Marzo 30th, 2015 Riccardo Fucile
DOPPIO BINARIO: ATTENZIONE AL DISAGIO SOCIALE E RIFORMARE IL SINDACATO PER SCALARNE LA LEADERSHIP
Prenderà forma entro la fine di maggio la Coalizione sociale.
Prima verrà stilata quella che Maurizio Landini chiama la Carta d’identità del movimento, con i valori di riferimento e gli obiettivi da perseguire; poi sarà creato una sorta di Coordinamento dell’alleanza con gli esponenti delle associazioni promotrici. E nel Coordinamento non sarà comunque Landini a rappresentare la Fiom, per evitare le polemiche sul suo doppio ruolo.
Questa struttura di governo sarà poi replicata nei vari territori. Un’organizzazione leggera, ma pur sempre un’organizzazione.
«La vera novità – dice il leader dei metalmeccanici della Cgil – è proprio questa: noi partiremo dai territori dove c’è una maggiore domanda di coalizione».
Spiega: «Può non esserci il sindacato nelle lotte per la casa? Può non essere accanto ai medici di Emergency che in Italia, non in Africa, hanno messo in piedi strutture per l’assistenza sanitaria gratuita a favore delle persone più bisognose? Se non pensiamo di rappresentare questa socialità cosa pensiamo di rappresentare? ».
È questo il nuovo sindacato (o il vecchio, perchè è quasi un ritorno alle origini) che ha in mente Landini.
Dunque è su un doppio binario che si muove il leader di fatto della Coalizione sociale: aggregare le associazioni intorno a un progetto politico, attento soprattutto alle aree di maggiore disagio sociale, alternativo oggi al programma del governo Renzi; riformare il sindacato fino a puntare alla scalata della stessa Cgil.
Progetto «ambiguo», secondo Cesare Damiano, ex metalmeccanico, esponente delle minoranze del Pd che anche su Landini si sono divise.
Perchè, per esempio, Stefano Fassina in piazza sabato ci è andato e che ieri è tornato a sostenere «che molti iscritti e militanti hanno mollato il Pd e hanno manifestato con la Fiom».
Resta il fatto che Landini continua a ripetere che non ha mai pensato alla formazione di un altro partito o partitino della sinistra.
Sembra un progetto più complesso il suo, e forse anche più complicato. In attesa che si cominci a concretizzare nei prossimi due mesi, Landini, non a caso, continua ad alzare il tono dello scontro con Renzi.
Ieri, a margine di un convegno a Medicina nel bolognese, ha spiegato perchè sulle politiche del lavoro considera Renzi peggiore di Berlusconi.
«Berlusconi – ha detto – si è confrontato, ha avuto scontri e anche accordi: qui siamo di fronte ad un governo che sta rifiutando di confrontarsi con i sindacati e che ha addirittura cancellato l’articolo 18 e rende possibili i licenziamenti. Quello che sta facendo il governo Renzi non era mai successo nella storia del nostro Paese: si mettono in discussione principi della Costituzione, con una regressione pericolosa e grave». In questa interpretazione dell’azione di un governo definita «padronale» ci sarebbe proprio la spinta ulteriore all’aggregazione sociale.
Dopo Pasqua ci sarà il secondo appuntamento delle associazioni che porterà a definire appunto la Carta d’identità .
Accanto ai movimenti sociali, Landini dice che c’è un forte interesse da parte delle organizzazioni del lavoro autonomo: giovani avvocati, i farmacisti delle para-farmacie, addirittura i notai.
Si mescolerebbero così i lavori senza più le barriere, anche culturali e ideologiche, tra lavoro subordinato e lavoro autonomo.
Anche questa è una novità per la Fiom, sindacato degli impiegati e degli operai metalmeccanici.
Scrive significativamente sul sito della Fiom Gabriele Polo, oggi spin doctor di Landini dopo essere stato per anni il direttore del Manifesto: «I metalmeccanici della Fiom di manifestazioni ne hanno fatte tante, ma non ne avevano mai fatta una confederale, così intenzionata a rappresentare e contrattare tutte le forme del lavoro e, persino, tutti gli aspetti della vita sociale; coalizzando ciò che è frammentato, cercando gli elementi e i punti di vista comuni per costruire “un mondo”».
È l’ammissione di una Fiom che ha deciso di scavalcare la Cgil, di farsi confederazione, di diventare Unions, come recitava lo slogan della manifestazione di sabato.
Un altro sindacato, appunto. Una sfida per Landini.
Però «se la sua coalizione sociale – sostiene Giuseppe Berta, bocconiano, storico dell’industria – non produrrà risultati in un certo periodo di tempo, il tentativo di prendere la guida dalla Cgil minaccia di andare a vuoto».
