Luglio 8th, 2015 Riccardo Fucile
RIZZO: “E’ OFFENSIVO CHE NON CI COMUNICHINO I DATI DEI VISITATORI, VISTO CHE HANO SPESO SOLDI PUBBLICI”
“I numeri dei visitatori comunicati da Expo non tornano. La mancanza di trasparenza dimostrata
sinora è un fatto grave”.
Basilio Rizzo è il presidente del consiglio comunale di Milano. Storico esponente della sinistra milanese, ha sempre messo al centro della propria attività politica la denuncia dei principali casi di corruzione e malaffare che hanno colpito la città , sin dai tempi dello scandalo delle aree d’oro, il primo in cui fu coinvolto il costruttore Ligresti.
Da settimane Rizzo si batte perchè il commissario unico di Expo Giuseppe Sala comunichi i dati senza omissioni (una richiesta rilanciata anche dall’assessore Pierfrancesco Majorino).
“Chiedere trasparenza non è un capriccio, perchè consentirebbe a noi amministratori di conoscere qual è la reale situazione, che incide sui bilanci pubblici. E di correre in tempo ai ripari, se necessario”.
Sala parla di 6 milioni di visitatori nei primi due mesi. Perchè è un numero irragionevole?
Atm (l’azienda di trasporto milanese, ndr) ha scritto in un comunicato che in media di sabato scendono alla fermata di Rho Expo del metrò intorno ai 30mila passeggeri. Il sabato è il giorno di maggiore affluenza e la maggior parte dei visitatori arriva in metrò. In treno invece arriva poca gente e i parcheggi sono desolatamente vuoti, tanto che si sono dovuti inventare l’ingresso serale gratuito per chi arriva in auto. Partendo da queste considerazioni non si arriva certo ai dati comunicati ufficialmente da Expo, a meno che tutti gli altri visitatori vengano paracadutati sul sito.
Quanti sono allora i visitatori?
Se prendiamo il dato Atm, una stima ragionevole degli ingressi di chi è arrivato in metrò nei primi due mesi è di 1,6 milioni. Se anche li moltiplicassimo per tre ipotizzando che il grosso del flusso arrivi in treno, pullman o con mezzi propri, siamo sotto ai numeri che dà Expo.
Un flop, insomma.
In realtà sono convinto che il successo o il fallimento di Expo non dipenda dal numero dei visitatori. Ma dai contenuti, che per il momento sono mancati: la centralità del tema della nutrizione non c’è ed Expo è diventata una fiera campionaria.
Anche se il successo non dipende dai visitatori, sui numeri Expo è tutt’altro che trasparente. C’è voluto addirittura un mese per avere il primo dato ufficiale, quello su maggio. E ora la sua credibilità è in dubbio.
La teoria per cui non comunicano i dati è offensiva. Dicono di non darli perchè i numeri vanno interpretati, non vogliono che si creino timori. È come se ci fosse il ministero della cultura popolare che stabilisce che cosa i cittadini possano sapere e che cosa non possano sapere. Hanno stabilito che i dati li possono avere solo gli illuminati. È una mancanza di rispetto verso l’intelligenza dei cittadini.
Sembra un mancanza di rispetto anche verso l’intelligenza degli amministratori, visto che non li danno nemmeno a lei che li chiede da settimane.
Già , come se fossi un suddito, anzichè un rappresentante dei cittadini. Una persona da educare, un minus habens a cui si possono dire solo alcune cose. Eppure conoscere i dati sugli ingressi non è un capriccio, ma un’esigenza di trasparenza e di buona amministrazione. Se va fatto il 3 per 2 dei biglietti perchè entra meno gente del previsto, dobbiamo iniziare a farlo subito. Altrimenti dobbiamo trovare risorse altrove.
Dicono però che la gente sia contenta di andare all’Expo.
Anch’io quando andavo alla fiera campionaria ero contento. Però dobbiamo chiederci quanti soldi pubblici abbiamo speso per organizzare questo tipo di Expo.
Soldi pubblici che ora si rischia di non recuperare più?
