Ottobre 15th, 2017 Riccardo Fucile
MARIA ANGELA RIVA, FIDANZATA DI DAVID BORRELLI, LAVORA PER ISABELLA ADINOLFI
L’Espresso in un articolo a firma di Vittorio Malagutti ci fa sapere che Maria Angela Riva, la compagna di David Borrelli, pezzo grosso del movimento grillino, molto legato a Davide Casaleggio (e prima di lui al padre Gianroberto), nonchè leader dei 15 eletti in Europa per il Movimento, è stata assunta come collaboratrice di Isabella Adinolfi, una degli eletti a 5 Stelle:
«È tutto regolare», taglia corto Borrelli, che si fa scudo del codice di condotta degli europarlamentari. In base al regolamento, i deputati non possono assegnare incarichi ai “parenti stretti” e Riva non rientra nella categoria, anche se da anni convive con Borrelli
Tanto più, fa notare il leader dei grillini a Bruxelles, che «Maria Angela non lavora neppure per me, ma negli uffici di una collega».
La forma è salva, quindi. Nella sostanza, però, la vicenda suona piuttosto stonata nello spartito di un movimento che dichiara di battersi contro caste, clientele e familismi vari all’interno delle istituzioni.
Adinolfi avrebbe quindi assunto come assistente la compagna del collega di partito unicamente per le sue qualità professionali
«Certo», dice Borrelli , «ho anche una lettera in cui Adinolfi garantisce che io non ho in alcun modo influenzato quella scelta». Laureata nel 2002, studiosa di storia dell’arte, Maria Angela Riva è una militante grillina che nel 2013 si è candidata, senza successo, alle amministrative di Treviso nella lista dei Cinquestelle.
Dalla cittadina veneta è partita anche la carriera di Borrelli che già nel 2008 era arrivato in consiglio comunale nella lista civica dei “Grilli Treviso” quando ancora il comico non aveva fondato il suo Movimento.
Dopo la sconfitta alle regionali del 2013, in cui si era candidato alla presidenza del Veneto, nel 2014 Borrelli, eletto eurodeputato, è volato a Bruxelles.
Insieme a lui si è trasferita anche la sua compagna, perchè, dice l’onorevole, «fa parte della mia famiglia».
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 15th, 2017 Riccardo Fucile
IN UN ANNO E 4 MESI LA RAGGI HA GIA’ ASSUNTO 102 PERSONE, 12 IN PIU’ DI QUANTE NE AVESSE PRESE MARINO IN DUE ANNI E MEZZO
C’è il tutore dei gatti randagi, il fisioterapista dell’Ospedale Israelitico, il docente e
allenatore di rugby.
Tra i collaboratori esterni, i manager presi e poi licenziati, i (rari) funzionari trasferiti da un altro ente pubblico, in un anno e quattro mesi Virginia Raggi ha già assunto 102 persone: la carica dei nominati dalla sindaca M5S, di cui avevamo parlato nel giugno scorso e che nel frattempo ha perso qualche individualità con le dimissioni degli assessori, viene indagata con dovizia di particolari da l’Espresso nel numero in edicola questa settimana.
L’ufficio di collocamento del Campidoglio
Il tutore dei gatti randagi è Edgar Helmut Meyer, nominato nel maggio scorso: tra i suoi compiti c’era quello di «promuovere iniziative a favore dei diritti degli animali» e istituire dei corsi di formazione «per tutor di colonie feline», rivolti ai dipendenti del Comune; il compenso è di 41425 euro ma a suscitare perplessità tra i 5 Stelle è stato soprattutto il fatto di essersi impegnato con il partito animalista di Michela Vittoria Brambilla, anche se a quanto pare non accetterà candidature.
Ed è il primo di un lungo elenco:
Il 4 agosto scorso, ad esempio, un medico fisioterapista dell’Ospedale Israelitico, Andrea Pece, è stato assunto (stipendio: 55.158 euro) per favorire la pratica dello sport inteso come «ricerca del benessere fisico», coinvolgendo le società dilettantistiche presenti sul territorio e promuovendo lo sviluppo «di un’impiantistica leggera negli spazi aperti».
