Luglio 22nd, 2015 Riccardo Fucile
IN UN PAESE DOVE GIRANO BUSTARELLE PER OGNI OCCASIONE, C’E’ ANCHE CHI RIFIUTA UNA MANCIA
Non amo solitamente rendere pubblici episodi di vita di cui sono testimone in prima persona, sia per
una questione di riservatezza sia per il fatto che servono più a corroborare i miei pensieri e le mie convinzioni che a farne argomento di sterile dibattito.
Per una volta voglio fare un’eccezione: in occasione della morte di mia mamma, questa mattina, lontano dalla mia città , in un piccolo cimitero di un piccolo paese, è avvenuta la sua tumulazione alla presenza di pochi congiunti.
Come avviene in tali tristi occasioni, un incaricato ha provveduto materialmente a porre la fila di mattoni su cui in seguito verrà apposta la lapide.
Lo osservavo mentre con delicatezza eseguiva il suo compito, mattone dopo mattone.
Al termine un mio parente gli si è avvicinato e con garbo ha fatto l’atto di regalagli una banconota, come ringraziamento del lavoro svolto senza fretta.
Questo muratore, dipendente del Comune, ha spiegato che non poteva accertarlo perchè quello è il lavoro per il quale è già pagato.
Il mio congiunto ha insistito tre volte spiegando che era un piccolo gesto di ringraziamento, pregandolo di accettare.
Nulla da fare, quel muratore di mezza età non ha ceduto di un millimetro: “se faccio il mio lavoro non vedo il motivo di accettare mance, mi fa piacere che apprezziate come l’ho svolto, per me è già una soddisfazione, ci mancherebbe che percepissi un extra per quello che è il lavoro per cui vengo remunerato”.
Poi il muratore ha raccolto i suoi attrezzi, ha sorriso, ha ringraziato e si è allontanato.
In quel momento ho pensato a quanti politici, dirigenti pubblici e privati, amministratori, non solo incassano ma pretendono mazzette, a quante discussioni sui social si incentrano sui dipendenti pubblici “fannulloni”, a quanti leader politici ci propinano discorsi vuoti sulla dignità e sul merito.
Poi ti trovi in piccolo cimitero di paese e la “dignità ” la scopri nelle persona più umili, in un muratore che diventa esempio di orgoglio del proprio lavoro e di “valori” veri, non di bolsa retorica.
Con la sua disarmante logica del “mi pagano per questo, perchè dovrei accettare altro?”.
E ti senti quasi in colpa, speri di non averlo ferito, perchè è come se una lezione di vita ti avesse colpito come uno schiaffo.
Perchè sai che ha ragione lui e non puoi che provare ammirazione per una persona che ti rende felice pur in un momento triste: hai la conferma che esistono ancora persone umili che hanno “valori di riferimento” che la nostra società è ormai incapace di esprimere.
Esistono, eccome.
Quanto sarebbe migliore l’Italia se in certi programmi tv invitassero non i soliti politici cazzari che speculano su tutto, che insultano e diffondono odio, ma il “mio” muratore.
Spiegherebbe le regole della vita in modo semplice, farebbe capire quanto sia importante anche il lavoro più modesto, quanto sia semplice “essere onesti” e “avere dignità “.
Una lezione di vita nel momento del dolore, un esempio di riscatto che non a caso ci viene da un umile lavoratore che si sente gratificato solo dall’aver fatto bene il proprio lavoro.
E comprendi che sono questi gli uomini che possono ancora riscattare il nostro Paese.
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Luglio 22nd, 2015 Riccardo Fucile
IN CASO DI CONDANNA PER IL GOVERNATORE SCATTEREBBE LA SOSPENSIONE PER LA LEGGE SEVERINO
Il pm di Milano Eugenio Fusco ha chiesto il rinvio a giudizio di Roberto Maroni. I guai per il governatore lombardo nascono con l’indagine dei contratti Expo e l’accusa di “turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente” e “induzione indebita” per presunte pressioni per far ottenere un lavoro e un viaggio a Tokyo a due sue ex collaboratrici.
Fissata l’udienza preliminare al 30 settembre, si potrebbe aprire un nuove scenario: nel caso di condanna (anche solo di primo grado) Maroni sarebbe costretto a lasciare la poltrona secondo la legge Severino che prevede la sospensione.
