento che pare aver preso una piega violentemente anti-istituzionale».
Poi, a cena finita (pizza, spigola, carpaccio di pesce e vino Lugana), tutti nella vicina chiesa sconsacrata dei Disciplini, per presentare, con Antonio Polito e l’ex sindaco di Brescia e senatore Pd Paolo Corsini, Il Ventennio. Io, Berlusconi e la destra tradita, firmato dall’ex leader di An.
Che non si rimangia il «Che fai, mi cacci?» a Berlusconi: «Anzi, ci aggiungerei anche qualcosa. Certo, non immaginavo che mi avrebbe preso in parola: oltretutto, quella sulla mia incompatibilità è stata l’unica votazione democratica mai fatta nel Pdl». Quanto a D’Alema, non risparmia una frecciata all’altra strana coppia, Renzi-Berlusconi: «La legge elettorale non riguarda certo due sole persone, oltretutto non parlamentari».
Ma quando Fini dice che «il verbo preferito di Berlusconi non è convincere, ma comandare» e la Latella, ricordando il caso-Cuperlo, gli chiede se non valga anche per Renzi, D’Alema nega: «Lo stile potrà dar fastidio, ma il Pd non è un partito padronale».
Quanto alla parabola di Fini, D’Alema la riassume così: «Ha cercato di fare della destra italiana una destra normale e non c’è riuscito».
L’ex presidente della Camera si appella alla galanteria del tempo, poi affonda: «Certi giornali mi hanno dipinto come il traditore della destra, ma se la destra è innanzitutto legalità , i traditori dovrebbero cercarli altrove».
Alla fine, però, concede: «Indietro non si torna e non si rimettono insieme i cocci. Non mi ricandido e non fondo partiti. Chi voterò alle Europee? Deciderò dopo aver visto programmi e candidati».
«La verità è che voi e i vostri partiti avete perso la battaglia politica di questo ventennio» chiosa Polito rivolto ad entrambe le metà della strana coppia.
Sipario.
Luca Angelini
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Febbraio 1st, 2014 Riccardo Fucile
IL GOVERNO HA APPROVATO UN DISEGNO DI LEGGE PER L’INCOMPATIBILITA’ DI TUTTE LE POSIZIONI DI VERTICE DEGLI ENTI PUBBLICI, PREVEDENDO UN REGIME DI ESCLUSIVITA’
Il collezionista di poltrone dice addio alla presidenza dell’Inps. 
Antonio Mastrapasqua, dopo le dichiarazioni del premier sull’esclusività dell’incarico e di un ddl sul conflitto di interessi, ha consegnato al ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, le dimissioni “anche alla luce delle decisioni assunte ieri dal Consiglio dei ministri”.
Il governo — spiega una nota del ministero del Lavoro — ha deciso di accelerare il processo di ridisegno della governance dell’Inps e dell’Inail e ha approvato un disegno di legge per disciplinare l’incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali, prevedendo, per quelli di particolare rilevanza, un regime di esclusività volta a prevenire situazioni di conflitto d’interesse.
La nota si conclude con “l’apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal dottor Mastrapasqua” e un ringraziamento “per il lavoro svolto in questi anni per il rinnovamento dell’Inps e il complesso processo di riorganizzazione dell’Ente derivante dall’incorporazione dell’Inpdap e dell’Enpals”.
Ieri era stato deciso e annunciato che il ruolo di vertice in un ente pubblico, come l’Inps, sarebbe stato incompatibile con altre poltrone ed imbrigliato in più severe regole di governance.
Già domenica scorsa, all’indomani delle notizie sulle indagini che coinvolgono il presidente dell’Inps nel suo diverso incarico di direttore generale dell’Ospedale Israelitico di Roma, Letta aveva promesso “massima chiarezza nel rispetto dei cittadini”.
E aveva incaricato il ministro Giovannini di fare una relazione “al più presto possibile” su tutti i profili della vicenda in cui Mastrapaqua è indagato per truffa, falso e abuso d’ufficio dalla procura di Roma.
Così a stretto giro, cinque giorni dopo, le prime contromisure sono arrivate sul tavolo del Consiglio dei ministri con un disegno di legge con procedura d’urgenza.
“Finalmente la procura di Roma ha indagato Mastrapasqua, collezionista di poltrone con 25 incarichi simultanei ed in conflitto di interesse, per la scandalosa storia delle cartelle gonfiate per portare a casa maggiori rimborsi all’Ospedale israelita, di cui è direttore generale, per un importo di 85 milioni di euro di cui 14 sarebbero non dovuti”, ha annunciato l’associazione di consumatori Adusbef commentando la notizia dell’inchiesta romana.
“Il direttore dell’Inps e vice presidente di Equitalia — si legge nella nota dell’Adusbef — quasi certamente gode del dono dell’ubiquità . Infatti, oltre alle 25 cariche note, dalla presidenza di Idea Fimit, la più grande società immobiliare italiana accusata di essere stata al centro di molteplici scandali immobiliari, alle molteplici poltrone nei collegi sindacali, ha anche un’altra serie d’incarichi. Il commercialista — uomo da 1.200.000 euro l’anno — è anche amministratore unico della Litorale spa, azienda per lo sviluppo economico turistico e occupazionale del litorale laziale. Quindi, oltre ai pensionati, i cattivi pagatori, le case e le cure, Mastrapasqua si occupa anche degli stabilimenti balneari e dei loro estivi frequentatori”.