Qualche mese prima era toccato a Andrea Lijoi, allenatore di rugby e docente di scienze motorie, ingaggiato con una retribuzione di 44.720 euro per aiutare, pure lui, il vice-sindaco Daniele Frongia a convincere i romani a darsi all’attività fisica, «tenuto conto della valenza», dice la delibera, che ha «quale strumento di formazione della persona».
Questa è la punta di un iceberg: i collaboratori che lavorano per l’intera giunta o sono assunti negli assessorati sono 85, per un costo complessivo di 5 milioni di euro.
Sugli scudi ci sono stati due assessori nel frattempo allontanati: Andrea Mazzillo e Massimo Colomban, con sei assunzioni ciascuno:
Il vice-sindaco Luca Bergamo arriva a quota 7, l’assessore all’ambiente Montanari a 6 (più Meyer).
Anche la sindaca, nonostante le difficoltà , non smette di rinforzare la sua squadra, che raggiunge le dodici teste.
Lo spettro degli incarichi dei suoi si allarga sempre più: Ghislana Caon segue il Far East (45.177 euro), Massimo Castiglione le pagine Facebook e Twitter (41.078 euro), Rosalba Matassa arriva dal ministero della Salute per guidare la Direzione tutela degli animali (59.600 euro).
Diversi stipendi vengono aumentati: Fabrizio Belfiori, assunto tra i primi con poco più di una mancia (1.216 euro l’anno) nel giro di poche settimane riesce a farselo portare a livelli più onorevoli (22.840 euro).
I 102 assunti nello staff di Virginia Raggi
Con l’ordinanza numero 84 del 12 giugno 2017 la Raggi finalmente ha stabilito la “Disciplina per la costituzione degli uffici di diretta collaborazione del Sindaco, del Vice Sindaco e degli Assessori“. Dal documento, di cui abbiamo parlato all’epoca, emergeva che dei 34 membri dello staff della Raggi 18 erano interni (ovvero già dipendenti comunali) e 16 erano esterni a chiamata.
Al Vice Sindaco Luca Bergamo ne spettano 22, di cui nove assunti a tempo determinato. Per fare un confronto Marino aveva fissato a 11 il tetto dei collaboratori esterni del suo ufficio e a 7 quello per l’ufficio del Vice Sindaco.
Altri trenta collaboratori esterni potevano essere assunti dagli Assessori Luca Bergamo, Massimo Colomban, Daniele Frongia, Flavia Marzano e Pinuccia Montanari cui ne spettano sei ciascuno.
L’assessore al bilancio Andrea Mazzillo avrebbe potuto 11 collaboratori esterni mentre nove ciascuno spettavano agli assessori Luca Montuori, Laura Baldassarre, Adriano Meloni e Linda Meleo. Si arrivava così al numero di 102 assunti con contratto a tempo determinato. La giunta di Ignazio Marino si era fermata a 90.
L’attivista che diventa collaboratrice della giunta Raggi
L’Espresso racconta però altri casi curiosi, come quello di Margherita Gatta, nel frattempo arrivata alle Infrastrutture dallo staff di Luca Montuori, e delle sue assunzioni successive:
Tra gli attivisti, qualcuno si merita una carriera fulminea: Margherita Gatta, assunta il 28 giugno 2017 dall’assessore all’urbanistica Luca Montuori con uno stipendio di 55.158 euro per aiutarlo nella «pianificazione strategica delle politiche urbanistiche», poche settimane dopo viene promossa assessore alle Infrastrutture.
Anche lei, quando si ritrova in mano i cordoni della borsa, non esita a chiamare persone dall’esterno e per la sua prima assunzione punta su un profilo più qualificato di quanto fosse il suo quando era stata presa da Montuori, assumendo come responsabile dello staff Maria Grazia Lalloni.
Piccolo dettaglio: il ruolo della neo arrivata Lalloni suona simile a quello vecchio della Gatta quando era una semplice collaboratrice. Pure lei contribuisce alla «definizione della pianificazione strategica delle politiche infrastrutturali». Ma essendo più qualificata, guadagnerà di più (88.728 euro) di quanto facesse la sua nuova capa.
Infine ci sono i recordmen raccontati nella tabella che accompagna l’articolo: qui però si tratta soprattutto di manager che guidano aziende per i quali il compenso è più che giustificato.