E di conseguenza abbandonare la guida della Regione Lombardia prima del 2018, fine ordinaria della legislatura federale.
L’ex segretario della Lega Nord è accusato di una presunta raccomandazione che avrebbe portato Maria Grazia Paturzo, che collaborava con Maroni quando era ministro dell’Interno, ad ottenere un contratto come “temporary manager” nella società che gestisce l’esposizione universale di Rho.
I due come scrive il pm nell’atto di chiusura indagini, sarebbero stati “legati da una relazione affettiva” e ciò emergerebbe da un verbale e da alcuni sms.
Una relazione nata ai tempi del Viminale e del governo Berlusconi e che ha portato alle due collaboratrici (l’altra è Mara Carluccio) una sfilza di incarichi, poltrone e consulenze come ricostruito da “l’Espresso”.
I guai nascono, secondo gli investigatori, perchè Maroni non avrebbe potuto inserire la professionista nel suo staff al Pirellone e, dunque, avrebbe concordato per lei con il capo di Expo Giuseppe Sala (solo teste nell’inchiesta) un contratto di sei mesi da 5mila euro e scaduto lo scorso ottobre.
C’è anche dell’altro.
Nel viaggio del 2 giugno 2014 verso l’estremo oriente per promuovere la kermesse di Milano, secondo la ricostruzione della magistratura, l’ex ministro avrebbe voluto che Paturzo fosse inserita nella delegazione della Regione ma che fosse spesata da Expo, perchè il Pirellone non poteva coprire i costi.
Da qui le sue presunte “pressioni” sul direttore di Expo Christian Malangone, attraverso il capo della sua segreteria Giacomo Ciriello.
Il direttore, dal canto suo, avrebbe promesso di “intervenire” sui vertici Expo per il pagamento di biglietti aerei business class e per il soggiorno di lusso in un albergo per un totale di oltre 6mila euro di spese.
Il 27 maggio 2014, in particolare, Ciriello e Malangone si sarebbero incontrati e quest’ultimo, stando agli atti, avrebbe spiegato di dover chiedere l’ok a Sala, che diede parere contrario.
Il 28 maggio, si legge nell’imputazione, Malangone ricevette un sms da Ciriello: «Christian il Pres ci tiene acchè la delegazione per Tokyo comprenda anche la società Expo (attraverso la dott.sa Paturzo)», ed è completato da una domanda che nell’imputazione risulta saltata: «Puoi parlarne con Sala o autorizzarne la missione?».
Malangone avrebbe attivato gli uffici di Expo per l’acquisto dei biglietti e la prenotazione dell’albergo.
Poi ancora un sms a Ciriello: «Di’ alla Paturzo di mandare mail ad Arditti», capo della comunicazione di Expo, per l’autorizzazione.
Cosa che puntualmente lei avrebbe fatto.
A questo punto tutto sarebbe andato in porto, perchè Malangone comunicò a Ciriello: «Ok, capo allineato».
Prima della partenza il colpo di scena: Ciriello avrebbe chiamato Malangone per chiedergli di “sospendere” i voli, anche se i biglietti erano già stati emessi.
Per gli inquirenti Paturzo non partì perchè Maroni decise così per mettere a tacere alcuni contrasti all’interno del suo team di collaboratori ed forse evitare un focolaio di polemiche.
Così la missione a Tokyo venne guidata dal vicepresidente Mario Mantovani.
L’inchiesta è virata sulle spese del viaggio nell’ambito del “World Expo Tour”, una serie di missioni internazionali per attirare folle di turisti pronti a visitare Milano e “accendere i territori” . Partito a gennaio 2014 ha fatto tappa a Barcellona, Bruxelles, Parigi, Berlino, Dublino, Berna, Tokyo, Roma, Londra, Washington, Montreal, Shanghai, Dubai, Vienna, Varsavia, Bucarest, Istanbul, Tel Aviv, New York.
Volo, soggiorno di poche ore in cui il governo “federale” incontra la comunità economica e le ambasciate, si stringono le mani e si riparte.