E questo è il doppio rischio di Landini.
Roberto Mania
(da “La Repubblica”)
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Marzo 30th, 2015 Riccardo Fucile
ANCHE BONIFICI ALLA FONDAZIONE, I REGALI DELLA COOP ROSSA A D’ALEMA CHE REPLICA: “NESSUN ILLECITO O BENEFICIO”
In una delle intercettazioni agli atti dell’inchiesta sulle tangenti a Ischia, Francesco Simone, dirigente
della Cpl arrestato, chiama in causa Massimo D’Alema sottolineando la necessità di “investire negli Italiani Europei dove D’Alema sta per diventare Commissario Europeo” in quanto “…D’Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi ci ha dato delle cose”.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Amelia Primavera sottolinea, tra l’altro, che “per comprendere fino in fondo e per delineare in maniera completa il sistema affaristico organizzato e gestito dalla Cpl Concordia, appare rilevante soffermarsi sui rapporti intrattenuti tra i vertici della cooperativa e l’esponente politico che è stato per anni il leader dello schieramento politico di riferimento per la stessa Cpl Concordia, che è tra le più antiche cosiddette ‘cooperative rosse’, ovvero l’On. Massimo D’Alema”.
L’intercettazione ambientale in cui Francesco Simone parla di D’Alema con Nicola Verrini, responsabile commerciale di area della Cpl Concordia, risale all’11 marzo 2014.
Per il gip questa conversazione “appare di estremo rilievo”, “oltre che per il riferimento a D’Alema” e “ad alcuni appartenenti alle forze di polizia”, anche “per il modo in cui gli interlocutori distinguono i politici e le Istituzioni loro referenti, operando la netta ma significativa distinzione tra quelli che al momento debito si sporcano le mani, ‘mettono le mani nella merda’ e quelli che non le mettono, distinzione che appunto dice tutto a proposito del modus operandi della Cpl e dei suoi uomini”.
Secondo il giudice, il termine “investire” utilizzato da Simone (“…investire negli Italiani europei…”) “rende più che mai l’idea dell’approccio di Simone e della Concordia rispetto a tale mondo”.
In un passaggio successivo e relativo ad un’altra vicenda Simone afferma, “in riferimento sempre alla quota associativa da pagare ad un’altra fondazione (della quale , per ragioni investigative, si omette la denominazione): ‘…dobbiamo pagarlo perchè ci porta questo e chiudiamo questo, no venti ma anche duecento..'”.
La Cpl Concordia acquistò “alcune centinaia di copie dell’ultimo libro” di Massimo D’Alema “nonchè alcune migliaia di bottiglie del vino prodotto da una azienda agricola riconducibile allo stesso D’Alema”.
Lo sottolinea il gip, nell’ordinanza di custodia cautelare, definendo questa vicenda “significativa” La Cpl, emerge dagli atti dell’inchiesta, ha anche sponsorizzato la presentazione del volume “Non solo euro” dell’ex leader del Pd a Ischia, l’11 maggio 2014, con l’interessamento del sindaco Giosi Ferrandino, oggi arrestato. Francesco Simone, parlando al telefono con il sindaco, candidato Pd alle elezioni europee (risulterà primo dei non eletti con oltre 80 mila preferenze – ndr) sottolinea l’importanza dell’evento: “…sotto la campagna elettorale faremo una cosa…” e poi “..questo pure è un segnale forte che ti appoggia tutto il partito…”. “Ferrandino – scrive il gip – si mostra molto entusiasta”.
Il giorno precedente, sempre a Ischia, “la moglie di D’Alema ha presentato la sua produzione di vini”.
Di questo vino, la Cpl ne ha acquistate 2.000 bottiglie. È lo stesso Simone ad ammetterlo. “Confermo – dice agli inquirenti – che la Cpl ha acquistato 2.000 bottiglie di vino prodotte dall’azienda della moglie di D’Alema, tuttavia posso rappresentarvi che fu Massimo D’Alema in persona, in occasione di un incontro casuale tra me, lui, il suo autista e il presidente (della Cpl – ndr) Casari, a proporre l’acquisto dei suoi vini”.
Il gip – facendo riferimento ad una intercettazione in cui Simone, parlando con tale Virginia della Fondazione Italianieuropei, diceva che l’acquisto dei libri da parte della cooperativa “è un’eccezione” – annota: “visto il prezzo pagato dalla Cpl Concordia per ciascuna delle 2.000 bottiglie di vino acquistate (non si trattata sicuramente di un prodotto da somministrare in una mensa aziendale), si tratta evidentemente di un’altra delle ‘eccezioni’ cui faceva riferimento lo stesso Simone nel parlare dell’acquisto di libri”.