Il portavoce della sindaca Teodoro Fulgione si attesta oltre i centomila euro. E poi ci sono Eric Sanna (collaboratore Frongia), Paolo Saolini (Frongia), Giuseppe Iacono (Marzano), Francesco Ciro Scotto (Meleo), Leonardo Maria Costanzo (Meloni), Emanuele Montini (Baldassarre), Gabriella Raggi (Montuori), Andrea Tardito (Castiglione), Maria Grazia Lallone (Gatta) che arrivano a 88728 euro lordi l’anno. Saolini è il collaboratore di Frongia che denunciò il ritrovamento di una specie di innesco di un ordigno sotto casa sua: della storia non si seppe più niente ma lì per lì persino il blog di Beppe Grillo si scomodò per gridare all’attentato.
Sanna, invece, è invece il collega di Frongia definito l’”amichetto di merende” da Francesca De Vito, sorella di Marcello, all’epoca in cui si lamentava delle troppe assunzioni fiduciarie negli staff del Campidoglio che avevano fatto perdere di vista la diversità del MoVimento 5 Stelle rispetto agli altri.
Poi evidentemente ha smesso di crederci anche lei e si è candidata alle Regionarie.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 15th, 2017 Riccardo Fucile
DOPO L’APPOGGIO ALLA CORRADO E AVER CHIESTO L’ABOLIZIONE DEL VINCOLO DEI SECONDO MANDATO
Paola Taverna all’attacco di Fabio Fucci. Nelle more dell’incoronazione di Roberta Lombardi nel MoVimento 5 Stelle c’è spazio ancora per la polemica che ha funestato gli ultimi giorni della corsa delle Regionarie nel Lazio.
E Il Messaggero riporta oggi le parole di Paola Taverna che se la prende con Fabio Fucci per l’endorsement a Valentina Corrado e, soprattutto, per la richiesta di fare un terzo mandato con i 5 Stelle effettuata tramite un’intervista al Foglio:
«Il pizzarottismo non paga». Paola Taverna è gelida. E commenta così l’ipotesi che Fabio Fucci, sindaco di Pomezia caduto in disgrazia per aver chiesto l’abolizione del vincolo del secondo mandato e accusato di cordate pro-Corrado, tenti la carta della lista civica per ricandidarsi nel 2018, quando avrà terminato le fiches.
La senatrice romana ha accusato Fucci di non aver rispettato le regole del M5S in tema di candidature. Cosa ne sarà di lui? «Non spetta a me dirlo, c’è un’inchiesta dei probiviri: saranno loro a prendere le eventuali decisioni sul caso». Fucci potrebbe ripresentarsi con una lista civica. Proprio come accaduto a Federico Pizzarotti, sindaco di Parma espulso dal M5S, ma rieletto appunto con una lista propria lo scorso giugno. Basta evocare questo scenario che Taverna diventa tagliente. E graffia: «Da noi il pizzarottismo non paga, non mi sembra che lui e gli altri abbiano avuto tutta questa fortuna».
Pizzarotti è stato rieletto sindaco di Parma e ha cancellato l’esistenza politica del partito di Beppe Grillo in città , dando conferma a quello che già aveva dimostrato al primo turno: ovvero che un M5S senza Grillo è possibile. Il M5S in città ha rimediato un misero 3% ed è rimasto fuori dal consiglio comunale.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 15th, 2017 Riccardo Fucile
SCONFITTA BRUCIANTE PER FUCCI E CORRADO, RISPUNTANO I VELENI
2915 voti, circa trecento in più di Davide Barillari e duemila più di Valentina Corrado:
sfruttando il fattore-Roma (gli attivisti sono molti di più rispetto al resto del Lazio) Roberta Lombardi viene incoronata candidata governatrice della Regione Lazio a Marino con un risultato che alla fine è stato meno scontato di quello che doveva essere, grazie soprattutto all’exploit di Barillari, a cui evidentemente ha giovato il ruolo di “moralizzatore” delle regionarie contro Fucci e Corrado.