Dagli ingressi dipende anche il bilancio di Expo e di conseguenza quello del Comune. Chi pagherà l’eventuale deficit? I cittadini milanesi. La stessa frequenza dei treni del metrò è stata tarata sul numero di visitatori previsto. Ma se ora arriva meno gente, l’amministrazione dovrebbe saperlo. In modo da intervenire in tempo, per evitare che si sprechi altro denaro pubblico.
Luigi Franco
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 8th, 2015 Riccardo Fucile
TIMORI SUL FUTURO DELLA SINISTRA
“Posso accettare che non siamo nè Merkel nè Tsipras, purchè diciamo qualcosa di preciso”.
Pier Luigi Bersani assiste con perplessità alla gestione della crisi greca da parte del Governo di Matteo Renzi e sulle pagine di Fatto Quotidiano prova ad avanzare la sua ricetta. “Serve uno scatto di reni” dice l’ex segretario del Pd, che preme per “la gestione comune di una parte del debito pubblico e dello squilibrio delle bilance commerciali dentro la zona euro”.
Senza questo, i rischi sono elevati.
Bersani spiega: “Primo: L’extra debito, quello sopra il 60% del Pil, la soglia prevista da Maastricht, dovrebbe essere gestito con un meccanismo in cui ognuno paga il suo, ma la gestione in comune consente un abbassamento del carico su ogni Paese. Secondo: mentre noi facciamo politiche di rigore, chi è in surplus, come la Germania, dovrebbe allargare i cordoni della borsa”.
Nella trattativa, la posizione italiana è ai margini.
“L’Italia deve far sentire la sua voce, è un paese troppo importante per non essere in grado di farsi sentire. Noi non siamo la Grecia, possiamo ben dire che se salta l’Italia salta l’Europa. Non è possibile che un paese come il nostro non riesca a pesare”.
E sulla Merkel, Bersani dice che “quello che le si può rimproverare è che una cosa è il comando, una è la leadership. Non si vive di solo pane”.
E alla sinistra lancia un avvertimento: “Ai socialisti europei, a partire dal tedesco Sigmar Gabriel, dire che la sinistra esiste in natura, se non la interpreti il rischio è che lo faccia qualcun altro. Magari più scomposto di te”.
Questo concetto viene sviluppato nell’intervista alla Repubblica, in cui Pier Luigi Bersani sottolinea che in Grecia “hanno vinto i poveracci, i giovani senza lavoro, i disoccupati, gli studenti che stavano con il NO. Questo alla sinistra dovrebbe bastare, perchè è il nostro popolo”.
E nella gestione della crisi greca sarebbe “meglio un’uscita a sinistra”, visto che “Tsipras chiede più Europa, più solidarietà , a differenza della Le Pen che in Francia chiederebbe meno Europa e meno solidarietà “.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 8th, 2015 Riccardo Fucile
“GLI AIUTI NON SONO ARRIVATI AL POPOLO MA ALLE BANCHE”…”UE SIA DEMOCRATICA O NON SOPRAVVIVERA'”
“La Grecia è stata un laboratorio sperimentale per l’austerity, ma questa non ha avuto
successo”. Il premier greco Alexis Tsipras parla al Parlamento europeo, dove è stato accolto con un lunghissimo applauso e qualche fischio.
“La scelta coraggiosa del popolo greco, in condizioni senza precedenti, non è una scelta di rottura con l’Europa ma è la scelta di tornare ai valori che stanno alla base dell’Ue. E’ un messaggio chiarissimo”, ha detto riferendosi al referendum. “Occorre rispetto per la scelta del nostro popolo”.
Tsipras ha poi spiegato che “i fondi” dei creditori internazionali dati alla Grecia “non sono mai arrivati al popolo greco ma sono andati alle banche”.
Il discorso del primi ministro ellenico è stato ascoltato anche dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk e dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, presenti alla plenaria. Tusk, che ha parlato prima di Tsipras, ha dato una scadenza finale per un accordo con la Grecia: “La scadenza è tra quattro giorni”, e cioè domenica.
“Non ho dubbi sul fatto che una possibile uscita della Grecia colpirà anche l’Europa, chi pensa il contrario è ingenuo”, ha detto Tusk riferendosi alla possibile Grexit.
