Dicembre 5th, 2016 Riccardo Fucile
TRAVAGLIO: “RIVINCE LA REPUBBLICA”, CALABRESI: “RISCHIO SALTO NEL VUOTO”, SORGI: “CRISI SENZA PRECEDENTI”, FRANCO: “ORA SERVE RESPONSABILITA'”
Il referendum costituzionale registra la netta affermazione del ‘No’ con il 59,1% dei voti. I dati
definitivi (63.169 Sezioni) danno di conseguenza il Sì al 40,9 per cento. L’affluenza alle urne è stata del 68,48 per cento.
Sui quotidiani italiani si fa il bilancio della sconfitta di Matteo Renzi, con toni che passano dall’euforia del Fatto Quotidiano alla preoccupazione sul futuro della Repubblica e della Stampa, fino al richiamo alla responsabilità di tutti del Corriere della Sera.
Il Corriere della Sera.
In Italia “la democrazia è viva” scrive Massimo Franco nel suo fondo sul quotidiano milanese, guardando ai dati sull’affluenza. “Il risultato è la bocciatura imprevista di un’intera fase politica, che l’annuncio di dimissioni del premier sigilla”. Secondo l’editorialista, “il rottamatore è stato colpito da quello che pensava fosse il suo popolo. Ma dire che è una vittoria del populismo contro l’establishment suona riduttivo”. Sul voto ha influito una miscela di fattori, dall’ostilità contro Renzi alla voglia di difendere la Costituzione, fino al rifiuto di forzature parlamentari. Secondo Franco dal voto “è arrivato un messaggio di protesto, ma anche di grande responsabilità “, responsabilità che ora si richiede a tutte le parti in causa, in primo luogo al Governo, per cui “toccherà in primo luogo al capo dello Stato, Sergio Mattarella, fare in modo che il governo e Renzi interpretino al meglio il responso popolare, senza tentare improbabili rivincite”.
La Repubblica.
Il direttore Mario Calabresi segnala “l’affluenza straordinaria” al voto, rammenta l’errore di Renzi con “la malaugurata idea di trasformare il referendum costituzionale in un plebiscito su se stesso, in una sorta di nuova incoronazione” e guarda con preoccupazione al futuro. “Ora la realtà è il rischio di un ritorno alla palude e all’instabilità . Uno scenario di cui l’Italia non ha proprio bisogno. Questa mattina cominceremo subito a fare i conti con l’instabilità , quanto siamo vulnerabili ce lo diranno i soliti indici (spread e Borse) e dobbiamo sperare in un governo provvisorio che in tempi brevissimi abbia la forza di rassicurare e di mettere in sicurezza le banche. Se ciò non accadrà il prezzo non lo pagherà la finanza ma ogni risparmiatore italiano, ogni possessore di case con un mutuo e ognuno di noi. Non si vede all’orizzonte nessuna idea forte per rispondere alla crisi del Paese”.
Il Fatto Quotidiano.
Il referendum del 2016 ricorda quello sul divorzio del 1974. A scriverlo è Antonio Padellaro, ricordando una frase di Pietro Nenni: hanno voluto contarsi, hanno perso. Secondo Padellaro, Renzi “poteva accontentarsi di governare il Paese fino alla scadenza della legislatura del 2018. Ma una perniciosa bulimia di potere gli ha suggerito l’idea di accaparrarsi l’intero piatto”. Ma il premier “è stato sommerso da un plebiscito”, “la più pesante delegittimazione” possibile, “ha voluto la conta e ha perso tutto”. Per Marco Travaglio “nel nuovo referendum Monarchia-Repubblica, 70 anni dopo quello del 1946, ha rivinto la Repubblica. E con un distacco abissale, plebiscitario”. Impegnato in prima linea per il No, il direttore segnala che il Fatto Quotidiano si è ritrovato “solo a difendere la Costituzione, per il tradimento di buona parte del mondo intellettuale, culturale e artistico”, ma è riuscito a farcela. “La Costituzione, grazie a una provvidenza laica che si serve anche di alleati insospettabili e persino impresentabili, si è salvata un’altra volta. E ha salvato tutti noi – conclude – Anche chi voleva rottamarla”.
La Stampa.