Le cronache dei giornali raccontano che ieri Beppe Grillo accennava con la bocca la colonna sonora dello Squalo mentre accompagnava Virginia Raggi dalla Lombardi per la foto di rito con bacio sulla guancia.
La sindaca, scrivono i retroscena, alla fine ha appoggiato Davide Barillari nella corsa a via della Pisana, e anche questo sarebbe il motivo del suo exploit.
Di certo, a differenza di Fucci, la Raggi non si è schierata apertamente e ciò ha aiutato la scena del bacio di ieri.
Dall’altra parte invece il sindaco di Pomezia registra una clamorosa sconfitta: è stato per due mesi in tour con la sua preferita Corrado e alla fine ha sfruttato la notorietà nata dalle polemiche per chiedere, in un’intervista al Foglio, al MoVimento di soprassedere dalla regola dei due mandati.
Ha minacciato querele a destra e a manca senza però spiegare chi gestisse l’account M5S Pomezia da cui è partita la mail che ha avvelenato la corsa alle Regionarie.
Per la Corrado si erano spesi anche gli eletti nel Lazio, tra cui Elena Fattori, e grazie alla campagna elettorale erano venuti fuori succosi retroscena riguardo il libro bianco sulla sanità e il boicottaggio che Barillari riteneva di aver subito.
Il risultato finale è che uno che chiedeva la sperimentazione di Stamina in Regione Lazio oggi è indicato come possibile assessore alla sanità .
E non è lui l’unico nome che potrebbe movimentare le acque del MoVimento: c’è anche Marcello Minenna, che se n’è andato sbattendo la porta dalla Giunta Raggi e oggi potrebbe comparire come super-assessore al bilancio in via della Pisana: quale miglior segnale di diversità rispetto al Campidoglio?
Non solo: sempre secondo i giornali la Lombardi ora vorrebbe un passo indietro da parte di Valentina Corrado, e torna fuori la vicenda del parente e della ‘ndrangheta che aveva avvelenato l’inizio della campagna finchè la stessa Corrado non aveva dovuto spiegare su Facebook di non avere rapporti con quella persona e di essere andata via dalla Calabria con la famiglia da giovane.
Veleno su veleno.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 15th, 2017 Riccardo Fucile
E I VERDINIANI GIA’ ALZANO IL PREZZO: “VEDIAMO CHE FA IL PD SUL DDL FALANGA”
“La prossima settimana arriva alla Camera una legge che ci sta molto a cuore, non solo perchè porta il mio nome, ma perchè incide sulla vita di tanta gente del Sud”.
La costruzione della seconda fiducia sul Rosatellum, parafrasando una fortunata canzone di Ivano Fossati, passa anche attraverso l’utilizzo di qualche manufatto abusivo.
A sentire il verdiniano Ciro Falanga, infatti, se il Pd vorrà passare indenne anche attraverso i flutti insidiosi di Palazzo Madama e portare alla firma di Mattarella la nuova legge elettorale, dovrà prestare molta attenzione al trattamento della proposta di legge che porta il nome del senatore campano di Ala.
Che doveva essere esaminata alla Camera un paio di settimane fa, ma che è stata rinviata proprio a causa delle perplessità che ha suscitato tra i dem con una coscienza ambientalista più spiccata.
“Noi al Rosatellum saremmo anche favorevoli, ma vogliamo vedere ad esempio se il Pd ha a cuore il Meridione d’Italia”.
Parole che, a pochi giorni dalla seconda lettura della legge elettorale, sono tutto un programma.
Per non parlare della sessione di bilancio che vedrà impegnato il Parlamento praticamente fino a Natale, e che sancirà di fatto la fine della legislatura: su questa Padoan ha già fatto capire che non c’è trippa per gatti, ma pare difficile che i centristi di obbedienza verdiniana non abbiano già celata in qualche cassetto una lista della spesa buttata giù per l’abbisogna.
E anche per questo che, secondo quanto filtra, ai piani alti del Nazareno vogliono chiudere la pratica legge elettorale prima della legge di stabilità .
Un collega di Falanga che per ora non vuole uscire allo scoperto dice di aspettarsi una “strategia dell’attenzione” da Renzi e i suoi, sempre per il Mezzogiorno, al momento della compilazione delle tabelle della legge di bilancio.