Tra i sei indagati, che hanno ricevuto il rinvio a giudizio firmato dal pm Eugenio Fusco, c’è anche Expo 2015 spa, coinvolta in base alle legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, oltre al direttore generale della stessa società Christian Malangone, e Andrea Gibelli, segretario generale del Pirellone e da poco nominato presidente di Ferrovie Nord Milano.
LE ALTRE GRANE
C’è però un altro filone d’inchiesta per un’altra persona vicina al governatore. Si tratta di Mara Carluccio di Eupolis, l’ente di Regione Lombardia per la ricerca, la statistica e la formazione.
In questo caso l’accusa è aver turbato la gara per favorire l’assegnazione di un contratto da 29.500 cucito su misura per la ex collaboratrice ai tempi del Viminale.
Eupolis è una delle controllate dell’universo di Regione Lombardia create su misura dall’ex governatore Roberto Formigoni nei 18 anni del suo regno.
Cosa c’entra un istituto di ricerca, statistica e formazione a controllo regionale con un evento che ha come obiettivo attirare milioni di visitatori nel sito a due passi da Milano?
Apparentemente nulla ma l’ex presidente è stato un grande protagonista delle scelte in chiave Expo (il 20 per cento è proprio del Pirellone) e tutte le società regionali hanno avuto una parte di appalti.
Per la Carluccio un bando ad hoc, secondo l’accusa, anche grazie all’intervento di Gibelli e dell’allora direttore della controllata Alberto Brugnoli, che ha già patteggiato.
Ogni desiderio delle donne del cerchio magico maroniano era un ordine.
Questo è l’sms spedito da Carluccio a Brugnoli prima dell’assunzione: «Gentile dottor Brugnoli, ho parlato con il mio commercialista che, per evitare di pagare troppe tasse, mi ha consigliato di prevedere una retribuzione che non superi 29.500 euro».
Detto-fatto: in pochi giorni cifra stabilita e firma dell’incarico di consulenza alla signora.
Michele Sasso
(da “L’Espresso”)
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Luglio 22nd, 2015 Riccardo Fucile
LE TELEFONATE A FITTO CHE DICE NO
Il leone Denis chiama in soccorso i leoni blu di Fitto: “Raffaele, mettiamoci assieme e facciamo
massa”. Il telefono è rovente. Peggio dell’afa che attanaglia Roma.
Verdini non ha i numeri per il gruppo di “responsabili” a sostegno di Renzi.
Sono settimane che ha dato garanzie a Luca Lotti, braccio destro (e sinistro) del premier: “Te ne porto almeno 13”.
Invece negli ultimi giorni in parecchi hanno usato le parole che, tra i primi, gli ha consegnato Riccardo Villari: “Caro Denis, nulla di personale, ma io di lasciare Berlusconi non me la sento”.
E Villari non è uno dei tanti. È colui che, nelle intenzioni di Denis, avrebbe dovuto fare il capogruppo.
Morale: non ci sono i dieci senatori per formare il gruppo a palazzo Madama.
Ed è a questo punto che Verdini ha chiamato il vecchio amico Raffaele, reduce dalla fondazione del suo movimento Conservatori e Riformisti — un leone blu nel simbolo – ma anche reduce da una sala stracolma e da un gruppo già fatto proprio nella trincea di palazzo Madama: “Guarda Denis — è stata la risposta — non è che ci si può mettere insieme per fare massa. Io sto costruendo un progetto politico chiaro, di opposizione a Renzi. Tu lo vuoi sostenere, è impossibile”.
Telefonata seguita da un’altra dal sapore amaro.
Quella al notaio dove per martedì 21 era previsto l’appuntamento per l’atto costitutivo del movimento che, poi, avrebbe dovuto formare al Senato il gruppo.
Il nome: Azione liberal-popolare. A quell’appuntamento in parecchi non si sarebbero presentati.
Rispetto alla lista data per certa qualche giorno fa si sono auto-depennati tutti i siciliani, come Ruvolo, ma anche Scavone e Compagnone, uomini dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, che nel pomeriggio ha incontrato Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli.
E si è sfilato anche il campano Auricchio. Mentre anche un fedelissimo come Riccardo Conti, già approdato al gruppo misto, è in una fase di tormento politico.