Le dimissioni di Mastrapasqua erano nell’aria da un po’. “Il governo di Mario Monti voleva intervenire su di lui, ma ci furono veti superiori che bloccarono la cacciata”, ha rivelato l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero in un’intervista a La Stampa. “L’obiettivo era una gestione più trasparente e meno accentrata e a tal fine venne istituita una commissione ad hoc per rivedere la struttura dell’Ente. Purtroppo però, nonostante i vari impulsi ricevuti, la politica impedì il rinnovamento”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 1st, 2014 Riccardo Fucile
“IL TERZO POLO E’ EVAPORATO, OCCORRE LAVORARE SULLO SCHEMA DEL PPE”
“Io per costruire il centro ho rischiato, ho rotto con Berlusconi e sono passato all’opposizione. Poi ho combattuto accanto a Monti, mettendoci la faccia da solo, mentre Berlusconi e Bersani, che pure governavano con noi, si sono defilati. Ma la sera delle elezioni ci siamo accorti che il nostro terzo polo era evaporato. Anzi, l’aveva fatto Beppe Grillo”.
Intervistato da Repubblica, il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini dice addio al sogno centrista. “A noi moderati – spiega – spetta il compito di lavorare sullo schema del Ppe” con Ncd e Fi.
“Aveva senso pensare a un terzo polo di centro, e dunque dare battaglia contro uno sbarramento così drastico, quando ancora si poteva immaginare uno schema tedesco, con socialisti, democristiani e liberali. Oggi tuttavia la partita che stiamo giocando è un’altra, quella contro un populismo anti-europeo e anti-istituzionale, che mette a soqquadro il Parlamento e attacca in maniera dissennata il capo dello Stato”, dice Casini, secondo cui “le forze responsabili – centrodestra e centrosinistra – sono chiamate a serrare le file”.
“Non servono a niente le battaglie di retroguardia. Al punto in cui siamo l’unico antidoto allo sfascismo è l’accordo fra Renzi e Berlusconi per fare la riforma elettorale, quella del Senato e del Titolo V”, afferma Casini.
“Io voterò un emendamento sulle preferenze, penso che ci sia ancora spazio per migliorare la legge elettorale, ma vada come vada: meglio l’Italicum che continuare così”.
Su Renzi, “Può sembrare uno smargiassone e io stesso non gli ho risparmiato critiche, ma non voglio mettergli i bastoni tra le ruote”.
La costruzione del Ppe italiano sarà “con Alfano ovviamente. Ma da Toti a Fitto, insieme a slogan del passato, ho sentito anche cose sensate”, dichiara Casini.
Quanto a Berlusconi, “le divaricazioni drammatiche che ci sono state non possono essere ricomposte con una battuta ma con un dibattito politico serio”.
(da “Huffington Post”)
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Febbraio 1st, 2014 Riccardo Fucile
LA MANOVALANZA CINQUESTELLE COMINCIA A PREOCCUPARSI E GRILLO AVVERTE: “ATTENTI ALLE QUERELE, SE CONDANNATI NON POTRETE PIU’ RICANDIDARVI”… I DISSIDENTI GRILLINI DISERTANO L’INCONTRO, DIBBA E’ TRISTE
Il beep suona sui cellulari dei “guerrieri” pentastellati attorno alle 13,00: “Tutti all’hotel forum,
Grillo ci attende lì”.
Troppo piccola la sala della commissione Difesa, è la spiegazione ufficiale. Troppi dissidenti a palazzo Madama, quella maliziosa.
Pare un ritorno alle origini, l’uscita dai palazzi e la chiamata in albergo nel cuore della Roma dei Cesari. Il set dell’Aventino perfetto.
Assenti i dissidenti, Campanella, Currò, Battista, Orellana, contrari alle risse e all’Aventino (e anche all’impeachment).
Piove sui guerrieri ignari del contrordine. Anzi, ignari. Punto.
Diego De Lorenzis varca il portone del Forum. Dice (ignaro): “Non vi preoccupate ragazze che ora ci fanno andare da un’altra parte”.
E invece no. Grillo ha scelto il Forum, due passi dai Fori e da piazza Venezia — chissà — l’albergo che tanto piaceva a Mario Monti. E dove Beppe alloggia quando viene a Roma.
È il set della rinuncia all’Aventino. In piedi come in piazza, Grillo parla per un’ora e venti. Gasa, carica, scherza. E soprattutto educa, frena, addrizza il tiro: “Va bene lo scontro ma dobbiamo restare in Parlamento. Non dobbiamo dare la sensazione che vogliamo andare via dal Parlamento: la gente ha capito quello che stiamo facendo ma dobbiamo restare lì essendo politicamente asfissianti”.