Al Nazareno, come sempre, l’idea di andare a contrattare coi verdiniani è abbordata con fastidio, ma non può essere scartata. Anzi, a dispetto dei numerosi ragionamenti che vogliono il percorso di Palazzo Madama meno accidentato, in realtà i Dem sanno che le trappole non mancheranno, e questa volta si annidano nel raggiungimento del numero legale nel corso dei voti di fiducia, che saranno tre esattamente come a Montecitorio.
La road map è già stata tracciata: martedì il Rosatellum arriva in commissione, dove languirà una settimanella, dopodichè verrà portato in aula anche nel caso (sicuro) che non sia stato completato l’esame degli emendamenti.
Ciò comporterà l’impossibilità , da parte del governo, di calare un maxiemendamento e di porre la fiducia solo su quello. Si farà come alla Camera, dunque, con tre fiducie per i primi tre articoli, due voti “liberi” per il quarto e il quinto, e il voto palese per l’intero provvedimento.
Quest’ultimo non ha storia: i franchi tiratori non potranno esercitarsi, e i numeri parlano chiaro, con addirittura 220 voti su 320, ovvero tutti tranne M5S, Mdp, Fdi e spezzoni di sinistra dentro al gruppo Misto. Mattarella sarebbe ultracontento, e il paese avrebbe una legge elettorale, a prescindere dalla sua efficacia, approvata con una larga maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.
Ma se si parla di fiducia, allora il discorso cambia: i voti certi a favore sarebbero 140 più altri dal Misto, visto che FI, Lega, Ap, e altri gruppi non organici alla maggioranza non la voterebbero, ma per non ostacolare il provvedimento sarebbero costretti a uscire dall’aula, non essendo possibile l’opzione astensione (che da quelle parti vale voto contrario).
“Ed è qui casca l’asino”, osserva sempre più beffardo l’anonimo verdiniano, perchè se decidessero di uscire anche i senatori che si oppongono al Rosatellum, allora ci potrebbe essere il rischio della mancanza del numero legale, che – come tutto — a Palazzo Madama segue una regolamentazione particolare, e non prevede una quota fissa, ma una quota ricavata dal numero dei presenti all’inizio della seduta, a cui vanno sottratti i senatori assenti per missione o per motivo giustificato. Un numero comunque oscillante attorno a 161, che paradossalmente si raggiungerebbe senza patemi grazie al voto contrario di grillini e bersaniani (o solamente uno dei due), che allo stesso tempo sono pronti a tutto per far saltare tutto.
Uno stress fatto di calcoli mattutini, imboscate, convocazioni repentine e falsi allarmi che i Dem vogliono risparmiarsi, da un lato confidando nella via maestra di una fiducia “tecnica” votata da Fi e/o dalla Lega, che per ora appare solo una suggestione, o appunto per una trattativa serrata coi rognosi ma collaudati fornitori verdiniani.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 15th, 2017 Riccardo Fucile
IL M5S SI AGGIUDICHEREBBE PIU’ COLLEGI UNINOMINALI COSI’ COME IL CENTRODESTRA… IL PD SAREBBE A RISCHIO NELLE REGIONI TRADIZIONALMENTE ROSSE
Il Rosatellum bis, fortemente voluto dal Partito Democratico, rischia di far perdere male
il Partito Democratico. La caratteristica aggiuntiva rispetto alla legge in vigore, ovvero i collegi uninominali, penalizza proprio il centrosinistra che, in base alle simulazioni, rischia di aggiudicarsene meno del centrodestra e meno del MoVimento 5 Stelle.
Il Corriere della Sera ieri ha pubblicato un riepilogo degli effetti del Rosatellum Bis: in base all’elaborazione spalmata su tutto il territorio nazionale, affiorano tre dati spiazzanti, riepilogato oggi da Fabio Martini sulla Stampa:
Il primo: se si votasse oggi, nei collegi il Pd e l’alleato Alfano se ne aggiudicherebbero pochi (58), molti meno della coalizione di centro-destra (108 collegi-Camera), ma a sorpresa meno anche del solitario Movimento Cinque Stelle (70).
