I COMMENTI SULLA STAMPA ITALIANA
TRAVAGLIO: “RIVINCE LA REPUBBLICA”, CALABRESI: “RISCHIO SALTO NEL VUOTO”, SORGI: “CRISI SENZA PRECEDENTI”, FRANCO: “ORA SERVE RESPONSABILITA'”
Il referendum costituzionale registra la netta affermazione del ‘No’ con il 59,1% dei voti. I dati definitivi (63.169 Sezioni) danno di conseguenza il Sì al 40,9 per cento. L’affluenza alle urne è stata del 68,48 per cento.
Sui quotidiani italiani si fa il bilancio della sconfitta di Matteo Renzi, con toni che passano dall’euforia del Fatto Quotidiano alla preoccupazione sul futuro della Repubblica e della Stampa, fino al richiamo alla responsabilità di tutti del Corriere della Sera.
Il Corriere della Sera.
In Italia “la democrazia è viva” scrive Massimo Franco nel suo fondo sul quotidiano milanese, guardando ai dati sull’affluenza. “Il risultato è la bocciatura imprevista di un’intera fase politica, che l’annuncio di dimissioni del premier sigilla”. Secondo l’editorialista, “il rottamatore è stato colpito da quello che pensava fosse il suo popolo. Ma dire che è una vittoria del populismo contro l’establishment suona riduttivo”. Sul voto ha influito una miscela di fattori, dall’ostilità contro Renzi alla voglia di difendere la Costituzione, fino al rifiuto di forzature parlamentari. Secondo Franco dal voto “è arrivato un messaggio di protesto, ma anche di grande responsabilità “, responsabilità che ora si richiede a tutte le parti in causa, in primo luogo al Governo, per cui “toccherà in primo luogo al capo dello Stato, Sergio Mattarella, fare in modo che il governo e Renzi interpretino al meglio il responso popolare, senza tentare improbabili rivincite”.
La Repubblica.
Il direttore Mario Calabresi segnala “l’affluenza straordinaria” al voto, rammenta l’errore di Renzi con “la malaugurata idea di trasformare il referendum costituzionale in un plebiscito su se stesso, in una sorta di nuova incoronazione” e guarda con preoccupazione al futuro. “Ora la realtà è il rischio di un ritorno alla palude e all’instabilità . Uno scenario di cui l’Italia non ha proprio bisogno. Questa mattina cominceremo subito a fare i conti con l’instabilità , quanto siamo vulnerabili ce lo diranno i soliti indici (spread e Borse) e dobbiamo sperare in un governo provvisorio che in tempi brevissimi abbia la forza di rassicurare e di mettere in sicurezza le banche. Se ciò non accadrà il prezzo non lo pagherà la finanza ma ogni risparmiatore italiano, ogni possessore di case con un mutuo e ognuno di noi. Non si vede all’orizzonte nessuna idea forte per rispondere alla crisi del Paese”.
Il Fatto Quotidiano.
Il referendum del 2016 ricorda quello sul divorzio del 1974. A scriverlo è Antonio Padellaro, ricordando una frase di Pietro Nenni: hanno voluto contarsi, hanno perso. Secondo Padellaro, Renzi “poteva accontentarsi di governare il Paese fino alla scadenza della legislatura del 2018. Ma una perniciosa bulimia di potere gli ha suggerito l’idea di accaparrarsi l’intero piatto”. Ma il premier “è stato sommerso da un plebiscito”, “la più pesante delegittimazione” possibile, “ha voluto la conta e ha perso tutto”. Per Marco Travaglio “nel nuovo referendum Monarchia-Repubblica, 70 anni dopo quello del 1946, ha rivinto la Repubblica. E con un distacco abissale, plebiscitario”. Impegnato in prima linea per il No, il direttore segnala che il Fatto Quotidiano si è ritrovato “solo a difendere la Costituzione, per il tradimento di buona parte del mondo intellettuale, culturale e artistico”, ma è riuscito a farcela. “La Costituzione, grazie a una provvidenza laica che si serve anche di alleati insospettabili e persino impresentabili, si è salvata un’altra volta. E ha salvato tutti noi – conclude – Anche chi voleva rottamarla”.
La Stampa.
Il direttore Maurizio Molinari scrive di un “popolo della rivolta” che manda a casa il premier con una “spallata”. A votare No sono le famiglie del ceto medio impoverito, i giovani senza lavoro, gli operai: per questo “servono in fretta risposte chiare alle crisi all’origine della risposta del ceto medio”. Secondo Marcello Sorgi si apre “una crisi senza precedenti” molto difficile da gestire per Sergio Mattarella, che si trova davanti a poche ipotesi. Per l’editorialista del quotidiano torinese è Piero Grasso l’uomo con più chance di superare l’impasse politica e traghettare il Paese in questa fase.
(da agenzie)
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