Fate le cose, non fate le risse, insomma. Detto a modo suo: “Usate l’arma della dolcezza: gli altri sono morti, fategli una carezza”. Insomma, niente tafferugli, risse, comportamenti al limite e reati, altrimenti come si fa a mettere gli indagati a Cinque stelle in lista: “Attenti alle querele, lo sapete che dopo le condanne non si può essere ricandidati”.
A scherzare col fuoco ci si brucia: “Io – ha sottolineato Grillo – mi sono fatto 40 anni di palchi ed ho l’autorevolezza per mandarli tutti a quel paese. Per dire le parolacce ci vuole autorevolezza”.
Piovono consigli sui “guerrieri” (e contrordini). La parola “boia” diventa oggetto di una disamina da parte del Comico, impegnato a rallentare l’effetto di emulazione.
Uno spettacolo, una “lezione”, una seduta di analisi motivazionale: più che la definizione la sostanza è che Grillo gasa e frena i suoi.
Non li convince tutti, parecchi continuano a volere l’Aventino.
La faccia di Di Battista all’uscita è lo specchio della sconfitta. Altri si comportano come se niente fosse.
Di Maio, abito blu e cravatta blu, barba fatta, dichiara all’ingresso e all’uscita. Prima e dopo le sperticate lodi del Capo. Lui che le mani se le tiene in tasca.
È la comunicazione bellezza. Fanno notare a microfoni spetti che l’autocritica non c’è, anzi. È solo un fatto di comunicazione. Alla Berlusconi, insomma.
Perchè, si sa, basta un niente e le jene dattilografe ti rovinano. Ecco che il Comico, alterna momenti in cui aggiusta il tiro (per evitare che la situazione sfugga di mano) a momenti di esaltazione pura: “State facendo un buon lavoro e ha aggiunto il leader M5S tra un po’ mi sorpasserete e tra qualche mese potrete dire anche voi ‘Grillo chi?’”.
I sondaggi poi, a vagonate: “Noi cresciamo”. Gli altri? “Morti”.
Lo spettacolo finisce con gli abbracci, i sorrisi e le foto con i cellulari con i querelabili De Rosa e Sorial, adoranti e tronfi di gioia.
Escono con i trolley, perchè è venerdì per tutti.
La rivoluzione può attendere .
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Febbraio 1st, 2014 Riccardo Fucile
“RENZI VUOLE SPIANARCI E CUPERLO GLI RISPONDE CON FIORETTO”
«Renzi ci sta spianando con i carri armati e D’Attorre e Cuperlo gli rispondono di fioretto, il segretario spara bombe e noi spacchiamo il capello in quattro. Basta, io voto contro questa legge elettorale ». Enza Bruno Bossio, l’ultima dalemiana, è un fiume in piena, mentre Montecitorio ribolle di umori, di insulti
Sta dicendo che oggi si schiera contro la costituzionalità della legge?
«Sì, è un sistema incostituzionale, è la riforma di Berlusconi, quella che lui aspettava da 20 anni. È il bluff di Renzi che ci dice che queste sono le riforme, invece non è vero niente».
Quindi lei vuole affossarla?
«Non voglio affossare nulla».
Suvvia, se non passa la costituzionalità muore tutto subito.
«Voglio cambiarla. Così è una presa in giro. L’Italicum prevede che si voti anche per il Senato, ma Renzi non va dicendo in giro che lo vuole abolire?»
Non è una posizione radicale?
«Non mando giù il salva Lega. Una norma vergognosa, voluta da Berlusconi. Un partito che prende il 9 per cento in tre Regioni entra in Parlamento e uno che si ferma al 7,9 a livello nazionale, no. E poi le liste restano bloccate. Io voglio le preferenze ».
Ma le preferenze, specie al Sud, non sono un incentivo alle clientele?
«È stata la Consulta a dirci che non si possono più fare le liste bloccate, un principio per il quale il partito aveva fatto la sua battaglia. Così è solo un super Porcellum».
Quanti siete a pensarla così?
«Come me la pensa sicuramente Lauricella. Come sa noi dalemiani non siamo una corrente strutturata, siamo una corrente affettiva, una sottocorrente dei cuperliani che sono 80, e che quindi potrebbero pesare. Invece vedo timidezze, paure, ti dicono sussurrando “sai il Paese sta con Renzi”…».
Non è vero?
«Dicono pure che noi dobbiamo sentire la pancia del Paese, ma sentire la pancia del Paese rischia di essere la fine della politica, noi dobbiamo cambiare la casta politica, che ha fatto molti errori, ma anche far ragionarela gente».
Non sembra più il tempo per pedagogie togliattiane.
«Invece la politica deve tornare a fare la politica. Dovremmo interrogarci su quel Celentano che dice di preferire Renzi a Grillo: Celentano, l’emblema del populismo di destra».
D’Alema c’entra, dica la verità ?
«Per niente, nessuna telefonata, mi creda ».
La cacceranno?
«Pazienza!»
Lei è sospettata di essere uno dei 101.
«Proprio per questo voglio condurre la mia battaglia alla luce del sole, e con i 101 non c’entro».
Concetto Vecchio
(da “La Repubblica”)
argomento: Partito Democratico, PD | Commenta »