Una cattiva performance, quella del Pd, che è determinata dalla seconda sorpresa: nelle regioni “rosse” il Pd non farebbe il consueto “cappotto”, in particolare in Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Liguria e anche Campania.
Terza sorpresa. Lo studio Ipsos dimostra che con l’Italicum “corretto”, la legge elettorale attualmente in vigore e ricavata dalle sentenze della Consulta, il Pd conquisterebbe alla Camera 178 seggi, mentre il Rosatellum in via di approvazione gliene assegnerebbe 163.
La decisione di inserire i collegi uninominali, pensata per dare una chance di governabilità a chi vincerà , fallirebbe quindi l’intento di regalare la maggioranza (il centrodestra si aggiudicherebbe 238 seggi alla Camera) la sera del voto, ma in compenso avrebbe la curiosa caratteristica di far perdere il Partito Democratico sia nella ripartizione proporzionale che in quella dei collegi, dove il partito di Renzi arriverebbe terzo.
La Stampa racconta il caso esemplare delle regioni rosse: nel 1996 in Emilia-Romagna l’Ulivo (a trazione Prodi) vinse in 31 collegi su 32, nel 2001 (quando le elezioni le vinse Berlusconi), il cappotto si ripete: 30 contro i 2 collegi vinti dal centrodestra.*
Ed ecco la sorpresa: col Rosatellum voluto da Renzi, in Emilia il Pd vincerebbe in meno metà dei collegi (5 su 11).
Nelle Marche, nel 1996 l’Ulivo conquistò 11 collegi su 12, oggi ne prenderebbe 2 su 7, in Liguria 10 su 14 nel 1996 e oggi 2 su 7.
L’en plein sarebbe confermato soltanto in Toscana con 12 collegi vinti su 14.
Una caduta che ha una spiegazione quasi “meccanica”. Sostiene Piero Martino, già portavoce del Pd durante la segreteria Franceschini e che da qualche settimana è passato con Mdp: «Nei collegi delle regioni “rosse”, le percentuali che vengono attribuite a Mdp sono superiori a quelle della media nazionale e dunque quando al candidato del Pd venisse a mancare un 6-8 per cento in un collegio, questo finirebbe per diminuirne le possibilità di vittoria».
Quindi una situazione che porterebbe il PD a far parte del terzo raggruppamento, una situazione peggiore a quella del 2013, quando non si era vinto ma si era arrivati primi, per rovesciare il concetto di Bersani.
A contrastare l’ombra di questo effetto paradossale c’è la possibilità , spiega oggi il Messaggero, che le candidature azzeccate nei collegi ribaltino il risultato finale.
*Al momento gli addetti ai lavori danno in bilico moltissimi seggi maggioritari, almeno 80,e molti di questi — circa 30 e forse di più — i sondaggi di questi giorni li attribuiscono ai 5 Stelle che però sul territorio finora hanno vinto, e in qualche caso stravinto, solo con il meccanismo del doppio turno.
Secondo gli esperti poi le prossime elezioni saranno decise in quattro regioni: Piemonte; Lazio; Campania e Puglia.
Per i 18 seggi sabaudi la partita si giocherà fra centro-sinistra e centro-destra, mentre nel Centro-Sud molto dipenderà dalla tenuta dell’elettorato grillino ma anche dal peso che eserciteranno i ras politici locali come i governatori delle Regioni oppure personaggi forti sul territorio come ad esempio Raffaele Fitto in Puglia.
A determinare l’esito della partita potrebbe essere infine il cosiddetto “effetto voto utile”. Accadde nel 2008 quando la sinistra radicale finì sotto il 3% e non entrò in Parlamento schiacciata dalla sfida fra Walter Veltroni e Silvio Berlusconi.
«Il voto utile attrae elettori di sinistra e anche astensionisti e potrebbe far crescere il consenso per il Pd e per Forza Italia, quest’ultima anche del 2% che equivale a 5/600mila voti — dice al quotidiano Enzo Risso, direttore della casa di sondaggi SWG — Mentre la capacità di espansione di M5S e Lega da qualche tempo è stazionaria».
Intanto M5s, Mdp e SI annunciano battaglia in Senato.