Alexis Tsipras è soddisfatto di quanto ottenuto finora.
“Sono contento della comprensione di tutti dell’esistenza di un problema non solo greco, ma europeo, che tutti siamo chiamati a risolvere insieme” ha detto il premier greco ieri sera nel corso della conferenza stampa finale dell’Eurosummit.
“Le discussioni si sono svolte in un clima positivo, il processo sarà rapido, e permetterà di raggiungere un accordo entro la fine della settimana” ha assicurato, “vogliamo dare una prospettiva per una definitiva uscita dalla crisi”.
Il quotidiano Kathimerini, schierato apertamente per il Sì al referendum greco, scrive tuttavia che il governo greco si prepara al peggio: di fronte alla possibilità concreta di un’uscita dall’area dell’euro, il Ministero delle Finanze sta studiando l’introduzione di una valuta parallela all’euro.
I salari dei dipendenti pubblici, secondo quanto affermato dal vice-ministro alle finanze, Dimitris Mardas alla stazione televisiva Mega tv, sono assicurati fino a metà luglio, con un importo pari a 300 milioni ma il paese ha bisogno di altri 2 miliardi per pagare 4,5 milioni di pensioni ai cittadini in luglio.
Per questo, il Governo starebbe valutando l’emissione di titoli di debito, i cosiddetti IOU (I Owe You) che rappresentano la garanzia di un pagamento futuro e che verrebbero stampati e distribuiti per garantire salari e pensioni.
Indiscrezione smentita dallo stesso Governo greco.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 8th, 2015 Riccardo Fucile
A SHANGHAI SOSPESO IL 50% DEI TITOLI QUOTATI
La bolla della borsa cinese, che in 12 mesi è cresciuta di oltre il 150% fino al 12 giugno scorso, è ormai ufficialmente scoppiata e sfociata in un clima di panico.
La Borsa di Shanghai sta vivendo la sua seduta più drammatica.
Già in apertura le contrattazioni segnavano un crollo di quasi il 7%, portando la perdita complessiva oltre il 35% in un mese.
Questo malgrado le autorità cinesi abbiano cercato di porre rimedio, sospendendo dalle contrattazioni oltre 1.200 titoli, circa un terzo della capitalizzazione del mercato cinese.
La crisi finanziaria in Cina è, secondo un’analisi del Daily Telegraph, il vero problema, rispetto “pantomima greca”.
Secondo Jeremy Warner, vicedirettore del Telegraph, “mentre gli occidentali si stanno concentrando sulla Grecia, una crisi finanziaria potenzialmente molto più significativa si sta sviluppando dall’altra parte del mondo. Quella che alcuni stanno iniziando a chiamare il 1929 cinese”, da nome della più celebre crisi economica del secolo scorso, “che innescò la grande depressione”.
L’autorità cinese che regola il mercato borsistico (China Securities Regulatory Commission) ritiene che sui mercati sta prevalendo “il panico irrazionale”.
La Banca Centrale cinese, riferisce l’agenzia ufficiale Xinhua, ha annunciato che garantirà la liquidità necessaria per stabilizzare i mercati borsistici cinesi e per scongiurare rischi sistemici.
Da Pechino giunge un ulteriore segnale: la Commissione che controlla i 112 colossi imprenditoriali di proprietà dello Stato ha ordinato loro di non vendere azioni loro o delle loro controllate “durante questa inusuale volatilità ” del mercato.
Anzi, ha ordinato loro di acquistare azioni delle società che controllano per stabilizzare il valore delle loro azioni.
Malgrado questi annunci, la Borsa di Shanghai ha solo leggermente limato le perdite, attestandosi attorno a -4%, per poi invertire nuovamente la rotta e chiudere in calo in calo del 5,90%.
Panic selling anche ad Hong Kong, con l’indice Hang Seng che cede il 7,7% dopo aver toccato un minimo dell’8,3%. Si tratta del peggior calo dall’ottobre 2008, stagione del fallimento della Lehman Brothers.
(da “Huffingtonpost”)
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