“STATE CALMI, LO SHOW LO FACCIO IO”: ANCHE NELLE COMPAGNIE TEATRALI SGANGHERATE NON SI TOGLIE LA SCENA AL CAPOCOMICO
LA MANOVALANZA CINQUESTELLE COMINCIA A PREOCCUPARSI E GRILLO AVVERTE: “ATTENTI ALLE QUERELE, SE CONDANNATI NON POTRETE PIU’ RICANDIDARVI”… I DISSIDENTI GRILLINI DISERTANO L’INCONTRO, DIBBA E’ TRISTE
Il beep suona sui cellulari dei “guerrieri” pentastellati attorno alle 13,00: “Tutti all’hotel forum, Grillo ci attende lì”.
Troppo piccola la sala della commissione Difesa, è la spiegazione ufficiale. Troppi dissidenti a palazzo Madama, quella maliziosa.
Pare un ritorno alle origini, l’uscita dai palazzi e la chiamata in albergo nel cuore della Roma dei Cesari. Il set dell’Aventino perfetto.
Assenti i dissidenti, Campanella, Currò, Battista, Orellana, contrari alle risse e all’Aventino (e anche all’impeachment).
Piove sui guerrieri ignari del contrordine. Anzi, ignari. Punto.
Diego De Lorenzis varca il portone del Forum. Dice (ignaro): “Non vi preoccupate ragazze che ora ci fanno andare da un’altra parte”.
E invece no. Grillo ha scelto il Forum, due passi dai Fori e da piazza Venezia — chissà — l’albergo che tanto piaceva a Mario Monti. E dove Beppe alloggia quando viene a Roma.
È il set della rinuncia all’Aventino. In piedi come in piazza, Grillo parla per un’ora e venti. Gasa, carica, scherza. E soprattutto educa, frena, addrizza il tiro: “Va bene lo scontro ma dobbiamo restare in Parlamento. Non dobbiamo dare la sensazione che vogliamo andare via dal Parlamento: la gente ha capito quello che stiamo facendo ma dobbiamo restare lì essendo politicamente asfissianti”.
Fate le cose, non fate le risse, insomma. Detto a modo suo: “Usate l’arma della dolcezza: gli altri sono morti, fategli una carezza”. Insomma, niente tafferugli, risse, comportamenti al limite e reati, altrimenti come si fa a mettere gli indagati a Cinque stelle in lista: “Attenti alle querele, lo sapete che dopo le condanne non si può essere ricandidati”.
A scherzare col fuoco ci si brucia: “Io – ha sottolineato Grillo – mi sono fatto 40 anni di palchi ed ho l’autorevolezza per mandarli tutti a quel paese. Per dire le parolacce ci vuole autorevolezza”.
Piovono consigli sui “guerrieri” (e contrordini). La parola “boia” diventa oggetto di una disamina da parte del Comico, impegnato a rallentare l’effetto di emulazione.
Uno spettacolo, una “lezione”, una seduta di analisi motivazionale: più che la definizione la sostanza è che Grillo gasa e frena i suoi.
Non li convince tutti, parecchi continuano a volere l’Aventino.
La faccia di Di Battista all’uscita è lo specchio della sconfitta. Altri si comportano come se niente fosse.
Di Maio, abito blu e cravatta blu, barba fatta, dichiara all’ingresso e all’uscita. Prima e dopo le sperticate lodi del Capo. Lui che le mani se le tiene in tasca.
È la comunicazione bellezza. Fanno notare a microfoni spetti che l’autocritica non c’è, anzi. È solo un fatto di comunicazione. Alla Berlusconi, insomma.
Perchè, si sa, basta un niente e le jene dattilografe ti rovinano. Ecco che il Comico, alterna momenti in cui aggiusta il tiro (per evitare che la situazione sfugga di mano) a momenti di esaltazione pura: “State facendo un buon lavoro e ha aggiunto il leader M5S tra un po’ mi sorpasserete e tra qualche mese potrete dire anche voi ‘Grillo chi?’”.
I sondaggi poi, a vagonate: “Noi cresciamo”. Gli altri? “Morti”.
Lo spettacolo finisce con gli abbracci, i sorrisi e le foto con i cellulari con i querelabili De Rosa e Sorial, adoranti e tronfi di gioia.
Escono con i trolley, perchè è venerdì per tutti.
La rivoluzione può attendere .
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