Il 20 novembre 2014, in una perquisizione presso la Cpl Concordia, gli inquirenti hanno sequestrato tre dispositivi di bonifici effettuati dalla cooperativa in favore della Fondazione Italinieuropei, ciascuno per l’importo di 20 mila euro; nonchè un ulteriore bonifico per l’importo di 4.800 euro per l’acquisto di 500 libri di “Non solo euro” di D’Alema.
Gli investigatori hanno recuperato anche due fatture per l’acquisto da parte della Cpl di due diversi libri scritti dall’ex ministro Giulio Tremonti, rispettivamente di 7.440 e 4.464 euro.
D’Alema: “Nessun illecito o beneficio”.
“Certamente ho rapporti con Cpl Concordia” ma “è un rapporto del tutto trasparente, che non ha comportato nè la richiesta da parte loro nè la messa in opera da parte mia di illeciti di nessun genere”: “non ho avuto alcun regalo” e “nessun beneficio personale”.
Così Massimo D’Alema, in relazione all’inchiesta della procura di Napoli.
“Dalla Cpl – continua l’ex premier – non ho avuto alcun regalo ed è ridicolo definire l’acquisto di 2000 bottiglie di vino in tre anni come un ‘mega ordine’, peraltro fatturato e pagato con bonifici a quattro mesi. Quanto ai libri, nessun beneficio personale, ma un’attività editoriale legittima, che rientra nel normale e quotidiano lavoro della Fondazione Italianieuropei. Inoltre, i libri furono acquistati per una manifestazione elettorale dedicata ai temi europei, alla quale fui invitato dal sindaco di Ischia, che era candidato del Pd”.
“La diffusione di notizie e intercettazioni – aggiunge D’Alema – che non hanno alcuna attinenza con le vicende giudiziarie di cui si occupa la procura di Napoli è scandalosa e offensiva. Ho dato mandato all’avvocato Gianluca Luongo di difendere la mia reputazione in ogni sede”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 30th, 2015 Riccardo Fucile
LA CARRIERA BIPARTISAN DI GIOSI FERRANDINO
Nel bene e nel male, il verde e l’ambiente sono sempre protagonisti nella vicenda politica di Giuseppe “Giosi” Ferrandino, soprannominato “il sindaco dei fiori” nella sua Ischia, dove governa ininterrottamente dal 2007.
E nel secondo mandato ha inaugurato una stagione bipartisan portandosi il Pdl in giunta con ruoli di peso a partire dal vicesindaco.
Tutto nasce dal patto di ferro con un altro isolano di Lacco Ameno, Domenico De Siano, ora coordinatore regionale di Forza Italia.
“Il nostro è un progetto unico, ambizioso e straordinario” spiegava Ferrandino a fine 2011. “Da qui potrebbe partire un’idea destinata a fare proseliti anche altrove. Bisogna mettere da parte personalismi e vecchi contrasti e lavorare uniti per lo sviluppo dell’isola creando politiche comuni su temi come trasporti, rifiuti, urbanistica”.
Classe 1963, una laurea in Ingegneria, Ferrandino esordisce come amministratore nel 2001 a Casamicciola, di cui diventa rapidamente sindaco.
Grazie al lavoro compiuto, che nella sua biografia è descritto come il “rinascimento casamicciolese”, viene rapidamente promosso al Comune di Ischia, il più grande dell’isola. Dove viene riconfermato nel 2012 con oltre il 70%.
Ma Ischia sta stretta a Ferrandino, che nel 2009 diventa consigliere provinciale e nel 2014 si candida alle europee, totalizzando 82mila preferenze e risultando il primo dei non eletti.
Di origine popolare, il suo percorso politico è legato a quello di altri notabili del Pd napoletano: il capogruppo in Regione Lello Topo, il senatore Enzo Cuomo e il deputato Salvatore Piccolo. Dai popolari alla Margherita, dunque al Pd.
Più volte candidato alla guida di Anci Campania, la spunta solo a febbraio 2015, quando riesce a sfilare la poltrona a Franco Iannuzzi di Forza Italia, grazie a un patto tra De Siano (Fi) e il segretario napoletano del Pd Venanzio Carpentieri.
Popolare di tendenza bindiana, Ferrandino sostiene per una lunga fase la segreteria Bersani, alle primarie 2013 passa a Renzi diventandone uno dei più forti sostenitori nel napoletano.