Il direttore Maurizio Molinari scrive di un “popolo della rivolta” che manda a casa il premier con una “spallata”. A votare No sono le famiglie del ceto medio impoverito, i giovani senza lavoro, gli operai: per questo “servono in fretta risposte chiare alle crisi all’origine della risposta del ceto medio”. Secondo Marcello Sorgi si apre “una crisi senza precedenti” molto difficile da gestire per Sergio Mattarella, che si trova davanti a poche ipotesi. Per l’editorialista del quotidiano torinese è Piero Grasso l’uomo con più chance di superare l’impasse politica e traghettare il Paese in questa fase.
(da agenzie)
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Dicembre 5th, 2016 Riccardo Fucile
IL NO AL 59,5%, IL SI’ AL 40,5%… SI RIAPRE LA CACCIA A UNA POLTRONA, RENZI RIPRENDE AD AVERE LE MANI LIBERE E CON UN 40% DI CONSENSI PERSONALI ORA GIOCHERA’ DI RIMESSA
L’Italia ha votato e, con l’80% dei seggi scrutinati, vince il No col 59,4% dei voti e il Sì fermo a 40,6%, con una percentuale di affluenza del 68,4%.
«È comunque una festa della democrazia – ha commentato Matteo Renzi da Palazzo Chigi – in cui i cittadini si sono riavvicinati alla Costituzione, alla Carta con le regole del gioco. Viva l’Italia che non sta alla finestra, che decide, che crede nella politica. Le mie congratulazioni al fronte del No, questo risultato dà ai leader di questo fronte gli oneri e gli onori. A loro sta il compito, ora, di avanzare proposte serie e concrete per riformare le regole del gioco a partire dalla legge elettorale- Volevamo vincere, non partecipare, e io mi assumo tutte le responsabilità di questa sconfitta».
«In Italia non vince mai nessuno ma non perde mai nessuno. Io sono diverso e dico ad alta voce, anche se con il nodo in gola, che ho perso».
«Quando uno perde non può fare finta di nulla, non possiamo permetterci di galleggiare. Andiamo via senza rimorsi perchè abbiamo combattuto la nostra battaglia. Questa esperienza politica finisce qui» ha detto Renzi in conferenza stampa da Palazzo Chigi.
«Domani riunirò il consiglio dei ministri e poi consegnerò le mie dimissioni al Presidente della Repubblica».
Renzi segue il piano B: non farsi logorare da un altro anno di “galleggiamento”, dimostrarsi coerente di fronte al 40-41% di italiani che hanno votato Si, recuperare le mani libere alla guida del Pd, lasciare “all’accozzaglia” variegata del No il compito di trovare un improbabile accordo sulla legge elettorale e prepararsi alle future elezioni politiche.
Una abile mossa che spiazza la minoranza dem che ora deve metterci la faccia e non può più giocare di rimessa.
Il passaggio del discorso di Renzi “ora spetta a chi ha vinto formulare proposte” è teso ad evidenziare le divisioni che emergeranno tra i partiti che finora avevano trovato coesione solo nell’anti-renzismo.
E su questo Renzi punta per dimostrare che “un altro governo” non sarà all’altezza del suo. E ha già anticipato i temi della futura campagna elettorale: quello che nei mille giorni lui ha fatto e quello che non faranno gli altri.
Qualcuno pensa che in fondo Renzi ha abilmente teso una trappola a tutti i suoi avversari per giocare a campo aperto, come a lui piace, senza più il peso, nell’ultimo anno di legislatura, del governo del Paese.
Con un centrodestra in disfacimento e senza futuro, con una minoranza interna Dem divisa, sa che la partita è tutta con i Cinquestelle.
Ma come sarà il M5S tra un anno nessuno lo può dire, visto quanto sta emergendo tra firme false e malgoverno della Raggi della Roma.
E un conto è rispondere da premier, altra cosa da segretario di partito.
Sarà un Renzi da battaglia , in fondo è il terreno a lui più congeniale.
E chi pensa oggi di aver vinto, potrebbe accorgersi tardivamente che ha vinto la battaglia sbagliata e perso la guerra più importante.
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Dicembre 5th, 2016 Riccardo Fucile
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