Luigi Di Maio ha promesso di “continuare la battaglia” anche in Senato, mentre Loredana De Petris, inventrice dell’ostruzionismo a suon di emendamenti (6.000 sulla riforma costituzionale), ammonisce a non mettere la fiducia anche a Palazzo Madama.
Alfredo d’Attorre ha poi sollevato un altro problema: c’è un errore materiale nel testo, che la Presidenza della Camera, come avviene in casi simili, sta correggendo nell’ambito del coordinamento formale del testo, di cui ha ricevuto mandato in Aula.
D’Attorre sostiene che l’errore non è formale e va corretto in Senato, il che richiederebbe una terza lettura alla Camera.
Si può prevedere quindi a Palazzo Madama una bagarre già su questo punto. In MDO, il partito più danneggiato insieme a Sinistra Italiana dai collegi uninominali, c’è la convinzione che se la legge non fosse approvata prima delle elezioni siciliane del 5 novembre, potrebbe saltare l’accordo tra Pd, Ap, Fi e Lega.
Per questo una terza lettura alla Camera, foss’anche per una modifica minima del testo apportata in Senato, aprirebbe degli spiragli per lo schieramento che si oppone al Rosatellum.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 15th, 2017 Riccardo Fucile
“IL SISTEMA DI GESTIONE DEI PROFUGHI E’ CRIMINOGENO, L’EUROPA E’ RESPONSABILE”
Il sistema di gestione dei migranti europeo è “Criminogneo. L’europa è responsabile di un vero e proprio genocidio”. A dirlo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ai microfoni di Sky.
“La mia è un’accusa da giurista: non mi riferisco alla distinzione, che io non accetto, tra migranti economici e richiedenti asilo. Ma al fatto che in base alla propria legislazione, l’Europa riconosce il diritto all’asilo dei siriani, ma poi non li mette in condizione di raggiungere l’Europa. Li costringe a vendersi a mercanti di morte, quando potrebbero viaggiare in business, atterrando a Londra, piuttosto che a Berlino o a Amsterdam”.
“Continua l’intreccio perverso e criminale tra genocidio e business”, ha aggiunto Orlando.
“L’Europa – attacca – ogni tanto si sveglia dal suo sonno criminale e scopre quello che sta accadendo, cioè una vera e propria strage degli innocenti. Frutto di un sistema europeo criminogeno che alimenta la criminalità organizzata. Adesso sono arrivati gli ucraini, i russi, gli yacht, le barche a vela…E il business continua”.
“Dimenticando che il finanziamento di dittatori, ieri in Turchia oggi in Libia, produce soltanto un ulteriore incentivo al business criminale”.
Per questo, ha ribadito il sindaco di Palermo, “presenterò una pronuncia alla Procura della Repubblica di Palermo, nei confronti di questo ignobile mercato che riguarda gli stati europei e l’Unione Europea. Questo genocidio ci farà vergognare di essere europei”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 15th, 2017 Riccardo Fucile
“IL NOSTRO MODELLO ERA CONDIVISO DA PREFETTURA E MINISTERO DEGLI INTERNI”… CITTADINI E MIGRANTI: “SIAMO CON LUI”
“Faceva comodo alla prefettura e al ministero dell’Interno trasformare Riace in una
discarica dell’accoglienza per risolvere l’emergenza migranti”.
Il sindaco Mimmo Lucano, indagato per truffa aggravata alla Ue e allo Stato italiano, si difende dalle accuse mosse dagli ispettori dello Sprar e da quelli della Prefettura.
E rivendica il suo “modello umano di accoglienza che all’inizio era condiviso con ministero e prefettura”.
E alla manifestazione nel piccolo paesino della Locride, intorno a lui oltre 500 persone venute da tutta Italia, per sostenere lui ma soprattutto, il modello Riace, appunto.
I cittadini: “Siamo con lui”. I rifugiati: “Gli dobbiamo tutto”
Una manifestazione durante la quale “Mimmo il curdo” non ha risparmiato nessuno: “L’ispezione è stata fatta con i piedi perchè non ha guardato le persone, ha guardato solo le carte”.
Adesso sta indagando anche la magistratura e martedì Lucano sarà interrogato dalla Procura di Locri: “Più fanno indagini e vanno in fondo, e più sono contento”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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