Alle primarie per la Regione di poche settimane fa, invece, sceglie con forza Andrea Cozzolino, che sull’isola di Ischia raggiunge l’80% dei consensi.
I maligni sostengono che la scelta sia dettata anche da ragioni di bottega. Cozzolino, infatti, aveva fatto sapere che in caso di vittoria alle primarie avrebbe lasciato in ogni caso lo scranno europeo per dedicarsi alla Campania a tempo pieno.
E quel posto sarebbe stato riempito dal primo dei non eletti. Giosi Ferrandino.
Si diceva dell’ambiente.
Al netto dell’inchiesta che lo ha portato in carcere, Ferrandino nel luglio 2014 è stato rinviato a giudizio per una vicenda che riguarda la costruzione della caserma del Corpo forestale a Ischia, che causò l’abbattimento di circa 100 alberi della pineta del Castiglione a Casamicciola.
Le accuse sono di falso ideologico e distruzione del patrimonio ambientale.
I pm della Procura di Napoli hanno ipotizzato che i soggetti coinvolti, per aggirare i divieti di edificazione sull’isola d’Ischia sottoposta a severi vincoli paesaggistici, avrebbero dato inizio ai lavori di costruzione della caserma su una particella catastale diversa da quella che era stata originariamente destinata dal Comune.
I lavori della caserma vennero sequestrati su input dell’allora Procuratore aggiunto di Napoli Aldo De Chiara.
Un’accusa particolarmente sgradevole per il “sindaco dei fiori”. Che tuttavia non gli ha impedito, nel maggio 2014, e con una richiesta di rinvio a giudizio già sulle spalle, di ottenere 82mila preferenze alle europee.
Ora, dopo la tegola giudiziaria e l’arresto, l’agognato sbarco a Strasburgo, che sembrava vicinissimo, appare lontano anni luce.
Per Ischia, che a Pasqua ospiterà come ogni anno la cancelliera tedesca Angela Merkel, una bruttissima botta di immagine.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 30th, 2015 Riccardo Fucile
IL CASO MEREDITH, L’AIRBUS E I GIUDIZI SUGLI ALTRI POPOLI
Un popolo di trogloditi. 
Leggi il reportage di Nina Burleigh che il settimanale americano Newsweek dedica al caso Meredith e questo ti sembrano gli italiani: poliziotti usciti da un film di Ciccio e Franco, una giustizia tribale, una stampa tipo il Papersera di Topolino.
Quasi un’enclave di uomini di Neanderthal sopravvissuta in mezzo al mondo civile.
“Ho passato dieci mesi a Perugia”, ricorda l’autrice e ti stupisci come in tanto tempo sia riuscita a preservare una tale quantità di pregiudizi e luoghi comuni.
Leggi stizzito e ripensi al mito del giornalismo americano modello di obiettività .
Ti domandi se sia meglio la giustizia americana che ha rinchiuso nelle carceri la più alta percentuale di individui della storia (più dell’impero romano).
Che non può rimediare ai propri errori perchè nel frattempo l’innocente è stato fritto sulla sedia elettrica.
Ma non è questa la reazione giusta. Così cadi nello stesso errore.
Il punto è un altro: l’articolo di Newsweek rivela soprattutto la tendenza forse insopprimibile a generalizzare.
A giudicare in base a popoli e culture (no, non alle razze, è qualcosa di diverso, ma sempre insidioso).
Ci cadiamo tutti: era successo con la Concordia, quando noi italiani siamo stati ridotti a un popolo di schettini, di capitani con i capelli impomatati che metterebbero a rischio una nave per una bravata.
Poveri italiani, verrebbe da dire, vittime dei pregiudizi.
Ma proprio lo stesso giorno sui nostri giornali ecco titoli a caratteri cubitali che sfottono i tedeschi per il pilota impazzito dell’Airbus: “Schettinen”.
Uno pari, una partita di calcio.
Come dire: noi le minchiate almeno le facciamo per fare colpo sulle bionde, i tedeschi sono tristi anche nelle pazzie.
Per non dire di quei baffetti da Hitler che siamo sempre pronti a tirare fuori per mettere a tacere senza appello i cugini tedeschi. Che poi anche a loro ogni tanto gli scappa la copertina del giornale con la lupara e gli spaghetti
Arabi, ebrei, africani, cinesi, non sfugge nessuno.
E la stampa è solo lo specchio di un modo di ragionare: di un senso di appartenenza che sa esprimersi solo in negativo.
Dell’incapacità di capire in profondità , di afferrare le complessità . Ma soprattutto, forse, è un bisogno di dividere tutto in categorie, perfino l’uomo: distinguere se stessi dagli altri per ribadire un’identità .