Restano invece certi in quota Verdini i cosentiniani Eva Longo e Ciro Falanga, l’ex socialista Lucio Barani e Riccardo Mazzoni. Oltre a Vincenzo D’Anna che Forza Italia l’ha già lasciata da tempo.
Proprio perchè in grande difficoltà sui numeri negli ultimi giorni Verdini si è rivolto ovunque, anche agli ex grillini del Senato. Poi a Fitto.
Da ultimo ha chiamato, come racconta uno che la telefonata l’ha ricevuta, anche quelli di Scelta civica. Chi ha ricevuto la telefonata racconta: “Denis è in difficoltà e sta provando a raccattare di tutto, pure i grillini. Perchè non vuole passare da sconfitto”.
E perchè sta ricevendo molti rifiuti perchè tutto si può dire dell’ex mago dei numeri di Berlusconi tranne che sia una patente di presentabilità .
Ma forse nel flop dell’operazione che rischia di passare alla storia come La cronaca di un gruppo mai nato c’è anche un segno che è cambiato il clima attorno a Renzi. E che quella che veniva considerata una scialuppa (Verdini) per andare sul lido del vincitore (Renzi) è diventata una zattera incerta.
I rifiuti a Verdini sono stati determinati anche dalla zampata del vecchio leone, ovvero Silvio Berlusconi.
Che a telefono, voce suadente, sussurrava: “Ma che ci andate a fare con Verdini ora… Quello fa i gruppi perchè all’ombra del governo spera di risolvere i suoi guai con la procura di Firenze, ma politicamente a voi non conviene. Renzi è più debole e dovrà aprire alle larghe intese prima o poi. Restate con me…”.
E, per ora, quello di Berlusconi è stato il ruggito più convincente.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 22nd, 2015 Riccardo Fucile
“FIDUCIA ASSOLUTA IN MARIAROSARIA ROSSI” DOPO IL PRANZO DI CHIARIMENTO CON LA PASCALE
Meno tasse, meno Stato e meno Europa, più sicurezza, più aiuto a chi ha bisogno e una giustizia più giusta.
Sono alcuni dei punti del programma di «Altra Italia» che nelle intenzioni dell’ex Cavaliere dovrà affiancare Forza Italia, perchè «io sono il presidente di Fi, non ho affatto intenzione di cambiare questo bellissimo nome- ha detto Silvio Berlusconi ai deputati azzurri- Forza Italia fa parte della mia vita, sono il presidente di Forza Italia i e voglio morire presidente di Forza Italia».
Mentre il partito è attraversato dalle tensioni – dall’addio annunciato di Verdini ai malumori per le assegnazioni delle presidenze alle Camere – il leader torna a far sentire, forte e chiara, la sua voce.
«Il partito siete voi che mi avete difeso»
L’ex premier è tornato a criticare chi è fuoriuscito dal partito: ora – ha spiegato – professionisti della politica non ce ne sono più. Nessuna intenzione di rottamare la `vecchia’ classe dirigente, anzi. Il leader azzurro rassicura i suoi spiegando però perchè Forza Italia da sola non basta più. E per farlo si affida ai soliti sondaggi che certificano come il 54% degli italiani sia stufo di «questa politica e non va a votare». È a loro, a quei 24 milioni di voti, che deve rivolgersi l’Altra Italia, l’idea di un movimento, «una casa della speranza», venuta fuori dopo un focus: «Per convincere la gente a votare per noi non è sufficiente dire che si abbassano le tasse», serve insomma un’idea nuova da cui sono banditi i professionisti della politica: «Fi – spiega il Cavaliere – sarà il lievito dell’Altra Italia».
Il leader di Forza Italia è più attivo che mai: «Voglio fare un giro d’Italia andando in tutte le province», ha annunciato.
«Siamo un partito di gente che ha lasciato le cose che faceva per mettersi al servizio di un Paese e per evitare che un certo partito comunista prendesse il potere», ha aggiunto.
Ma non senza controllo: «Qualunque cosa decideremo voglio che sia approvata da un Consiglio Nazionale», ha spiegato Berlusconi, che ha ribadito la «fiducia assoluta in Mariarosaria Rossi», che «ha preso in mano un partito in condizioni disperate e sta reggendo quella posizione ottimamente».
