VISITE EXPO, IL COMUNE: “INGRESSI MOLTO PIU’ BASSI DI QUELLI DICHIARATI, NON CI DANNO LE CIFRE”
RIZZO: “E’ OFFENSIVO CHE NON CI COMUNICHINO I DATI DEI VISITATORI, VISTO CHE HANO SPESO SOLDI PUBBLICI”
“I numeri dei visitatori comunicati da Expo non tornano. La mancanza di trasparenza dimostrata sinora è un fatto grave”.
Basilio Rizzo è il presidente del consiglio comunale di Milano. Storico esponente della sinistra milanese, ha sempre messo al centro della propria attività politica la denuncia dei principali casi di corruzione e malaffare che hanno colpito la città , sin dai tempi dello scandalo delle aree d’oro, il primo in cui fu coinvolto il costruttore Ligresti.
Da settimane Rizzo si batte perchè il commissario unico di Expo Giuseppe Sala comunichi i dati senza omissioni (una richiesta rilanciata anche dall’assessore Pierfrancesco Majorino).
“Chiedere trasparenza non è un capriccio, perchè consentirebbe a noi amministratori di conoscere qual è la reale situazione, che incide sui bilanci pubblici. E di correre in tempo ai ripari, se necessario”.
Sala parla di 6 milioni di visitatori nei primi due mesi. Perchè è un numero irragionevole?
Atm (l’azienda di trasporto milanese, ndr) ha scritto in un comunicato che in media di sabato scendono alla fermata di Rho Expo del metrò intorno ai 30mila passeggeri. Il sabato è il giorno di maggiore affluenza e la maggior parte dei visitatori arriva in metrò. In treno invece arriva poca gente e i parcheggi sono desolatamente vuoti, tanto che si sono dovuti inventare l’ingresso serale gratuito per chi arriva in auto. Partendo da queste considerazioni non si arriva certo ai dati comunicati ufficialmente da Expo, a meno che tutti gli altri visitatori vengano paracadutati sul sito.
Quanti sono allora i visitatori?
Se prendiamo il dato Atm, una stima ragionevole degli ingressi di chi è arrivato in metrò nei primi due mesi è di 1,6 milioni. Se anche li moltiplicassimo per tre ipotizzando che il grosso del flusso arrivi in treno, pullman o con mezzi propri, siamo sotto ai numeri che dà Expo.
Un flop, insomma.
In realtà sono convinto che il successo o il fallimento di Expo non dipenda dal numero dei visitatori. Ma dai contenuti, che per il momento sono mancati: la centralità del tema della nutrizione non c’è ed Expo è diventata una fiera campionaria.
Anche se il successo non dipende dai visitatori, sui numeri Expo è tutt’altro che trasparente. C’è voluto addirittura un mese per avere il primo dato ufficiale, quello su maggio. E ora la sua credibilità è in dubbio.
La teoria per cui non comunicano i dati è offensiva. Dicono di non darli perchè i numeri vanno interpretati, non vogliono che si creino timori. È come se ci fosse il ministero della cultura popolare che stabilisce che cosa i cittadini possano sapere e che cosa non possano sapere. Hanno stabilito che i dati li possono avere solo gli illuminati. È una mancanza di rispetto verso l’intelligenza dei cittadini.
Sembra un mancanza di rispetto anche verso l’intelligenza degli amministratori, visto che non li danno nemmeno a lei che li chiede da settimane.
Già , come se fossi un suddito, anzichè un rappresentante dei cittadini. Una persona da educare, un minus habens a cui si possono dire solo alcune cose. Eppure conoscere i dati sugli ingressi non è un capriccio, ma un’esigenza di trasparenza e di buona amministrazione. Se va fatto il 3 per 2 dei biglietti perchè entra meno gente del previsto, dobbiamo iniziare a farlo subito. Altrimenti dobbiamo trovare risorse altrove.
Dicono però che la gente sia contenta di andare all’Expo.
Anch’io quando andavo alla fiera campionaria ero contento. Però dobbiamo chiederci quanti soldi pubblici abbiamo speso per organizzare questo tipo di Expo.
Soldi pubblici che ora si rischia di non recuperare più?
Dagli ingressi dipende anche il bilancio di Expo e di conseguenza quello del Comune. Chi pagherà l’eventuale deficit? I cittadini milanesi. La stessa frequenza dei treni del metrò è stata tarata sul numero di visitatori previsto. Ma se ora arriva meno gente, l’amministrazione dovrebbe saperlo. In modo da intervenire in tempo, per evitare che si sprechi altro denaro pubblico.
Luigi Franco
(da “il Fatto Quotidiano”)
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