Un istinto che può avere radici opposte: l’arroganza o l’insicurezza. Comunque l’ignoranza.
Distinguiamo gli americani dagli europei, gli italiani dai tedeschi.
E così via: la Lombardia dalla Sicilia, Pisa da Livorno, i Parioli da Tor Bella Monaca.
Un gorgo senza fine, che dilaga tra fedi e partiti. Una febbre che in ultimo divide le famiglie.
Finchè restiamo di fronte a noi stessi. Diversi, è vero, da tutti gli altri.
Non, però, per rivendicare una preziosa unicità , ma una smarrita e astiosa solitudine.
Ferruccio Sansa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 30th, 2015 Riccardo Fucile
CAUSA TAGLI FONDI ALLE PROVINCE I GENITORI COSTRETTI ALLA COLLETTA PER NON RESTARE AL BUIO: ACCADE A VERONA, SAVONA, BIELLA, VENEZIA, TARANTO
Troppi vincoli di bilancio, pochi soldi in cassa: le Province agonizzanti dopo i tagli del governo Monti e la riforma Delrio non sono più in grado di assolvere i loro compiti.
Anche quelli fondamentali, come il funzionamento degli istituti superiori: in primis, il pagamento delle bollette.
È già successo nel 2014, al Nord come al Sud: “Prendiamo atto delle vostre comprensibili problematiche contabili — ha risposto nel 2014 la provincia di Verona alle richieste dei presidi — ma non abbiamo possibilità di comunicare l’ammontare delle risorse per le spese di funzionamento.
E non è dato sapere se e quando sarà eventualmente possibile provvedere”.
Così alle scuole, allora, devono pensare i genitori, con i presidi che hanno utilizzato i contributi delle famiglie per pagare le bollette. E nel 2015, con l’entrata in vigore dei nuovi risparmi stabiliti dalla manovra, quello dei fondi potrebbe diventare una vera e propria emergenza su scala nazionale.
Gli istituti superiori a carico delle Province
Da circa vent’anni (dalla famosa legge 23/1996), gli istituti secondari (licei, professionali, tecnici e via dicendo) sono di competenza delle Province.
Parliamo di oltre 5mila edifici, in cui studiano 2,5 milioni di ragazzi.
Nel bilancio di ogni ente locale c’è un capitolo destinato all’istruzione, con le spese di manutenzione (l’edilizia scolastica, al netto degli investimenti per lavori straordinari), e le spese per il funzionamento ordinario.
Bollette, internet, cancelleria e segreteria, costi amministrativi: ciò che serve per mandare avanti materialmente una scuola.
Non esiste una stima precisa su scala nazionale (l’importo varia di territorio in territorio, per numero di strutture, densità di popolazione ed altre variabili). In totale una cifra che — secondo alcuni esperti — si può quantificare fra i 100 e i 150 milioni di euro.
Peccato, però, che le Province non abbiano più in cassa questi soldi.
Gli effetti delle presunta “abolizione”
L’abolizione delle Province è uno dei cavalli di battaglia sia dell’esecutivo Monti che di Matteo Renzi.
È stato il “governo dei tecnici” a cominciare a smantellare il sistema, azzerando il fondo sperimentale di riequilibrio (circa 1,5 miliardi di euro).
Poi sono venuti i 444 milioni di taglio del decreto 66/2014, che diventano 576 milioni nel 2015.
E la stangata finale dell’ultima legge di stabilità : un altro miliardo nel 2015, poi due nel 2016 e addirittura tre nel 2017.
Le Province, però, non sono state abolite. “Siamo di fronte ad una riforma dislessica: ci hanno svuotato di risorse, non di competenze”, afferma Luigi Oliveri, dirigente dell’amministrazione provinciale di Verona.
La legge Delrio, infatti, riafferma tra le funzioni fondamentali dell’ente il mantenimento degli istituti superiori.
Senza indicare, però, con quali fondi ottemperarle, visto che negli ultimi 5 anni la spesa corrente è calata del 15% e quella degli investimenti addirittura del 44%.
Ad alleviare il carico dovrebbe provvedere la redistribuzione delle competenze fra gli altri enti locali: tutte le Regioni dovevano varare i provvedimenti di riconversione entro la fine del 2014, termine prorogato al 30 aprile. Ma ad oggi solo la Toscana è riuscita ad approvare un testo.
In tutte le altre Regioni siamo ancora alla discussione in Consiglio, in Emilia-Romagna e Calabria l’iter non è neppure cominciato.
E a rimetterci da questa situazione sono i servizi basilari nella vita dei cittadini. Come le scuole.