Forza Italia, dunque, lungi dall’essere un partito in decadenza: «Fi siete voi, i miei parlamentari, che siete leali e mi avete difeso», voi che « avete come presidente Silvio Berlusconi che ha come primo valore la fedeltà agli amici», ha sottolineato il leader azzurro.
(da “il Corriere della Sera”)
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Luglio 22nd, 2015 Riccardo Fucile
NEL 2014 OPEN HA INCASSATO 1,2 MILIONI DI EURO, META’ DEI DONATORI SONO SCONOSCIUTI
Le fondazioni sono le casseforti dei politici , il dato è ormai assodato. 
Sono i loro strumenti del consenso, e si sostituiscono spesso ai partiti, perchè offrono maggiori spazi di autonomia.
In un recente report, Openpolis in Italia ha contato 65 “pensatoi”, quasi tutti nati negli ultimi quindici anni.
E se con al governo Enrico Letta era tutto un parlare di Vedrò, un vedere chi finanziava la vera culla degli amori bipartisan e delle larghe intese politiche, con Renzi non si può non parlare di Open.
Ed è il Fatto Quotidiano, in edicola, a riaprire la polemica.
Il punto è il bilancio 2014 della Fondazione Open gestita dal cerchio magico del premier, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai, tutti con incarichi sociali a titolo gratuito.
La data è quella del 20 giugno 2015 Il dato interessante è l’ottimo risultato in fatto di raccolta fondi, con donazioni pari a un milione e 184mila euro.
Sono 300mila euro in più rispetto all’anno precedente, quando però il bilancio registrava anche 100mila euro raccolti durante le manifestazioni: era però l’anno della campagna elettorale, delle molte cene e iniziative.
Il trend positivo non è comunque una novità : già il 2013 era andato meglio del 2012, quando la fondazione si chiamava Big Bang.
Nel 2014 i donatori sono stati 204, complessivamente: 165 persone fisiche, per 595mila euro, e 40 persone giuridiche, che fruttano 569mila euro.
Poi c’è la voce Paypal, che però è la più leggera con 19mila.
Un bel bottino, dunque, soprattutto considerando che questo, per Open, è un anno di poche spese, tant’è che è stato possibile azzerare i debiti degli anni precedenti.
Nel 2014 non ci sono state campagne elettorali da outsider nè primarie da sostenere, come noto, e Matteo Renzi, avendo conquistato la segreteria del partito e palazzo Chigi, ha avuto altre strutture a cui poggiarsi.
Dei nomi dei finanziatori però, come rileva anche il Fatto, ne conosciamo meno del 50 per cento.
Tra quelli pubblicati sul sito ci sono parlamentari, varie case di cura e ospedali privati, fondi di capitali (come l’argentino Corporacià³n Amèrica che, con 25mila euro di donazione, vanta interessi anche nel settore aeroportuale) e società .
Alcune di queste, come la Bassilichi s.p.a. – che ha donato 20mila euro – lavorano per la pubblica amministrazione in Toscana, ma non solo.
Molte, comunque, operano nel campo dell’aeronautica e della gestione di aeroporti e non stupisce, essendo Marco Carrai presidente della quotata Aeroporto di Firenze.
Il finanziamento più grande, sempre stando a quanto scritto sul sito della Fondazione Open, arriva però dalla British American Tobacco: 100mila euro è il contributo lasciato dalla seconda più grande società produttrice di sigarette al mondo che, essendosi aggiudicata la privatizzazioni dell’Ente Tabacchi Italiani nel 2004, vanta marchi nazionali come Ms oltre ai planetari Lucky Strike e Pall Mall.
50mila euro è invece il contributo di Davide Serra, che si aggiungono ai 175mila versati precedentemente insieme alla moglie Anna Barassi.
Per i nomi che non sono pubblici, dalla Fondazione ricordano che vale il principio della riservatezza.
Un po’ come per le cene a mille euro del Pd di cui sappiamo il ricavato totale (oltre un milione di euro) ma non abbiamo mai visto la lista degli invitati.
Sul sito di Open, giù in fondo, c’è comunque l’invito a far pervenire l’assenso per la pubblicazione del nome.
Luca Sappino
(da “L’Espresso”)
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