Tagli e vincoli: a Verona niente soldi per gli istituti
Emblematico a tal proposito il caso di Verona. Nel 2014 gli istituti non hanno avuto un centesimo per pagare le spese di funzionamento.
E le proteste dei presidi hanno ricevuto in risposta solo poche, inequivocabili righe. “Prendiamo atto delle vostre comprensibili problematiche contabili, ma non abbiamo possibilità di comunicare l’ammontare delle risorse per le spese di funzionamento. E non è dato sapere se e quando sarà eventualmente possibile provvedere”. “Ma non è colpa nostra, infatti con le scuole non c’è stata conflittualità ”, spiega Oliveri.
Nella città veneta hanno contribuito al problema una serie di fattori: prima la “gestione provvisoria” determinata ex lege dalla riforma Delrio, che bloccava tutte le spese tranne quelle per pagare contratti già in essere; poi, quando è venuto meno questo status, un taglio improvviso di circa 5-6 milioni di euro.
“Con il bilancio già approntato rischiavamo di far saltare il patto di stabilità e andare in squilibrio”, aggiunge il dirigente.
“Perciò abbiamo liquidato solo le spese di mantenimento in sicurezza, che potevamo giustificare di fronte ai vincoli”. Appena 160mila euro dei 600mila stanziati per l’edilizia; neanche un centesimo, dei 400mila euro per il funzionamento.
Nè si è trattato di una situazione isolata: in Veneto è successo anche a Venezia.
In Piemonte, a Biella, a causa del dissesto di bilancio l’ente ha potuto erogare solo la metà dei fondi previsti, già tagliati del 30%. Oppure a Savona in Liguria, o a Taranto in Puglia. Una casistica a macchia di leopardo, ma che testimonia di un disagio diffuso dal Nord al Sud della penisola.
Emergenza nazionale in arrivo
Un po’ ovunque le scuole per andare avanti si sono aggrappate alle famiglie degli studenti, come denuncia Arianna Vecchini, del Coordinamento genitori scuole superiori di Verona.
“Gli istituti hanno dovuto coprire con un anticipo di cassa queste spese inderogabili, ricorrendo al contributo volontario delle famiglie. Sono anni che andiamo avanti così: soldi che dovrebbero servire per l’ampliamento dell’offerta formativa e per attività supplementari vengono utilizzati per sopperire alle carenze dello Stato. Ma la situazione non è mai stata così drammatica”.
E potrebbe anche peggiorare, sottolinea l’Upi (Unione delle Province d’Italia): “Con la nuova sforbiciata sancita dalla legge di stabilità , nel 2015 quasi nessuno sarà in grado di garantire queste fondi”.
“È improprio parlare di tagli — conclude Roberto Carucci, dirigente della ragioneria della Provincia di Taranto —, dopo il governo Monti non c’è più nulla da tagliare: adesso siamo alla restituzione. Continuiamo a riscuotere le entrate ma le consegniamo allo Stato: quest’anno invece di pagare i servizi per i cittadini dovremo versare un bonifico di quasi 15 milioni al Ministero dell’Interno. E se non lo facciamo ce lo confisca l’Agenzia delle Entrate. È normale che poi non siamo in grado di far fronte a certe spese: nell’ipotesi di bilancio 2015 gli stanziamenti per l’istruzione sono ridotti almeno del 60%. E noi non siamo neanche quelli messi peggio”.
Così al funzionamento delle scuole devono pensare i genitori.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Marzo 30th, 2015 Riccardo Fucile
LA SPINTA DEI SUOI… GELMINI: “CON LUI SI VINCEREBBE”
La pazza idea circola e guadagna terreno: Silvio Berlusconi candidato sindaco a Milano. 
L’altro giorno, il filosofo-conduttore televisivo Paolo Del Debbio l’aveva detto come una battuta: per il fondatore di Forza Italia, «le primarie potrebbero essere con una cabina elettorale sola, in cui entra Berlusconi e vota: quelle sarebbero le primarie del centrodestra; ah, attenzione, lui potrebbe uscire dalla cabina elettorale e dire: ho vinto io».
Resta il fatto che nel centrodestra l’idea affascina.
Soprattutto, hanno fatto drizzare le orecchie alcune delle cose dette sabato dall’ex premier ad un evento di Forza Italia: «A Milano tutto è iniziato e da Milano tutto potrebbe ripartire».
E ancora: «Nel 2016 dovremo riconquistare il Comune con un candidato sindaco che sarà la sintesi della nostra storia».
Per finire: «Da Milano poi faremo ripartire anche l’Italia, dove siamo la maggioranza vera e naturale».
I sostenitori dell’ipotesi spiegano che le elezioni per il successore di Giuliano Pisapia cadranno subito dopo la fine della sospensione per due anni dai pubblici uffici del leader azzurro.
Certo, Berlusconi avrebbe ottant’anni. Ma alla scadenza della legislatura, nel 2018, sarebbero 82.
La candidatura a sindaco potrebbe essere una scintillante e anche generosa conclusione di una carriera iniziata proprio a Milano.
Per capire, occorre chiedere a qualcuno che a Berlusconi sia vicino da sempre come la coordinatrice lombarda di Forza Italia, Mariastella Gelmini.
«Berlusconi candidato sindaco? Magari…». La candidatura del Fondatore «sarebbe senza dubbio la più forte in assoluto, quella capace, una volta di più, di unificare tutti, e non soltanto per il ruolo politico nazionale: lui sarebbe il miglior interprete di Milano e della sua capacità di costruire e di guardare avanti».
Ma? «Ma non so se ci sia la sua disponibilità . Dico la verità , qualche tempo fa io ci avevo pensato e gliel’ho detto. Ma lui ha un po’ lasciato cadere la cosa».
L’idea, peraltro, non è nuova.
Ricorda Sergio Scalpelli, già assessore «intelligente» della giunta Albertini e amministratore del Foglio nonchè osservatore acuto delle cose (non solo) milanesi, che «fu un’idea di Giuliano Ferrara nel 1997, la vedeva come la ripartenza dopo la sconfitta subita da Romano Prodi e il modo migliore per attraversare la “traversata nel deserto” dell’opposizione; ma lui allora fece scelte diverse, e oggi forse siamo fuori tempo massimo».
Non per le chance di vittoria: «Berlusconi certamente compatterebbe il centrodestra. E avrebbe un gran senso se Renzi mettesse lì un Emanuele Fiano o una Lia Quartapelle».
Però, «io non glielo augurerei. Ed è inutile pensare a un super staff che gli darebbe una mano. Tra l’altro, scegliersi i collaboratori non è la cosa in cui Berlusconi è più bravo».
Sempre nel 1997, Gabriele Albertini divenne sindaco di Milano: «Ma quando Berlusconi mi chiese la disponibilità , gli dissi: perchè non lo fa lei? Lui mi spiegò che aveva dei problemi con l’immunità parlamentare, le procure stavano serrando le file rispetto all’offensiva nei suoi confronti».
Ma oggi? Berlusconi candidato è una strada praticabile? «Fare il sindaco è un impegno che assorbe molto più che non un ministero di serie A. Però, certamente un suo impegno su Milano sarebbe risolutivo. Anche se i partiti di oggi sono assai meno omogenei che non quelli di allora. E Forza Italia sembra molto più vicina alla Lega che non a noi di Area popolare» .
(da “il Corriere della Sera”)
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Marzo 30th, 2015 Riccardo Fucile
FERRANDINO AVREBBE INTASCATO UNA MAZZETTA DA 330.000 EURO E ALTRI BENEFIT
Tangenti per 330 mila euro, l’assunzione come consulente del fratello e almeno un viaggio in Tunisia: sarebbe stato questo, secondo l’accusa, il ‘prezzo’ pagato dal colosso delle coop Cpl Concordia, per la corruzione del sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino del Pd, preso nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli su tangenti pagate per portare metano nei comuni dell’isola campana.
Secondo l’accusa Ferrandino “era diventato una sorta di factotum al soldo del gruppo”. Il primo cittadino è stato arrestato con altre nove persone, tra cui dirigenti della Cpl Concordia dai carabinieri del Comando tutela ambiente.
Per gli investigatori i dirigenti della Cpl Concordia avrebbero fatto “sistematico ricorso ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali”. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall’associazione per delinquere alla corruzione (anche internazionale), dalla turbata libertà degli incanti al riciclaggio, all’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
L’inchiesta coordinata dai pm Woodcock, Carrano e Loreto e condotta dai reparti speciali del Comando per la Tutela dell’Ambiente del colonnello Sergio De Caprio, il ‘Capitano Ultimo’ ha preso le mosse nell’aprile 2013 ed ha portato alla luce, secondo l’accusa, un sistema di corruzione basato sulla costituzione di fondi neri in Tunisia da parte della Cpl Concordia con cui retribuire pubblici ufficiali per ottenerne i ‘favori’ nell’aggiudicazione di appalti.
In carcere, su disposizione del gip Amelia Primavera, sono finiti, oltre al sindaco di Ischia, il fratello di questi, Massimo Ferrandino, il responsabile delle relazioni istituzionali del Gruppo Cpl Concordia Francesco Simone, l’ex presidente Roberto Casari (andato in pensione il 30 gennaio scorso, ma secondo l’accusa ancora ‘regista’ degli affari della cooperativa), il responsabile commerciale dell’area Tirreno Nicola Verrini, il responsabile del nord Africa Bruno Santorelli, il presidente del consiglio di amministrazione della CPL distribuzione Maurizio Rinaldi e l’imprenditore casertano Massimiliano D’Errico.
Arresti domiciliari, invece, per il dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Ischia Silvano Arcamone, mentre per Massimo Continati e Giorgio Montali, rispettivamente direttore amministrativo e consulente esterno della Cpl è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.
In particolare, secondo l’accusa, il ‘prezzo’ pagato dalla Cpl per la corruzione di Ferrandino consisterebbe nella stipula fittizia di due “fittizie convenzioni” con l’Hotel Le Querce di Ischia, di proprietà della famiglia del sindaco, ciascuna da 165 mila euro, a fronte della “messa a disposizione” di alcune stanze durante le stagioni estive 2013 e 2014 per i dipendenti della società modenese.
Altre ‘utilità ‘ ottenute dal sindaco sarebbero state l’assunzione del fratello, Massimo Ferrandino, quale consulente della Cpl Concordia e almeno un viaggio tutto spesato in Tunisia. Secondo l’accusa sarebbe stato proprio grazie all’interessamento del sindaco ed alla complicità dell’architetto Silvano Arcamone, dirigente dell’ufficio tecnico di Ischia, che l’appalto di metanizzazione dello stesso Comune (capofila del progetto) e di quelli di Lacco Ameno e Casamicciola Terme è stato affidato alla Cpl.
La cooperativa, dal canto suo, avrebbe provveduto al pagamento attingendo a dei fondi neri costituiti mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina (la Tunita sarl) riconducibile a Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo, definito dagli inquirenti “personaggio chiave” della vicenda, con un ruolo di primo piano nella presunta associazione a delinquere attiva non solo nell’appalto di Ischia, ma in numerosi altri, soprattutto in Campania.
È di un mese fa la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex presidente del gruppo, Roberto Casari, per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta sui lavori di metanizzazione compiuti tra il 1999 e il 2003 a Casal di Principe e in altri sei comuni del Casertano.
Opere realizzate non a norma, con rischi per la sicurezza dei cittadini, sostiene la Dda di Napoli, dopo le dichiarazioni rilasciate nel giugno 2014 dal pentito Antonio Iovine.
Secondo l’ipotesi accusatoria, la Cpl si sarebbe aggiudicata l’appalto con l’appoggio della fazione dei Casalesi guidata da Michele Zagaria; i subappalti sarebbero stati poi distribuiti alle ditte locali indicate dai boss.
Zagaria ne ha fatto un elenco dettagliato, indicando anche le anomalie sullo svolgimento dei lavori.
Anomalie che i magistrati hanno voluto verificare, inviando di recente le ruspe a Casal di Principe: dagli scavi, coordinati dai carabinieri del Noe di Caserta ed effettuati in corso Umberto, in pieno centro, è emerso che le tubature erano state interrate a 30 centimetri di profondità invece che ai 60 previsti dalla normativa, mettendo quindi a rischio la sicurezza della popolazione.
Nell’ordinanza di custodia cautelare relativa alle tangenti che sarebbero state pagate per la metanizzazione di Ischia non si entra nel merito dei presunti collegamenti tra la Cpl e la criminalità organizzata, oggetto di altra indagine. Anche i brani delle intercettazioni, quando gli arrestati toccano questo argomento, sono coperti da omissis.
La Cpl Concordia, con sede a Concordia sulla Secchia, nel Modenese è una cooperativa storica, nata nel 1899.
Negli atti dell’inchiesta viene definita una “tra le più antiche cosiddette ‘cooperative rosse'”. Opera a livello internazionale, con 1.800 addetti e 70 società controllate e collegate in tutto il mondo e un fatturato consolidato di 461 milioni nel 2014.
Si tratta di un gruppo cooperativo cosiddetto ‘multiutility’ che si occupa di energia in tutti i suoi aspetti: dall’approvvigionamento e distribuzione alla vendita e contabilizzazione di gas ed elettricità , alla produzione mediante sistemi tradizionali o impianti rinnovabili.
L’attuale presidente è Mario Guarnieri. Il precedente, Roberto Casari, arrestato stamani, era andato in pensione il 30 gennaio scorso.
(da “La Repubblica”)
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